Lettera pastorale dell’Arcivescovo Forte: Il battesimo e la bellezza di Dio

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Lettera pastorale dell’Arcivescovo Forte: Il battesimo e la bellezza di Dio

 ROMA, lunedì, 12 novembre 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo la Lettera pastorale per l’anno 2007-2008 sul battesimo di monsignor Bruno Forte, Arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto. 

* * * 

L’acqua della vita
Il battesimo e la bellezza di Dio
Lettera pastorale per l’anno 2007-2008

 

 Vorrei provare a capire con te che cos’è il battesimo,
che cosa significa darlo ai nostri bambini o riceverlo da adulti
o riscoprirlo a un certo punto del nostro cammino con gli occhi della fede:
se ho scelto di parlartene, è perché sono profondamente convinto
che in esso si compia l’incontro con Dio che cambia il cuore e la vita,
un incontro decisivo in cui – se tu lo vuoi – Gesù Risorto si unisce a te,
per accompagnare col Suo amore fedele la tua esistenza
e inondarla della bellezza
che inizia nel tempo e non tramonterà mai.

1. “Dove abita Dio?” La domanda sembrò folgorare la folla di bambini venuti ad incontrarmi in Cattedrale. Bastò poco, però, perché uno di loro alzasse la mano, gridando senza alcuna incertezza: “A Gerusalemme!”. “È vero – osservai rivolgendomi al piccolo “teologo” -, Dio ha abitato a Gerusalemme quando Gesù, il Suo unico Figlio, si è fatto uomo per amore nostro. Ma Gesù – una volta morto e risorto – ha mandato il Suo Spirito per raggiungerci dovunque noi siamo: perciò, ora Dio abita dovunque gli si apra la porta del cuore”. Il silenzio che seguì alle mie parole racchiudeva forse la domanda, che quei piccoli cuori non sapevano esprimere e che pure ci riguarda tutti: come si fa ad aprire la porta del cuore al Dio di Gesù Cristo? E come Colui che è venuto fra noi tanti secoli fa può raggiungerci oggi e venire a dimorare fra noi, in noi? È Gesù stesso a indicarlo ai due discepoli di Giovanni il Battista, che lo avevano raggiunto per chiedergli: “Maestro, dove abiti?”. La risposta fu netta: “Venite e vedrete!”. Il racconto prosegue: “Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio” (Giovanni 1,39). Per aprire la porta del cuore a Dio che vuol venire ad abitarvi occorre dunque un cammino – “andarono dunque” -, che porti alla conoscenza della Sua dimora – “videro dove abitava” -, per poi “fermarsi presso di Lui” e far esperienza della vita con Lui. Questo cammino avviene nella concretezza dello spazio e del tempo, anche se ha il potere di trasformare il tempo pesante dei nostri affanni in un tempo lieve, indimenticabile, quale può essere soltanto quello di un incontro d’amore di cui, a distanza di anni, si ricorda perfino l’ora precisa in cui avvenne: “Erano circa le quattro del pomeriggio”!

2. la porta del cuore. Sin dall’inizio la Chiesa ha seguito le orme del Maestro, proponendo a chi vuole incontrare Gesù un itinerario analogo a quello da Lui indicato ai discepoli del Battista: questo cammino è detto catecumenato (dal verbo greco “katechéo”, che significa “insegno a viva voce”, ma anche “apprendo dalla viva voce”). Costruito sul rapporto vivo e diretto fra chi trasmette la fede e chi l’accoglie, esso mira a portare per mano chi lo desidera ad aprire a Cristo la porta del cuore, affinché Lui venga a dimorarvi e trasformi dal di dentro la vita intera nella comunione della Chiesa e nel mondo. Per l’adulto che chiede il battesimo si tratta di un vero e proprio percorso di iniziazione cristiana, che unisce catechesi ed esperienza progressiva del dono di Dio. Per chi è stato battezzato da piccolo il cammino coincide con l’educazione alla fede, che in un certo senso realizza nel tempo l’itinerario proposto da Gesù ai due discepoli del Battista, per far prendere piena coscienza del dono ricevuto e viverlo in tutta la sua bellezza. Qual è questo dono? Che cosa avviene nel battesimo? Ad operarvi è Dio Padre, che attraverso le parole della fede e l’acqua della vita ci fa Suoi figli nel Figlio, liberandoci dal potere del peccato e rendendoci partecipi della vita nuova dello Spirito, che ci fa Chiesa. Il peccato che viene cancellato è quello che – come la morte – segna ogni essere umano sin dal suo concepimento: “Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore” (Romani 5,20s). Mentre ci libera dal male, il battesimo ci fa realizzare, dunque, quell’incontro decisivo con Cristo, che ci consentirà di vivere l’intera esistenza come una storia d’amicizia con Lui nella comunione della Chiesa.

3. Dal Vangelo al battesimo. “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28,19s). Queste parole di Gesù racchiudono tutti gli elementi essenziali del battesimo: anzitutto, l’annunzio di quanto Lui ha fatto e insegnato; quindi, l’accoglienza del Suo dono, espressa mediante la confessione della fede; infine, l’effusione dell’acqua nel nome della Trinità. L’annunzio del Vangelo è la premessa necessaria al battesimo: in una società dove i più venivano battezzati, esso si dava quasi per scontato e l’importanza della preparazione al battesimo veniva piuttosto trascurata. Nella società complessa, multireligiosa e multiculturale, in cui viviamo, l’urgenza di far risuonare l’annuncio della fede e di chiamare alla conversione a Cristo si mostra in tutta la sua necessità. Nel caso del battesimo di un bambino questa urgenza riguarda anzitutto i genitori. Ad essi vorrei dire, appellandomi con tutto l’amore possibile alla loro responsabilità: avete dato la vita naturale a vostro figlio senza chiedergli prima il permesso, convinti che la vita è un bene da dare e da far amare, e avete fatto qualcosa di veramente bello. Ora, chiedendo di farlo partecipe della vita divina col battesimo, dovete essere consapevoli di quello che domandate per assumervi con piena convinzione l’impegno di fargli gustare e di far sviluppare in lui la vita nuova che gli è offerta in dono. La catechesi a voi genitori in preparazione al battesimo del vostro bambino è perciò indispensabile: la grazia del fonte battesimale si irradia così anzitutto su di voi, e mentre la vostra creatura è rigenerata dall’alto, vengono risvegliati o perfino accesi in voi il dono e la bellezza della fede. Al tempo stesso, è importante aiutarvi nella scelta dei padrini e delle madrine, perché sia guidata dall’unico scopo di affiancare ai vostri figli testimoni credibili dell’amore di Gesù, desiderosi di assumere questo impegno per tutta la vita. La catechesi ai padrini e alle madrine non è meno importante di quella a voi genitori o agli adulti che chiedono il battesimo! Leggere questa lettera e parlarne, potrà servire anche a questo scopo.

4. La domanda della vita. La celebrazione del battesimo inizia con un dialogo. Ai genitori si chiede che cosa domandano per il figlio che vogliono battezzare, agli adulti che cosa si aspettano per sé dal battesimo. La risposta è eco della più profonda attesa del cuore umano: “la vita eterna”. Il nostro cuore ha sete della vita che vince la morte, della gioia più forte di ogni dolore, della bellezza che non tramonti mai: chiedendo la vita eterna ci si aspetta, allora, “una vita buona; la vera vita; la felicità anche in un futuro ancora sconosciuto” (Benedetto XVI, Omelia nella festa del Battesimo del Signore, 8 Gennaio 2006). Certo, nel domandare un dono così grande può nascere nel cuore l’interrogativo che anche Maria fece all’Angelo: “Come accadrà questo?”. La risposta che il battesimo ci propone è un invito a fidarci di Dio nella comunione della Sua Chiesa: “Noi non siamo in grado di assicurare questo dono per tutto l’arco del futuro sconosciuto e, perciò, ci rivolgiamo al Signore per ottenerlo da Lui” (ib.). Chi riceve il battesimo non è più solo: il Dio che è amore lo custodirà sempre! Grazie a questo amore, il battezzato “viene inserito in una compagnia di amici che non lo abbandonerà mai nella vita e nella morte… Questa compagnia di amici è la famiglia di Dio, che porta in sé la promessa dell’eternità… Essa gli darà parole di vita eterna: parole di luce che rispondono alle grandi sfide della vita e danno l’indicazione giusta circa la strada da prendere… Questa famiglia di Dio, questa compagnia di amici è eterna, perché è comunione con Colui che ha vinto la morte, che ha in mano le chiavi della vita. Essere nella famiglia di Dio significa essere in comunione con Cristo, che è vita e dà amore eterno oltre la morte” (ib.).

5. La confessione di fede. Il dono della vita, offerto nel battesimo, come qualsiasi altro dono, richiede di essere accolto: “Un dono di amicizia implica un ‘sì’ all’amico e un ‘no’ a quanto non è compatibile con questa amicizia” (ib.). Perciò, nella celebrazione del battesimo siamo chiamati a dire ‘no’ al peccato e alle seduzioni di Satana, cioè a una vita fondata sull’apparenza, sull’egoismo e sulla menzogna, che ci porta a separarci da Dio e dagli altri per affermare noi stessi, vivendo l’illusione di poter essere felici senza amare. Al tempo stesso, siamo chiamati a dire ‘sì’ al Dio che è Amore, al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. È il ‘sì’ espresso dalla parola “credo”, con cui ci consegniamo totalmente a Dio (“credere” secondo un’etimologia medioevale verrebbe da “cor dare”, dare il cuore). Credi nel Padre se accetti di consegnarti perdutamente a Lui, che da sempre ti ama e per sempre ti amerà: il “sì” che dici a Lui vuol dire affidarti all’amore infinito da cui veniamo, in cui ci muoviamo e siamo, e verso cui tendiamo. Credi nel Figlio se vuoi unirti nel più profondo del tuo essere a Lui, l’eterno Amato che accoglie l’amore del Padre e lo restituisce nella gratitudine: il ‘sì’ al Figlio significa accettare di dipendere con Lui dal Padre, per vivere la tua vita in obbedienza al disegno di Dio, come ha fatto Gesù. Credi nello Spirito Santo se lo invochi come il dono che ti fa libero e ti unisce a Dio e agli altri: il “sì” allo Spirito vuol dire confessare l’eterna carità come sorgente di unità, di libertà e di pace, da accogliere nel tuo cuore e da vivere nel tempo e per l’eternità.

6. La risposta di Dio. A questa professione di fede il Dio vivente risponde facendoci entrare nell’alleanza d’amore con Lui: un’alleanza così fedele, che la nostra appartenenza a Lui e alla Chiesa non potrà mai essere perduta, quali che siano le nostre infedeltà o i nostri rifiuti. Grazie al dono del battesimo abbiamo la certezza di appartenere per sempre a Dio e possiamo sperimentare la dolcezza di stare nelle mani di Colui che non ci tradirà mai. In questa relazione definitiva con Dio consiste propriamente il “carattere” impresso dal battesimo, il legame con Lui, che proprio grazie alla Sua fedeltà non potrà più essere cancellato e ci unirà per sempre alla Sua famiglia, la Chiesa. Perciò esiste fra tutti i battezzati – quale che sia la loro appartenenza confessionale (cattolici, ortodossi, evangelici, anglicani…) – una comunione più forte delle loro diversità, che – pur realizzandosi in gradi diversi – è il fondamento dell’impegno ecumenico, teso a superare le divisioni storiche fra di loro. La passione per l’unità che Cristo vuole è inscritta nella stessa grazia battesimale! Ed è anche per questa fedeltà di Dio all’alleanza stabilita col battesimo che la Chiesa riconosce ed ama come suoi figli quei credenti che non vivano fedelmente il dono ricevuto. È anzi suo dovere annunciare a tutti la buona novella della misericordia di Dio senza mai stancarsi, sempre pronta ad aiutare ciascuno a realizzare il cammino di vita cui è stato chiamato. “Diventa ciò che sei!”: questo invito dovrà risuonare incessantemente per chiunque abbia ricevuto il dono del battesimo, quale che sia la fedeltà con cui lo ha vissuto e lo vive.

7. I gesti e i simboli del battesimo. Oltre ai dialoghi, la celebrazione del battesimo comprende alcuni gesti, con cui si manifesta il ‘sì’ di Dio a chi chiede il sacramento della vita nuova. Il primo gesto è il segno della croce fatto sulla fronte di chi viene battezzato: questo gesto esprime appartenenza e protezione, perché la Croce è il distintivo e la difesa del cristiano, ed indica al tempo stesso la strada del discepolo, perché la Croce è come la sintesi di tutta la vita di Gesù e di chi voglia seguirLo. Poi c’è l’infusione dell’acqua o l’immersione in essa: da una parte, l’acqua significa la vita, perché non c‘è vita dove essa manca, e rappresenta così la rigenerazione offerta nel battesimo; dall’altra, l’acqua è simbolo di morte e di condanna, come fu l’acqua del Mar Rosso per l’esercito del Faraone, e significa la purificazione dal male che il sacramento opera. Il battesimo ci ricopre con l’acqua della morte e della vita, ci “immerge” in essa (come dice lo stesso nome, derivato dal verbo greco “baptízo”, “immergo”), per esprimere che, immersi con Cristo nella Sua morte, siamo resi partecipi con Lui della vita nuova di Pasqua, per rinascere con Lui. Nella celebrazione del battesimo vengono poi adoperati l’olio, la veste bianca e la candela accesa. L’olio è simbolo della salute (in antico era considerato un medicamento prezioso) e della bellezza (perché rende splendente ciò che unge): esso è utilizzato in due gesti diversi. L’unzione con l’olio dei catecumeni significa che colui che chiede il battesimo è pronto a ricevere da Dio la guarigione e la forza per vincere il male; l’unzione sulla fronte con l’olio del crisma sta a dire che il battezzato è unto dallo Spirito del Risorto, che lo unisce a Cristo sacerdote, re e profeta e lo fa membro del Suo corpo, la Chiesa, partecipe così della bellezza di Dio. La veste bianca è simbolo dell’urgenza di irradiare questa bellezza, manifestando con la parola e la vita la gioia di essere nuova creatura. La candela accesa al cero pasquale, infine, è simbolo della verità che Cristo fa risplendere nel cuore di chi Lo accoglie, e del calore del Suo amore. Vita nuova, bellezza, splendore, verità, amore: ecco le realtà significate dai gesti e dai simboli del battesimo.

8. Nel nome della Trinità: fede, speranza e amore. “Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”: queste parole significano che fra il battezzato e ciascuna delle Persone divine è stabilita una relazione, che tocca in profondità il cuore e che dovrà esprimersi in tutta la vita. Nel battesimo Dio Padre agisce con potenza come nella resurrezione di Gesù (cf. Colossesi 2,12). È Lui ad attrarre il nostro cuore alla fede ed è Lui ad accoglierci come figli nel Figlio (cf. Galati 3,26s). In quanto il Padre è “il Dio che è amore” (cf. 1 Giovanni 4,8 e 16), l’impronta della Sua azione nel battezzato è la carità: la vocazione che ci è data col battesimo è anzitutto l’amore, riversato nei nostri cuori dallo Spirito (cf. Romani 5,5), per essere vissuto fedelmente alla presenza di Dio, “nascosti” nel Suo cuore divino (cf. Colossesi 3,3). Il battesimo ci unisce poi al Figlio Gesù, affinché, “sepolti insieme a lui nella morte, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Romani 6,4). La vita di Gesù è stata tutta vissuta nel segno dell’obbedienza al Padre: analogamente, la vita nuova che nasce col battesimo è un cammino di fede, da vivere insieme a Cristo davanti a Dio Padre nel dolore e nella gioia, nella morte e nella vittoria sulla morte: “Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione” (Romani 6,3). Innestato a Cristo come il tralcio alla vite, il battezzato è reso capace di offrire se stesso quale “vittima viva, santa, gradita a Dio” (cf. Romani 12, 1), per rendere testimonianza al Signore in ogni cosa e dare ragione della sua speranza (cf. 1 Pietro 3, 15): egli vive così il suo “sacerdozio” battesimale. Infine, grazie all’azione dello Spirito Santo, nel battesimo ci viene data l’adozione a figli: “Che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Galati 4,6). Questa vita di figli ci è partecipata nella speranza, che è come il domani di Dio iniziato nel nostro presente. Fede, speranza e carità sono allora l’impronta della Trinità impressa in noi col battesimo: in forza della grazia ricevuta con l’acqua della vita, il cristiano è un credente, uno speranzoso e un innamorato di Dio…

9. Nella comunione della Chiesa. Generandoci alla vita eterna nel battesimo, lo Spirito forma di noi un solo corpo, la Chiesa: “E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito” (1 Corinzi 12,13). Grazie al dono dello Spirito, il cristiano entra a far parte della famiglia dei figli di Dio, radunata nel nome della Trinità, e sa perciò di non essere mai solo, nella vita come nella morte, nel tempo come nell’eternità. Nella comunione della Chiesa sarai aiutato a vivere la tua vocazione al servizio degli altri, sapendo che a ognuno lo Spirito distribuisce i suoi doni come vuole, sì che la comunità sia ricca di carismi differenti, chiamati a convergere in vista dell’utilità comune (cf. 1 Corinzi 12,4-7). Mettendo anche tu i doni ricevuti da Dio al servizio degli altri, sentirai quanto la tua vita possa essere bella e degna di essere vissuta. In particolare, avvertirai l’urgenza di trasmettere agli altri il dono della fede e dell’amore: ai tuoi figli anzitutto, se sei padre o madre; ai giovani, se sei genitore o educatore o hai comunque a cuore il futuro di tutti; a chi lavora con te, mettendolo a parte con semplicità e convinzione della bellezza della fede; agli ammalati e agli anziani, che spesso si sentono soli e fragili, come a tutti coloro che ami o che hanno bisogno del tuo amore, facendo loro sentire con la tua vicinanza la presenza del Padre e del Suo amore infinito. Credendo, sperando e amando potrai aprire sempre di più a Dio la porta del tuo cuore e aiuterai gli altri ad aprirla, nella salute come nella malattia, nel dolore come nella gioia di essere tutti avvolti dall’amore dell’unico Padre celeste.

10. Vieni, Gesù, versa l’acqua nel bacile… La vita secondo lo Spirito si esprimerà negli umili sì di ogni giorno, nelle tante scelte fatte alla luce della fede, della speranza e dell’amore, che sarai chiamato continuamente a vivere. Eppure, decisivo resterà sempre per te il primo incontro con Cristo, quello avvenuto nel battesimo, anche se ne prenderai coscienza solo dopo, perfino molto dopo averlo ricevuto. Quando, però, ti sentirai “toccato” da Dio, quando il tuo cuore arderà per Lui, come avviene in chi si scopre amato da sempre e per sempre, allora “saprai” che quel miracolo d’amore è legato al battesimo che ti è stato dato da bambino o che hai chiesto da adulto. “Toccato” da Dio, potrai irradiare la Sua presenza fra coloro in mezzo a cui Lui ti invia, esprimendo tutte le meravigliose ricchezze infuse in te con l’acqua della vita: “Ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento della storia – affermava il Card. Joseph Ratzinger pochi giorni prima di essere eletto Papa (Subiaco, 1 Aprile 2005) – sono uomini che, attraverso una fede illuminata, rendano Dio credibile in questo mondo… Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini”. Chiedere di essere “toccati” da Dio, lasciandoci illuminare dalla Sua luce e aprendogli totalmente il cuore perché lo riempia di sé, significa voler vivere il nostro battesimo. Lo domandiamo al Signore con le parole di un’antica preghiera: “Gesù vieni, ho i piedi sporchi. Fatti servo per me. Versa l’acqua nel bacile. Vieni, lava i miei piedi. So che quel che dico è temerario; ma temo quelle tue parole: ‘Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me’. Lavami dunque i piedi perché abbia parte con te. Ma che dico, lava i miei piedi? Questo l’ha potuto dire Pietro, che aveva bisogno di lavarsi solo i piedi perché era tutto puro. Io invece, una volta lavati i piedi, ho bisogno di quel battesimo di cui Tu hai detto: ‘Quanto a me, con un altro battesimo devo essere battezzato’” (Origene, Omelia V su Isaia, 2). Aiutami a vivere questo battesimo, mio Signore e mio Dio! Amen!

 

 

Publié dans : Bruno Forte |le 12 novembre, 2007 |Pas de Commentaires »

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