Hazor, città prestigiosa. I: Un fuoco devastante
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01.10.2007 @ 19:21
Hazor, città prestigiosa. I: Un fuoco devastante
SBF Taccuino
In luglio, circa due mesi prima che l’ultima campagna di scavi a Tel Hazor si concludesse, è stata trovata una tavoletta di argilla con geroglifici. Il testo della tavoletta insegna come prevedere il futuro scrutando il fegato di un animale, una pratica diffusa nell’antico oriente. I sacerdoti esaminavano il fegato degli animali che erano stati sacrificati alle divinità e in base a determinati segni predicevano il futuro. I geroglifici della tavoletta non sono stati ancora decifrati completamente, ma il loro stile ricorda i primi documenti dell’antico regno di Mari sull’Eufrate, nell’odierna Siria. Mari (la città ndr.) fu un importante centro politico durante il periodo del Bronzo Medio, tra il 2000 e il 1500 a.C., e Hazor era l’unica città della futura terra israelita che in quel tempo aveva relazioni con essa. Dei rapporti tra le due città ci informano una ventina di documenti dell’archivio trovato a Mari. Hazor vi appare come un centro di una notevole importanza. Si parla di carovane commerciali che l’attraversavano, di emissari inviati alla città, di musicisti e cantanti che vi risiedevano. Nel diciottesimo secolo a.C. Hazor conobbe un processo di espansione e di sviluppo. La città fu fondata a quanto pare alla fine del periodo del Primo Bronzo, nel terzo millennio a.C., nella parte superiore di quello che oggi è il Tel.
Un fuoco devastante
I ritrovamenti degli scavi degli anni ‘50-’60 documentarono gli stretti rapporti di Hazor con i vicini del nord e il suo significativo ruolo nella cultura del Canaan settentrionale. Il suo prestigio spinse altre popolazioni limitrofe a trasferirvisi. In questo modo la città si estese sulle pendici settentrionali del Tel e si ingrandì fino a coprire l’intera area tra il Tel e il fiume Hazor. Nel suo apogeo raggiunse una superficie di ottocento dunam (un dunam corrisponde a circa 1000 metri quadrati) e il numero degli abitanti, tra il Medio e il Tardo Bronzo, doveva oscillare dai 15.000 ai 20.000.
Hazor era tra le città più importanti in tutto il Medio Oriente. Era circondata da un largo bastione e da un muro, scoperti nel corso degli scavi guidati dal prof. Yigael Yadin. I risultati degli scavi testimoniano legami di Hazor non solo con Mari ma anche con l’Egitto, il regno ittita, Babilonia, Creta, la Grecia e Cipro. Non deve dunque sorprendere che nel racconto della conquista della città nel libro di Giosuè (11,10) sia scritto: “perché prima Hazor era stata la capitale di tutti quei regni”.
L’importanza di Hazor è testimoniata sia dalla superficie che occupa sia dalle costruzioni scavate. La squadra degli scavatori, guidata dal prof. Amnon Ben-Tor, vi sta conducendo campagne di scavo fin dal 1990 e ha portato alla luce sull’acropoli una larga area del perimetro appartenente alla residenza reale. Gli scavi ad Hazor in onore del prof. Yadin, finanziati dal Saltz Fund, sono condotti dall’Università ebraica di Gerusalemme sotto gli auspici della Società biblica e archeologica israeliana.
Sul pendio di fronte alla città bassa, vicino alle scale che collegano questa parte alla città alta è stato trovato un edificio monumentale del Tardo Bronzo, costruito con grandi e levigate pietre basaltiche o calcaree.
Alcune pietre di basalto furono usate per pavimentare l’accesso all’edificio dove si trovava un piattaforma per il rito costruito con pietre di basalto levigato. Tale piattaforma consiste in una lastra di basalto del peso di circa due tonnellate con quattro insenature. Gli archeologi pensano che la loro funzione fosse di assicurare stabilmente i piedi del trono del re o della statua della divinità. Fino ad ora, tuttavia, nessuna delle due ipotesi è stata provata.
Data al periodo del Bronzo Antico un’altra monumentale costruzione trovata nel tratto superiore della città. Corrisponde a un palazzo dove, nel cortile, vicino alla porta, è stata trovata un’altra piattaforma rituale. Le mura della città furono costruite con mattoni e avevano le fondamenta di pietre di basalto levigate su cui poggiavano travi di legno di cedro. Nel palazzo sono stati rinvenute pergamene con geroglifici, statue di pietra, bronzi e gioielli. E’ recente il ritrovamento di una statua in pietra con scrittura egiziana.
Si pensa che l’edificio nella parte alta della città sia stato un palazzo riservato a cerimonie e riti del re. Entrambe le costruzioni sul Tel furono distrutte, insieme ad altri edifici pubblici nella parte bassa della città, durante un gigantesco incendio nel tredicesimo secolo a.C. A giudicare dai ritrovamenti – mattoni fusi in vetro, vasi di argilla fusi, travi di legno incenerite – il fuoco fu alimentato dalla grande quantità di olio di oliva conservata nel palazzo, come pure dal vento e dal legno adoperato nella costruzione delle mura. Si pensa che la temperatura raggiunse i 1300 gradi.
Yadin attribuiva la responsabilità dell’incendio alle tribù di Israele al comando di Giosuè, la cui conquista della terra risale a quel tempo.
Ben-Tor tende ad accettare la teoria di Yadin procedendo per eliminazione: la potenza e lo status di Hazor durante il periodo del Tardo Bronzo, con le fortificazioni che la circondavano, fanno supporre che non era possibile a nessuna delle popolazioni limitrofe attaccarla e avere la meglio.
Si potrebbe ragionevolmente pensare agli Egiziani, ma nessun documento egiziano del tredicesimo secolo a.C. parla della conquista di Hazor. Le popolazioni marinare che si insediarono sulla costa meridionale e nella pianura costiera non avevano ancora raggiunto il nord in quell’epoca. Nondimeno un documento egiziano coevo lascia intendere che in quel periodo nell’area poi detta terra di Israele viveva un gruppo etnico che gli Egiziani chiamavano Israele. Per questo motivo Ben-Tor afferma che non si devono scartare fatti del genere solo perché si trovano scritti nella Bibbia.
Fonte: Ran Shapira, Haaretz (4 settembre 2007)
Adattamento: R. P.
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