Elavation of the Cross

dal sito:
http://www.santegidio.org/IT/preghiera/giorni/venerdi.asp
Inno di resurrezione
Alleluia, alleluia, alleluia
Cristo è risorto dai morti e non muore più.
Alleluia, alleluia, alleluia
Malgrado la pietra pesante sulla tomba,
il peccato triste di questo mondo,
i soldati di guardia al tuo corpo,
tu sei risorto, Signore, nostro Dio.
Alleluia, alleluia, alleluia
Cristo è risorto dai morti e non muore più.
Alleluia, alleluia, alleluia
Alle donne venute al sepolcro
un angelo ha parlato della tua resurrezione,
ti sei fatto compagno dei discepoli
e ad Emmaus hai cenato con loro.
Alleluia, alleluia, alleluia
Cristo è risorto dai morti e non muore più.
Alleluia, alleluia, alleluia
Malgrado le porte chiuse e la paura,
sei apparso ai discepoli riuniti,
dando loro potere di perdonare
ed offrendo ad essi la tua pace.
Alleluia, alleluia, alleluia
Cristo è risorto dai morti e non muore più.
Alleluia, alleluia, alleluia
Noi oggi ti celebriamo risorto
da tutto il mondo con la fede,
dal profondo del cuore confessiamo
che tu sei il nostro Signore e Dio.
Alleluia, alleluia, alleluia
Cristo è risorto dai morti e non muore più.
Alleluia, alleluia, alleluia
dal sito:
http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=154994
La Chiesa celebra la Festa della Santa Croce
La Chiesa celebra oggi la Festa della Santa Croce. Una ricorrenza che ha la sua origine a Gerusalemme, nel 326, quando Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino. ritrovò i resti della Croce di Cristo, nei pressi del Calvario. Il servizio di Sergio Centofanti:
Tutti la maledicono; la Chiesa la esalta. Dice San Paolo: »Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani ».“Ma che senso ha esaltare la Croce? – si era chiesto il Papa nell’Angelus del 17 settembre dell’anno scorso – Non è forse scandaloso venerare un patibolo infamante?”:
“I cristiani, però, non esaltano una qualsiasi croce, ma quella Croce che Gesù ha santificato con il suo sacrificio, frutto e testimonianza di immenso amore. Cristo sulla Croce ha versato tutto il suo sangue per liberare l’umanità dalla schiavitù del peccato e della morte. Perciò, da segno di maledizione, la Croce è stata trasformata in segno di benedizione, da simbolo di morte in simbolo per eccellenza dell’Amore che vince l’odio e la violenza e genera la vita immortale. ‘O Crux, ave spes unica! O croce, unica speranza!’. Così canta la liturgia”.
Strettamente collegata alla Festa dell’Esaltazione della Santa Croce è la memoria della Madonna Addolorata, che si celebra domani. Maria è ai piedi della Croce accanto a Gesù morente. “Il suo dolore – dice il Papa – forma un tutt’uno con quello del Figlio”:
“È un dolore pieno di fede e di amore. La Vergine sul Calvario partecipa alla potenza salvifica del dolore di Cristo, congiungendo il suo ‘fiat’, il suo ‘sì’, a quello del Figlio. Cari fratelli e sorelle, spiritualmente uniti alla Madonna Addolorata, rinnoviamo anche noi il nostro ‘sì’ al Dio che ha scelto la via della Croce per salvarci. Si tratta di un grande mistero che è ancora in atto, fino alla fine del mondo, e che chiede anche la nostra collaborazione. Ci aiuti Maria a prendere ogni giorno la nostra croce e a seguire fedelmente Gesù sulla via dell’obbedienza, del sacrificio e dell’amore”.
dal sito:
http://www.zenit.org/article-11870?l=italian
Predicatore del Papa: sanare la relazione genitori-figli, una missione più che mai attuale
Commento di padre Cantalamessa alla liturgia di domenica prossima
ROMA, venerdì, 14 settembre 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap. – predicatore della Casa Pontificia –, alla liturgia di domenica prossima, XXIV del tempo ordinario.
* * *
XXIV Domenica del tempo ordinario [C]
Esodo 32, 7-11.13-14; I Timoteo 1, 12-17; Luca 15, 1-32
IL PADRE GLI CORSE INCONTRO
Nella liturgia di questa domenica si legge l’intero capitolo quindici del Vangelo di Luca che contiene le tre parabole dette « della misericordia »: la pecorella smarrita, la dramma perduta e il figliol prodigo. « Un padre aveva due figli… ». Basta ascoltare queste tre o quattro parole perché chi ha un minimo di familiarità con il vangelo esclami subito: parabola del figliol prodigo! In altre occasioni ho messo in rilievo il significato spirituale della parabola; questa volta vorrei sottolineare di essa un aspetto poco sviluppato ma estremamente attuale e vicino alla vita. Nel suo fondo la parabola non è che la storia di una riconciliazione tra padre e figlio, e tutti sappiamo quanto una simile riconciliazione è vitale per la felicità sia dei padri che dei figli.
Chissà perché la letteratura, l’arte, lo spettacolo, la pubblicità sfruttano tutti un solo rapporto umano: quello a sfondo erotico tra l’uomo e la donna, tra marito e moglie. Sembra che non esista nella vita altro che questo. Pubblicità e spettacolo non fanno che cucinare in mille salse lo questo piatto. Lasciamo invece inesplorato un altro rapporto umano altrettanto universale e vitale, un’altra delle grandi fonti di gioia della vita: il rapporto padre – figlio, la gioia della paternità. In letteratura l’unica opera che tratta veramente questo tema è la Lettera al padre » di F. Kafka. (Il famoso romanzo « Padri e figli » di Turgenev non tratta in realtà del rapporto tra padri e figli naturali, ma tra generazioni diverse).
Se invece si scava con serenità e obiettività nel cuore dell’uomo si scopre che, nella maggioranza dei casi, un rapporto riuscito, intenso e sereno con i figli è, per un uomo adulto e maturo, non meno importante e appagante che il rapporto uomo – donna. Sappiamo quanto questo rapporto sia importante anche per il figlio o la figlia e il vuoto tremendo che lascia la sua rottura.
Come il cancro attacca, di solito, gli organi più delicati nell’uomo e nella donna, così la potenza distruttrice del peccato e del male attacca i gangli più vitali dell’esistenza umana. Non c’è nulla che sia sottoposto all’abuso, allo sfruttamento e alla violenza quanto il rapporto uomo – donna e non c’è nulla che sia così esposto alla deformazione come il rapporto padre – figlio: autoritarismo, paternalismo, ribellione, rifiuto, incomunicabilità.
Non bisogna generalizzare. Esistono casi di rapporti bellissimi tra padre e figlio e io stesso ne ho conosciuto diversi. Sappiamo però che esistono anche, e più numerosi, casi negativi di rapporti difficili tra padri e figli. Nel profeta Isaia si legge questa esclamazione di Dio: « Ho allevato e fatto crescere dei figli, ma essi si sono ribellati contro di me » (Is 1, 2). Credo che molti padri oggigiorno sanno, per esperienza, cosa vogliono dire queste parole.
La sofferenza è reciproca; non è come nella parabola dove la colpa è tutta e solo del figlio… Ci sono padri la cui più profonda sofferenza nella vita è di essere rifiutati, o addirittura disprezzati dai figli. E ci sono figli la cui più profonda e inconfessata sofferenza è di sentirsi incompresi, non stimati, o addirittura rifiutati dal padre.
Ho insistito sul risvolto umano ed esistenziale della parabola del figliol prodigo. Ma non si tratta solo di questo, cioè di migliorare la qualità della vita in questo mondo. Rientra nello sforzo per una nuova evangelizzazione, l’iniziativa di una grande riconciliazione tra padri e figli e il bisogno di una guarigione profonda del loro rapporto. Si sa quanto il rapporto con il padre terreno può influenzare, positivamente o negativamente, il proprio rapporto con il Padre dei cieli e quindi la stessa vita cristiana. Quando nacque il precursore Giovanni Battista l’angelo disse che uno dei suoi compiti sarebbe stato di « ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i cuori dei figli verso i padri ». Un compito oggi più che mai attuale.
Sant’Efrem Siro (circa 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa
Discorsi sul Signore, 1, 3-4.9
La croce, ponte sull’abisso della morte
Il nostro Signore fu schiacciato dalla morte, ma a sua volta egli la calpestò come una strada battuta. Si sottomise spontaneamente alla morte, accettò volontariamente la morte per distruggere quella morte che non voleva morire. Nostro Signore infatti uscì reggendo la croce perché così volle la morte. Ma sulla croce col suo grido trasse i morti fuori dagli inferi, nonostante che la morte cercasse di opporsi…
Fu ben potente il figlio del falegname, che portò la sua croce sopra gli inferi che ingoiavano tutto e trasferì il genere umano nella casa della vita. Come poi a causa del legno il genere umano era sprofondato in quei luoghi sottorranei, sopra un legno Cristo entrò nell’abitazione della vita. Perciò in quel legno in cui era stato innestato il ramoscello amaro, venne innestato un ramoscello dolce, perché riconosciamo colui al quale nessuna creatura è in grado di resistere.
Gloria a te che che della tua croce hai fatto un ponte sulla morte. Attraverso questo ponte le anime si possono trasferire dalla regione della morte a quella della vita. Gloria a te che ti sei rivestito del corpo dell’uomo mortale e lo hai trasformato in sorgente di vita per tutti i mortali. Tu ora certo vivi. Coloro che ti hanno ucciso hanno agito verso la tua vita come gli agricoltori: la seminarono come frumento nel solco profondo. Ma di là rifiorì e fece risorgere con sé tutti (Gv 12,24).
Venite, offriamo il nostro amore come sacrificio grande e universale, eleviamo cantici solenni e rivolgiamo preghiere a colui che offrì la sua croce in sacrificio a Dio, per rendere ricchi tutti noi del suo inestimabile tesoro.