NAPOLI: IL VANGELO NELLA CITTÀ

dal sito on line del giornale « Avvenire »

IL VANGELO NELLA CITTÀ
Mentre cresce l’attesa per la visita del Papa, il 21 ottobre prossimo, il capoluogo campano torna a confrontarsi con il significato spirituale e civile dell’evento miracoloso 

«Napoli, Gennaro ci insegna l’eroismo della quotidianità» 

Si è rinnovato ieri il prodigio della liquefazione del sangue del patrono. Un santo – ha detto il cardinale Sepe – esemplare per quanti, anche oggi, si impegnano per la verità e la giustizia. «Chiesa, avamposto di chi vuole costruire il bene comune» 

Da Napoli Valeria Chianese  

Ha portato le ampolle col sangue di san Gennaro sul sagrato della Cattedrale – scioltosi ieri mattina alle 9,35. Con esse il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe ha benedetto i fedeli, in un abbraccio simbolico e commosso alla città e alla diocesi che il Papa gli ha affidato un anno fa. È il prodigioso segno della liquefazione del sangue del santo patrono, da secoli legato a Napoli, «che manifesta la vicinanza e la predilezione del Signore per questa amata e sofferente terra che, benedetta da Dio, tenta con ogni sforzo, in mezzo a mille difficoltà, di rendere pura, visibile e trasparente la sua fede in Gesù Cristo», ha esordito nell’omelia il cardinale, in memoria di chi – come Gennaro – si è lasciato morire per amore della verità e della giustizia, poi addentrandosi nell’analisi lucida, sia pur dolorosa, della realtà di Napoli, con parole che possono illuminare anche altre situazioni del Paese.
«Sulla nostra città e sulla nostra regione si dicono tante parole che ormai rischiano l’usura – ha detto Sepe -. Anche le più terribili e drammatiche sembrano avere perso forza espressiva: sono diventate anch’esse come occhi appannati, che non riescono a mettere esattamente a fuoco la realtà. Consumiamo aggettivi e inventiamo iperbole per dare forza ai nostri discorsi, per renderli efficaci e suggestivi. Nessuna città è forse al centro di così tanti discorsi e dibattiti come lo è Napoli; ma senza lo spessore giusto e la visione chiara e oggettiva, essa rischia di mandare in scena, a proprio danno, la vuota rappresentazione di una fiera delle parole fine a sé stessa, in cui promesse e pronunciamenti, dichiarazioni e prese di posizione, vengono triturate come polvere – ha denunciato il cardinale -. C’è crisi di valori, c’è crisi di certezze. Ma l’uomo non può dimettersi dalla propria dignità e lasciarla imbrattata da chi semina odio. Nessuno più riesce a sopportare l’aria malefica di una violenza che avvelena uomini e cose. Non ne possiamo più del perdurar e di questo ammasso di scorie, che sporca di sangue le nostre città».
Quindi l’appello alle istituzioni civili, tutte presenti tra i tremila fedeli che gremivano la Cattedrale: «Davanti a noi tante sfide non impossibili, ma sappiamo che questa città ha bisogno di impegni concreti, che sappiano rispondere alle esigenze e alle urgenze soprattutto dei più poveri, dei più deboli, dei giovani. Laddove si guarda realmente agli interessi della comunità e di ogni singola persona, a partire dai bisogni primari del lavoro, della casa, dei giovani, della salute, dei servizi, la comunità ecclesiale va considerata come una forza già in campo, pronta ad assecondare e a sostenere ogni tipo di progetto, da qualunque parte venga. La Chiesa non è e non vuole essere l’ultimo baluardo a difesa della città, ma intende farsi primo e visibile avamposto di tutto ciò che è positivo e giusto, per contribuire a realizzare il bene comune».
Così Sepe ha lanciato ancora una volta un forte appello alla mobilitazione chiedendo ai napoletani di trasformarsi in «eroi della quotidianità» sull’esempio di quanto già fa la Chiesa che mette in campo i suoi e le sue donne, le sue deboli strutture. «Napoli – ha continuato – deve specchiarsi nella propria bellezza umana, culturale, religiosa. Se, come capita per tante altre metropoli, è la città dell’emergenza, occorre prendere atto che l’emergenza chiama alla mobilitazione. E chiama tutti, senza eccezioni. Non c’è ragione per ricercare, mediocremente, qualche angolo di riparo, magari rassegnandosi a considerare endemici e incurabili i suoi mali. Ora più che mai la città ha bisogno di investire sul sano coraggio, sull’impegno e sulla fiducia di tutti. Per questo non occorrono eroi, ma è necessaria la pratica assidua e concreta di un eroismo della quotidianità, discreto e faticoso, ma efficace per sanare un tessuto lacerato in alcune sue parti».
«La visita del Santo Padre – ha poi detto, riferendosi all’arrivo di Benedetto XVI il 21 ottobre a Napoli – è una provvidenziale occasione per dare nuovo slancio a una terra che già l’amato predecessore, il servo di Dio Giovanni Paolo II, pose la centro del suo indimenticabile pellegrinaggio di sedici anni fa. Da un Papa all’altro Napoli è chiamata a misurare la propria capacità di ritornare ad essere ogni giorno di più protagonista di un proprio futuro di giustizia, di pace e di libertà. Altro che male inguaribile – ha concluso in uno slancio di speranza -: Napoli è pronta a prendere in mano la sua storia e il suo futuro. Di inguaribile per questa città resta solo la grande capacità di amare». 

 

Publié dans : Santi |le 20 septembre, 2007 |Pas de Commentaires »

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