Lo splendore di una bellezza e l’orizzonte di una speranza alla mostra su Santa Sofia
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Lo splendore di una bellezza e l’orizzonte di una speranza alla mostra su Santa Sofia
Presentata al Meeting la mostra sull’antica basilica bizantina, oggi museo di Istanbul
RIMINI, lunedì, 20 agosto 2007 (ZENIT.org).- Domenica 19 agosto, è stata presentata al Meeting di Rimini la mostra dal titolo “Lo spazio della Sapienza Santa Sofia ad Istanbul” (Rimini Castel Sismondo 19 agosto- 11 novembre).
La mostra cerca di raccontare lo splendore di quella che è stata per quasi un millennio la chiesa più sontuosa della Cristianità e l’esempio di molte chiese dell’Oriente. Iniziata dall’imperatore Costantino nel 337 e conclusa da suo figlio Costanzo nel 360, l’attuale Santa Sofia è quella costruita da Giustiniano il 27 dicembre 537.
Opera degli architetti Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto, l’archiettura di Santa Sofia è il risultato della combinazione di due tipologie come il Pantheon di Roma e la Basilica Costaniniana di San Pietro. Decorata con marmi policromi e mosaici a fondo d’oro, ha subito crolli, ricostruzioni, combattimenti e saccheggi.
Nel 1953 divenne museo nell’ambito della laicizzazione dello Stato turco voluto da Atatürk, soprannome dato a Mustafa Kermal, primo Presidente della Repubblica Turca.
Intervistato da ZENIT, Riccardo Piol, co-curatore della mostra, ha raccontato che l’idea è nata in modo semplicissimo: Marina Ricci, giornalista di “Canale 5”, andando a Istanbul su invito del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli per un viaggio in preparazione della vista del Santo Padre ha avuto l’occasione di vedere Santa Sofia. E’ tornata a casa con una foto sul cellulare della Madonna dell’abside ed ha convinto gli amici di Comunione e Liberazione che andava raccontata.
“Anche al fotografo ed al cameraman, che non sono persone particolarmente religiose – ha continuato Piol –, è parso evidente il significato di Santa Sofia, che è una bellezza che ha attraversato e vinto la storia. Ha attraversato il buio della storia senza mai abbandonare l’uomo e senza mai soccombere”.
Il curatore della mostra ha raccontato ancora a ZENIT che c’è subito stata una grande disponibilità del governo turco, in particolare del Presidente del Museo Topkapi Ilber Ortayli, decano degli storici di Istanbul, che ha reso possibile l’ingresso in Santa Sofia e la realizzazione di servizi fotografici e filmati.
Grande disponibilità anche da parte dell’Ambasciatore turco presso lo Stato italiano, Ugur Ziyal, che ha subito concesso il patrocinio per la mostra, esprimendo anche grande apprezzamento per l’iniziativa.
Piol ha quindi spiegato che l’obiettivo è quello di “raccontare come la bellezza di Santa Sofia abbia vinto la storia. Abbiamo riportato testi dell’epoca bizantina e della prima epoca ottomana e tutti dicevano ‘è bellissima, è il cielo in terra’”.
“E quella bellezza è la stessa che colpisce l’uomo di oggi e che comunque fa sì che Santa Sofia, chiesa cristiana e madre delle chiese della cristianità, moschea e madre di tutte le moschee, oggi museo, rimane un punto in cui la bellezza pone la domanda su ciò che la genera”, ha aggiunto.
Secondo Piol, “Santa Sofia ha vinto veramente il tempo. Ha vissuto la IV Crociata, la presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani, l’incoronazione di re santi e di re tremendi”.
“Ha visto lo scisma la cui bolla è stata posta su un suo altare. Ha sofferto l’uomo e d ha conquistato l’uomo. E’ sopravvissuta a tutto questo, per cui la potenza che emana è enorme e difficile da spiegare, c’è solo da farsi prendere dallo stupore”.
“L’obiettivo della mostra – ha spiegato il curatore – è quello di far vedere come le realtà ed i siti della cristianità dei primi cristiani sia un patrimonio universale e possa ssere fonte di nuove collaborazioni. La mostra intende riprodurre quella sensazione di stupore che abbiamo provato quando abbiamo visitato Santa Sofia.”
“Per cui c’è un impatto emotivo e visivo molto forte, basato sia sulle immagini sia sui video che sull’audio, e poi tanti testi diversi, cronache delle varie epoche”, ha continuato.
Nella conferenza di presentazione l’Ambasciatore turco in Italia, Ugur Ziyal, ha spiegato che la mostra “valorizza un patrimonio umano da far crescere perché rappresenta il simbolo del dialogo, della tolleranza e dell’amicizia, che ci si augura rafforzi i rapporti culturali di questa collaborazione italo-turca”.
Ilber Ortayli, Presidente della Topkapi Palace Museum, ha sottolineato che “nonostante tutte le trasformazioni Santa Sofia non ha mai cambiato nome e anche in questo può essere considerato patrimonio comune, da consegnare al rispetto e all’ammirazione di tutti”.
Fabrizio Bisconti, Segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, ha palato di una “mostra che suggestiona e avvolge il visitatore”.
Antonio Meneguolo, Vicario Episcopale per gli Affari Economici e moderator Curiae della diocesi di Venezia, ha raccontato come alcuni tesori di Costantinopoli raccolti in San Marco a Venezia, siano ora presenti alla mostra.
Marina Ricci ha invece concluso affermando che “Santa Sofia è bella e per noi rappresenta una pace reale, che può partire dal comune riconoscimento di bellezza”.
Alla Presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, è giunto anche un messaggio del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I in cui è scritto “sono commosso del vostro interesse per questo monumento, dove è possibile scoprire che il nostro Dio è amore e chiama tutti alla verità”.
Nel messaggio Bartolomeo I afferma poi: « Come tutti i templi cristiani da secoli, Santa Sofia ha un unico e insostituibile fine: svolgere la funzione dell’incruenta mistagogia con la quale si realizza l’unione dei fedeli con Dio, cioè la loro divinizzazione”.
“Non ci disturba però il fatto che al giorno di oggi questo tempio non sia disposto al fine per il quale fu costruito, benché tutti noi cristiani avremmo desiderato il suo uso per motivi di culto, come d’aldronde era nelle intenzioni dei suoi costruttori”, ha continuato.
“Come disse il primo martire Stefano per il Tempio di Salomone, ‘l’Altissimo però non abita in templi manufatti. Il cielo è il mio trono e la terra sgabello ai miei piedi; qual casa mi edificherete, dice il Signore, e quale sarà il luogo del mio riposo? Non è forse stata la mia mano a fare tutto questo?’”, ha poi concluso.
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