dal « Mattutino » di Gianfranco Ravasi: « La scottatura d’amore »
dal sito on line del giornale « Avvenire » il « Mattutino » di Gianfranco Ravasi:
07 Luglio 2007
MATTUTINO
LA SCOTTATURA D’AMORE
La notte è silenziosa e nella veste del suo silenzio si nascondono i sogni. La luna è spuntata e con la luna occhi che controllano i giorni. O figlia dei campi, vieni a visitare la vigna degli innamorati. Può darsi che leniremo con quel nettare la scottatura dell’amore.
Le notti estive hanno un fascino che attrae anche le persone più superficiali. Naturalmente a esserne colpiti nell’anima sono per primi i poeti (chi non ricorda quella domanda lacerante di Leopardi alla luna che s’affaccia nel cielo?). Noi oggi siamo ricorsi a un poeta libanese popolarissimo in Italia, Khalil Gibran (1883-1931). Un suo connazionale che è anche un mio amico affezionato, Hafez Haidar, docente di letteratura araba all’università di Pavia, ha raccolto in un delizioso libretto testi e pensieri d’amore di quel poeta (La notte riparlerò d’amore, Piemme). Da quel volume ho estratto pochi versi che s’adattano alla notte d’estate in cui sto scrivendo queste righe.
Suggestiva è l’immagine del manto delle tenebre in cui si celano i sogni dei dormienti, come è forte la metafora dello sguardo penetrante della luna. Io, invece, pongo l’accento solo sull’espressione finale: «La scottatura d’amore». Anche il Cantico dei cantici dichiara che l’amore ardente è come una fiamma divina le cui vampe sono divoranti (8, 6). Il vero amore non è né melassa sentimentale né mera esplosione dei sensi. È qualcosa che sommuove le profondità dell’anima, donando una gioia suprema ma anche un’inquietudine e un tormento. Dall’amore nascono anche sofferenze, attese, tensioni ed è per questo che si ha bisogno di silenzio, di riflessione, di invocazione per lenirne gli spasimi e per comprenderne il valore trasformante e trasfigurante. No, l’amore non è fatto per gente superficiale e banale.

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