La luce dell’oscurità di Madre Teresa (Parte I)
dal sito:
http://www.zenit.org/article-11836?l=italian
La luce dell’oscurità di Madre Teresa (Parte I)
Padre Kolodiejchuk parla della sua unione con Gesù
ROMA, lunedì, 10 settembre 2007 (ZENIT.org).- Madre Teresa di Calcutta sapeva di essere unita a Gesù sia nei momenti in cui provava amore, sia nei momenti di aridità, perché la sua mente era fissa solo ed esclusivamente su di Lui.
La fondatrice delle Missionarie della Carità aveva espresso questa realtà in una lettera indirizzata al suo direttore spirituale, ora resa pubblica – insieme a molte altre lettere – in un volume intitolato “Come Be My Light”, edito e presentato da padre Brian Kolodiejchuk.
In questa intervista rilasciata a ZENIT, padre Kolodiejchuk, sacerdote Missionario della Carità e postulatore della causa di canonizzazione della beata Madre Teresa di Calcutta, parla del suo nuovo libro e della vita interiore di Madre Teresa, tenuta finora nascosta al mondo.
La straordinaria vita interiore di Madre Teresa è stata rivelata per lo più dopo la sua morte. A parte i colloqui con i suoi direttori spirituali, come era la sua vita, soprattutto la sofferenza del suo buio spirituale, celato a tutti coloro che la conoscevano?
Padre Kolodiejchuk: Nessuno aveva idea della sua vita interiore perché i suoi direttori spirituali non rendevano note queste lettere. I gesuiti ne possedevano alcune, altre erano custodite presso la residenza arcivescovile e padre Joseph Neuner, un altro direttore spirituale, ne aveva altre.
Queste lettere sono state scoperte quando siamo andati alla ricerca di documenti utili alla causa.
Quando era in vita, Madre Teresa aveva chiesto che il suo materiale biografico non venisse reso pubblico.
Aveva chiesto all’Arcivescovo Ferdinand Perier di Calcutta di non rivelare a un altro Vescovo di come le cose fossero iniziate. Aveva detto: “Per favore non dargli nulla dell’inizio, perché se le persone conoscessero l’inizio, come per le locuzioni, allora l’attenzione si sposterebbe su di me e non su Gesù”.
Continuava a ripetere: “Opera di Dio. Questa è opera di Dio”.
Persino le sorelle più vicine a lei non avevano idea della sua vita interiore. Molte pensavano che doveva avere una grande intimità con Dio per poter andare avanti nonostante le difficoltà relative all’Ordine e alla povertà materiale in cui viveva.
Il libro parla del voto segreto che Madre Teresa fece nei primi momenti della sua vocazione, quando promise di non negare a Dio nulla, pena il peccato mortale. Che ruolo ha avuto questo nella sua vita?
Padre Kolodiejchuk: Madre Teresa ha formulato questo voto, di non rifiutare mai nulla a Dio, nel 1942.
Subito sono seguite le sue lettere ispirate da Gesù. In una di queste, se non in entrambe, Gesù – mettendo alla prova il suo voto – dice: “Ti rifiuterai di fare questo per me?”.
Il voto quindi fa da sfondo alla sua vocazione. Poi si vede nelle lettere ispirate che Gesù chiarisce la sua chiamata.
Ella quindi va avanti perché sa cosa Gesù vuole da lei. È motivata dal pensiero di questo desiderio e di questo dolore relativi al fatto che i poveri non conoscono Gesù e quindi non lo cercano.
Questo è uno dei pilastri che l’ha sostenuta nei momenti di prova del buio. Sulla base della sua certezza nella chiamata e di questo suo voto, può affermare in una delle lettere: “Ero al punto di crollare, allora mi sono ricordata del voto e questo mi ha fatto andare avanti”.
Vi è stata molta polemica sulle “notti oscure” di Madre Teresa. Nel suo libro lei le descrive come il “martirio del desiderio”. Questo elemento della sete di Dio, in generale, non è stato colto. Ce lo può descrivere?
Padre Kolodiejchuk: Un buon libro che conviene leggere per comprendere alcune di queste cose è quello di padre Thomas Dubay: “Fire Within”.
Nel suo libro, padre Dubay parla del dolore della perdita e del dolore del desiderio, e afferma che il dolore del desiderio è maggiore.
Come spiega padre Dubay, il dolore derivante dal desiderio di una vera unione con Dio, costituisce lo stato di purgatorio chiamato la notte oscura. Dopo questa fase, l’anima passa ad uno stadio di estasi e di vera unione con Dio.
Il periodo purgativo di Madre Teresa sembra esserci stato durante il suo periodo di formazione a Loreto.
Ai tempi della sua professione, affermava di essere spesso accompagnata dal buio. Le sue lettere di quel periodo, sono tipiche di chi si trova nella notte oscura.
Padre Celeste Van Exem, suo direttore spirituale, ha detto che forse nel 1946 o 1945 lei era già vicina all’estasi.
Dopo quel periodo, quando le difficoltà di fede sono terminate, sono arrivate le ispirazioni e le locuzioni.
Più tardi, ha scritto a padre Neuner spiegando: “E poi lei sa come è andata a finire. Come se Nostro Signore si fosse dato a me in pienezza. La dolcezza, la consolazione e l’unione di quei 6 mesi sono passate fin troppo in fretta”.
Quindi Madre Teresa ha avuto sei mesi di unione intensa, dopo le locuzioni e l’estasi. Ella si trovava già nella autentica unione trasformante. A quel punto l’oscurità è tornata.
Ma adesso il buio che viveva, si collocava nell’ambito di quell’unione con Dio. Pertanto non è che quell’unione che aveva sperimentato fosse svanita. Aveva invece perso la consolazione dell’unione, alternando tra il dolore di quella perdita e il desiderio profondo; un’autentica sete.
Come ha detto padre Dubay: “Talvolta la contemplazione è deliziosa; altre volte assume la forma di una forte sede di lui”. Ma in Madre Teresa, a parte un mese del 1958, la consolazione dell’unione non è riapparsa.
C’è una lettera in cui dice: “No, Padre, non sono sola, ho il Suo buio, ho il Suo dolore, ho un terribile anelito per Dio. Amare e non essere amata; io so di essere unita a Gesù, perché la mia mente è fissa solo ed esclusivamente su di lui”.
La sua esperienza di oscurità nell’unione è molto rara persino tra i santi, perché per la maggior parte di essi, il periodo finale è caratterizzato da una unione priva di oscurità.
La sua sofferenza, quindi, per usare un termine del teologo domenicano padre Reginald Garrigou-Lagrange, è riparatrice dei peccati altrui, più che purificatrice dei propri. Ella è unita a Gesù attraverso una fede e un amore tali da farle condividere la Sua esperienza nell’Orto del Getsemani e sulla croce.
Madre Teresa disse che la sofferenza nell’Orto degli ulivi era peggiore della sofferenza sulla croce. E adesso sappiamo quale era il fondamento di tale affermazione: aveva compreso l’amore di Gesù per le anime.
L’importante è che si tratti di unione e, come ha evidenziato Carlo Zaleski nel suo articolo pubblicato su First Things, questo tipo di prova è piuttosto nuovo. È un’esperienza inedita per i santi degli ultimi 100 anni: la sofferenza derivante dalla sensazione di non avere fede e di non credere nella religione.

Vous pouvez laisser une réponse.
Laisser un commentaire
Vous devez être connecté pour rédiger un commentaire.