Archive pour le 18 décembre, 2007

dal Polo Nord un delizioso villaggio di Santa Claus

un graziosissimo villaggio di Santa Claus, è solo Babbo Natale, ma il sito è « Polo Nord », visitatelo è veramente carino, soprattutto se avete dei bambini (ma anche per adulti):

 http://www.northpole.com/
 
 

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Antonina Meo (Nennolina)

Antonina Meo  (Nennolina) dans immagini nennolina_seppia

http://www.nennolina.it/bio_index_EN.htm

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“Nennolina” potrebbe diventare la più giovane beata non martire

dal sito:

http://www.zenit.org/article-12933?l=italian

“Nennolina” potrebbe diventare la più giovane beata non martire

Riconosciute le virtù eoriche di Antonia Meo, scomparsa a 6 anni e mezzo 

Di Mirko Testa

 CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 17 dicembre 2007 (ZENIT.org).- Antonia Meo, detta familiarmente “Nennolina” o anche Antonietta, potrebbe diventare la più giovane beata, non martire, della storia della Chiesa. 

Questo lunedì mattina Benedetto XVI ha infatti autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i Decreti che riconoscono le virtù eroiche di 8 Servi di Dio, tra cui la piccola Antonia, che potranno in questo modo essere elevati agli onori degli altari. 

Antonietta Meo nasce a Roma il 15 dicembre 1930, in una famiglia di solidi principi morali e religiosi, dove si recita il Rosario ogni giorno. E’ una bambina molto vispa, sempre allegra, che ama cantare. 

Un giorno cade sbattendo il ginocchio su un sasso. Ma il dolore sembra non voler passare. Visitata allora dai medici, che inizialmente non capiscono la natura del suo male, alla fine le viene diagnosticato un “osteosarcoma”, un tumore alle ossa. 

Le viene quindi amputata la gamba. Nennolina, che ha poco più di cinque anni, mette allora una pesante protesi ortopedica, ma la vivacità è quella di sempre. Anzi, si moltiplicano le preghiere e ogni sera prende l’abitudine di riporre ai piedi del crocefisso una letterina, che dapprima detta alla madre e poi scrive di proprio pugno. 

In questo modo ha lasciato, insieme a un diario, più di cento letterine rivolte a Gesù, Maria, a Dio Padre e allo Spirito Santo, che svelano una vita intrisa di forte misticismo ma anche un “pensiero” teologico stupefacente, che si cela dietro le frasi molto semplici. 

Nennolina, nonostante i pochi anni, capisce che sul Calvario Maria ha sofferto con Gesù e per Gesù e scrive: “Caro Gesù Tu che hai sofferto tanto sulla croce, io voglio fare tanti fioretti e voglio restare sempre sul Calvario vicino vicino a Te e alla Tua Mammina” (28 gennaio 1937). 

“Caro Gesù – scrive in un’altra occasione –, io ti amo tanto, io mi voglio abbandonare nelle tue mani […] io mi voglio abbandonare nelle tue braccia e fa’ di me di quello che tu vuoi”; “tu aiutami con la tua grazia, aiutami tu, che senza la tua grazia nulla posso fare”. 

Le letterine alla Madonna sono piene di affetto: “Cara Madonnina, tu sei tanto buona, prendi il mio cuore e portalo a Gesù. Oh Madonnina Tu sei la stessa del nostro cuore” (18 settembre 1936). A Lei si rivolge con il proposito di essere sempre obbediente come Gesù: “Voglio ricevere Gesù dalla tue mani per essere più degna”. 

Durante i frequenti ricoveri in ospedale si fa condurre in carrozzella tutti i giorni davanti all’edicola della Madonna per recitare delle preghiere e deporre ai suoi piedi dei fiori campestri raccolti dalla madre. 

Nel giorno dell’Immacolta del 1936, mentre si avvicina il suo ultimo Natale, Nennolina scrive: “Io sono contenta che oggi è la festa Tua, cara Madonnina! [...] Io quest’altra volta che verrà la Tua festa e quella di Gesù farò dei piccoli sacrifici, e di’ a Gesù che mi faccia morire prima di commettere un peccato mortale!”. 

Consumata dal tumore, dopo lunghe sofferenze, Nennolina si spegne il 3 luglio 1937, a sette anni non ancora compiuti, di sabato, in una clinica romana a due passi dal Celio. 

Alla morte di Nennolina seguono conversioni e grazie e la sua fama di santità si diffonde ovunque. Dopo due anni le sue biografie cominciano già a circolare anche fuori dall’Italia. 

A cinque anni esatti dalla sua scomparsa il Centro nazionale della Gioventù femminile di Azione cattolica, presieduto allora da Armida Barelli, si costituisce promotore della causa di beatificazione e canonizzazione. 

Il 22 aprile 1968 si apre quindi la fase diocesana del processo che si chiuderà il 23 marzo 1972. Ma il motivo della tenera età crea non pochi ritardi e difficoltà nello svolgimento della causa fin quando verrà spianata la strada al riconoscimeno canonico della santità da parte della Chiesa anche nei bambini. 

Nel 1981 la Sacra Congregazione delle Cause dei Santi abolisce la restrizione secondo cui l’esercizio eroico delle virtù cristiane dovesse avvenire per un “periodo duraturo”. Il provvedimento porterà poi, in occasione del grande Giubileo del Duemila, alla beatificazione dei due pastorelli di Fatima, Giacinta e Francesco Marto. 

La causa di Antonietta Meo viene ripresa nel maggio del 1999, quando si costituisce a Roma l’“Associazione Nennolina”, che oltre a sostenere materialmente il processo canonico di beatificazione promuove gli studi e le ricerche sulla vita e sul pensiero di Nennolina. 

Il corpo di Antonia riposa ora in una piccola cappella adiacente a quella che conserva le reliquie della passione di Gesù, all’interno della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. La Basilica dove era stata battezzata e che si trova nel quartiere di Roma dove ha vissuto la sua breve vita.  

Publié dans:Santi, ZENITH |on 18 décembre, 2007 |Pas de commentaires »

Sul Natale: recenzione da un libro di J. Ratzinger ora Papa Benedetto XVI

dal sito:

http://www.zammerumaskil.com/spiritualita/sul-natale.html

  

Sul Natale

Scritto da Administrator    

E’ sempre un immenso piacere ed un onore recensire un testo di J. Ratzinger, ora nostro caro Papa Benedetto XVI.
Un piacere perché la semplicità con cui viene unita la riflessione teologica, quella biblica e la sapienza di chi proclama a beneficio di chi ascolta è straordinaria.
E’ un testo edito da
Lindau che raccoglie diverse omelie sul tema del Natale e sull’Epifania proclamate sia dal Duomo di Monaco di Baviera che dalla collegiata di Berchtesgaden dell’allora Card. Ratzinger. Citiamo dal libro:
« … mi viene in mente a questo proposito una storiella rabbinica da Elie Wiesel. Essa racconta di un ragazzo, chiamato Jeschiel, che un giorno si precipita piangendo nella camera di suo nonno, il famoso rabbino Baruch.
Le lacrime gli scorrono sulle gaunce ed egli si lamenta dicendo: « Il mio amico mi ha piantato in asso. E’ stato proprio ingiusto  e sgarbato con me ». « Senti, non puoi spiegarmi meglio come sono andate le cose? », gli chiedeil rabbino. « Si », isponde il ragazzo. « Stavamo giocando a nascondino, e mi ero nascosto così bene che il mio amico non riusciva a trovarmi. Allora ha smesso di cercarmi e se n’è andato. Che razza di modo di comportarsi! ».
Il più bello dei nascondigli ha perso tutto il suo fascino perché l’amico smette di giocare. Il rabbino accarezza il fanciullo sulle gaunce, anche a lui salgono le lacrime agli occhi e dice: « Sì, è davvero un modo di comportarsi che nonva. E guarda: con Dio è la stessa cosa. Si è nascosto, e noi non andiamo a cercarlo. Pensa un pò: Dio si nasconde e noi uomini non lo cerchiamo neppure! »
Ratzinger parte anche da qui per entrare a piene mani nel mistero di un Dio nascosto in un bambino, in una carne che attende di essere ri-trovato. Cercato. Desiderato. Riconosciuto.
Questo è il compito anzitutto della Chiesa e dei credenti.
Se essi si concentreranno nel cercare e trovare il Dio nascosto faranno esperienza della gioia e la doneranno in una « misura, abbondante, pigiata e scossa ».
Il testo e le omelie dicono molto, molto di più e aprono il cuore a quel cibo unico che solo sazia e che fa fare festa nel Natale.
Un testo per aiutare l’adorazione e la carità che si fa storia.
Un testo che ha già ben chiari i contorni dannosi del relativismo e dell’amore straordinario e appassionato alla Chiesa.

Un ottimo regalo per il Santo Natale. Lo consigliamo. 

Edito da Lindau è acquistabile anche on-line, qui

L’AVVENTO CON SANT’AGOSTINO, 3° settimana – martedì, Dai « Discorsi » di Sant’Agostino Vescovo

dal sito: 

http://www.sant-agostino.it/varie/avvento/avvento.htm

L’AVVENTO CON SANT’AGOSTINO 

3° settimana – martedì 

Dai « Discorsi » di Sant’Agostino Vescovo (Serm. 380, 1-2) 

Le due nascite del Signore 

Conosciamo due nascite del Signore: una divina e una umana, mirabili entrambe; nella prima non v’è madre, nell’altra non v’è padre; la nascita eterna fu volta a creare la nascita nel tempo, la nascita nel tempo a donare la nascita eterna. Di lui infatti scrive Giovanni l’Evangelista: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; e ancora: Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto (Gv 1, 1.3). Uguale al Padre nella sua grandezza in quanto Dio, creatore del tempo in quanto fuori dal tempo, giudice del tempo in quanto prima del tempo, egli si fece così piccolo da nascere da una donna; ma conservò la sua grandezza, non separandosi dal Padre. A lui resero ossequio e testimonianza tutti i Profeti, quelli venuti prima della sua nascita ad annunciarla, come lampade che precedono il giorno, e quelli venuti dopo la sua nascita, che aderirono a lui con la fede. Si doveva preannunciare che sarebbe venuto, che avrebbe fatto miracoli, e i miracoli dovevano rivelarlo Dio a chi ben intende; ma a chi lo guardava doveva anche mostrarsi uomo nel suo aspetto di uomo: piccolo per i piccoli, umile per i superbi. Con il suo farsi piccolo insegnò all’uomo a riconoscersi piccolo e a non credersi grande per essersi gonfiato, senza essere realmente cresciuto. La superbia non è grandezza, ma boria. Egli volle guarire il genere umano dalla vanagloria, facendosi lui stesso medico e medicina; non diede una medicina, ma si fece lui medicina. Per questo apparve uomo tra gli uomini, mostrandosi uomo a chi lo vedeva, riservandosi Dio per chi aveva fede. La vita dell’uomo Gesù fece guarire i malati, ma solo uomini forti sono in grado di contemplare la sua divinità. Poiché allora gli uomini non erano in grado di vedere Dio nell’uomo, non potevano vedere in lui che l’uomo. Ma in un uomo non si deve riporre la speranza. E allora? Un uomo lo si può guardare, non lo si deve seguire. Gli uomini dovevano seguire Dio che non potevano vedere, non l’uomo che potevano vedere. Ecco dunque che Dio si è fatto uomo per rivelarsi all’uomo in modo che lo potesse vedere e seguire. E se Dio si è fatto uomo per te, uomo, ti devi credere davvero cosa grande; ma ti devi abbassare per poter salire, perché anche Dio si è fatto uomo abbassandosi. Attàccati alla medicina che ti cura, imita chi si è fatto tuo maestro, riconosci il tuo Signore, abbraccia in lui il fratello, riconosci il tuo Dio.  

buona notte

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Photo for Souls

http://www.photosforsouls.com/nature10.html

Publié dans:immagini sacre |on 18 décembre, 2007 |Pas de commentaires »

« Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore »

Giovanni Paolo II
Redemptoris custos, §4

« Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore »

All’inizio della sua peregrinazione, la fede di Maria si incontra con la fede di Giuseppe. Se Elisabetta disse della Madre del Redentore: «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45), si può in un certo senso riferire questa beatitudine anche a Giuseppe, perché rispose affermativamente alla Parola di Dio, quando gli fu trasmessa in quel momento decisivo. Per la verità, Giuseppe non rispose all’«annuncio» dell’angelo come Maria, ma «fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa». Ciò che egli fece è purissima «obbedienza della fede» (Rm 1,5).

Si può dire che quello che Giuseppe fece lo unì in modo del tutto speciale alla fede di Maria: egli accettò come verità proveniente da Dio ciò che ella aveva già accettato nell’Annunciazione. Il Concilio Vaticano II insegna: «A Dio che rivela è dovuta « l’obbedienza della fede », per la quale l’uomo si abbandona totalmente e liberamente a Dio, prestandogli il « pieno ossequio dell’intelletto e della volontà » e assentendo volontariamente alla rivelazione da lui fatta» (Dei Verbum, 5). La frase sopracitata, che tocca l’essenza stessa della fede, si applica perfettamente a Giuseppe di Nazaret.

Egli, pertanto, divenne un singolare depositario del mistero «nascosto da secoli nella mente di Dio» (Ef 3,9), come lo divenne Maria, in quel momento decisivo che dall’Apostolo è chiamato «la pienezza del tempo», allorché «Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» per «riscattare coloro che erano sotto la legge», perché «ricevessero l’adozione a figli» (Gal 4,4-5)… Di questo mistero divino Giuseppe è insieme con Maria il primo depositario…Tenendo sotto gli occhi il testo di entrambi gli evangelisti Matteo e Luca, si può anche dire che Giuseppe è il primo a partecipare alla fede della Madre di Dio, e che, così facendo, sostiene la sua sposa nella fede della divina Annunciazione. Egli è anche colui che è posto per primo da Dio sulla via della «peregrinazione della fede», di Maria… La via propria di Giuseppe, la sua peregrinazione della fede si concluderà prima… Tuttavia, la via della fede di Giuseppe segue la stessa direzione.

Publié dans:Bibbia: commenti alla Scrittura |on 18 décembre, 2007 |Pas de commentaires »

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