Archive pour le 7 octobre, 2007

La Madonna di Pompei

La Madonna di Pompei dans Maria Vergine rosario

http://www.unavoce-ve.it/supplica-pompei.htm

Publié dans:Maria Vergine |on 7 octobre, 2007 |Pas de commentaires »

La leggiadria del campo fiorito

 dal sito: 

http://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20030110_ambrogio_it.html   

La leggiadria del campo fiorito   

« Che bell’aspetto presenta un «campo pieno»! Quale profumo, quale gioia per l’agricoltore! come potremmo esporlo convenientemente, se dovessimo far affidamento solo sulle nostre parole? Ma noi abbiamo la testimonianza della Scrittura, ove troviamo che la bellezza del campo è equiparata alla bellezza di grazia e benedizione dei santi. Dice il santo Isacco: il profumo di mio figlio è come il profumo di un campo pieno (Gen 27,27). 

A che dunque ricordare le viole purpuree, i gigli candidi, le rose rutilanti, i prati rilucenti di fiori, ora variopinti, ora d’oro splendente, ora azzurrini, dei quali tu non sai se più ti rallegra la magnificenza del colore o la fragranza dell’olezzo. Si pascono gli occhi del dolce spettacolo, e il profumo si diffonde in lungo e in largo e ci riempie di soavità. Perciò è divina la parola del Signore: E la bellezza del campo è con me (Sal 49,11). 

È con lui, perché egli l’ha creata. E quale artista sarebbe stato capace di produrre una bellezza tanto eccelsa in una semplice cosa? Osservate i gigli del campo (Mt 6,28): quale candore splende nei loro petali, e come i petali stessi, stretti l’un l’altro, tendono in su, da assumere la forma di un calice, nel cui interno splende l’oro, sicuro da ogni oltraggio, perché la corolla lo circonda come un vallo? E se si volesse sfogliare un fiore, e privarlo dei suoi petali, quale mano d’artista mai saprebbe ridonare al giglio la sua leggiadria? 

Quale maestro saprebbe imitare la natura tanto fedelmente da poter osare la ricostruzione di questo fiore, di cui il Signore stesso ci ha dato splendida testimonianza assicurando che neppure Salomone, in tutta la sua magnificenza, non era vestito come uno di essi (Mt 6,29)? Il re più saggio e più ricco, dunque, è giudicato inferiore alla bellezza di questo fiore. »  

Ambrogio, Esamerone, 3,36 

Publié dans:meditazioni |on 7 octobre, 2007 |Pas de commentaires »

Oggi Festa della Madonna del Rosario, Benedetto esorta a pregare questa semplice preghiera

la supplica, quella classica del santino, la trovate al sito:

http://www.santorosario.net/supplica.htm

 dal sito: 

http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=10493&theme=3&size=A#

VATICANO

Papa: Il Rosario e la missione per la pace nelle famiglie e nel mondo

Nella festa della Madonna del Rosario, Benedetto XVI esorta tutti i cristiani a pregare questa semplice preghiera per la pace nel mondo. E ricorda che la missione – a cui è dedicato il mese di ottobre – è il modo in cui la “vera pace” di Cristo si può diffondere orientando in senso cristiano “le trasformazioni culturali, sociali ed etiche” in atto nel mondo.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La preghiera quotidiana del Rosario e il sostegno al lavoro di sacerdoti, religiosi, religiose e laici alle “frontiere della missione” sono il modo in cui possiamo contribuire alla “pace nelle famiglie, nelle nazioni e nel mondo intero”. Lo ha sottolineato Benedetto XVI oggi durante la sua riflessione prima dell’Angelus con i pellegrini radunati in piazza san Pietro. Il papa ha preso lo spunto dal fatto che proprio oggi, 7 ottobre, la Chiesa festeggia la memoria della Beata Vergine Maria del Rosario. Allo stesso tempo, egli ha ricordato che il mese di ottobre è per tradizione dedicato all’impegno missionario, che culmina con la Giornata missionaria mondiale, che sarà celebrata il 21 ottobre prossimo. “L’immagine tradizionale della Madonna del Rosario – ha detto il pontefice – raffigura Maria che con un braccio sostiene Gesù Bambino e con l’altro porge la corona a san Domenico. Questa significativa iconografia mostra che il Rosario è un mezzo donato dalla Vergine per contemplare Gesù e, meditandone la vita, amarlo e seguirlo sempre più fedelmente”. La festa del Rosario venne instaurata da Pio V nel 1575 per celebrare la vittoria di Lepanto contro la flotta turca che minacciava l’Europa. Da allora però la preghiera del Rosario è divenuta forse la preghiera più diffusa nel mondo, in devozione alla Madonna. Il Rosario, ha continuato il papa “è la consegna che la Madonna ha lasciato anche in diverse sue apparizioni. Penso, in particolare, a quella di Fatima avvenuta 90 anni fa. Ai tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francesco, presentandosi come ‘la Madonna del Rosario’, raccomandò con insistenza di recitare il Rosario tutti i giorni, per ottenere la fine della guerra. Anche noi vogliamo accogliere la materna richiesta della Vergine, impegnandoci a recitare con fede la corona del Rosario per la pace nelle famiglie, nelle nazioni e nel mondo intero”. L’impegno della pace è ciò che caratterizza anche il lavoro missionario perché “la vera pace – ha detto il papa – si diffonde là dove gli uomini e le istituzioni si aprono al Vangelo”. “L’annuncio del Vangelo – ha continuato – resta il primo servizio che la Chiesa deve all’umanità, per offrire la salvezza di Cristo all’uomo del nostro tempo, in tante forme umiliato e oppresso, e per orientare in senso cristiano le trasformazioni culturali, sociali ed etiche che sono in atto nel mondo”. “Il mese di ottobre – ha spiegato Benedetto XVI – ci aiuta a ricordare questa fondamentale verità mediante una speciale animazione che tende a tener vivo l’anelito missionario in ogni comunità e a sostenere il lavoro di quanti – sacerdoti, religiosi, religiose e laici – operano sulle frontiere della missione della Chiesa”. In occasione della Giornata missionaria mondiale del 21 ottobre, il pontefice ha già diffuso un suo messaggio, dal tema « Tutte le Chiese per tutto il mondo », in cui egli sottolinea che l’impegno dell’annuncio del Vangelo va assunto da tutti i cristiani e da tutte le Chiese, quelle di antica fondazione e quelle più giovani. Tale dedizione va vissuta anche se molte Chiese d’occidente mancano ormai di clero e le diverse Chiese giovani sono segnate da problemi economici e di maturità. Occorre, ha detto il pontefice, “tener vivo l’anelito missionario in ogni comunità e… sostenere il lavoro di quanti – sacerdoti, religiosi, religiose e laici – operano sulle frontiere della missione della Chiesa”. Il messaggio di quest’anno vuole celebrare i 50 anni dell’enciclica Fidei Donum di Pio XII, con la quale il papa esortava sacerdoti e religiosi alla cooperazione con altre Chiese d’Africa e America Latina, povere di clero. Il papa ha ricordato anche uno dei grandi fondatori degli istituti missionari italiani, il beato Daniele Comboni, che è stato missionario in Sudan e la cui festa cade il prossimo 10 ottobre. “All’intercessione di questo pioniere del Vangelo – ha concluso Benedetto XVI – e dei numerosi altri Santi e Beati missionari, particolarmente alla materna protezione della Regina del Santo Rosario affidiamo tutti i missionari e le missionarie. Ci aiuti Maria a ricordarci che ogni cristiano è chiamato ad essere annunciatore del Vangelo con la parola e con la vita”.

Publié dans:Maria Vergine, Papa Benedetto XVI |on 7 octobre, 2007 |Pas de commentaires »

“Accanimento terapeutico”, “espressione fasulla”

posto questo articolo perché mi sembra interessante, le argomentazioni non sono alla portata della mia conoscenza medica, quindi io seguo ciò che dice la Chiesa, comunque non avendo neppure motivo di dubitare della validità del testo lo posto perché mi sembra interessante ed importante, dal sito:

 

http://www.zenit.org/article-12131?l=italian

 

 

“Accanimento terapeutico”, “espressione fasulla”

 

 ROMA, domenica, 7 ottobre 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito per la rubrica di Bioetica l’intervento di Carlo Valerio Bellieni, Dirigente del Dipartimento Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario « Le Scotte » di Siena e membro della Pontificia Accademia Pro Vita. 

* * * 

C’è un’espressione nelle lingue latine che difficilmente è traducibile in inglese: “accanimento terapeutico”. Questa difficoltà di traduzione ha una motivazione profonda: si tratta di un’espressione “fasulla”. In realtà è un “ossimoro”, cioè un’espressione che racchiude due concetti opposti e inconciliabili, un po’ come dire “cadavere vivente”, o “ghiaccio bollente”. Perché si usa quest’espressione, nel sud Europa, mentre nei Paesi anglosassoni si usa distinguere più correttamente tra terapia futile e terapia utile? Probabilmente perché alle nostre latitudini c’era bisogno di creare uno stato d’ansia verso le cure di fine-vita, per formare l’idea nell’opinione pubblica che esistano medici che contro il parere degli assistiti si scatenano a far trapianti, interventi e cure dolorose per prolungare indefinitamente la vita.

Non credo che questi medici esistano, in primis perché la vita non la si può prolungare più di tanto. Scrive Giovanni Battista Guizzetti, gerontologo: “È incredibile come ormai tutti siamo convinti che malati e disabili vivano nel terrore dell’accanimento terapeutico, di diventare vittima del delirio di onnipotenza di una classe medica che ha perso il vero significato del suo compito. La mia esperienza di medico, ma anche l’esperienza umana di tutti noi, ci dice ben altro. Ci dice che quello che l’ammalato teme veramente è di essere abbandonato(…). Teme una pratica medica che, superata la fase della guaribilità, non si faccia più carico di lui” (Avvenire, 12 ottobre, 2006).

L’altro motivo per cui tali medici non esistono non è perché i medici siano “buoni”, ma semplicemente e utilitaristicamente perché prolungare la vita non conviene a nessuno. E non intendo qui parlare del paziente. Non conviene agli ospedali, che avrebbero posti letto poco redditizi occupati, aumento del tempo medio di degenza, occupazione del personale spesso scarso. Non conviene neanche al singolo medico, che non si capisce per quale motivo passerebbe giornate intere a fare trattamenti inutili e dolorosi, mentre sicuramente avrebbe altro da fare con altri pazienti più collaborativi e interessanti.

Ma perché nel sud Europa si usa allora questa terminologia? Forse perché creando ansia è più facile far passare l’idea che il suicidio assistito o l’eutanasia siano un diritto, per salvarsi da questi medici “torturatori”. Un accanimento terapeutico (cioè, dicendolo correttamente, un “uso inutile” delle terapie) può esistere, ma molto in teoria: chi andrebbe a fare un trapianto di cuore ad un paziente morente, o inizierebbe una pesante chemioterapia a chi ha pochi giorni di vita?

E qui urgono due precisazioni.

La prima è che mentre per la maggioranza delle persone “accanimento terapeutico” è quello volto proditoriamente a non far morire chi sta morendo, purtroppo per alcuni l’espressione intende invece il continuare le cure in caso di prognosi sfavorevole non per la sopravvivenza, ma soprattutto dal punto di vista neurologico. Questo è inquietante, perché in fondo si sottende che esista una “vita che è peggiore della morte”, cosa che se così fosse come primo effetto porterebbe a un alto tasso di suicidi tra i disabili, cosa che invece non si ha. E’ il caso dei bambini altamente prematuri, che hanno un alto rischio di morte e di disabilità, ma in cui questo rischio è oltretutto solo statistico, non essendo possibile determinare né alla nascita né nelle prime ore di vita una prognosi valida al 100% in quel singolo bambino. Ma anche se il bambino suddetto risultasse con danni cerebrali, questi hanno, lo sappiamo, vari livelli di gravità, ma anche il livello più grave non ha la potenza di rendere la vita “sbagliata” (wrongful life). D’altronde una recente ricerca neozelandese mostra che i neonatologi che sospendono più facilmente le cure ai neonati, sono quelli che più hanno paura per se stessi di ammalarsi o di morire; indipendentemente dal grado di malattia del bambino. Insomma: trasponiamo sui pazienti le nostre ansie, facendo due errori: il primo è credere che tutti la pensino come noi e abbiano le nostre fobie; il secondo è pensare che da malati (senza una gamba, con una paralisi) ragioneremmo come da sani, cioè se da sani pensiamo “se non potessi camminare preferirei morire”, non è certo che lo ripeteremmo se fossimo paralizzati dopo un incidente di auto. Tanti sportivi disabili ce lo dimostrano.

La seconda è che invece esiste, purtroppo, un altro accanimento. È l’accanimento diagnostico. Questo è un vero problema. Inizia, come ha spiegato il presidente del Comitato Nazionale Francese di Bioetica, in epoca prenatale col diffondersi degli screening a tappeto per la ricerca delle minime anomalie, e continua in ogni stadio della vita creando ipermedicalizazzione, talora favorita dalle industrie in un cosiddettodisease mongering”, cioè il “mercato delle malattie”. C’è alla base spesso una cosiddetta “medicina difensiva”: si tratta del moltiplicarsi di indagini e esami per ripararsi dal rischio di possibili richieste di risarcimenti qualora un minimo (o grave) particolare fosse sfuggito durante un esame di routine.

Insomma: attenzione a non confondere il trattamento inutile (che raramente viene fatto, a meno di non trovare medici negligenti) con il prodigarsi per assicurare ai disabili tutte le cure, al pari degli altri. E attenzione piuttosto a non accanirsi a medicalizzare la vita: noi e i nostri figli valiamo più dei nostri acciacchi, dei nostri disordini e della nostra disabilità. 

 

Publié dans:ZENITH |on 7 octobre, 2007 |Pas de commentaires »

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno starfish

Starfish (Sea Star) – Asteroidea

http://animals.nationalgeographic.com/animals/printable/starfish.html

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 7 octobre, 2007 |Pas de commentaires »

« Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare »

Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
No Greater Love

« Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare »

Sii sempre fedele nelle piccole cose, perché in esse risiede la nostra forza. Per Dio niente è piccolo. Egli non vuole sminuire nulla. Per lui ogni cosa è infinita. Pratica la fedeltà nella cose più minime, non per virtù propria, bensì a motivo di questa grande cosa, che è cioè la volontà di Dio – che io rispetto infinitamente.

Non ricercare le azioni straordinarie. Dobbiamo deliberatamente rinunciare ad ogni desiderio di contemplare il frutto del nostro lavoro, ma adempiere solo ciò che possiamo, meglio che possiamo, e lasciare il resto nella mano di Dio. Ciò che importa, è il dono di te stesso, il grado di amore che metti in ogni tua azione.

Non autorizzarti allo scoraggiamento di fronte a uno scacco, dal momento che hai fatto del tuo meglio. Rifiuta anche la gloria quando hai successo. Rendi tutto a Dio con la più profonda gratitudine. Se ti senti abbattuto, questo è un segno di superbia, che mostra quanto credi nel tuo potere personale. Non preoccuparti neanche di quello che pensa la gente. Sii umile e nulla ti disturberà più. Il Signore mi ha legato lì dove sono; lui mi scioglierà.

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