San Luca evangelista
San Luca Evangelista
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San Luca Evangelista
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dal sito:
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San Luca Evangelista
Antiochia di Siria – Roma (?) – Primo secolo dopo Cristo
Luca, evangelista e autore degli Atti degli Apostoli, è chiamato « lo scrittore della mansuetudine del Cristo ». Paolo lo chiama « caro medico », compagno dei suoi viaggi missionari, confortatore della sua prigionia. Il suo vangelo, che pone in luce l’universalità della salvezza e la predilezione di Cristo verso i poveri, offre testimonianze originali come il vangelo dell’infanzia, le parabole della misericordia e annotazioni che ne riflettono la sensibilità verso i malati e i sofferenti. Nel libro degli Atti delinea la figura ideale della Chiesa, perseverante nell’insegnamento degli Apostoli, nella comunione di carità, nella frazione del pane e nelle preghiere. (Mess. Rom.)
Patronato: Artisti, Pittori, Scultori, Medici, Chirurghi
Etimologia: Luca = nativo della Lucania, dal latino
Emblema: Bue
E’ presente nel Martirologio Romano. Festa di san Luca, Evangelista, che, secondo la tradizione, nato ad Antiochia da famiglia pagana e medico di professione, si convertì alla fede in Cristo. Divenuto compagno carissimo di san Paolo Apostolo, sistemò con cura nel Vangelo tutte le opere e gli insegnamenti di Gesù, divenendo scriba della mansuetudine di Cristo, e narrò negli Atti degli Apostoli gli inizi della vita della Chiesa fino al primo soggiorno di Paolo a Roma.
Ma che c’entra Teofilo? E chi lo conosce? Da sempre ci pare un po’ abusivo questo personaggio ignoto, che vediamo riverito e lodato all’inizio del vangelo di Luca e dei suoi Atti degli Apostoli. La risposta si trova nella formazione ellenistica dell’autore. Con la dedica fatta a Teofilo che doveva essere un cristiano eminente egli segue l’uso degli scrittori classici, che appunto erano soliti dedicare le loro opere a personaggi insigni.
Luca, infatti, ha studiato, è medico, e tra gli evangelisti è l’unico non ebreo. Forse viene da Antiochia di Siria (oggi Antakya, in Turchia). Un convertito, un ex pagano, che Paolo di Tarso si associa nell’apostolato, chiamandolo « compagno di lavoro » (Filemone 24) e indicandolo nella Lettera ai Colossesi come « caro medico » (4,14). Il medico segue Paolo dappertutto, anche in prigionia: due volte. E la seconda, mentre in un duro carcere attende il supplizio, Paolo scrive a Timoteo che ormai tutti lo hanno abbandonato. Meno uno. « Solo Luca è con me » (2Timoteo 4,11). E questa è l’ultima notizia certa dell’evangelista.
Luca scrive il suo vangelo per i cristiani venuti dal paganesimo. Non ha mai visto Gesù, e si basa sui testimoni diretti, tra cui probabilmente alcune donne, fra le prime che risposero all’annuncio. C’è un’ampia presenza femminile nel suo vangelo, cominciando naturalmente dalla Madre di Gesù: Luca è attento alle sue parole, ai suoi gesti, ai suoi silenzi. Di Gesù egli sottolinea l’invitta misericordia, e quella forza che uscendo da lui « sanava tutti »: Gesù medico universale, chino su tutte le sofferenze. Gesù onnipotente e “mansueto” come lo credeva Dante nelle parole di Luca.
Gli Atti degli Apostoli raccontano il primo espandersi della Chiesa cristiana fuori di Palestina, con i problemi e i traumi di questa universalizzazione. Nella seconda parte è dominante l’attività apostolica di Paolo, dall’Asia all’Europa; e qui Luca si mostra attraente narratore quando descrive il viaggio, la tempesta, il naufragio, le buone accoglienze e le persecuzioni, i tumulti e le dispute, gli arresti, dal porto di Cesarea Marittima fino a Roma e alle sue carceri.
Secondo un’antica leggenda, Luca sarebbe stato anche pittore e, in particolare, autore di numerosi ritratti della Madonna. Altre leggende dicono che, dopo la morte di Paolo, egli sarebbe andato a predicare fuori Roma; e si parla di molti luoghi. Di troppi. In realtà, nulla sappiamo di lui dopo le parole di Paolo a Timoteo dal carcere. Ma il vangelo di Luca continua a essere annunciato insieme a quelli di Matteo, Marco e Giovanni in tutto il mondo. E con esso anche gli Atti degli Apostoli. Nella liturgia della Parola, durante la Messa e in tutte le lingue, Luca continua davvero a predicare; anche ai nostri giorni, incessantemente.
Autore: Domenico Agasso
dal sito on line del giornale « Avvenire »:
Mattutino a cura di G. Ravasi
18/10/2007
REAZIONE CHIMICA
L’incontro di due personalità è come il contatto di due sostanze chimiche: si produce una reazione così che entrambe ne saranno trasformate. L’immagine, certo, non è delle più felici, anche perché sembrerebbe avallare l’idea materialistica secondo la quale l’incontro tra due persone è sostanzialmente una questione fisica, ormonale, epidermica, al massimo con qualche implicazione psichica. Se però assumiamo la raffigurazione della reazione chimica solo come metafora, allora possiamo ribadire una verità profonda, come quella che certamente Carl Gustav Jung, il famoso esponente svizzero della psicoanalisi, voleva insegnare nella frase sopra citata. Tutti, infatti, dobbiamo confessare di aver incontrato nella vita persone che ci hanno intimamente segnato. Non parlo soltanto di coloro che da quell’incontro sono usciti innamorati l’uno dell’altra, ma anche di ognuno di noi quando abbiamo avuto la strada dell’esistenza attraversata da una figura che ha lasciato in noi una traccia indelebile come amico oppure come testimone e, perché no?, anche come nemico o cattivo compagno. Da ogni incontro, che non sia meramente convenzionale, non si esce del tutto indenni, ma con una scia nell’anima e, in qualche caso, trasformati. È un po’ anche questa la parabola della fede, come appare nei Vangeli (oggi ricordiamo san Luca): sulle vie di persone misere o assorbite nei loro affari passa Cristo, ed ecco che la loro storia muta (un esempio per tutti, desunto proprio dal terzo vangelo, è quello di Zaccheo). L’importante è, però, non alzare uno schermo o lasciarsi avvolgere dalla nebbia della distrazione.
dal sito on line del giornale « Avvenire »:
L’annuncio del Papa: saranno ventitré i nuovi cardinali
PIETRO E IL MONDO
DA ROMA SALVATORE MAZZA
Ventitré nuovi cardinali. Diciotto «elettori», ossia che potrebbero entrare in un eventuale Conclave, e cinque ultraottantenni. Riceveranno la porpora il prossimo 24 novembre, «vigilia della solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo», come «con gioia» ha annunciato ieri lo stesso Papa Ratzinger al termine dell’udienza generale. Della lista complessiva fanno parte sei italiani, tra i quali l’arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana monsignor Angelo Bagnasco. «Ho ora la gioia di annunciare – ha detto Benedetto XVI – che il 24 novembre prossimo terrò un Concistoro nel quale, derogando di una unità al limite numerico stabilito dal papa Paolo VI, confermato dal mio venerato predecessore Giovanni Paolo II nella costituzione apostolica Universi dominici gregis, nominerò 18 cardinali».
A questi, con la cui creazione il numero dei cardinali elettori sale a 121, il Pontefice ha voluto aggiungere tre vescovi e due ecclesiastici ultraottantenni, «particolarmente meritevoli» per il loro servizio alla Chiesa, tra i quali spicca il nome di Sua Beatitudine il patriarca di Babilonia dei Caldei Emmanuel III Delly, la cui porpora suona come un omaggio alla coraggiosa Chiesa irachena.
Come consuetudine, è stato lo stesso Papa a leggere l’elenco dei nuovi cardinali, a iniziare dagli arcivescovi di Curia Leonardo Sandri (Argentina, Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali), John Patrick Foley (Usa, pro-Gran Maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme), Giovanni Lajolo (Italia, presidente della Pontificia Commissione e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano), Paul Joseph Cordes (Germania, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum), Angelo Comastri (Italia, arciprete della Basilica Vaticana), Stanislaw Rylko (Polonia, presidente del Pontificio Consiglio per i laici), Raffaele Farina, (Italia, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa). Quindi gli arcivescovi residenziali: Augustin Garcia-Gasco Vicente ( Valencia, Spagna), Sean Baptist Brady (Armagh, Irlanda), Lluis Martinez Sistach (Barcellona, Spagna), André Vingt-Trois (Parigi, Francia), Angelo Bagnasco, Theodor-Adrien Sarr, (Dakar, Senegal), Oswald Gracias (Bombay, India), Francisco Robles Ortega (Monterrey, Messico), Daniel Di Nardo (Galveston-Houston, Usa), Odilio Pedo Scherer (San Paolo, Brasile), e infine John Njue (Nairobi, Kenya).
Quanto ai cinque non elettori, oltre al già citato Delly, il Papa ha creato cardinali monsignor Giovanni Coppa, nunzio apostolico; monsignor Estanislao Esteban Karlic, arcivescovo emerito di Paranà (Argentina), padre Urbano Navarrete, già rettore della Pontificia Università Gregoriana e padre Umberto Betti, già rettore della Pontificia Università Lateranense. «Tra questi ultimi – ha aggiunto Benedetto XVI – era stato mio desiderio elevare alla porpora anche l’anziano vescovo Ignacy Jez, di Koszalin-Kolobrzeg, in Polonia, benemerito presule, che ieri è improvvisamente mancato. A lui va la nostra preghiera di suffragio ».
«I nuovi porporati – ha quindi detto il Pontefice – provengono da varie parti del mondo. Nella loro schiera ben si rispecchia l’universalità della Chiesa con la molteplicità dei suoi ministeri: accanto a presuli benemeriti per il servizio reso alla Santa Sede, vi sono pastori che spendono le loro energie a diretto contatto con i fedeli. Altre persone vi sarebbero, a me molto care, che per la loro dedizione al servizio della Chiesa bene meriterebbero di essere elevate alla dignità cardinalizia. Spero di avere in futuro l’opportunità di testimoniare, anche in questo modo, a esse ed ai Paesi a cui appartengono la mia stima e il mio affetto. Affidiamo i nuovi eletti – ha concluso – alla protezione di Maria Santissima, chiedendole di assisterli nelle rispettive mansioni, affinché sappiano testimoniare con coraggio in ogni circostanza il loro amore per Cristo e per la Chiesa».
Quello di novembre sarà il secondo Concistoro convocato da Benedetto XVI per la nomina dei nuovi cardinali, dopo quello del 24 marzo 2006. La lettura dei nomi è stata sottolineata dagli applausi dei presenti, particolarmente intensi quando il Papa ha chiamato quelli di monsignor Bagnasco, per la cui elevazione alla porpora la Cei ha espresso «gratitudine al Santo Padre», e di monsignor Comastri, già delegato pontificio a Loreto, la cui comunità in un comunicato ha ugualmente espresso «gratitudine per l’onore reso alla comunità lauretana e alla persona di monsignor Comastri, sempre vivo nel ricordo di tutti i fedeli». «La porpora cardinalizia è un grande atto di fiducia del Santo Padre nei confronti del vescovo che la riceve e nei confronti della diocesi che è sede cardinalizia – ha sottolineato Bagnasco, ringraziando il Pontefice –. È un grande onore per tutti, sia per il vescovo sia per la sua diocesi. Nel contempo, diventa motivo di una maggiore responsabilità di fedeltà e di vicinanza con il Papa».
Tra gli arcivescovi elevati Rylko, Lajolo, Cordes, Sandri, Vingt-Trois assieme a loro due rettori emeriti della Gregoriana e della Lateranense .
Sant’Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le Eresie, III,14 ; SC 34, p. 259-271
Luca, compagno et cooperatore degli apostoli.
Luca è stato il compagno inseparabile di Paolo e il suo cooperatore nel Vangelo. Lui stesso lo mostra con evidenza, non per vanagloria, ma spinto dalla Verità stessa. « Barnaba e Giovanni, detto Marco, dice, essendosi separati da Paolo, s’imbarcarono per Cipro, mentre noi partimmo per Troade » (At 16, 11) ; dopo di che, descrive in dettaglio tutto il loro viaggio, la loro venuta a Filippi, il loro primo discorso… E riferisce con ordine tutto il suo viaggio con Paolo, segnandone con molta cura le circostanze… Poiché Luca era presente in ognuna di queste, le ha annotate con cura – non si può sorprendere in lui né menzogna, né orgoglio, perché aveva partecipato a tutti questi fatti …
Luca è stato non soltanto il compagno degli Apostoli ma anche il loro cooperatore. Paolo stesso lo dice chiaramente nelle sue lettere : « Dema mi ha abbandonato ed è partito per Tessalonica, Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me » ( 2 Tm 4, 11). Questo prova bene come Luca sia sempre stato unito a Paolo, e in modo inseparabile. Si legge anche nella lettera ai Colossesi : « Vi saluta Luca, il caro medico » (Col 4, 14).
Inoltre, Luca ci ha fatto conoscere numerosi tratti del Vangelo fra i più importanti… Chi sa, d’altronde, se Dio non abbia permesso che numerosi tratti del Vangelo fossero stati rivelati solo da Luca, affinché precisamente tutti dessero il proprio assenso alla testimonianza che poi egli avrebbe dato degli atti e della dottrina degli Apostoli, in modo che, tenendo inalterata la regola della verità, tutti potessero essere salvati. Dunque la testimonianza di Luca è vera ; l’insegnamento degli Apostoli è manifesto, solido e non nasconde niente. Tali sono le voci della Chiesa, da cui tutta la Chiesa trae origine.