Archive pour le 9 août, 2007

Santa Benedetta della Croce – Edith Stein

Santa Benedetta della Croce - Edith Stein dans immagini sacre

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VATICANO – Papa Benedetto XVI in Brasile – E’ la Vergine Maria che ci insegna a pregare

un testo su Maria, Papa Benedetto XVI in Brasile, dal sito:

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=12927&lan=ita

VATICANO – Papa Benedetto XVI in Brasile – E’ la Vergine Maria che ci insegna a pregare. È Lei che ci addita il modo di aprire le nostre menti ed i nostri cuori alla potenza dello Spirito Santo, che viene per essere trasmesso al mondo intero” Aparecida (Agenzia Fides) – “Il Papa è venuto ad Aparecida con viva gioia per dirvi innanzitutto: ‘Rimanete alla scuola di Maria’. Ispiratevi ai suoi insegnamenti, cercate di accogliere e di conservare nel cuore le luci che Lei, per mandato divino, vi invia dall’alto”. Nell’omelia, al grande Santuario dell’Aparecida in Brasile, dopo la recita del Santo Rosario il sabato 12 maggio, il Santo Padre ha usato toni intensi e contenuti commoventi per orientare le menti e i cuori dei pastori e dei fedeli verso il mistero dell’Amore di Dio, che si manifesta pienamente in Gesù Cristo nato da Maria per opera dello Spirito Santo. Tutto si muove verso il Signore; la Vergine Maria si trova sul nostro cammino proprio per portarci al Centro della nostra fede che è Gesù ripieno di Spirito Santo. “E’ Lei che ci insegna a pregare. È Lei che ci addita il modo di aprire le nostre menti ed i nostri cuori alla potenza dello Spirito Santo, che viene per essere trasmesso al mondo intero”. Il Papa ha paragonato la recita del Rosario all’Aparecida a quando “gli Apostoli, insieme a Maria, ‘salirono alla stanza superiore’ e lì, ‘uniti dallo stesso sentimento, si dedicavano assiduamente alla preghiera’ (cfr At 1,13-14)”. La forza della preghiera, come ci ricorda costantemente il Santo Padre, è fondamentale per la buona riuscita di qualsiasi opera apostolica. Così si capisce meglio perché il Pastore universale abbia voluto proprio che la Sede per la V Conferenza Episcopale Latinoamericana e dei Carabi fosse in Aparecida, nella “Casa di Maria”, dove appunto c’è tanta preghiera, come in ogni Santuario mariano che riproduce l’atmosfera del primo Cenacolo. Il Santo Padre ha incoraggiato e benedetto le famiglie come anche i Movimenti, le Associazioni e le nuove realtà ecclesiali, chiamandole “espressione viva della perenne giovinezza della Chiesa!” Dopo aver ringraziato per la calorosa accoglienza il popolo brasiliano, il Papa ha fatto giungere il suo grazie ai sacerdoti dell’America Latina e dei Carabi e a quelli di tutto il mondo, per la loro donazione a Dio e l’insostituibile servizio alle anime, ricordando che “la testimonianza di un sacerdozio vissuto bene nobilita la Chiesa, suscita ammirazione nei fedeli, è fonte di benedizioni per la Comunità, è la migliore promozione vocazionale, il più autentico invito perché anche altri giovani rispondano positivamente agli appelli del Signore”. Non è mancato poi il ringraziamento ai diaconi e ai seminaristi, che occupano nel cuore del Papa “un luogo speciale”. Agli “amatissimi Consacrati e Consacrate” ha detto che sono “un’offerta, un regalo, un dono divino che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore”, ricordando che “la vita religiosa in Brasile è stata sempre significativa ed ha avuto un ruolo importante nell’opera dell’evangelizzazione, sin dagli inizi della colonizzazione”. Segno eloquente è stata, proprio nella giornata dell’11 maggio, la canonizzazione di Sant’Antonio di Sant’Anna Galvão, presbitero e religioso francescano, ricordato dal Santo Padre come “primo Santo nato in Brasile”. Il Papa avrebbe voluto citare anche altri esempi di consacrati e consacrate ammirevoli, ed ha fatto il nome di Santa Paulina, fondatrice delle Piccole Suore dell’Immacolata Concezione. Il Santo Padre ha fatto, quindi, un vibrante appello a tutti: “la Chiesa è la nostra Casa! Questa è la nostra Casa!.. Vale la pena essere fedeli, vale la pena perseverare nella propria fede!” Richiamando all’attenzione di tutti la necessità di una solida formazione, Benedetto XVI ha rilanciato, infine, l’importante strumento del “Catechismo della Chiesa Cattolica” e del suo “Compendio”. Il Santo Padre si è, poi, rivolto Nostra Signora della Concezione Aparecida con una preghiera che vale la pena di riportare integralmente: «Madre nostra, proteggi la famiglia brasiliana e latinoamericana! Custodisci sotto il tuo mantello protettore i figli di questa amata Patria che ci accoglie, Tu che sei l’Avvocata presso il tuo Figlio Gesù, da’ al Popolo Brasiliano pace costante e prosperità completa, Infondi nei nostri fratelli di tutta la geografia latinoamericana un vero ardore missionario, propagatore di fede e di speranza, Fa’ che il tuo grido risuonato a Fatima per la conversione dei peccatori diventi realtà e trasformi la vita della nostra società, e Tu che, dal Santuario di Guadalupe, intercedi per il popolo del Continente della Speranza, benedici le sue terre ed i suoi focolari, Amen”. (LA) (Agenzia Fides 14/5/2007 righe: 52 parole: 694)

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La “salvezza” dei cristiani passa per la pace in Medio Oriente

dal sito: 

 

http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=9638&geo=&theme=&size=A 

 

La “salvezza” dei cristiani passa per la pace in Medio Oriente
di Bernardo Cervellera

 

La difficile situazione  di tanti cristiani in Medio Oriente, giunta in vari casi fino al martirio, occupa da sempre l’impegno e le pagine di AsiaNews. Da qualche tempo occupa anche i cuori e i pensieri di diverse persone di buona volontà, tanto che fra breve, in Italia, ci sarà pure una manifestazione per ricordare i cristiani perseguitati nel mondo islamico. 

Non vogliamo spegnere nessun lumicino, ma se la difesa dei cristiani avviene sullo stile della difesa di una minoranza etnica, come un’entità separata dal resto della società, ogni passo in questa direzione rischia di essere controproducente e di acuire le loro difficoltà. 

Le sorti dei cristiani in Medio Oriente dipendono anzitutto dalla mancanza di pace e di sicurezza che grava sulla regione. 

I palestinesi cristiani che fuggono all’estero, emigrano anzitutto per l’insostenibile occupazione militare israeliana, per l’anarchia diffusa nelle città, per la mancanza di futuro dei figli. In questo senso essi condividono in tutto la sorte di molti palestinesi musulmani. Solo in modo accessorio essi fuggono per vessazioni legate al loro essere cristiani. 

Per i cristiani in Iraq è lo stesso. Non siamo di quelli che mitizzano l’epoca di Saddam Hussein come un’era di pace per i cristiani. Anche sotto il defunto dittatore non vi era libertà religiosa per le scuole, né di chiamare con nomi cristiani i propri figli. Ma il problema attuale – come ha spesso messo in luce mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk – non è semplicemente quello di una tensione fra cristiani e musulmani. Il punto è la crescita di fondamentalismo a cui contribuisce la mancanza di sicurezza e di vigilanza delle truppe straniere e di quelle locali; la sordità di un governo impotente alle richieste della popolazione – cristiana e musulmana, sunnita e sciita – di garantire l’ordine e la democrazia. Tale fondamentalismo colpisce tutti, e inevitabilmente ancora più i cristiani. 

Voler “salvare” i cristiani come un corpo separato, rischia di generare idee come quella proposta negli Stati Uniti e in Svezia, di garantire un’enclave , un “safe haven” per gli assiri (cristiani), idea combattuta da tutti i vescovi e i cristiani irakeni, che la rifiutano proprio per l’evidente isolazionismo di tipo razzista. 

Le sorti dei cristiani irakeni dipendono da un’equa pace regionale. In questo siamo confortati dall’insegnamento di Benedetto XVI. Proprio ieri, al Roaco (Riunione delle opere per l’aiuto alle Chiese orientali), rivolgendosi ai rappresentanti cattolici di tante chiese perseguitate, il pontefice non si è preoccupato solo dei cristiani, ma di tutte le popolazioni medio-orientali, cristiane e  musulmane. 

Parlando della “delicata situazione in cui versano vaste aree del Medio Oriente”, egli ha sottolineato che “la pace, tanto implorata e attesa, è purtroppo ancora largamente offesa. E’ offesa nel cuore dei singoli, e ciò compromette le relazioni interpersonali e comunitarie. La debolezza della pace si acuisce ulteriormente a motivo di ingiustizie antiche e nuove. Così essa si spegne, lasciando spazio alla violenza, che spesso degenera in guerra più o meno dichiarata fino a costituire, come ai nostri giorni, un assillante problema internazionale”. 

Benedetto XVI si è pure rivolto a “coloro che hanno specifiche responsabilità” perché “aderiscano al grave dovere di garantire la pace a tutti, indistintamente, liberandola dalla malattia mortale della discriminazione religiosa, culturale, storica o geografica”. 

Quest’ultima sottolineatura dice anche che i cristiani non cercano garanzie specifiche, ma solo uno stato che sia sufficientemente “laico” da garantire per tutti “senza discriminazione religiosa” la possibilità di vivere e prosperare. La posizione dei cristiani, infatti, non può mai essere realisticamente stralciata dalla situazione generale dei paesi in cui vivono, né la libertà religiosa dall’insieme dei diritti umani. 

Rivolgendosi a “coloro che hanno specifiche responsabilità”, il papa si rivolge in effetti all’Onu e ai governi d’oriente e d’occidente perché prendano l’iniziativa di gesti concreti verso la pace. 

È auspicabile, ad esempio che nasca in Italia e in Europa una vigorosa iniziativa per i diritti umani e la libertà religiosa, che ne verifichi lo status, prema per il loro allargamento anche con conseguenze politiche ed economiche. Ma soprattutto è importante varare una nuova Conferenza e giungere a trattati di pace in cui coinvolgere tutte le nazioni della regione. 

Se si vuol raggiungere lo scopo di salvare i cristiani dalla persecuzione in Medio Oriente, occorre anzitutto trovare delle vie per attuare una pace equa e giusta nella regione. 

 

santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, vergine e martire

dal sito:

http://liturgia.silvestrini.org/santo/239.html

Santa Teresa Benedetta della Croce 

Edith Stein, Vergine e Martire, Patrona

BIOGRAFIA 
Edith Stein, santa Teresa Benedetta della Croce (1891-1942)
Edith Stein nasce a Breslavia, nella Slesia tedesca, il 12 ottobre 1891, undicesima figlia di una coppia di ebrei molto religiosa. Fin dall’infanzia Edith manifesta un’intelligenza vivace e brillante. Subito dopo gli esami di maturità, nel 1911, s’iscrive alla facoltà di Germanistica, Storia e Psicologia dell’università di Breslavia. In questo periodo scopre la corrente fenomenologica di Edmund Husserl (1859-1938) e nel 1913 si trasferisce all’università di Gottinga per seguirne le lezioni. Dopo la conversione, segue l’invito di padre Przywara a occuparsi in modo sistematico della dottrina e dell’opera di san Tommaso d’Aquino (1225 ca.-1274), di cui tradurrà in tedesco le Questioni sulla verità. L’incontro con i mistici l’orienta verso la vita contemplativa nell’ordine carmelitano; potrà tuttavia realizzare la propria vocazione solo nel 1933 quando, allontanata dall’insegnamento dall’introduzione delle leggi razziali di Norimberga, non sarà più trattenuta dal suo padre spirituale, dom Raphael Walzer O.S.B. (1886-1966), arciabate di Beuron, che aveva voluto mettesse a frutto, come docente, le sue grandi capacità intellettuali.. Alle cinque pomeridiane del 2 agosto 1942, Edith Stein viene prelevata insieme alla sorella Rosa dal convento, e una testimone la sente dire alla sorella: « Vieni, andiamo per il nostro popolo ». Il 7 agosto sono assegnate a un trasporto in partenza quel giorno stesso per Auschwitz-Birkenau, che giunge a destinazione due giorni dopo. Non è stato possibile stabilire con certezza il momento della morte di Edith dopo l’arrivo ad Auschwitz, ma è probabile che sia stata subito
destinata alla camera a gas. Papa Giovanni Paolo II nel motu proprio del 1° ottobre 1999 l’ha proclamata compatrona d’Europa insieme a santa Brigida di Svezia (1303 ca.-1373) e a santa Caterina da Siena (1347-1380). 

dal sito:

http://www.maranatha.it/Ore/solenfeste/0809letPage.htm

Seconda Lettura dell’ufficio di questa mattina: 

Dall’opera «Scientia Crucis» di santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, vergine e martire (Edizioni OCD, Roma 1998, pp. 38-39)

La porta della vita si apre ai credenti in Cristo Cristo s’era addossato lui stesso il giogo della legge, osservandola e adempiendola perfettamente, tanto da morire per la Legge e vittima della Legge. Nello stesso tempo, tuttavia, Egli ha esonerati dalla Legge tutti quelli che avrebbero accettata la vita da Lui. I quali però avrebbero potuto riceverla solo disfacendosi della propria. Infatti «quanti sono stati battezzati in Cristo sono stati battezzati nella morte di Lui». Essi si immergono nella sua vita per divenire membri del suo corpo, e sotto questa qualifica soffrire e morire con Lui; ma anche per risuscitare con Lui alla eterna vita divina. Questa vita sorgerà per noi nella sua pienezza soltanto nel giorno della glorificazione. Tuttavia, sin da adesso «nella carne noi vi partecipiamo, in quanto crediamo»: crediamo che Cristo è morto per noi, per dare la vita a noi. Ed è proprio questa fede che ci fa diventare un tutto unico con Lui, membra collegate al capo, rendendoci permeabili alle effusioni della sua vita. Così la fede nel Crocifisso — la fede viva, accompagnata dalla dedizione amorosa — è per noi la porta di accesso alla vita e l’inizio della futura gloria. Per di più, la croce è il nostro unico vanto: «Quanto a me sia lungi il gloriarmi d’altro che della croce del Signore nostro Gesù Cristo, per la quale il mondo è stato per me crocifisso, ed io per il mondo». Chi si è messo dalla parte del Cristo risulta morto per il mondo, come il mondo risulta morto per lui. Egli porta nel suo corpo le stimmate del Signore; è debole e disprezzato nell’ambiente degli uomini, ma appunto per questo è forte in realtà, perché nelle debolezze risalta potentemente la forza di Dio. Profondamente convinto di questa verità il discepolo di Gesù non solo abbraccia la croce che gli viene offerta, ma si crocifigge da sé: «I seguaci di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e le sue concupiscenze». Essi hanno ingaggiato una lotta spietata contro la loro natura, per liquidare in se stessi la vita del peccato e far posto alla vita dello spirito. È quest’ultima sola quella che importa. La croce non è fine a se stessa. Essa si staglia in alto e fa richiamo verso l’alto. Quindi non è soltanto un’insegna, è anche l’arma potente di Cristo, la verga da pastore con cui il divino Davide esce incontro all’infernale Golia, il simbolo trionfale con cui Egli batte alla porta del cielo e la spalanca. Allora ne erompono i fiotti della luce divina, sommergendo tutti quelli che marciano al seguito del Crocifisso.

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buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno l008

piccola capretta nera (Dwarf goats)

http://www.tyny.com/pygvsnig.html

Una filosofa scopre la verità

Giovanni Paolo II
Omelia per la canonizzazione Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), 11/10/98 (© copyright Libreria Editrice Vaticana)

Una filosofa scopre la verità

L’amore di Cristo fu il fuoco che incendiò la vita di Teresa Benedetta della Croce. Prima ancora di rendersene conto, essa ne fu completamente catturata. All’inizio il suo ideale fu la libertà. Per lungo tempo Edith Stein visse l’esperienza della ricerca. La sua mente non si stancò di investigare ed il suo cuore di sperare. Percorse il cammino arduo della filosofia con ardore appassionato ed alla fine fu premiata: conquistò la verità, anzi ne fu conquistata. Scoprì, infatti, che la verità aveva un nome: Gesù Cristo, e da quel momento il Verbo incarnato fu tutto per lei. Guardando da carmelitana a questo periodo della sua vita, scrisse ad una benedettina: « Chi cerca la verità, consapevolmente o inconsapevolmente cerca Dio ».

Pur essendo stata educata nella religione ebraica dalla madre, Edith Stein a quattordici anni « si era consapevolmente e di proposito disabituata alla preghiera ». Voleva contare solo su se stessa, preoccupata di affermare la propria libertà nelle scelte della vita. Alla fine del lungo cammino le fu dato di giungere ad una constatazione sorprendente: solo chi si lega all’amore di Cristo diventa veramente libero. L’esperienza di questa donna, che ha affrontato le sfide di un secolo travagliato come il nostro, diventa esemplare per noi: il mondo moderno ostenta la porta allettante del permissivismo, ignorando la porta stretta del discernimento e della rinuncia. Mi rivolgo specialmente a voi, giovani cristiani… : guardatevi del concepire la vostra vita come una porta aperta a tutte le scelte! Ascoltate la voce del vostro cuore! Non restate alla superficie, ma andate al fondo delle cose! E quando sarà il momento, abbiate il coraggio di decidervi! Il Signore attende che voi mettiate la vostra libertà nelle sue mani misericordiose.

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