« Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione »
Sant’Afraate (?-circa 345), monaco e vescovo a Nìnive, nell’Iraq attuale
dimostrazioni, n° 3 Del digiuno ; SC 349, 277
« Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione »
I figli di Nìnive fecero un digiuno puro, quando Giona predicò loro la conversione. Così è stato scritto infatti: Quando sentirono la predicazione di Giona, bandirono un digiuno continuo, una supplica ininterrotta seduti sulla cenere. Tolti i manti delicati, si coprirono di sacco. Rifiutarono ai bimbi il seno della madre, agli animali, grandi e piccoli il pascolo (Gn 3)…
Ed ecco ciò che dice la Scrittura: « Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosi riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece ». Non dice: « Vide un’astinenza da pane e da acqua, con il sacco e la cenere », bensì: « Che si erano convertiti dalla loro condotta malvagia »… Questo è stato un digiuno puro; e fu accettato, il digiuno che fecero gli abitanti di Nìnive, quando si convertirono dalla loro condotta malvagia e dalla rapacità delle loro mani…
Infatti, amico mio, quando uno digiuna, è sempre l’astinenza dalla malvagità ad essere la migliore.E’ meglio dell’astinenza da pane e da acqua, migliore del piegare come un giunco il capo, « avere sacco e cenere per letto » come dice Isaia (58,5). Infatti, quando uno si astiene da pane, da acqua o da qualche cibo, quando si copre con il sacco e la cenere o si lamenta, questi, sì, è amato, bello e gradito. Ma è più gradito quando umilia se stesso, « scioglie le catene » dell’empietà e « toglie i legami » della menzogna. Allora « la sua luce sorgerà come l’aurora, e davanti a lui camminerà la sua giustizia. Sarà come un giardino irrigato, come una sorgente le cui acque non inaridiscono » (Is 58,6s).

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