Archive pour le 1 octobre, 2007

buona notte

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I santi angeli custodi: l’unità dell’universo visibile e invisibile

Catechismo della Chiesa cattolica
§ 333-336

I santi angeli custodi: l’unità dell’universo visibile e invisibile

Dall’incarnazione all’ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall’adorazione e dal servizio degli angeli… Il loro canto di lode alla nascita di Cristo non ha cessato di risuonare nella lode della Chiesa: « Gloria a Dio… » (Lc 2,14). Essi proteggono l’infanzia di Gesù, servono Gesù nel deserto, lo confortano durante l’agonia, quando egli avrebbe potuto da loro essere salvato dalla mano dei nemici. Sono ancora gli angeli che « evangelizzano » (Lc 2,10) la Buona Novella dell’incarnazione e della risurrezione di Cristo. Al ritorno di Cristo, che essi annunziano, saranno là, al servizio del suo giudizio.

Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa beneficia dell’aiuto misterioso e potente degli angeli. Nella liturgia, la Chiesa si unisce agli angeli per adorare il Dio tre volte santo (Is 6,6); invoca la loro assistenza (così nella liturgia dei defunti, o ancora nell’« Inno dei cherubini » della liturgia bizantina), e celebra la memoria di alcuni angeli in particolare (san Michele, san Gabriele, san Raffaele, gli angeli custodi).

Dal suo inizio fino all’ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione. « Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita » (San Basilio). Fin da quaggiù, la vita cristiana partecipa, nella fede, alla beata comunità degli angeli e degli uomini, uniti in Dio.

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« l’Inno Cherubico » (Offertorio della Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo)

Noi che misticamente raffiguriamo i Cherubini, e alla Trinità vivificante cantiamo l’inno trisagio, deponiamo ogni mondana preoccupazione, affinché possiamo accogliere il Re dell’universo, scortato invisibilmente dalle angeliche schiere. Alleluia.

Santa Teresa del Bambino Gesù

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Santa Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux) Vergine e dottore della Chiesa

dal sito « Santi Beati e Testimoni:  

Santa Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux) Vergine e dottore della Chiesa 

Alençon (Francia), 2 gennaio 1873 – Lisieux, 1° ottobre 1897 

Sensibilissima e precoce, fin da bambina decise di dedicarsi a Dio. Entrò nel Carmelo di Lisieux e nel solco della tradizione carmelitana scoprì la sua piccola via dell’infanzia spirituale, ispirata alla semplicità e all’umile confidenza nell’amore misericordioso del Padre. Puosta dalla vocazione contemplativa nel cuore della Chiesa, si aprì all’ideale missionario, offrendo a Dio le sue giornate fatte di fedeltà e di silenziosa e gioiosa offerta per gli apostolo del Vangelo. I suoi pensieri, raccolti sotto il titolo Storia di un’anima, sono la cronaca quotidiana del suo cammino di identificazione con l’Amore. Con San Francesco Saverio è patrona delle missioni. (Mess. Rom.) 

Patronato: Missionari, Francia 

Etimologia: Teresa = cacciatrice, dal greco; oppure donna amabile e forte, dal tedesco 

Emblema: Giglio, Rosa 

E’ presente nel Martirologio Romano. Memoria di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa: entrata ancora adolescente nel Carmelo di Lisieux in Francia 

 

Si arrampica a Milano sul Duomo fino alla Madonnina, a Pisa sulla Torre, e a Roma si spinge anche nei posti proibiti del Colosseo. La quattordicenne Teresa Martin è la figura più attraente del pellegrinaggio francese, giunto in Roma a fine 1887 per il giubileo sacerdotale di Leone XIII. Ma, nell’udienza pontificia a tutto il gruppo, sbigottisce i prelati chiedendo direttamente al Papa di poter entrare in monastero subito, prima dei 18 anni. Cauta è la risposta di Leone XIII; ma dopo quattro mesi Teresa entra nel Carmelo di Lisieux, dove l’hanno preceduta due sue sorelle (e lei non sarà l’ultima).
I Martin di Alençon: piccola e prospera borghesia del lavoro specializzato. Il padre ha imparato l’orologeria in Svizzera. La madre dirige merlettaie che a domicilio fanno i celebri pizzi di Alençon. Conti in ordine, leggendaria puntualità nei pagamenti come alla Messa, stimatissimi. E compatiti per tanti lutti in famiglia: quattro morti tra i nove figli. Poi muore anche la madre, quando Teresa ha soltanto quattro anni.
In monastero ha preso il nome di suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, ma non trova l’isola di santità che s’aspettava. Tutto puntuale, tutto in ordine. Ma è scadente la sostanza. La superiora non la capisce, qualcuna la maltratta. Lo spirito che lei cercava, proprio non c’è, ma, invece di piangerne l’assenza, Teresa lo fa nascere dentro di sé. E in sé compie la riforma del monastero. Trasforma in stimoli di santificazione maltrattamenti, mediocrità, storture, restituendo gioia in cambio delle offese.
E’ una mistica che rifiuta il pio isolamento. La fanno soffrire? E lei è quella che « può farvi morir dal ridere durante la ricreazione », come deve ammettere proprio la superiora grintosa. Dopodiché, nel 1897 – giusto cent’anni fa – lei è già morta, dopo meno di un decennio di vita religiosa oscurissima. Ma è da morta che diviene protagonista, apostola, missionaria. Sua sorella Paolina (suor Agnese nel Carmelo) le ha chiesto di raccontare le sue esperienze spirituali, che escono in volume col titolo Storia di un’anima nel 1898. Così la voce di questa carmelitana morta percorre la Francia e il mondo, colpisce gli intellettuali, suscita anche emozioni e tenerezze popolari che Pio XI corregge raccomandando al vescovo di Bayeux: « Dite e fate dire che si è resa un po’ troppo insipida la spiritualità di Teresa. Com’è maschia e virile, invece! Santa Teresa di Gesù Bambino, di cui tutta la dottrina predica la rinuncia, è un grand’uomo ». Ed è lui che la canonizza nel 1925.
Non solo. Nel 1929, mentre in Urss trionfa Stalin, Pio XI già crea il Collegio Russicum, allo scopo di formare sacerdoti per l’apostolato in Russia, quando le cose cambieranno. Già allora. E come patrona di questa sfida designa appunto lei, suor Teresa di Gesù Bambino. 


Autore:
Domenico Agasso 

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Galassie – Alla Specola Vaticana i misteri del cosmo

dal sito on line del giornale « Avvenire » 

 

 

Galassie
di Luigi Dell’Aglio

Alla Specola Vaticana i misteri del cosmo


Gli astrofisici hanno scoperto circa 240 sistemi stellari con analogie con il nostro sistema solare: presentano, ciascuno, un pianeta che ruota attorno a una stella. Attualmente è seguita con molto interesse la ricerca di questi pianeti che potrebbero assomigliare alla Terra per vari parametri: prima di tutto la distanza – né troppo grande, né troppo piccola – dal loro sole», rivela il padre gesuita José Gabriel Funes, astrofisico e direttore della Specola Vaticana, nato a Cordoba (Argentina) 44 anni fa. «Qui, a Castelgandolfo, a giugno, abbiamo avuto un’affollata scuola per giovani astronomi, che sviluppava proprio questo tema appassionante».
La speranza di poter individuare pianeti che abbiano almeno alcune caratteristiche in comune con la Terra sembra essere premiata dalla ricerca. È stato scoperto il primo pianeta extrasolare che ha quasi le stesse dimensioni del nostro pianeta, aggiunge il direttore della Specola. La ricerca segue due metodi, uno indiretto e uno diretto: in genere non si riesce a osservare direttamente il pianeta extrasolare (o eso­pianeta); allora il criterio usato è un altro: se una stella oscilla è probabile che un pianeta – anche se non si vede – le stia orbitando attorno. A volte, invece, un pianeta extrasolare viene scoperto grazie all’osservazione diretta per mezzo del telescopio. In questo modo si scoprono i pianeti extrasolari più grandi e meno lontani. «Studiare gli altri sistemi stellari ci serve anche per far luce sulla formazione dei pianeti del nostro sistema solare. Nel quale esistono pianeti di due tipi: ‘terrestri’, cioè dalla struttura simile a quella della Terra (e sono Mercurio, Venere e Marte) e ‘gassosi’ (i giganti Giove, Saturno, Urano, e Nettuno)», rileva Funes. «Oggi l’astronomia vuole capire molto di più su come si sono formati pianeti, stelle e galassie. Tre temi strettamente correlati fra loro. La Specola Vaticana è coinvolta in tutti e tre questi fronti di ricerca. Organizzato da noi, si apre domani alla Pontificia Università Gregoriana un grande convegno su ‘Galassie a disco e dischi di galassie».
Grazie soprattutto al telescopio spaziale Hubble, da qualche anno è possibile ammirare lo splendore e la forma singolare delle galassie più antiche. Ma forse il
Lgrande pubblico vuole conoscere quale ruolo svolgano, le galassie nella storia dell’Universo. «Come il corpo umano è fatto di cellule, così l’universo è fatto di galassie», spiega Josè Funes. Ce ne sono di tre tipi: ellittiche (di forma ovale, come una palla di rugby), irregolari (senza una particolare forma geometrica) e a disco: sono le galassie che gli astronomi familiarmente paragonano a un uovo fritto. Per comprendere meglio questa scherzosa definizione, bisogna dire che le galassie hanno in genere una componente sferica e una a forma di disco. Le galassie a disco presentano entrambe le componenti: sono un disco piatto con un rigonfiamento ( bulge, in inglese) al centro.
e galassie sono le regine dell’universo e ciò autorizzerebbe a pensare che possano aiutare gli astronomi a svelare tanti misteri. Ma prima di tutto, rileva il professor Funes, dobbiamo conoscerle meglio. Alcune galassie sono avvolte da braccia a spirale, e presentano barre fatte di stelle.
«Uno dei temi in discussione nel nostro meeting è proprio: perché dagli estremi delle barre escono braccia a spirale? Come si formano le barre e i dischi? E come si formano ed evolvono le galassie? Tutte domande che attendono una risposta. Per non parlare della vexata quaestio della materia oscura in cui è immersa buona parte dell’universo e che nelle galassie si può studiare meglio». Uno degli argomenti cruciali del convegno è: che cosa avviene ai confini dei dischi galattici ? E come sono questi confini? Si sa che alcune galassie – le maggiori – derivano da una fusione. Tutti questi processi spiegano la forma delle galassie, ma per gli astronomi rappresentano anche un modo per ricostruire l’evoluzione dell’universo. Le più lontane, cioè le più antiche, si sono formate forse uno o due miliardi di anni dopo il big bang, cioè dodici miliardi di anni fa.
Che cosa si prova a scrutare le profondità del cosmo dai 3100 metri di Monte Graham, in Arizona, dove la Specola Vaticana ha spostato le sue ricerche, visto che da Castelgandolfo le osservazioni astronomiche sono ormai impossibili a causa dell’inquinamento luminoso? Il direttore della Specola, insieme con altri colleghi, trascorre buona parte dell’anno in Arizona e poi tre quattro mesi a Castelgandolfo ad analizzare i dati raccolti oltreoceano. «Dopo quattro ore di viaggio in fuori strada – racconta – si arriva al telescopio. Lo strumento è potente, lo specchio misura un metro e ottanta, e incorpora una tecnologia molto avanzata. È stato acquisito con il contributo dei benefattori e inaugurato nel 1993 dal precedente direttore della Specola, padre George Coyne. Quando facciamo i turni di osservazione lassù, la magia del cosmo è fortemente suggestiva.
L’Universo ha centinaia di miliardi di galassie, ogni galassia cento miliardi di stelle, senza contare gli innumerevoli pianeti. Io dal Monte Graham penso che le distanze inimmaginabili dovrebbero indurci a riflettere sulla piccolezza dell’uomo e sulla necessità di mettere quotidianamente in pratica umanità e solidarietà e di curare con amore il nostro pianeta, seguendo l’esortazione di Benedetto XVI».
 

Publié dans:Approfondimenti |on 1 octobre, 2007 |Pas de commentaires »

I Vescovi devono essere “angeli” per gli altri, spiega il Papa

dal sito:

http://www.zenit.org/article-12045?l=italian

 I Vescovi devono essere “angeli” per gli altri, spiega il Papa 

Nella messa di ordinazione di sei nuovi presuli 

 

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 30 settembre 2007 (ZENIT.org).- I Vescovi devono essere degli “angeli” per gli altri, ha spiegato Benedetto XVI sabato, nella messa di ordinazione di sei nuovi successori degli apostoli.

In una Basilica di San Pietro gremita di fedeli ha imposto, per la prima volta come Papa le mani a sei presuli, cinque italiani ed un polacco: monsignor Mieczysław Mokrzycki, già secondo Segretario di Giovanni Paolo II e dello stesso Papa Joseph Ratzinger, che sarà Arcivescovo coadiutore del Cardinale Marian Jaworski, nell’arcidiocesi ucraina di Leopoli dei Latini.

Gli altri consacrati sono l’Arcivescovo Gianfranco Ravasi, nuovo Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura; l’Arcivecovo Tommaso Caputo, Nunzio apostolico a Malta e in Libia; l’Arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro, Pastore dell’arcidiocesi italiana di Camerino-San Severino Marche; il Vescovo Sergio Pagano, neo Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano; e il Vescovo Vincenzo Di Mauro, Segretario della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.

Nella Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, Benedetto XVI ha ricordato come nella Chiesa antica i Vescovi venivano “qualificati come angeli”, perché il loro servizio richiama la natura stessa di queste creature celesti.

“Essi sono messaggeri di Dio. Portano Dio agli uomini, aprono il cielo e così aprono la terra”, ha detto.

“Proprio perché sono presso Dio, possono essere anche molto vicini all’uomo. Dio, infatti, è più intimo a ciascuno di noi di quanto non lo siamo noi stessi”, ha aggiunto.

“Gli Angeli parlano all’uomo di ciò che costituisce il suo vero essere, di ciò che nella sua vita tanto spesso è coperto e sepolto. Essi lo chiamano a rientrare in se stesso, toccandolo da parte di Dio”.

“In questo senso anche noi esseri umani dovremmo sempre di nuovo diventare angeli gli uni per gli altri – angeli che ci distolgono da vie sbagliate e ci orientano sempre di nuovo verso Dio”, ha sottolineato.

Tuttavia, secondo il Santo Padre, i Vescovi in particolare “devono essere uomini di Dio, devono vivere orientati verso Dio”.

“Il Vescovo deve essere un orante, uno che intercede per gli uomini presso Dio. Più lo fa, più comprende anche le persone che gli sono affidate e può diventare per loro un angelo – un messaggero di Dio, che le aiuta a trovare la loro vera natura, se stesse, e a vivere l’idea che Dio ha di loro”.

I due Vescovi conconsacranti sono stati il Cardinale Tarcisio Bertone, S.D.B., Segretario di Stato, e il Cardinale Jaworski. 

 

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buona notte

buona notte dans catechesi del mercoledì pink-bromeliad-2

Pink Bromeliad (« Urn Plant »)

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« Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me »

Clemente d’Alessandria (150-circa 215), teologo
Il Pedagogo, I, 21-24

« Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me »

« I suoi bimbi, dice la Scrittura, saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un figlio, così vi consolerò » (Is 66, 12-13). La madre attira a sé i suoi figli e noi, cerchiamo nostra madre, la Chiesa. Ogni essere debole e delicato, che necessita soccorso per la sua debolezza, è grazioso, mite, incantevole; Dio non rifiuta il suo soccorso a un essere così giovane. I genitori giurano una tenerezza particolare ai figli… Così, il Padre di ogni creatura accoglie coloro che si rifiugiano presso lui, li rigenera con lo Spirito e li adotta come suoi figli; egli conosce la loro mitezza ed egli li ama, li soccorre, li difende; per questo li chiama figlioli (cfr Gv 13,33).

Lo Spirito Santo, parlando per bocca di Isaia, affibbia al Signore stesso il termine di bambino: « Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio » (Is 9,5). Qual’è dunque questo bambino, questo neonato, a immagine del quale noi siamo dei bimbi? Per bocca dello stesso profeta, lo Spirito ci descrive la sua grandezza: « Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace »(v. 6).

O quale grande Dio! O bambino perfetto! Il Figlio è nel Padre e il Padre è nel Figlio. Potrebbe forse non essere perfetta, l’educazione che ci dà questo bambino? Riunisce tutti noi, i suoi bimbi, per guidarci. Egli ha steso sopra di noi le sue mani, e noi vi abbiamo messo tutta la nostra fede. A questo bambino, anche Giovanni Battista rende testimonianza: « Ecco, dice, l’Agnello di Dio » (Gv 1,29). Poiché la Scrittura chiama agnelli i fanciulli, egli ha chiamato « agnello di Dio » il Verbo di Dio che per noi si è fatto uomo e ha voluto essere in tutto simile a noi, lui, il Figlio di Dio, il figlio del Padre, il suo bambino.

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