Le parole e gli incontri di Benedetto XVI – Il Cadore conquistato da quell’ospite gentile
dal sito on line del giornale « Avvenire »
Le parole e gli incontri di Benedetto XVI
Il Cadore conquistato da quell’ospite gentile
Salvatore Mazza
Ma che brava persona. Senza punto esclamativo alla fine, cantilenato nella dolcezza della cadenza cadorina, a esprimere non una sorpresa, ma una constatazione: Ma che brava persona. Che non è il contrario di « cattiva persona », ma qualcosa di completamente diverso. È uno che volentieri inviteresti a casa tua, perché sai che con lui ti puoi sentire a tuo agio, ti piace, e puoi offrirgli un bicchierino di qualcosa (magari aranciata?) e qualche pasticcino. Senza formalità. E parlare.
Papa Ratzinger è quello che non ti aspetti. Sempre se stesso. Con la sua dolce timidezza a frenarlo tra la folla, e di una gentilezza disarmante a tu per tu. Sembra avere quasi paura di disturbare, così com’è incapace di disinvolture. Ma è regolarmente il primo ad avvicinarsi e a chiedere: «Come sta?», sempre col « lei ». Accogliente. Garbato. Semplice. Lorenzago di Cadore, come a suo tempo la valdostana Introd, l’ha scoperto nel piccolo dei suoi pochi tetti, e nuovamente rivelato al mondo. Innamorandosi del suo ospite.
Brava persona si declina in molti modi. I preti dicono «è come parlare col mio vescovo». I bambini, ai quali Benedetto si accosta come un nonno paziente, traducono lo stesso concetto con «è proprio simpatico», che poi detto da loro è davvero il massimo. Chiunque abbia l’occasione, o solo la fortuna, di trovarselo di fronte faccia a faccia, dice la stessa cosa. Si chiami George W. Bush o Lino Fontanive, il pensionato con
la Baita di Stabie che quando se l’è visto davanti s’è fatto scappare una colorita espressione di stupore e poi gli ha offerto un bicchiere sulla veranda, con la moglie Celestina a servirli e a borbottare davanti al Papa «…me lo scusi questo marito mio…».
Momenti da ricordare, figuriamici da vivere. E vengono in mente le parole che il Papa gentile ha detto ai preti di Belluno-Feltre e di Treviso, parlando dell’ »umanità » del prete. Quando ha raccontato che no, lui non è mai stato un grande sportivo «ma magari andare in montagna mi piaceva quando ancora ero più giovane». E che bisogna giocare a pallone così come studiare le Sacre Scritture, e non si può sempre vivere «nella meditazione alta» perché «normalmente viviamo con i piedi per terra e gli occhi verso il cielo». Soprattutto, quando li esortava a essere sempre «pastori del gregge» loro affidato dal Signore, e non diventare «burocrati sacri», a non perdere mai «la vicinanza con la gente».
È quello che Papa Benedetto ha mostrato in questi giorni. Nello stile – qualcuno l’ha definito « monastico » – in cui ha trascorso le sue vacanze a Lorenzago. Studio, preghiera, visite nei piccoli luoghi cari alla religiosità di questa valle, chiese minuscole o semplici edicole, o un crocifisso nel bosco. E pronto sempre a fermarsi con chi si trovava, per caso, a passare. Un Papa che non vuole essere un «burocrate sacro». Vicino alla gente. Sempre se stesso. Sempre lo stesso, timido cardinale Ratzinger che andava a piedi in ufficio e che, se lo incrociavi a Borgo, era il primo a scoprirsi la testa e a chiedere: «Come sta?». Un Papa gentile. Ma che brava persona.

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