festa, locale a Roma (credo), dei SS. Quattro Coronati
dal sito:
http://www.santiebeati.it/dettaglio/90427
Santi Quattro Coronati Martiri
8 novembre Sec. IV
E’ presente nel Martirologio Romano. Commemorazione dei santi Simproniano, Claudio, Nicostrato, Castorio e Simplicio, martiri, che, come si tramanda, erano scalpellini a Srijem in Pannonia, nell’odierna Croazia; essendosi rifiutati, in nome di Gesù Cristo, di scolpire una statua del dio Esculapio, furono precipitati nel fiume per ordine dell’imperatore Diocleziano e coronati da Dio con la grazia del martirio. Il loro culto fiorì a Roma fin dall’antichità nella basilica sul monte Celio chiamata con il titolo dei Quattro Coronati. La loro memoria, chiaramente leggendaria, non è più nel Calendario della Chiesa: ma perdura il loro ricordo, non tanto e non soltanto nella devozione, ma nell’arte, perché i Quattro Santi Coronati sono considerati, per remota tradizione, protettori degli scultori.
Secondo la leggenda, erano scalpellini che lavoravano nelle grandi cave di marmo e di porfido dell’attuale Jugoslavia, a nord di Sirmium. Si chiamavano Claudio, Nicostrato, Simproniano e Castorio. Erano qualcosa di più di semplici operai, anche se qualcosa di meno di scultori, nel senso oggi attribuito di solito a questa parola.
Una cosa era certa: i quattro tagliapietre cristiani erano i migliori artigiani tra i molti che lavoravano nelle cave della Pannonia. Tanto bravi, che i compagni, nella loro ignoranza, li credevano aiutati dalla magia. Formule magiche sarebbero stati i segni di croce che essi tracciavano prima di intraprendere il lavoro; formule magiche le preghiere e i cantici ripetuti insieme durante l’opera.
L’imperatore Diocleziano, che nella vecchiaia si era stabilito a Spalato, in Dalmazia, e si era dedicato a grandi opere di architettura e decorazione, visitava spesso le cave della Pannonia. Sceglieva i blocchi di materiali e commetteva volta per volta il lavoro desiderato.
Egli conosceva i quattro bravissimi scultori e ammirava l’opera loro. Anche per questo, nessuno, tra i compagni di lavoro e tra i superiori, osava denunziare come cristiani gli ottimi tagliapietre.
Tutto andò per il meglio, finché l’imperatore fece scolpire agli artisti cristiani colonne di porfido in un sol blocco, capitelli a foglie, vasche ricavate da un solo blocco di pietra, e perfino un grande carro del sole trainato da cavalli. Gli scultori cristiani lo eseguirono alla perfezione, perché opera puramente decorativa.
Ma un giorno, l’imperatore ordinò loro di scolpire genietti e vittorie, amorini e figure mitologiche. Tra queste, un simulacro di Esculapio, dio della salute. Per il giorno fissato, genietti e amorini furono pronti, ma non la statua di Esculapio. Diocleziano pazientò, ordinando ancora aquile e leoni, che furono presto fatti. Non fu fatto, però, il simulacro di Esculapio.
Diocleziano interrogò personalmente gli scultori cristiani, mostrandosi assai generoso verso quegli artefici da lui così ammirati. Ma i compagni invidiosi e i superiori gelosi facevano pressione.
Venne imbastito il processo, e la macchina della legge, messa in moto quasi contro la volontà imperiale, travolse gli artefici cristiani, che vennero gettati nel Danubio, chiusi entro botti di piombo.
Poco dopo, le loro reliquie furono portate a Roma, e ai Quattro Santi Coronati s’intitolò, sul Celio, una delle più antiche chiese romane, diventata poi titolo cardinalizio. Ma a Roma, quasi per gelosia di tanti onori dedicati a quattro Martiri stranieri, ai Coronati autentici, patroni degli scultori, vennero sovrapposti quattro leggendari Martiri di Roma, con i nomi di Severo, Severino, Carpoforo e Vittorino.
A Firenze i Quattro Santi Coronati furono scelti come protettori dei Maestri di pietra e di legname, i quali, per il loro tabernacolo in Orsanmichele, ordinarono le statue a Nanni di Banco. Egli scolpì una per una le quattro figure, ma quando si trattò di farle entrare nella nicchia del tabernacolo, dovette ricorrere al suo maestro Donatello, il quale le » scantucciò » in modo da farle sembrare abbracciate. E per compenso non chiese a Nanni di Banco che una cena, per sé e per i suoi lavoranti, una cena a base d’insalata!
dal sito delle suore, che io conosco:
http://www.santiquattrocoronati.org/index_itie.htm
La Comunità Agostiniana a cura delle Monache Agostiniane
Siamo Monache Agostiniane di vita contemplativa, viviamo in questa bella e storica basilica dei Ss. Quattro Coronati sul colle Celio, a pochi passi dalla basilica di S. Giovanni in Laterano e dal Colosseo. La nostra Comunità monastica vive dal 1564 in questo complesso, un tempo palazzo cardinalizio e fortezza che difendeva l’antica residenza del papa, S. Giovanni in Laterano. Questa basilica fu costruita per custodire e venerare le reliquie di tanti fratelli e sorelle martiri, che accogliendo l’annuncio del Vangelo hanno dato la vita per Cristo e la sua Sposa, la Chiesa, nel vicino Colosseo o proprio su questo colle. Ma chi siamo noi Monache Agostiniane? Siamo figlie del Grande Convertito d’Ippona: Agostino, padre e dottore della Chiesa. Sant’Agostino alla sua morte lasciò monasteri pieni di monaci e di monache che, dal IV secolo fino ad oggi, hanno fatto pulsare il suo cuore nella Chiesa…
Agostino una volta raggiunto da Dio… diede vita a una forma monastica che ha come modello la Prima Comunità di Gerusalemme… Fratelli che come i primi discepoli vivono insieme, fraternamente, cercando il Volto di Dio… Attraverso una vita di amicizia sincera, nella meditazione continua della Parola di Dio, nella lode, nell’amore appassionato per la Chiesa e l’uomo. Agostino, monaco, non si allontanò mai dalla città, vi rimase … in luogo ‘appartato’, in disparte… I suoi monaci vivono per Dio solo e per l’uomo, mettendo a disposizione dei fratelli non beni materiali, ma la lode e la ricerca di Dio… Noi, figlie di Agostino, siamo qui, in questa bella basilica, posta nel cuore della città di Roma, dove l’arte canta la bellezza di Dio e dell’uomo, per dire a tutti che è bello vivere per Dio solo, e che vale la pena dare la vita per Lui, che c’è un Padre che ci ha generato e ci ama, che grida oggi, come 1600 anni fa ad Agostino: « rivestiti di Cristo (di amore)… torna al Cuore… / in esso troverai degli spazi di vita / degli spazi abitabili, delle profondità che rivelano l’uomo all’uomo / degli spazi d’incontro veri … »
La nostra Comunità monastica docile alla voce della Chiesa e allo Spirito di Agostino è sempre qui, in questa basilica che nella presenza e nella preghiera, fa sue le ansie, le attese, le speranze di ogni uomo.
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