Archive pour le 31 juillet, 2007

Sant’Ignazio da Loyola

Sant'Ignazio da Loyola dans Santi

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La Chiesa ricorda Sant’Ignazio di Loyola. Il Papa: è stato un uomo di Dio, fedele servitore della Chiesa. Con noi, il rettore della Gregoriana, padre Gianfranco Ghirlanda

dal sito: 

http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=147502

La Chiesa ricorda Sant’Ignazio di Loyola. Il Papa: è stato un uomo di Dio, fedele servitore della Chiesa. Con noi, il rettore della Gregoriana, padre Gianfranco Ghirlanda 

Un uomo che “pose al primo posto nella sua vita Dio, la sua maggior gloria e il suo maggior servizio”: così, Benedetto XVI ha definito Sant’Ignazio di Loyola, incontrando
la Compagnia di Gesù lo scorso 22 aprile, in occasione del 450.mo centenario dalla morte del Santo fondatore dell’ordine dei gesuiti. Parole che risuonano particolarmente vive oggi, nel giorno in cui
la Chiesa celebra la memoria liturgica di Sant’Ignazio di Loyola. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Un Santo “fedele servitore della Chiesa, nella quale vide e venerò la sposa del Signore”. Così Benedetto XVI mette l’accento sullo spirito di servizio alla Verità, che contraddistinse la vita di Sant’Ignazio. Un uomo che visse intensamente tutte le sfide del suo tempo. Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, che oggi, forte di 19 mila religiosi, è l’ordine più grande nella Chiesa si spense il 31 luglio del 1556, all’età di 65 anni. Lungo tutta la sua esistenza, fu un pellegrino instancabile alla ricerca della volontà di Dio e un testimone coraggioso del Vangelo, animato da zelo missionario. Stasera, alle ore 19, nella chiesa romana del Gesù dove è venerato il corpo del Santo, il preposito generale dei gesuiti, padre Peter-Hans Kolvenbach, presiederà una solenne celebrazione. A 5 secoli dalla fondazione della Compagnia di Gesù, Sant’Ignazio è ancora oggi una figura quanto mai attuale che sa affascinare persone lontane dalla Chiesa, grazie anche alla sua lealtà d’animo. Un carisma, questo, sul quale si sofferma padre Gianfranco Ghirlanda, rettore della Pontificia Università Gregoriana, voluta fortemente da Sant’Ignazio:

 
R. – Sant’Ignazio è stato un uomo che nella sua vita ha vissuto il senso della lealtà. Quando era al servizio del re di Spagna cercava di distinguersi in tale servizio, cioé di compierlo secondo gli obblighi che esso gli imponeva, di portare fino in fondo ciò che doveva compiere. Senza Sant’Ignazio, Pamplona sarebbe probabilmente caduta prima. Si arrese quando Sant’Ignazio fu ferito. Dopo la conversione, Sant’Ignazio si mette alla ricerca della volontà di Dio. Quella lealtà che lo ha contraddistinto nel suo servizio al re umano la rivolge al Re eterno, Gesù Cristo. La ricerca della volontà di Dio per adempierla fedelmente è certo opera della grazia, ma si innesta su una dote naturale: la sincerità, la lealtà. Non si può dire di servire Dio cercando di fare la propria volontà. E’ una menzogna. La ricerca della volontà di Dio durerà anni e anni. In un primo momento, pensa di poter servire Dio secondo degli schemi o dei modelli di santità precostituiti, ma le circostanze della vita gli fanno prendere coscienza che Dio vuole altro da lui. Dio ha stabilito per lui la via che deve seguire e lui docilmente si mette in ascolto dello Spirito e attua il progetto di Dio. Sant’Ignazio si autodefinisce come il pellegrino. Non lo è solo perché ha percorso le strade d’Europa a piedi, ma perché anche quando si è fermato fisicamente a Roma, ha continuato a cercare la volontà di Dio fino alla sua morte. Possiamo dire che è il pellegrino in continuo cammino nella ricerca della volontà di Dio. Questo, penso, che possa attirare ancora oggi, in quanto la lealtà e la ricerca della volontà di Dio fa appello alla libertà e alla dignità della persona.

 
D. – Gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio sono un’opera che ha accompagnato il percorso spirituale di generazioni e generazioni di fedeli. Cosa possono offrire gli Esercizi ai fedeli di oggi, specie ai giovani?

 
R. – Gli Esercizi Spirituali sono una scuola di preghiera, discernimento, libertà e amore. Tutta la persona viene chiamata in causa, con tutte le sue facoltà. L’attualità degli Esercizi e della spiritualità che ne scaturisce consiste nell’apprendimento di un metodo che interpella fino in fondo la libertà e la responsabilità della persona, che si pone davanti a Dio nella sincerità e nella trasparenza. Quanto mai alieno dagli Esercizi è ogni tipo di indottrinamento o di induzione da parte di chi li dà ad una o all’altra scelta. I giovani che vogliono prendere sul serio le proprie scelte sono attratti dagli Esercizi di Sant’Ignazio. Sentono che la risposta a Dio non può che essere nell’amore e l’amore si ha solo nella libertà della scelta. Oggi molti seminaristi o religiosi e religiose in formazione, fanno l’intero mese, anche se faticoso. Seminaristi o religiosi e religiose che prima di ricevere gli ordini sacri o di fare i voti, responsabili del passo che vanno facendo, si mettono sinceramente alla ricerca della volontà di Dio. Anche laici si impegnano in questa esperienza o nella forma dei 30 giorni continuati oppure per tappe, mettendosi alla scuola dello Spirito per impostare la loro vita secondo il Vangelo.

 
D. – Lei come Rettore di una grande università incontra tanti giovani, quotidianamente. Cosa, secondo Lei, colpisce di più della figura di Sant’Ignazio, i giovani che decidono di entrare nella Compagnia di Gesù?

 
R. – Purtroppo oggi non sono tanti i giovani che decidono di entrare nella Compagnia di Gesù, anche perché in genere
la Compagnia fa precedere al noviziato una severa selezione. Quello che può attirare un giovane alla Compagnia innanzitutto è la spiritualità della Compagnia che scaturisce dagli Esercizi Spirituali: una spiritualità che conduce alla contemplazione del Mistero di Dio e nello stesso momento impegna fino in fondo al servizio dell’uomo. Inoltre, attira l’ampiezza dell’azione apostolica della Compagnia al servizio della Chiesa, sotto la guida del Romano Pontefice. Attira tutto ciò che riguarda la propagazione della fede, che deve farsi nella ricerca della giustizia e della pace, in un’attenzione alle sfide che il mondo di oggi, nella crisi di valori, sta attraversando.

 
D. – Nel suo discorso alla Pontificia Università Gregoriana del 3 novembre scorso, il Papa ha esortato i padri gesuiti a conservare e ravvivare “lo spirito ignaziano”. Come raccogliere questa sfida?

 
R. – In ogni attività apostolica,
la Compagnia di Gesù cerca di trasfondere il metodo degli Esercizi, in modo differenziato a seconda dell’opera.
La Gregoriana è un’istituzione accademica, quindi lo spirito ignaziano si traduce nel formare integralmente delle persone, scientificamente, umanamente e religiosamente, affinché si pongano come persone libere e responsabili che ricercano la verità per aderirvi per convinzione interna e non solo perché essa è detta o imposta loro. La verità è una e oggettiva ed è quella che deve essere raggiunta, ma per formare dei cristiani adulti si debbono fornire loro gli strumenti per cercarla e quindi aderirvi con convinzione. E’ evidente che tale spirito potrà essere conservato e promosso se
la Compagnia di Gesù manterrà la responsabilità piena del governo dell’Università e se il corpo docente stabile sarà formato in stragrande maggioranza da gesuiti e se i docenti non gesuiti aderiranno sempre più profondamente alla dichiarazione d’intenti dell’Università. 

 

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P. Zanchi: il sequestro di padre Bossi ha fatto capire a tanti chi è davvero il missionario

dal sito:

http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=9965&size=A

 

31/07/2007 09:51

FILIPPINE – ITALIA

P. Zanchi: il sequestro di padre Bossi ha fatto capire a tanti chi è davvero il missionario


La sua vicenda è esemplare di come Dio sa trarre il bene dal male, ha fatto riunire tante persone di fedi e Paesi diverse nella preghiera ed ha fatto capire chi è il missionario: “non un eroe, un esaltato, ma un uomo che ha accolto la chiamata del Signore: ‘ora va, io ti mando…’; un uomo che sa la grandezza e le difficoltà che incontra nel realizzare la sua missione: ostilità, rifiuto, persecuzione, martirio; un uomo però che sa che è Dio ad affidargli questa missione e che Dio sarà comunque e sempre insieme a lui”.

 

Roma (AsiaNews) – Il sequestro di padre Giancarlo Bossi ha dato conferma che Dio è capace di trarre il bene dal male, ha riunito tante persone di fede diversa nella pregheira ed al tempo stesso ha aiutato tante persone a capire chi è il missionario “ordinario”, “non è un eroe, un esaltato, ma un uomo che ha accolto la chiamata del Signore: ‘ora va, io ti mando…’ ”. Era piena di gente, ieri sera, la chiesa della Casa generalizia del Pontificio istituto missioni estere (PIME), a Roma, per la celebrazione dell’Eucaristia dell’anniversario della fondazione dell’Istituto, offerta come ringraziamento per la liberazione di P. Giancarlo Bossi. 

  

Concelebrato da tutti i sacerdoti del PIME presenti a Roma, il rito è stato presieduto dal Superiore generale, padre Gian Battista Zanchi, che all’omelia, prendendo spunto dalle parabole evangeliche del granello di senape e del lievito, ha sottolineato che esse “contengono lo stesso messaggio: la sproporzione fra il piccolo inizio e il risultato finale inatteso, stupefacente. Un granello di senape, quasi invisibile, dà origine a un arbusto capace di raggiungere tre-quattro metri di altezza; pochi grammi di lievito fanno fermentare circa cinquanta chili di farina. Il contrasto è enorme!” 

  

“Queste due parabole – ha proseguito – sono un invito all’ottimismo derivante dalla certezza che nello Spirito e nella parola di Cristo, benché insignificanti agli occhi del mondo, è presente la forza irresistibile di Dio. Ancora una volta il vangelo invita ad uno sguardo di fede. La sorprendente crescita del regno dei cieli dimostra che non siamo noi i padroni del Regno. E’ Dio il gestore, il responsabile della crescita, noi siamo semplicemente i collaboratori e i servi. “Non chi pianta né chi irriga è qualche cosa, ma è Dio che fa crescere. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio”. (1 Cor 3,7.9). E non ultima, una qualità della fede, che le due parabole insegnano, è lo stupore. Le opere degli uomini partono dal grandioso e finiscono nel piccolo e nel nulla. Dio entra nella storia con la discrezione e il rispetto dei piccoli segni; ma se qualcuno accetta di seguirne l’azione, gioirà alla fine delle grandi opere di Dio”. 

  

“Le parabole del granello di senapa e del pizzico di lievito dimostrano chiaramente come il bene (anche quello meno appariscente) possa far fermentare, trasformare l’umanità e la storia. Il Signore vuole ricordarci che la sua presenza nella storia assomiglia a quella del seme caduto in terra e del lievito sepolto nella farina, in quanto non si impone con un’azione clamorosa, ma nascosta. Leggiamo nel vangelo di Giovanni queste parole di Gesù: ‘In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi perde la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna’ (Gv 12,24-25). Gesù è il chicco di grano che accetta di cadere in terra e di morire (offrire la sua vita); per questo il regno di Dio cresce nella storia. A partire da Gesù il regno di Dio cammina nella storia, porta frutti imprevedibilmente grandi, grazie a quel piccolo gesto, nascosto e ignorato il più delle volte da tutti, che è il dono della propria vita da parte di tante persone”. 

  

“E’ il gesto di tanti missionari/e che con tanta semplicità, senza occupare la prima pagina dei giornali, radio e televisioni, offrono ancora oggi, con totale dedizione, la loro vita a causa di Gesù e del Vangelo e per il bene della gente”. 

  

“P. Giancarlo è uno di questi missionari semplici, ordinari che da tanti anni sta spendendo la sua vita tra la gente e per la gente nell’isola di Mindanao. Soltanto l’imprevisto fatto del suo sequestro lo ha portato alla ribalta dei media. Si è scoperto allora la sua persona e la sua attività missionaria. Ecco la testimonianza di P. Gianni Sandalo, Superiore locale e amico di seminario e di missione di P. Giancarlo: ‘A Payao la sua gente lo chiama il gigante buono, perché è disponibile per tutti, parla con tutti, ama molto il contatto con la gente ed è molto amato. E’ un uomo di poche parole, tranquillo, ma un lavoratore eccezionale, che ha sempre coniugato il lavoro manuale con la sua vita spirituale’. Appena liberato, P. Giancarlo ha espresso il desiderio di tornare tra la sua gente: ‘Voglio tornare a Payao e salutare la mia gente, dire loro che sto bene. Il mio cuore è e resta a Payao. Dicono che un prete sia anche padre e proprio come padre della comunità ho il dovere di tornare fra la mia gente, fra i miei bambini’ “. 

  

“La preghiera corale, incessante di tantissime persone, di fedi diverse, da tutto il mondo, ha ottenuto da Dio non solo la grazia della liberazione, ma ha avuto anche un benefico effetto sul cuore di P. Giancarlo durante la sua prigionia. Alla domanda: ‘Ci sono stati momenti in cui si è scoraggiato?’, P. Giancarlo ha risposto: ‘Non ho mai perso la tranquillità dentro di me e di questo devo ringraziare veramente il Signore, che mi ha tenuto sereno e tranquillo di fronte a tutto quello che mi stava accadendo’. Nell’Eucaristia per la liberazione di P. Bossi ricordavo queste parole di P. Luciano Benedetti, anche lui rapito nel 1998 e rilasciato dopo 68 giorni: ‘Giancarlo sarà un po’ perplesso nell’osservare i giovani ribelli attorno a lui pregare lo stesso Dio con le armi lasciate per terra (ma non troppo distanti dalla stuoia). Si domanderà da che parte, in quel momento, sta Dio senza trovare una chiara risposta’. Infatti alla domanda: ‘C’era dialogo con i suoi sequestratori?’, P. Giancarlo risponde: ‘Tutti i giorni si parlava del più e del meno. Loro pregavano ed io pregavo. Una delle domande che facevo loro, e anche a me stesso, era: ma stiamo pregando lo stesso Dio o è un Dio diverso, visto che voi pregate con il fucile a destra ed io rapito a sinistra? E’ lo stesso Dio che vuole tutte queste cose o che cosa? Certe domande sono ancora dentro di me’. A proposito dei suoi sequestratori P. Bossi ha dichiarato: ‘Mi hanno trattato bene e ho pregato per loro’. Bella è questa testimonianza, che ci richiama l’esempio di Mosè”. 

  

Il grande peccato di Israele, ha ricordato . Zanchi, “è l’idolatria: al posto di Dio il popolo di Israele si è costruito un vitello d’oro e si è prostrato in adorazione. Mosè denuncia il peccato, chiama il popolo a conversione, ma, solidale con la sua gente, diventa anche l’intercessore presso Dio a favore del suo popolo: ‘Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il suo peccato… e se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto’. Ecco le parole di P. Giancarlo: ‘Non nutro risentimento per i miei rapitori. A loro dicevo: siamo fratelli perché figli di un padre. Pregherò per voi tutte le sere’”. 

  

“Nella lettera invito alla preghiera per la liberazione di P. Bossi, lo scorso 10 luglio, invocando l’intercessione di Maria, concludevo dicendo: ‘…le chiediamo di poter presto cantare con lei il nostro Magnificat’. Siamo qui, stasera, per cantare il nostro Magnificat”. 

  

“Grazie, Signore, per l’inestimabile dono del ritorno a casa, sano e salvo, del nostro confratello P. Giancarlo. E’ proprio vero che sai ricavare il bene anche dal male. Infatti il sequestro di P. Giancarlo ha provocato la coscienza di molti, ha fatto scoprire e riflettere su chi è il missionario. E’ emerso chiaro che il missionario non è un eroe, un esaltato, ma un uomo che ha accolto la chiamata del Signore: ‘ora va, io ti mando…’; un uomo che sa la grandezza e le difficoltà che incontra nel realizzare la sua missione: ostilità, rifiuto, persecuzione, martirio; un uomo però che sa che è Dio ad affidargli questa missione e che Dio sarà comunque e sempre insieme a lui”. 

  

“Grazie, Signore, per il dono della vocazione missionaria a P. Giancarlo e per aver mantenuto la tua promessa: ‘Non temere, sono con te per proteggerti’. Donaci missionari disponibili al distacco da persone e da beni per farsi fratelli di tutti e portare a tutti il Cristo Salvatore”. 

  

“Il sequestro di P. Giancarlo ha fatto unire tante persone, vicine e lontane, di paesi diversi e di fedi diverse, ed ha fatto emergere la ricchezza e la bellezza dei valori della fede, della speranza, della preghiera, della libertà, solidarietà, sacrificio, dono di sé, amicizia, pace… Fa, o Signore, che tutti coloro che sono stati toccati da questo evento, che hanno pregato, lottato e mostrato in modi diversi la loro solidarietà, continuino a difendere e a diffondere questi valori, per i quali vale la pena fare dono della propria vita. Grazie, Signore, per il tuo continuo amore e per la tua misericordia”. 

  

“Infine affidiamo a Maria il nostro Magnificat, perché sia anche per noi un’effusione del nostro cuore, traboccante di gioia, per le grandi cose operate da Dio durante il sequestro di P. Giancarlo e anche per tutte le meraviglie che Dio continua ad operare nella nostra vita”. 

 

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Benedetto XVI in Austria. La preparazione passa dai giovani

dal sito:

http://www.korazym.org/news1.asp?Id=24315 

 

Benedetto XVI in Austria. La preparazione passa dai giovani

di Mattia Bianchi/ 21/07/2007 

 

Sono numerose le iniziative in preparazione al viaggio del papa nel Paese. Dal 12 al 15 agosto, al santuario di Mariazell, si svolgerà il pellegrinaggio internazionale dei giovani dell’Austria e dell’Europa centrale. 

 

Una novena di preghiera, intenzioni particolari per il papa e un grande incontro internazionale di giovani.
La Chiesa austriaca si sta preparando intensamente al prossimo viaggio di Benedetto XVI nel Paese, in programma dal 7 al 9 settembre. Una visita organizzata in occasione dell’850mo anniversario del Santuario mariano di Mariazell, un luogo caro al pontefice che non ha voluto mancare ad una celebrazione così importante. Ed è proprio a Mariazell che si concentrano i preparativi logistici e spirituali. Non è un caso che la conferenza episcopale austriaca abbia scelto questo luogo per svolgere la sua assemblea estiva, al termine della quale è stata pubblicata una lettera pastorale ai fedeli del Paese.

“L’intera varietà della vita ecclesiastica austriaca verrà rappresentata a Mariazell festeggiando in gioia la fede comune”, scrivono i vescovi, che invitano a partecipare “le parrocchie dal Lago di Costanza fino al Neusiedlersee, il postulato laico, i vari ordini di sorelle e fratelli, preti e diaconi, seminaristi insieme a tanti pellegrini provenienti da paesi confinanti e vescovi austriaci e stranieri”. Al tempo stesso, “papa Benedetto XVI condividerà con noi anche le preoccupazioni dei cristiani e delle loro comunità: le preoccupazioni per la gioventù, per il matrimonio e la famiglia, per il fallimento di rapporti, per la dignità della vita sempre di più minacciata e per la carenza di vocazioni religiose. Lui, insieme a noi, si affiderà dell’intercessione di Maria, che ci può insegnare e ci insegna come guardare Cristo”.

In questo clima, dal 12 al 15 agosto, a Mariazell, arriveranno anche migliaia di giovani dell’Austria e dei Paesi dell’Europa centrale: Bosnia-Herzegovina, Germania, Francia, Croazia, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria. Esperienze diverse, ma un unico obiettivo: “raccontare la propria vita, guardando a Gesù Cristo e scoprire così la fede”. Al centro, le situazioni di disagio, a cominciare dalla disoccupazione, un tema che sarà affrontato in workshop a cui parteciperanno anche alti rappresentanti politici. Spazio poi alla solidarietà con un progetto di formazione professionale da realizzare in Kosovo, che sarà sostenuto da tutti i partecipanti.

Il pellegrinaggio internazionale della gioventù farà riferimento anche alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Sydney, un legame sottolineato anche dalla presenza di mons. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Da parte loro, i vescovi austriaci sottolineano che “il pellegrinaggio della gioventù rappresenta un culmine dell’anniversario di Mariazell ed è un importante evento per l’organizzazione della visita del papa”.

Un’iniziativa che si aggiunge alle altre idee sviluppate negli ultimi mesi. Sin dallo scorso 8 dicembre, per esempio, i fedeli hanno iniziato una “grande novena” di nove mesi, durante la quale si rivolgono alla Madonna, mentre le Pontificie Opere Missionarie in Austria (“Missio”), in collaborazione con l’arcidiocesi di Vienna ed altre realtà cattoliche, stanno chiedendo ai fedeli di pregare lo Spirito Santo “per Papa Benedetto XVI, per una nuova esperienza dell’amore di Dio da parte di tutte le persone in Austria, per i frutti permanenti della visita del Papa, per tutti gli organizzatori della visita”.

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