Padre Johann Georg Hagen, una vita tra astronomia e fede

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Padre Johann Georg Hagen, una vita tra astronomia e fede 

Intervista con l’Assistente del Direttore della Specola Vaticana 

ROMA, lunedì, 2 luglio 2007 (ZENIT.org).- Padre Sabino Maffeo, S.I., attuale Assistente del Direttore della Specola Vaticana a Castel Gandolfo, ha pubblicato un volume dal titolo “J.G. Hagen S.I. Astronomo e Direttore spirituale della Beata E. Hesselblad” (Edizioni AdP, pagg. 112, € 10,00).

Il libro, uscito lo scorso anno in occasione del centenario della nomina del padre Hagen come Direttore della Specola Vaticana, contiene la fitta e interessante corrispondenza epistolare fra questo sacerdote gesuita e
la Beata Elisabetta dell’Ordine del SS. Salvatore di S. Brigida.

Padre Sabino Maffeo, oltre agli studi filosofico-teologici svolti presso
la Pontificia Università Gregoriana, si è laureato in Fisica Pura e ha insegnato all’Istituto Massimiliano Massimo di Roma.

E’ stato, successivamente, Direttore Tecnico della “Radio Vaticana” e Vice Direttore Amministrativo della Specola Vaticana. Il suo volume “
La Specola Vaticana. Nove Papi, una Missione” (2001) è considerato un prezioso contributo negli studi di storia della scienza e dei rapporti tra astronomia e fede.

Recentemente è stato pubblicato il suo libro sul gesuita austriaco Johann Georg Hagen. Ci potrebbe brevemente presentare la sua figura umana e sacerdotale?

P. Sabino Maffeo: Il padre Johan Georg Hagen (1847-1930), gesuita austriaco, fu Direttore dell’Osservatorio astronomico del Georgetown College a Washington. Era già ben noto in campo astronomico soprattutto per i suoi importanti lavori sulle stelle variabili, quando nel 1906, fu chiamato da Pio X a dirigere
la Specola Vaticana. Portò avanti con alacrità e competenza il lavoro fotografico della Carta del Cielo e del Catalogo astrografico al quale
la Specola si era impegnata in campo internazionale.

Con l’installazione di un telescopio visuale il padre Hagen poté continuare il suo lavoro sulle stelle variabili. Realizzò due nuove prove sperimentali della rotazione diurna della terra e, negli ulti anni della sua vita, si dedicò all’osservazione di oggetti celesti alquanto discussi, da lui chiamati “nebulose oscure”.

L’attività pastorale del padre Hagen, benché poco visibile, ma tuttavia non meno importante di quella scientifica, consisté essenzialmente nella direzione spirituale di una donna di eccezione: la beata Elisabetta Hesselblad, fondatrice del ramo romano e svedese dell’Ordine del SS. Salvatore di S. Brigida.

La storia della Chiesa è ricca di personalità in cui, insieme all’impegno scientifico, non è mai taciuta una profonda esigenza spirituale. In che modo padre Hagen ha saputo armonizzare questi due aspetti indissolubili nella sua vita di scienziato di fama internazionale e religioso?

P. Sabino Maffeo: Oggi si parla molto del rapporto scienza-fede e non poche volte i gesuiti della Specola Vaticana vengono interpellati da visitatori e giornalisti sul significato del loro lavoro di religiosi astronomi. La risposta più facile e immediata è quella di dire che il fatto stesso che ci siano uomini di Chiesa che sono anche uomini di scienza, dimostra con i fatti, più che con le parole, la piena compatibilità tra scienza e fede. Naturalmente ognuno dei membri della comunità religiosa della Specola realizza a suo modo la sintesi dei due aspetti della sua vita: quello religioso pastorale e quello scientifico.

Il caso del padre Hagen è del tutto particolare ed esemplare data la specificità, sopra accennata, della sua attività pastorale. Per questo, l’anno scorso, in occasione del centenario della nomina del padre Hagen a Direttore della Specola Vaticana, ho pensato di ricordarlo mettendo in evidenza questo aspetto poco noto della sua vita, pubblicando in un volumetto di 100 pagine, le circa 60 lettere che lui scrisse alla sua figlia spirituale. A parte l’effetto sorpresa in tutti quelli che, pur conoscendo il padre Hagen astronomo, non avevano mai saputo nulla di questo altro aspetto della sua vita, il libro è stato accolto con favore negli ambienti cattolici dove è di grande attualità la discussione e lo studio sul rapporto scienza-fede.

Il pregio del suo libro è quello di aver reso pubblico un aspetto non molto noto di padre Hagen. Una copiosa corrispondenza ci mostra il suo impegno pastorale come direttore spirituale della Beata Elisabatta Hesselblad, fondatrice delle Brigidine. Grazie a questo paziente lavoro, il rapporto tra scienza e fede appare vissuto in modo concreto e armonioso. Qual è, a suo avviso, la ricchezza di questa corrispondenza e del suo impegno pastorale?

P. Sabino Maffeo: L’attività pastorale del padre Hagen è particolarmente interessante sia per l’eccezionale vocazione della sua figlia spirituale, sia per l’intenso coinvolgimento con cui egli accompagnò
la Beata Elisabetta per tutte le tappe del suo cammino spirituale: conversione dal luteranesimo alla Chiesa cattolica, discernimento sulla sua vocazione alla vita consacrata, chiamata speciale a riportare le figlie di Santa Brigida nella casa romana di Piazza Farnese e ad operare in modo particolare per il ritorno alla Chiesa cattolica della Svezia, sua patria, e per la promozione dell’ecumenismo in generale.

Dai motivi e dalle raccomandazioni che più frequentemente si ripetono in queste lettere ci si può fare un’idea abbastanza chiara della spiritualità del padre Hagen e del suo modo personale di vivere, in perfetta serenità, il rapporto scienza-fede. Troviamo, in particolare, una forte insistenza sull’umiltà, sull’accettazione delle sofferenze e delle difficoltà, sulla fiducia nella Provvidenza divina, sull’importanza di fare il proprio dovere e di farlo solo per Dio. È importante notare che, per il padre Hagen, questo lavoro pastorale non era meno importante di quello astronomico: egli infatti, pur mettendo al primo posto il lavoro astronomico assegnatogli dall’obbedienza, affermava tuttavia che sarebbe stato il lavoro svolto per Elisabetta a costituire “una gemma nella mia corona eterna”.

Il pensiero contemporaneo di matrice scientista sembra condannare fermamente ogni possibile compatibilità tra scienza e fede. Quest’ultima, infatti, è considerata una esperienza personale o addirittura meramente psicologica e spogliata del suo intimo significato. Quali prospettive si aprono nello studio sul rapporto tra scienza e fede alla luce delle recenti iniziative in tal senso?

P. Sabino Maffeo: Capita ogni tanto anche a me di sentirmi dire: come fa lei, che è sacerdote e scienziato allo stesso tempo, a mettere insieme fede e scienza? E quando chiedo che mi si faccia un esempio di incompatibilità mi sento riproporre il caso Galileo, l’evoluzionismo, la teoria del Big Bang e il racconto della creazione del libro della Genesi. Trovo cioè che, il più delle volte, il problema nasce dal fatto che pochi conoscono i progressi che, da più di qualche secolo, sono stati fatti nella Chiesa circa il modo di interpretare
la Bibbia. Per queste persone è ancora efficace la risposta di Galileo: sia la natura che la rivelazione hanno per autore lo stesso Dio: non è quindi possibile che la verità conosciuta esplorando la natura sia contraddetta da quella rivelata.

Diverso è il problema quando si ha a che fare non con l’ignoranza ma con l’ideologia, come nel caso degli atei e degli scientisti, per i quali la scienza è l’unica fonte di verità e la fede, essendo una sovrastruttura senza alcun fondamento oggettivo, non può che essere di ostacolo alla scienza.

[Di Giovanni Patriarca] 

 

Publié dans : Approfondimenti |le 3 juillet, 2007 |Pas de Commentaires »

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