oggi: San Sergio di Radonez
San Sergio di Radonez
25 settembre
Rostov, 1314c.- Monastero della Trinità – 25 settembre 1392

San Sergio di Radonez
25 settembre
Rostov, 1314c.- Monastero della Trinità – 25 settembre 1392
dal sito:
http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=10395&theme=3&size=A
25/09/2007 12:29
VIETNAM-VATICANO
Il cardinale Van Thuan, dalla prigione verso l’altare
Accolta con gioia la notizia del via libera al processo di canonizzazione. Per 13 anni in carcere, celebrava messa con tre gocce di vino. Un testimone esemplare della fede per la sua gente e per tutto il mondo cattolico.
Hanoi (AsiaNews) – E’ stata accolta con gioia in Vietnam, la notizia che Benedetto XVI ha accolto la richiesta di aprire la causa di beatificazione del cardinale Nguyen Van Thuan, che nel suo Paese, più ancora che nel resto del mondo cattolico, è considerato uno straordinario esempio di fedeltà alla Chiesa ed un operatore di pace e giustizia.
Coloro che lo hanno conosciuto lo ricordano come un testimone, che ha sacrificato 13 anni della sua vita nelle prigioni del regime comunista del suo Paese. Testimone della fede in Dio, protettore per la Chiesa. “Ho letto – padre Francis racconta ad AsiaNews – il libro che il cardinale ha scritto in prigione. Ogni giorno che vi ha trascorso celebrava la messa tenendo nelle mani tre piccole gocce di vino. Il suo libro – prosegue – è stato tradotto in otto lingue, così oggi tanta gente ha la possibilità di leggerlo. Personalmente, conservo l’immagine di una persona pensosa che lavorava, pregava e perdonava chiunque lo avesse minacciato e gli avesse fatto del male”.
“Con tutto il cuore – aggiunge Lan, una catechista della diocesi di Saigon – ha lavorato duramente e con entusiasmo per la missione della Chiesa. Il cardinale Nguyen Van Thun è un santo esempio per i cattolici del Vietnam e di tutto il mondo”.
In effetti, i cattolici vietnamiti sono convinti che nella sua vita il card. Van Thuan sia stato un testimone di fedeltà. Anche in prigione o sotto il controllo del regime comunista, ha sempre pregato e perdonato questi “fratelli”. Le sue sofferenze fisiche e spirituali sono testimonianza di pace e giustizia del cristiano. Anche quando è stato presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace ha aiutato i poveri che vivono nelle zone depresse del mondo. Lo stesso Consiglio ha definito il cardinale Van Thuan “testimone della Chiesa per la pace e la speranza del popolo. Ha trascorso 13 anni in prigione, ma nella sua vita era lucido, saggio e fervente”.
L’annuncio della decisione del Papa di consentire al Pontificio consiglio di procedere nel lavoro di esame per la canonizzazione è stato dato dal cardinale Renato Martino, successore del card. Van Thuan, il 9 settembre, quarto anniversario della morte del porporato.
dal sito on line del giornale « Avvenire »
Troppi segnali lasciano intendere che c’è una volontà di colpire
Uno spirito antireligioso?
Carlo Cardia
Si può dire che in alcuni Paesi occidentali si va diffondendo uno spirito antireligioso, con alcune accentuazioni anticristiane? Da tempo, e da più parti, ci si pone questa domanda, e non è facile dare una risposta. Diversi fatti farebbero propendere per il sì. Solo a scorrere alcuni recenti testi, scritti da autori che svolgono diverse professioni, si direbbe che la dissacrazione della religione, e del cristianesimo in particolare, stia diventando quasi una moda in certi ambienti dell’intellettualità. C’è chi riprende al più basso livello l’analisi volterriana delle Scritture, irridendole e negando qualsiasi ruolo positivo della religione nella storia dell’uomo. E conclude che Dio non è grande (perché non esiste), o che non possiamo essere cristiani, e meno che mai cattolici. E c’è chi propone di espungere la religione dall’orizzonte antropologico perché falsa, pericolosa per l’uomo e per la società. E scrive che Dio è un’illusione, o che bisogna rifondare ateisticamente la società. Ciò che colpisce in questo tipo di letteratura è l’insussistenza di una base culturale credibile, l’affastellarsi di proposizioni, giudizi sbrigativi e sprezzanti verso tutto ciò che deriva dalla ricerca di Dio e dalla sua evoluzione. Le religioni sono messe sullo stesso piano, le primordiali e le moderne, il politeismo e il monoteismo, mentre tutti i mali della storia, dai sacrifici umani dell’antichità alle tragedie della modernità (comprese quelle dell’epoca illuministica e materialistica) sono addebitati alle religioni, preferibilmente al cristianesimo. Le Scritture sono lette senza alcuna sensibilità storico-esegetica, essendo gli autori desiderosi soltanto di colpire, colpire i testi e l’immaginazione del lettore, come si fosse in un reality. Scompare ogni capacità di analizzare e distinguere, crolla l’impianto teorico che pure esisteva nella grande critica storico-filosofica dell’Ottocento. La caduta verticale della razionalità induce all’offesa gratuita, e traspare il vero e un ico desiderio di abbattere Dio e la sua immagine. Nulla che riguardi il rapporto tra l’evoluzione dell’uomo e la conoscenza di Dio, l’ansia di spiritualità che anima i popoli sulla terra, nulla che testimoni la volontà di capire il ruolo del cristianesimo nella formazione dell’Occidente e il suo respiro universale. Lo spirito antireligioso poi si fa sentire in Italia, e in alcune parti d’Europa, ad un livello diverso, nell’azione politica, con l’insofferenza per la presenza del cattolicesimo. Alla Chiesa qualcuno chiede, centrando il ridicolo, di tacere su cose che non le competono, come l’etica e l’antropologia. La laicità è utilizzata come barriera contro i contenuti e le parole del magistero, salvo non sia politicamente corretto. La stampa riferisce di un testo di propaganda ateistica fatto diffondere tra i bambini di alcune scuole. Sono note le blasfemie più dolorose che si ripetono verso i simboli sacri della fede cristiana, dalla croce alla passione di Cristo, all’immagine di Maria colpita da allucinate volgarità. Tutto ciò pone delle domande ai credenti, e a chiunque voglia capire cosa sta accadendo. Non esistono risposte semplici. Personalmente non credo alla tesi del complotto, o al disegno preordinato di lobby più o meno potenti. Penso invece che siamo di fronte a un impoverimento, a una vero e proprio crollo di razionalità in qualche settore intellettuale, coerente con un più generale degrado che si avverte attorno a noi. Ma ritengo anche si vada diffondendo nelle pieghe della società un certo animus anticristiano che va oltre la superficialità e la confusione culturale. Si avverte una volontà di colpire al cuore la fede e i sentimenti di chi crede, di procedere con qualsiasi mezzo, anche i più cinici, per fermare un processo che sta maturando da qualche tempo. Si vuole frenare una crescita di riflessione, e di ripensamento, che esiste in tante persone e in tanti giovani, sulle nostre origini, sul significato e sul destino dell’uomo, sui suoi bisogni più profondi. Penso si tratti di una nuova iconoclastia che ogni tanto si ripresenta nella storia, e che costituisce una prova spirituale per i credenti, ma anche una sfida per chiunque voglia interrogarsi sulle profondità dell’animo umano.
dal sito:
http://www.zenit.org/article-11976?l=italian
Gli ultimi momenti di suor Lucia di Fatima nel ricordo della Superiora del Carmelo
Suor Maria a Celina di Gesù Crocifisso, del Convento di Coimbra
COIMBRA/ROMA, lunedì, 24 settembre 2007 (ZENIT.org).- Entrata nel Monastero di Santa Teresa di Coimbra (Portogallo), il 25 marzo 1941, suor Lucia ha sempre occupato la stessa cella e “da lì volò in cielo”, afferma la Superiora del Carmelo, suor Maria Celina di Gesù Crocifisso.
Lo scorso venerdì, a Roma, i numerosi invitati alla presentazione del libro “L’ultima veggente di Fatima. I miei colloqui con suor Lucia” (Edizioni Rai-Eri e Rizzoli, Milano 2007, pp. 196, Euro 17,50), scritto dal Cardinale Tarcisio Bertone con il Vaticanista del Tg1, Giuseppe De Carli, hanno potuto assistere, in esclusiva, alla proiezione di un video-reportage sul Convento di Coimbra dove ha vissuto la religiosa.
Dal 1950 passò stabilmente a far parte della comunità, avendo professato il 13 maggio dell’anno precedente la professione dei voti solenni. Prese il nome di suor Maria di Gesù e del Cuore Immacolato. In clausura si occupò di diversi incarichi: ortolona, responsabile della dispensa e di una parte del guardaroba.
Realizzato lo scorso luglio da Elena Balestri e da De Carli, “grazie alla Santa Sede”, nel reportage di 8 minuti circa la troupe ha filmato la comunità di 20 claustrali, ripresa durante “l’ora sesta”.
Le immagini si snodano al di là della clausura, nello spazio della ricreazione; si vede la passeggiata delle carmelitane nel giardino e nell’orto, la sosta davanti alla Madonna di Fatima e del Bambino Gesù di Praga, il parlatoio dove suor Lucia ha incontrato i Cardinali Albino Luciani (1977), Joseph Ratzinger (1997) e in tre volte successive, dal 2000 al 2003, Tarcisio Bertone.
Toccanti le immagini della cella, dove tutto è rimasto come allora: la scritta sulla porta “Cuore Immacolato di Maria. Il mio cuore immacolato sarà il tuo rifugio”; il letto dove è morta con una grande foto che la ritrae abbracciata alla Superiora, in mano il messaggio di Giovanni Paolo II.
E ancora: un agnellino di peluche, dono di un sacerdote italiano; statuette di pastorelli e della Vergine; una poltrona; la sedia a rotelle; la semplice scrivania con i dizionari da consultare nel suo quotidiano esercizio di scrittura; un rosario; un altoparlante per ascoltare la messa e per partecipare ai momenti di preghiera delle claustrali.
Per milioni di devoti di Fatima, i luoghi dove suor Lucia ha trascorso quasi 57 anni della sua vita “sono misteriosi. In tv – commentano i realizzatori del reportage – abbiamo visto la veggente a Fatima in occasione dei pellegrinaggi dei Papi, Paolo VI e Giovanni Paolo II, e la sua ultima apparizione è dell’ottobre 2000, mentre recita, dal coro alto del monastero, una decina del rosario in collegamento con Piazza San Pietro”.
Superiora di suor Lucia per sei anni – la ultima in ordine di tempo – suor Maria Celina ha accolto la troupe televisiva insiema a suor Maria del Carmine, consorella della veggente di Fatima per 52 anni e che accompagnò suor Lucia di Fatima, il 13 febbraio del 2000, per la beatificazione dei suoi cuginetti Giacinta e Francesco Marto, presieduta da Giovanni Paolo II.
Dalle conversazioni con le due religiose emerge la vita di raccoglimento, di solitudine e silenzio di suor Lucia, lontana dalla curiosità della gente: “All’esterno come tutte, all’interno come nessuna”.
“Quando sono entrata – ha ricordato suor Maria del Carmine – ci ho impiegato ben 8 giorni a riconoscere suor Lucia. Poi una suora mi ha detto: ‘Madre se ti portassi un pezzetto di pane da mangiare la notte?’ E io mi sono detta che di sicuro non poteva essere quella. E invece era lei”.
Durante il rosario quotidiano, lungo un vialetto al termine del quale si trova la statua della Vergine, “suor Lucia – ha spiegato la Superiora – spesso sgridava i pastorelli: voi siete andati in cielo e mi avete lasciata da sola”.
Di seguito riportiamo il testo del dialogo con suor Maria Celina.
Secondo lei, Lucia ha visto la Madonna anche altre volte?
Lei non parlava volentieri di questo. Negli ultimi anni invece raccontava della straordinaria esperienza del 1917. Ma non diceva io, bensì i “pastorelli”: si riferiva sempre a loro. L’immagine di Nostra Signora non era come lei la voleva. A volte le sembrava brutta, non corrispondeva all’incisività del suo ricordo, non era quella che l’artista aveva ricavato dalla sua descrizione. E’ un pò quello che è accaduto a santa Bernadette.
E a chi obiettava di un quarto segreto, di un segreto non svelato, suor Lucia che cosa rispondeva?
Che non sono mai contenti; che compiano quello che è stato chiesto dalla Madonna, che è la cosa più importante. Quando qualcuno osservava: ‘suor Lucia, dicono che c’è un altro segreto” [...], lei guardava ironicamente. “Se c’è – ribatteva – che me lo rivelino: Io non ne conosco altri”.
Che tipo di suora era Lucia?
Era una persona che emanava allegria. Io ho vissuto con lei 28 anni e ho notato una persona che più avanzava con l’età e più ritrovava un’infanzia evangelica. Sembrava di nuovo la bambina che nella Cova da Iria aveva avuto le apparizioni. Più il corpo diventava pesante, più lo spirito diventava leggero.
Si è spenta a poco a poco, quasi dolcemente?
Quando ha avuto bisogno di aiuto abbiamo messo il suo letto al centro della cella e noi tutte attorno, insieme con il vescovo di Leiria-Fatima. Io ero in ginocchio accanto a lei. Suor Lucia ha guardato tutte e alla fine ha guardato me, per ultima. E’ stato uno sguardo lungo, ma c’era nei suoi occhi una luce profonda, che porto nella mia anima.
Lei la sente ancora vicina?
La prego sempre e so che lei prega per noi. Ci sono cose che non hanno bisogno di parole: basta un gesto, un pensiero. Prima suor Lucia aveva il problema dell’udito. Adesso non ce l’ha più. Adesso lei capisce tutto anche senza parole.
Sant’Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie, III, 22 ; SC 211, 439
Noi siamo suoi fratelli perché sua madre ha ascoltato la parola di Dio e l’ha messa in pratica
La Vergine Maria è stata obbediente quando ha detto: « Eccomi, sono la serva del Signore. Si compia in me la tua parola » (Lc 1,38). Eva invece era stata disobbediente; aveva disobbedito mentre era ancora vergine… Quindi così come Eva, disobbedendo, è diventata causa di morte per se stessa e per tutto il genere umano, così anche Maria, avendo come sposo, pur rimanendo vergine, colui che le era predestinato, è diventata, obbedendo, causa di salvezza per se stessa e per tutto il genere umano… Infatti ciò che è stato legato non può essere sciolto se non si rifanno nel senso inverso gli occhielli del nodo; in questo modo il primo nodo è sciolto dal secondo, e il secondo serve per sciogliere il primo.
Per questo il Signore diceva che i primi sarebbero stati gli ultimi, e gli ultimi i primi (Mt 19,30). Anche il profeta affermava la stessa cosa dicendo: « Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli » (Sal 44,17). Infatti il Signore quando è diventato « il primogenito di coloro che risuscitano dai morti » e ha accolto nel suo seno gli antichi padri, li ha fatti rinascere nella vita di Dio, divenendo lui stesso « il principio » dei viventi (Col 1,18) perché Adamo era diventato il principio dei morti. Per questo Luca ha cominciato dal Signore la sua genealogia, per poi farla risalire da Gesù ad Adamo (Lc 3,23), mostrando così che non sono i padri ad avere dato la vita al Signore, ma lui invece li ha fatti rinascere nel Vangelo della vita. Così anche il nodo della disobbedienza di Eva è stato sciolto dall’obbedienza di Maria. Ciò infatti che la vergine Eva aveva legato con la sua incredultà, la Vergine Maria l’ha sciolto con la sua fede