ACCANTO AGLI ULTIMI – Le opere sostenute da Benedetto XVI grazie alla generosità dei fedeli di ogni continente

dal sito On line del giornale « Avvenire »

ACCANTO AGLI ULTIMI
Le opere sostenute da Benedetto XVI grazie alla generosità dei fedeli di ogni continente 

«Carità del Papa»:
un mondo di aiuti 

Domani
la Giornata in tutte le diocesi

Dalla «Fazenda de Esperança» visitata in Brasile alle grandi emergenze umanitarie 

Di Lorenzo Rosoli  

Sabato 12 maggio 2007. È quasi mezzogiorno quando Benedetto XVI – in una delle tappe più commoventi del suo viaggio in Brasile – si congeda dalla Fazenda da Esperança di Guaratinguetá per rientrare ad Aparecida. Quella mattina ha ricevuto il caloroso abbraccio della comunità di recupero fondata da frei Hans Stapel, col suo «popolo» di alcolisti, tossicodipendenti, ex spacciatori; ha lasciato loro parole forti, nella denuncia contro i trafficanti di morte come nell’invito alla conversione, alla speranza. Infine un gesto silenzioso e concreto: 100 mila dollari in dono alla Fazenda perché possa continuare il suo impegno di liberazione.
Centomila dollari attinti all’Obolo di San Pietro. Cioè all’aiuto economico che i fedeli – e gli uomini di buona volontà – di tutto il mondo offrono al Papa quale «segno di adesione alla sollecitudine del successore di Pietro per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi», come si legge nel sito Internet della Santa Sede (www.vatican.va) nelle pagine dedicate a questa pratica antichissima.
Le offerte dei fedeli sono linfa che giunge senza soste all’Obolo di San Pietro, tutto l’anno. Ma c’è un giorno speciale nel quale
la Chiesa chiama tutte le comunità a prendere coscienza del valore pratico, simbolico ed ecclesiale dell’Obolo: è
la Giornata per la carità del Papa che in tutto il mondo cattolico si celebra il 29 giugno o (come in Italia) la domenica più vicina alla solennità dei santi Pietro e Paolo. In questo 2007, dunque, domani: domenica 24 giugno.
«Nel 2000, l’anno del Grande Giubileo, abbiamo raccolto 63,6 milioni di dollari; nel 2005 erano 59,4. Ma più dei numeri, è bello e importante guardare alla destinazione di queste somme – spiega monsignor Tullio Poli, responsabile dell’Ufficio per l’Obolo di San Pietro presso
la Segreteria di Stato vaticana -. Le offerte dei fedeli al Papa sono indirizzate alle opere ecclesiali, alle iniziative umanitarie e di promozione sociale come anche al sostegno alle attività della Santa Sede. Il Papa, come pastore di tutta
la Chiesa, si preoccupa anche delle necessità materiali delle diocesi povere, degli istituti religiosi e dei fedeli in gravi difficoltà». Un ventaglio di situazioni che va dai poveri agli anziani all’infanzia abbandonata o sfruttata, dai profughi e migranti alle vittime di guerre o di calamità naturali, fino alle necessità delle Chiese locali, dell’educazione cattolica, e così via.
Qualche esempio? Poli può darne a piene mani. «Il villaggio per gli orfani dell’Aids in Kenya fondato dal gesuita italo-americano Angelo d’Agostino», l’infaticabile sacerdote morto il 21 novembre 2006 a 80 anni d’età dopo una vita fra i boat people vietnamiti e i bambini abbandonati o malati dell’Africa. Ancora: «L’Ospedale San Vincenzo de’ Paoli a Sarajevo, presenza sanitaria cattolica in una città dalla vocazione multietnica; l’Ospedale Redemptoris Mater, in Armenia;
la Città dei Ragazzi Nazareth a Mbare, in Ruanda, che accoglie orfani e bambini abbandonati, i più vittime della guerra e del genocidio che ha lacerato il Paese; l’Ospedale di Villa Maria della Congregazione Daughters of Mary nella diocesi di Masaka, in Uganda. In Italia? La casa d’accoglienza Giovanni Paolo II dell’Opera Don Orione a Monte Mario, attrezzata per assistere e ospitare i pellegrini disabili che vengono a Roma, e gratuitamente quelli senza mezzi».
Parte dell’Obolo, inoltre «confluisce negli aiuti che
la Santa Sede offre tramite il Pontificio Consiglio Cor Unum in situazioni d’emergenza come terremoti o alluvioni – continua Poli -; l’Obolo sostiene anche le attività della Fondazione Populorum progressio per i contadini e gli indigeni dell’America Latina e della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, che realizza progetti di sviluppo nelle zone minacciate dalla desertificazione nell’A frica sub-sahariana. Sostiene inoltre seminari e istituti di formazione cristiana in molti Paesi in via di sviluppo». 

 

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