Archive pour août, 2007

Napolitano: Una Europa in difesa dell’inviolabilità della persona umana e della sua dignità

dal sito:

http://www.zenit.org/article-11606?l=italian

 

 

Una Europa in difesa dell’inviolabilità della persona umana e della sua dignità

 

 Messaggio del Presidente della Repubblica al Meeting di Rimini 

 

RIMINI, domenica, 19 agosto 2007 (ZENIT.org).- In un videomessaggio inviato questa domenica al Meeting per l’Amicizia tra i Popoli che si è aperto a Rimini, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha spiegato che l’Europa non potrà andare avanti se insieme allo spazio economico non proporrà anche dei valori comuni.

L’Unione Europea “non potrà allargare il consenso di cui ha bisogno, dei propri cittadini, se continuerà a presentarsi prevalentemente in termini di spazio economico. Se non saprà proporsi all’interno delle proprie frontiere e al mondo intero, come un progetto fondato su valori comuni”, ha affermato il Presidente della Repubblica.

Secondo Napolitano il futuro dell’Unione Europea è limitato “se non saprà incarnare una visione solidale dei rapporti tra essa stessa e gli stati che la compongono, una visione nello stesso tempo delle relazioni internazionali, basata sul dialogo e sul rispetto dello stato di diritto, sulla ferma difesa dei principi dell’inviolabilità della persona umana e della sua dignità”.

Circa le difficoltà per la realizzazione del Trattato costituzionale sottoscritto nel 2004, il Presidente della Repubblica ha denunciato il “rischio che il processo di integrazione regredisca ad una semplice rete di cooperazione intergovernativa”.

“E’ invece necessario – ha sottolineato Napolitano – continuare a coltivare le antiche e nuove ragioni dell’unità europea come antidoto al riemergere di ogni forma di intolleranza e di estremismo”.

Per questo, ha continuato, “è necessario continuare a fare dell’Unione un soggetto politico e dotarla degli strumenti e dei poteri che sono indispensabili perché essa possa assolvere, sulla scena internazionale, il suo ruolo di importante fattore di stabilità e di pace”.

Il Presidente della Repubblica ha infine concluso rivolgendo “a tutti i partecipanti al Meeting di Rimini i miei più vivi auspici di buon lavoro ed il mio cordiale saluto”. 

 

Publié dans:Presidente Napolitano |on 20 août, 2007 |Pas de commentaires »

foto National Geografic – a me piacciono molto perché mi portano in mondi diversi e, forse è quello che un poco mi manca, guardare intorno a me, gli altri che sembrano tanto diversi e non lo sono

foto National Geografic - a me piacciono molto perché mi portano in mondi diversi e, forse è quello che un poco mi manca, guardare intorno a me, gli altri che sembrano tanto diversi e non lo sono dans immagini belle hanging-saris-518641-ga

India, 1996

Photograph by Cary Wolinsky

A washerwoman hangs diaphanous saris to dry on the mortared walls of a house in India. India’s enormous labor pool allows even middle-class households there to employ home help, including servants, cooks, and washerwomen.

(Photo shot on assignment for, but not published in, « The Quest for Color, » July 1999, National Geographic magazine)

http://lava.nationalgeographic.com/cgi-bin/pod/PhotoOfTheDay.cgi?month=08&day=17&year=07

Publié dans:immagini belle |on 20 août, 2007 |Pas de commentaires »

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno PrunusMume

prunus mume

http://www.cherylsgardenparty.com/2005/Gallery/Lynn.htm

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 19 août, 2007 |Pas de commentaires »

La gioia del distacco spirituale

Leggenda dei tre compagni di S. Francesco d’Assisi (circa 1244)
§ 27-29

La gioia del distacco spirituale

Un giorno, messer Bernardo andò di nascosto da san Francesco, che non aveva ancora nessun compagno. « Fratello, disse Bernardo, io voglio distribuire, nel modo che parrà a te più appropriato, tutti i miei beni temporali, per amore del mio Signore che me li ha dati ». Francesco rispose : « Di buon mattino andremo in chiesa e consulteremo il libro dei Vangeli, per sapere quello che il Signore insegnò ai suoi discepoli ». Sul fare del giorno si alzarono, presero con sé un altro uomo di nome Pietro, che egualmente desiderava diventare loro fratello, ed entrarono nella chiesa di San Nicolò, vicina alla piazza della città di Assisi. Essendo dei semplici, non sapevano trovare le parole evangeliche riguardanti la rinuncia al mondo, e perciò pregavano devotamente il Signore affinché mostrasse la sua volontà alla prima apertura del libro.

Finita la preghiera, Francesco prese il libro dei Vangeli ancora chiuso e, inginocchiandosi davanti all’altare, lo aprì. E subito gli cadde sott’occhio il consiglio del Signore : « Se vuoi essere perfetto, va’ e vendi tutti i tuoi beni e distribuiscili ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo ». Francesco, dopo aver letto il passo, ne fu molto felice e rese grazie a Dio. Ma, vero adoratore della Trinità, volle l’appoggio di tre testimoni; per cui aprì il libro una seconda e una terza volta. Nella seconda, incontrò quella raccomandazione : « Non portate nulla nei vostri viaggi » (Lc 9, 3) ; e nella terza : « Chi vuole seguirmi, rinunzi a se stesso » (Lc 9, 23)… Francesco disse : « Fratelli, ecco la vita e la regola nostra, e di tutti quelli che vorranno unirsi a noi. Andate dunque e fate quanto avete udito ».

Andò messer Bernardo, che era assai ricco, e vendette ogni suo avere, ricavandone molto denaro, che distribuì interamente ai poveri della città… E da quell’ora, vissero con lui secondo la forma del santo Vangelo, come il Signore aveva indicato loro. E così Francesco poté scrivere nel suo Testamento : « Il Signore stesso mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo ».

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno crocus

http://ksgarvin.wordpress.com/tag/photography/flowers/

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 19 août, 2007 |Pas de commentaires »

« Sono venuto a portare il fuoco sulla terra »

Sant’Isacco Siriano (7o secolo), monaco nella regione di Ninive (nell’Iraq attuale)
Discorsi ascetici, 1a parte, n°2

« Sono venuto a portare il fuoco sulla terra »

Fatti violenza (cfr Mt 11,12), sforzati di imitare l’umiltà di Cristo, affinché si accenda sempre di più il fuoco che egli ha gettato in te, questo fuoco nel quale sono consumati tutti gli impulsi di questo mondo che distruggono l’uomo nuovo e macchiano le dimore del Signore santo e potente. Affermo infatti con san Paolo che « siamo il tempio di Dio » (2 Cor 6,16). Purifichiamo dunque il suo tempio « come egli è puro » (1 Gv 3,3) affinché egli abbia il desiderio di dimorarvi; santifichiamolo, come egli è santo (1 Pt 1,16); orniamolo di tutte le opere buone e degne. Riempiamolo del riposo della sua volontà, come di un profumo, con la preghiera pura, cioè la preghiera del cuore, che non si può acquistare abbandonandosi agli impulsi continui di questo mondo.

Allora la nube della sua gloria coprirà la tua anima, e la luce della sua grandezza brillerà nel tuo cuore (cfr. 1 Re 8,10). Tutti coloro che dimorano nella casa di Dio saranno ricolmi di gioia e si rallegreranno. Invece gli insolenti e gli immondi scompariranno sotto la fiamma dello Spirito Santo.

« Noli me tangere » Correggio

http://www.comunecorreggio.info/cultura/linco/L0001/capit/cap09.htm

Publié dans:immagini sacre |on 18 août, 2007 |Pas de commentaires »

(questo crocefisso si trova nella cappella dell’Università di Friburgo)

(questo crocefisso si trova nella cappella dell'Università di Friburgo) dans immagini sacre crucifix-grand

La chapelle de l’Université se trouve dans le complexe central de Miséricorde (Fribourg, avenue de l’Europe 21).

(questo crocefisso si trova nella cappella dell’Università di Friburgo)

http://www.unifr.ch/acf/celebrations/chapelle.html

Publié dans:immagini sacre |on 18 août, 2007 |Pas de commentaires »

Rendimi forte, o Signore!

dal sito: http://www.monasterovirtuale.it/elepreg.html

Rendimi forte, o Signore! 

Accogli le parole che dalla mia anima
e dal mio cuore salgono a te, o ineffabile,
che parli nel silenzio. Ti supplico che io
non mi inganni nella conoscenza
della nostra natura più vera;
chinati verso di me e rendimi forte ed io farò
risplendere questa grazia sui miei fratell
i che sono figli tuoi.
La mia anima appartiene allo Spirito Santo.
Per questo credo e confesso la mia fede
da cui ricevo luce e vita.
Sei degno di lode, o Padre;
Il tuo servo vuol santificarsi con te,
secondo la possibilità che tu gli hai dato.
A te la gloria, ora e sempre
e nei secoli dei secoli. Amen.
 
Preghiera su papiro 

Publié dans:preghiere |on 18 août, 2007 |Pas de commentaires »

Un monito per i nostri tempi – Il volto nascosto della Prima Guerra Mondiale

non ne so abbastanza sulla prima guerra mondiale per dire qualcosa in merito, mi è sembrato un articolo interessante e lo posto, il giudizio però non lo so dare, dal sito: 

http://www.fattisentire.net/modules.php?name=News&file=article&sid=2646 

Un monito per i nostri tempi 

Il volto nascosto della Prima Guerra Mondiale 

Le radici culturali della Grande Guerra sono il male di vivere e l’odio per la vita, mescolati all’ottimismo. La guerra si presenta a molti come una via d’uscita. In più, c’è la possibilità di far sparire per sempre l’ultimo impero cattolico. E questa meta fa gola a molti…  

di Francesco Agnoli 

 

L’alba del Novecento promette guerra, annuncia subito un clima di morte: non solo per motivi politici, geopolitici, economici, ma per molto altro ancora. Ci sono i nazionalismi, gli imperialismi che si scontrano, nel cuore dell’Europa, per il controllo dell’Africa, dei mari e dei primati economici. Ma soprattutto ci sono popoli stanchi, annoiati, divorati dal « male di vivere », pronti, spiritualmente prima che fisicamente, alla catastrofe. Solo la storiografia materialista può ignorare che prima di una guerra, prima di uno scontro che incendierà il mondo, che partorirà dal suo seno i totalitarismi, vi e qualcosa di profondo, qualcosa che affonda le sue radici nello spirito, nell’atmosfera culturale e religiosa di un’epoca. E il Novecento è l’età del positivismo darwiniano, che esalta la selezione del più forte, la lotta per la vita, il progresso, l’azione per l’azione, svincolata da ogni valutazione morale; l’epoca in cui la fede in Dio ha lasciato il posto alla fede nell’uomo, nella nazione, nella politica di potenza.
In molti si aspettano che l’uomo sia ormai maturo per divenire Dio, per sostituire l’antica lampada ad olio della fede con la lampadina elettrica del progresso, la croce col dominio, il servizio col potere. In tanti, allo stesso tempo, mescolano questo ottimismo, questa cieca fiducia infondata, destinata ad affondare col Titanic e la guerra, al pessimismo più nero, all’odio per la vita, ad un profondo sentimento di morte, naturale frutto di una mentalità individualista e antireligiosa. Nasce così una generazione di uomini combattuti tra speranze umane, troppo umane, di riscatto e di paradisi terreni, e scoramenti profondi, disperazioni travolgenti. Sono uomini come Thomas Mann, autori di libri intrisi di pessimismo e di odio gnostico per la vita, pronti, contemporaneamente, ad esultare con una gioia dissennata di fronte allo scoppio della guerra: «Da troppo tempo eravamo già una grande potenza: ci eravamo avvezzi e non ne traevamo l’attesa felicità [...]. Guerra dunque, e se occorreva contro tutti, per convincere tutti, per conquistare tutti [...] per questo partimmo con entusiasmo, compresi della certezza che l’ora secolare fosse giunta per la Germania… » (T. Mann, Doctor Faust, Mondadori, 1975). L’«ora secolare»: cioè un nuovo messianismo, quello nazionalista, accanto a quello marxista. In Italia, mentre i poeti crepuscolari denunciano la loro «malattia», la loro stanchezza di vivere e celebrano il funerale della poesia tradizionale, dicendo al lettore che non hanno più nulla da dire, che la loro parola è ormai muta, D’Annunzio e i futuristi esaltano la società del futuro, le macchine e gli aerei, il fuoco e la guerra, in un delirio fanatico che assume i contorni di una strana religiosità invertita, che utilizza anche, nel caso dei futuristi, un nuovo linguaggio, anarchico, disordinato, illogico. L’odio prende il posto della misericordia, la lotta all’esterno il posto del cammino interiore, il culto del superuomo il posto della saggezza cristiana, del senso del peccato e del limite. Umberto Saba, che ben conosce la nuova filosofia psicoanalitica, anch’essa intrisa di perversione e di tanatofilia [culto per la morte], scrive senza ambagi, nelle sue Scorciatoie, che le guerre non scoppiano solo per cause economiche, ma «sono in gran parte, almeno oggi, pretesti offerti all’istinto di morte». E Italo Svevo, anch’egli educato all’idea dell’uomo istintivo, dell’inconscio irrazionale freudiano, fa «guarire» il protagonista di un suo romanzo, Zeno Cosini, proprio in coincidenza con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ed arriva ad augurarsi che la Terra possa venir un giorno distrutta da una bomba terribile, per errare «nei cieli priva di parassiti e di malattie», cioè di uomini.
Così sedicenti superuomini, in cerca della loro divinità non realizzata, e mezzi uomini, delusi dalla modernità e avvolti da un malsano desiderio di morire, si avviano come tanti automi verso un evento che li schiaccerà, e di cui non comprendono interamente la portata. Lo spiegherà molto bene Giuseppe Ungaretti, volontario al fronte, quando riconoscerà di essere partito con un’utopia anarchica nel cuore: distruggere con la guerra tutte le guerre, per aprire, nel sangue, un’era nuova. Di questa «era nuova» hanno bisogno soprattutto i giovani inglesi e tedeschi, che partono in massa, volontari, per la guerra, celebrandone lo scoppio, ancora nel 1914, con canti, processioni, manifestazioni incredibili di giubilo e di entusiasmo collettivo. Perché questa gioia, così incomprensibile e irrefrenabile? Perché proprio in queste due nazioni, le più industrializzate, le più scristianizzate d’Europa? Evidentemente perché la guerra si presenta a molti di loro come una via d’uscita, una fuga dal mondo in cui vivono, dal materialismo soffocante in cui sono cresciuti, dal moralismo borghese, verso un ignoto che può solo essere migliore e più nobile del noto. Evidentemente perché per giovani che non hanno alcun idea della Fede, l’unica possibilità di riscatto può sussistere unicamente in una grande avventura, capace di scaldare il loro cuore e di scardinare violentemente il tedio esistenziale. Si capisce molto studiando una figura importante di quegli anni, il ministro per la marina britannica Winston Churchill. All’alba della guerra scrive alla moglie: «Tutto tende verso la catastrofe e la rovina. Sono interessato, in piena azione e felice. Non è terribile essere fatto così? I preparativi hanno per me un fascino orrido [...] andiamo tutti alla deriva in una sorta di ottusa ipnosi catalettica, quasi che fosse opera di qualcun altro». E Lloyd George, che si trova a Downing Street al momento dello scoppio della guerra, racconterà in seguito: «Winston si precipitò nella sala raggiante, con il volto illuminato e un aspetto entusiasta [...]. Si vedeva che era un uomo davvero felice».
Non c’è un’Europa veramente decisa a scongiurare il conflitto, dunque, nel 1914, ma un mondo disorientato, fanaticamente proiettato verso destini terreni, o terribilmente prostrato, da tanta decadenza di valori e di ideali. Quella decadenza che aveva fatto scrivere a Verlaine, molti anni prima: «Tutto è mangiato, tutto è bevuto, nulla più da dire». Per alcuni, insomma, la guerra è la speranza di dire ancora qualcosa, di sentirsi vivi, magari di immaginare uno scontro tra Bene e Male che li faccia finalmente sentire uomini. E il potere comprende questi desideri, trasformando la guerra laica e industrializzata in una «guerra di religione»: il governo tedesco lanciando i suoi strali contro la perfida Albione, padrona dei mari e del mondo, e quello inglese e americano descrivendo i tedeschi come assetati di sangue, «pidocchi» coll’elmetto, nemici della civiltà e del bene. Utilizzano termini sacri, religiosi, Bene e Male, coloro che al bene e al male non credono più.
Tra gli incendiari non possiamo dimenticare quanti vedono nella guerra la possibilità di far sparire per sempre l’ultimo Impero cattolico, l’ultimo segno concreto di una possibile fratellanza tra popoli basata sulla Fede, non sugli idoli pagani del «sangue e del suolo»: l’Impero Austro-ungarico di Francesco Giuseppe e di Carlo I. È significativo al riguardo il pensiero del socialista massimalista Benito Mussolini, allorché nei suoi discorsi interventisti si scaglia contro un imperatore che segue a capo scoperto la processione del Corpus Domini, e lo accusa di essere «ostinato negatore» dei principi della Rivoluzione Francese. Ugualmente interessante il trattato segreto di Londra, in cui l’Inghilterra chiede esplicitamente al governo italiano di escludere la Santa Sede, che lotta per scongiurare il conflitto, da qualsiasi azione diplomatica. L’impero Austro-ungarico, ci racconta François Fejto nel suo Requiem per un impero defunto, dedicato «alla memoria di miopadre che fu liberale, massone e leale cittadino della monarchia austro-ungarica», viene ucciso anche da un complotto massonico, che vuole «repubblicanizzare e decattolicizzare l’Europa». Scrive Fejto: «Fu a ragione che Bardoux scriverà, in Le Temps del 30 aprile 1938, che il « protestantesimo e la massoneria si erano alleati per distruggere l’Austria, considerata allora, in questi ambienti, come la cittadella dello spirito clericale e retrogrado »». E prosegue affermando che «è innegabile che il fatto di demolire l’Austria corrispondeva alle idee dei massoni, in Francia e negli Stati Uniti, e che essi erano quasi senza riserve a favore del suo smantellamento». Solo così si può giustificare la sorda ostilità verso l’imperatore cattolico Carlo, ostacolato da austrofobi, pangermanisti, massoni ed anticattolici di ogni risma, nel suo tentativo di concludere anzitempo la guerra e riportare la pace. Quel Carlo, bisogna ricordarlo, che in nome di una moralità, anche nella guerra, si oppone all’idea tedesca di usare i sommergibili per bombardare Venezia, e che «pone limiti alla guerra aerea e all’uso delle bombe incendiarie», in nome del rispetto dei civili. Ma l’Austria morirà, e sulle sue ceneri nascerà una nuova Europa: peggiore di prima, costruita, in tanti casi, come quello della Cecoslovacchia e della Jugoslavia, a tavolino, sulla pelle dei popoli, con l’unico risultato di favorire, solo pochi anni dopo, lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale. «Nel nostro XX secolo, ha scritto David Bereznak, ci massacriamo reciprocamente per servire dei miti»: il mito repubblicano, quello anticattolico, quello nazionalista e quello marxista. 

L’Imperatore Carlo sulla via dell’esilio
«Carlo è però un cristiano « senza se e senza ma »: sa che chi governa le sorti dell’uomo è la Provvidenza, che anche le più grandi e più belle costruzioni dell’uomo sono figlie del tempo e nel tempo sorgono e periscono, è consapevole che l’autorità del principe cristiano è servizio. Per questo i re devono anche soffrire, consapevoli che da ogni male temporale Dio è capace di trarre un bene superiore. Sa che la dinastia, di cui egli è l’ultimo rappresentante sovrano, ha dato il suo sangue e il sangue dei suoi soldati per difendere la cristianità. Ma sa pure che essa è carica di responsabilità storiche non lievi: ha duramente limitato – certo meno di altri regimi, ma non meno oggettivamente -almeno in una fase della sua storia, i diritti della Chiesa, ha fatto soffrire più di un pontefice, ha reso più difficile l’evangelizzazione dei popoli dell’impero. E sa che a qualcuno dei sovrani può essere chiesto dalla Provvidenza di scontare anche in questa vita il debito contralto dai suoi predecessori, per il bene proprio e dei sudditi».
(Oscar Sanguinetti e Ivo Musajo Somma, Un cuore per la nuova Europa. Appunti per una biografia del beato Carlo d’Asburgo, D’Ettoris editori, 2004, p. 87). 

RICORDA
«Tra tutti gli uomini ci deve essere lotta aperta».
(Charles Darwin, The Descent of man, and selection in relation to sex, ed. 2, New York 1886, p. 618). 

Bibliografia
Andrea Granelli -Andrea Tornielli, Papi, guerre e terrorismo, Sugarco, 2006.
François Fejto, Requiem per un impero defunto, Mondadori, 1991.
Elena Bianchini, Carlo I d’Austria, Tabula Fati, 2005.
Francesco Agnoli, Conoscere il Novecento. La storia e le idee, Il Cerchio, 2005. 

 

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