Maschi, niente ipocrisie

dal sito on line del giornale « Avvenire »:

Maschi, niente ipocrisie 

La prostituta, una schiava Viene dal Sud del Mondo 

Giuseppe Anzani  

Secondo un rapporto del Censis (Legalità e immigrazione, 2005), in Italia le “lucciole” reclutate nel mondo della prostituzione sono 25mila, e fra esse l’85-90 per cento sono straniere. Di fronte a questi dati torna alla mente ogni volta l’immagine che collega il racket del mercato del sesso alla tratta di esseri umani. Torna la turpe catena che allaccia prostituzione, migrazione e schiavitù, come illustrato dal rapporto Onu del 2002 (nel mondo, 4 milioni di donne “trafficate” ogni anno); resta sullo sfondo il dato giuridico incontestabile che lo sfruttamento sessuale è definito dalle Convenzioni come modulo di schiavitù. Sulla prostituzione sarebbe giusto farla finita con le menzogne e con le ipocrisie, anche a costo di dire bestia a ciò che è bestia. La prima menzogna è quella dell’uomo che scende di sera con l’auto dentro il fiume di auto lungo i viali della città seminati di lucciole, a comprare un corpo in libera vendita, con l’aria di chi dice “io pago”; e non capisce che al collo di quella merce umana c’è un laccio, e il suo crollo umiliato sarà l’ultimo atto di uno stupro già fatto, preconfezionato ad uso dell’utente finale.
Io non ho in mente soltanto le storie giudiziarie sulle inaudite crudeltà del reclutamento, del trasporto clandestino, del miraggio di lavoro, dei passaporti sottratti, delle percosse e sevizie, delle “rivendite” fra bande: ho in mente l’esperienza di strada di un uomo come don Benzi che dice di aver trovato “tutte” le centinaia di donne soccorse, tutte, a guisa di schiave, forzate. Ho in mente le molte risoluzioni del Parlamento europeo che dicono che «la prostituzione viene in un modo o nell’altro imposta alle persone che la praticano». È questa pre-violenza che fa della prostituzione uno stupro di massa. Una seconda ipocrisia riguarda la riduzione del problema al condiviso schifo per lo spettacolo, per modo che “spostarlo un po’ più in là” (confinarlo in ghetti, in eros-center, levarlo dagli occhi) o sloggiarlo con multe alla circo lazione sarebbe equivalente a levarlo dalla realtà. Una semplice indecenza pubblica da traslocare in pattumiera. No, non basta, è l’insulto farisaico di una espulsione dei poveri in camere di mattanza destinate, invece del loro salvataggio. La terza ipocrisia contiene il più sporco dei finti candori: «La prostituzione è un problema femminile. Vediamo il perché e il percome una donna si vende. Eccetera». E invece la prostituzione è esattamente un problema maschile; il motore della prostituzione è il maschio, il consumatore-predatore-pagatore. Il racket che serve e che domina la bisogna mette radice qui. Qui sta la criminogenesi remota, lo sprezzo, la violenza prenotata. Con qualche sorpresa annoto che lo scossone etico giunge oggi con sapienziale forza da un uomo di fede, il vescovo Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio per i migranti, dentro il silenzio scandaloso dei nostri governanti e legislatori. Ma davvero non c’è rampogna, non c’è risorsa, non c’è risveglio o soprassalto nel laico diritto?
La Svezia ha messo da anni mano alla vergogna,
la Svezia non mistica e non bigotta ha deciso che non la donna, ma l’uomo che prostituisce una donna deve andare in galera. Li ha fatti andare in galera. E là la prostituzione è crollata. Può crollare anche qui e salvare vite, se è verità che vogliamo salvare vite. 

 

Publié dans : Approfondimenti |le 20 juin, 2007 |Pas de Commentaires »

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