Archive pour le 6 décembre, 2007

San Nicola di Mira (di Bari) Vescovo

San Nicola di Mira (di Bari) Vescovo dans immagini sacre
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6 dicembre: San Nicola di Mira (di Bari) Vescovo (mf)

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 San Nicola di Mira (di Bari) Vescovo 

6 dicembre – Memoria Facoltativa 

Pàtara, Asia Minore (attuale Turchia), ca. 250 – Mira, Asia Minore, ca. 326 

Proveniva da una famiglia nobile. Fu eletto vescovo per le sue doti di pietà e di carità molto esplicite fin da bambino. Fu considerato santo anche da vivo. Durante la persecuzione di Diocleziano, pare sia stato imprigionato fino all’epoca dell’Editto di Costantino. Fu nominato patrono di Bari, e la basilica che porta il suo nome è tuttora meta di parecchi pellegrinaggi. San Nicola è il leggendario Santa Claus dei paesi anglosassoni, e il NiKolaus della Germania che a Natale porta i doni a bambini. 

Patronato: Bambini, Ragazzi e ragazze, Scolari, Farmacisti, Mercanti, Naviganti, Pescatori, Profumieri 

Etimologia: Nicola = vincidore del popolo, dal greco 

Emblema: Bastone pastorale, tre sacchetti di monete (tre palle d’oro) 

Martirologio Romano: San Nicola, vescovo di Mira in Licia nell’odierna Turchia, celebre per la sua santità e la sua intercessione presso il trono della grazia divina. 

La sua fama è universale, documentata da chiese e opere d’arte, da istituzioni e tradizioni legate al suo nome. Ma sulla sua vita le notizie certe sono pochissime. Nato probabilmente a Pàtara di Licia, in Asia Minore (attuale Turchia), è poi eletto vescovo di Mira, nella stessa Licia. E qui, dicono alcune leggende, compie un miracolo dopo l’altro. Come accade alle personalità forti, quasi ogni suo gesto è trasfigurato in prodigio: strappa miracolosamente tre ufficiali al supplizio; preserva Mira da una carestia, con altri portenti… Qui può trattarsi di fatti autentici, abbelliti da scrittori entusiasti. Forse per gli ufficiali egli ha ottenuto la grazia dell’imperatore Costantino (al quale chiederà anche sgravi d’imposta per Mira); e contro la carestia può aver organizzato rifornimenti tempestivi. Ma si racconta pure che abbia placato una tempesta in mare, e resuscitato tre giovani uccisi da un oste rapinatore… Un “Passionarium” del VI secolo dice che ha sofferto per la fede nelle ultime persecuzioni antecedenti Costantino, e che è intervenuto nel 325 al Concilio di Nicea.
Nicola muore il 6 dicembre di un anno incerto e il suo culto si diffonde dapprima in Asia Minore (25 chiese dedicate a lui a Costantinopoli nel VI secolo). Ci sono pellegrinaggi alla sua tomba, posta fuori dell’abitato di Mira. Moltissimi scritti in greco e in latino lo fanno via via conoscere nel mondo bizantino-slavo e in Occidente, cominciando da Roma e dal Sud d’Italia, soggetto a Bisanzio.
Ma oltre sette secoli dopo la sua morte, quando in Puglia è subentrato il dominio normanno, “Nicola di Mira” diventa “Nicola di Bari”. Sessantadue marinai baresi, sbarcati nell’Asia Minore già soggetta ai Turchi, arrivano al sepolcro di Nicola e s’impadroniscono dei suoi resti, che il 9 maggio 1087 giungono a Bari accolti in trionfo: ora la città ha un suo patrono. E forse ha impedito ad altri di arrivare alle reliquie. Dopo la collocazione provvisoria in una chiesa cittadina, il 29 settembre 1089 esse trovano sistemazione definitiva nella cripta, già pronta, della basilica che si sta innalzando in suo onore. E’ il Papa in persona, Urbano II, a deporle sotto l’altare. Nel 1098 lo stesso Urbano II presiede nella basilica un concilio di vescovi, tra i quali alcuni “greci” dell’Italia settentrionale: c’è già stato lo scisma d’Oriente.
Alla fine del XX secolo la basilica, affidata da Pio XII ai domenicani, è luogo d’incontro tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente, e sede dell’Istituto di Teologia Ecumenica San Nicola. Nella cripta c’è anche una cappella orientale, dove i cristiani ancora “separati” dal 1054 possono celebrare la loro liturgia. Scrive Gerardo Cioffari, del Centro Studi San Nicola: « In tal modo la basilica si presenta… come una realtà che vive il futuro ecumenico della Chiesa ». Nicola di Mira e di Bari, un santo per tutti i millenni.
Nell’iconografia San Nicola è facilmente riconoscibile perché tiene in mano tre sacchetti (talvolta riassunti in uno solo) di monete d’oro, spesso resi più visibili sotto forma di tre palle d’oro.
Racconta la leggenda che nella città dove si trovava il vescovo Nicola, un padre, non avendo i soldi per costituire la dote alle sue tre figlie e farle così sposare convenientemente, avesse deciso di mandarle a prostituirsi. Nicola, venuto a conoscenza di questa idea, fornì tre sacchietti di monete d’oro che costituirono quindi la dote delle fanciulle, salvandone la purezza. 

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La sapienza dell’Oriente cristiano arricchisce tutti: così il Papa al Pontificio Istituto Orientale

dal sito: 

http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=172061

  

La sapienza dell’Oriente cristiano arricchisce tutti: così il Papa al Pontificio Istituto Orientale 

 

“Attingere al patrimonio della saggezza dell’Oriente cristiano arricchisce tutti”: è quanto ha detto stamani Benedetto XVI accogliendo nella Sala Clementina, in Vaticano, una delegazione del Pontificio Istituto Orientale nel 90.mo anniversario di fondazione. Il Papa ha sottolineato in particolare la valenza ecumenica dell’Istituto che, affidato alla cura della Compagnia di Gesù, si dedica allo “studio degli aspetti teologici, liturgici, giuridici e culturali, che compongono il sapere dell’Oriente cristiano”. Il servizio di Sergio Centofanti:

Il Papa ha ricordato innanzitutto il fondatore del Pontificio Istituto Orientale, il suo predecessore Benedetto XV, un Pontefice – ha detto – al quale si sente “particolarmente legato”:

“I tempi di quel Papa furono tempi di guerra, mentre egli operò tanto per la pace! E per assicurare la pace lanciò diversi appelli, ed elaborò pure, in quel 1917 nel quale fu fondato il vostro Istituto, un concreto piano di pace, un piano dettagliato che, purtroppo, non ebbe esito”.

“Per assicurare la pace all’interno della Chiesa” Benedetto XV – ha proseguito il Papa – creò in pochi mesi “tre monumenti di impareggiabile valore”: la Congregazione per le Chiese Orientali, il Pontificio Istituto Orientale e il Codice di Diritto Canonico. “A beneficiarne furono le Chiese orientali cattoliche” che, da allora, hanno inviato tanti studenti a Roma perchè crescessero « nella conoscenza della Chiesa universale”:

“Periodi difficili hanno talvolta messo a dura prova queste Comunità ecclesiali che, pur fisicamente lontane da Roma, sono sempre restate vicine attraverso la loro fedeltà alla Sede di Pietro. Il loro progresso e la loro fermezza nelle difficoltà sarebbero stati tuttavia impensabili senza il sostegno costante che hanno potuto ricavare da quell’oasi di pace e di studio che è il Pontificio Istituto Orientale, punto di ritrovo di vari studiosi, professori, scrittori ed editori, tra i migliori conoscitori dell’Oriente cristiano”.

“Una menzione speciale – ha aggiunto il Papa – merita quel gioiello che è la Biblioteca” dell’Istituto, fondata da Pio XI:

“È una Biblioteca giustamente rinomata in tutto il mondo, come pure tra le migliori sull’Oriente cristiano. Fa parte del mio impegno farla crescere ulteriormente, come segno dell’interesse della Chiesa di Roma alla conoscenza dell’Oriente cristiano e come mezzo per eliminare eventuali pregiudizi che potrebbero nuocere alla cordiale ed armoniosa convivenza tra cristiani. Sono infatti convinto che il sostegno dato allo studio rivesta anche un’efficace valenza ecumenica, giacché attingere al patrimonio della saggezza dell’Oriente cristiano arricchisce tutti”.

Benedetto XVI ha rilevato quindi che “il Pontificio Istituto Orientale costituisce un insigne esempio di ciò che la sapienza cristiana ha da offrire a quanti desiderano sia acquisire una sempre più precisa conoscenza delle Chiese orientali, sia approfondire quell’orientamento nella vita secondo lo Spirito, che rappresenta un tema su cui l’Oriente cristiano vanta con ragione una ricchissima tradizione. Questi – ha aggiunto – sono tesori preziosi non solo per gli studiosi, ma anche per tutti i membri della Chiesa”:

“Oggigiorno, grazie alle svariate edizioni disponibili dei Padri orientali, non sono più tesori ‘sotto chiave’. Decifrarli e interpretarli in maniera autorevole, elaborare sintesi dogmatiche sul Dio Trinitario, su Gesù Cristo e sulla Chiesa, sulla Grazia e sui Sacramenti, riflettere sulla vita eterna di cui possiamo già pregustare un’anticipazione nelle celebrazioni liturgiche, tutto questo è compito di chi studia al Pontificio Istituto Orientale”.

Infine il Papa ha espresso la sua gratitudine per gli amici e i benefattori “che sostengono il Pontificio Istituto Orientale con la loro solidarietà”. Ad essi – ha concluso – “dobbiamo tanto del progresso materiale di questa istituzione”. 

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Predicatore del Papa: L’Immacolata scuote dalla “narcosi da peccato”

dal sito:

http://www.zenit.org/article-12798?l=italian

 Predicatore del Papa: L’Immacolata scuote dalla “narcosi da peccato” 

Commento di padre Cantalamessa a questa festa mariana 

ROMA, giovedì, 6 dicembre 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap. – predicatore della Casa Pontificia – per la Solennità dell’Immacolata Concezione. 

  

* * * 

SENZA PECCATO 

  Solennità dell’Immacolata Concezione 

  Genesi 3, 9-15.20; Efesini 1,3-6.11-12; Luca 1, 26-38  

Con il dogma dell’Immacolata Concezione la Chiesa cattolica afferma che Maria, per singolare privilegio di Dio e in vista dei meriti della morte di Cristo, è stata preservata dal contrarre la macchia del peccato originale ed è venuta all’esistenza già tutta santa.  Quattro anni dopo essere stata definita dal papa Pio IX, questa verità fu confermata dalla Madonna stessa a Lourdes in una delle apparizioni a Bernardetta con le parole: « Io sono l’Immacolata Concezione. 

  La festa dell’Immacolata ricorda all’umanità che c’è un sola sola cosa che inquina veramente l’uomo ed è il peccato. Un messaggio quanto mai urgente da riproporre. Il mondo ha perso il senso del peccato. Ci scherza come se fosse la cosa più innocente del mondo. Condisce con l’idea di peccato i suoi prodotti e i suoi spettacoli per renderli più attraenti. Parla del peccato, anche dei peccati più gravi, al vezzeggiativo: peccatucci, vizietti, passioncelle. L’espressione « peccato originale » viene usata nel linguaggio pubblicitario per indicare qualcosa di ben diverso dalla Bibbia: un peccato che conferisce un tocco di originalità a chi lo commette! 

  Il mondo ha paura di tutto, fuorché del peccato. Ha paura dell’inquinamento atmosferico, dei « mali oscuri » del corpo, della guerra atomica, oggi del terrorismo; ma non ha paura della guerra a Dio che è l’Eterno, l’Onnipotente, l’Amore, mentre Gesù dice di non temere coloro che uccidono il corpo, ma di temere solo colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna (cf Lc 12, 4-5). 

  Questa situazione « ambientale » esercita un influsso tremendo anche sui credenti che pure vogliono vivere secondo il Vangelo. Produce in essi un addormentamento delle coscienze, una specie di anestesia spirituale. Esiste una narcosi da peccato. Il popolo cristiano non riconosce più il suo vero nemico, il padrone che lo tiene schiavo, solo perché si tratta di una schiavitù dorata. Molti che parlano di peccato, hanno di esso un’idea del tutto inadeguata. Il peccato viene spersonalizzato e proiettato unicamente sulle strutture; si finisce con identificare il peccato con la posizione dei propri avversari politici o ideologici. Un’inchiesta su che cosa pensa la gente che sia il peccato darebbe dei risultati che probabilmente ci spaventerebbero. 

  Anziché nel liberarsi dal peccato, tutto l’impegno è concentrato oggi nel liberarsi dal rimorso del peccato; anziché lottare contro il peccato, si lotta contro l’idea di peccato, sostituendola con quella assai diversa del « senso di colpa ». Si fa quello che in ogni altro ambito è ritenuta la cosa peggiore di tutte e cioè negare il problema anziché risolverlo, ricacciare e seppellire il male nell’inconscio anziché rimuoverlo. Come chi crede di eliminare la morte, eliminando il pensiero della morte, o come chi si preoccupa di stroncare la febbre, senza curarsi della malattia, di cui essa è solo un provvidenziale sintomo rivelatore. San Giovanni diceva che se affermiamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e facciamo di Dio un bugiardo (cf 1 Gv 1, 8-10); Dio, infatti, dice il contrario, dice che abbiamo peccato. La Scrittura dice che Cristo « è morto per i nostri peccati » (cf 1 Cor 15, 3). Togli il peccato e hai vanificato la stessa redenzione di Cristo, hai distrutto il significato della sua morte. Cristo avrebbe lottato contro dei semplici mulini a vento; avrebbe versato il suo sangue per niente. 

  Ma il dogma dell’Immacolata ci dice anche qualcosa di sommamente positivo: che Dio è più forte del peccato e che dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia (cf. Rom 5,20). Maria è il segno e la garanzia di questo. La Chiesa intera, dietro di lei, è chiamata a divenire « tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata » (Ef 5, 27). Un testo del concilio Vaticano II dice: « Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima vergine la perfezione, con la quale è senza macchia e senza ruga, i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti » (LG, 65).   

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buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno rosa_cardinal_de_richelieu05

Cardinal de Richelieu

http://www.unperformedgarden.com/Rose/Cardinalrichelieu.htm

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Costruire sulla roccia

Sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Commento al vangelo di Giovanni, n° 7

Costruire sulla roccia

E’ una gran cosa che il Signore abbia mutato il nome di Simone, e di Simone abbia fatto Pietro (Gv 1,42)? « Pietro » deriva da « pietra », e la pietra è la Chiesa: nel nome di Pietro, dunque, era raffigurata la Chiesa. Chi è più sicuro di colui che costruisce sulla pietra? Il Signore stesso lo dice: « Chiunque ascolta queste parole che io vado dicendo e le mette in pratica, può paragonarsi ad un uomo accorto che ha costruito la sua casa sulla pietra; è caduta la pioggia, son scesi i torrenti, hanno soffiato i venti e si sono scatenati contro quella casa, ed essa non è crollata; perché era stata costruita sulla pietra… »

A che giova entrare nella Chiesa quando si vuol costruire sulla sabbia? Poiché ascoltando e non facendo, uno costruisce sulla sabbia. Chi non ascolta non costruisce; chi, invece, ascolta costruisce. L’importante è sapere su che cosa. Chi ascolta e fa, costruisce sulla pietra; chi ascolta e non fa, sulla sabbia. Ci sono due modi di costruire: sulla pietra e sulla sabbia… Se pensi di ascoltare senza mettere in pratica, costruisci, ma costruisci per la rovina… Se nemmeno ascolti, ti troverai indifeso di fronte alla prova, che ti abbatterà…

Sappia quindi la vostra Carità che chi ascolta e non mette in pratica, non costruisce sulla pietra, e non appartiene a quel grande nome cui il Signore attribuisce tanta importanza.

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