Archive pour le 20 juin, 2007

cipolle per buona notte? però sono buone no?

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« Voi dunque pregate così: ‘Padre nostro…’ » – Cardinale Joseph Ratzinger [Papa Benedetto XVI]

Cardinale Joseph Ratzinger [Papa Benedetto XVI]
Der Gott Jesu Christi (Il Dio di Gesù Cristo)

« Voi dunque pregate così: ‘Padre nostro…’ »

Senza Gesù, non sappiamo ciò che è veramente un « Padre ». Nella sua preghiera questo è divenuto chiaro, e questa preghiera gli appartiene intrinsecamente. Un Gesù che non sarebbe perpetuamente immerso nel Padre, o che non sarebbe in una permanente comunicazione intima con lui, sarebbe un essere totalmente differente dal Gesù della Bibbia e dal vero Gesù della storia. La sua vita parte dal nucleo della preghiera; a partire da essa egli ha compreso Dio, il mondo e gli uomini…

Sorge allora una nuova domanda: è, questa comunicazione… anche essenziale al Padre che Gesù invoca, in modo che anche lui sarebbe differente se non fosse invocato sotto questo nome? Oppure questa preghiera lo sfiora senza penetrare in lui? E questa é la risposta: appartiene al Padre di dire « Figlio », come appartiene a Gesù di dire « Padre ». Senza questa invocazione neanche il Padre sarebbe veramente ciò che è. Gesù non è in contatto con lui solamente dall’esterno, ma fa proprio parte dell’essere divino di Dio, in quanto Figlio. Anche prima che il mondo fosse creato, Dio è già l’Amore del Padre e del Figlio. Ed egli può diventare nostro Padre e la misura di ogni paternità, perché è lui, in sé stesso, Padre fin dall’eternità. Nella preghiera di Gesù dunque, l’interiorità stessa di Dio diviene visibile; vediamo come è Dio. La fede nel Dio Trino non è altro che la spiegazione di ciò che succede nella preghiera di Gesù. In questa preghiera, la Trinità appare in piena luce…

Essere cristiano significa allora partecipare alla preghiera di Gesù, entrare nel suo modello di vita, cioè nel suo modello di preghiera. Essere cristiano significa dire con lui « Padre » e diventare così figli, figli di Dio – Dio – nell’intimità dello Spirito che ci fa essere ciò che siamo, e in questo modo, ci aggrega all’unità di Dio. Essere cristiano significa guardare il mondo a partire da questo nucleo, e allora diventare liberi, pieni si speranza, decisi e fiduciosi

chiesa di San Bartolomeo all’isola – Roma

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chiesa di San Bartolomeo all’isola – Roma

http://www.romecity.it/Sanbartolomeo02.htm

Publié dans:immagini belle |on 20 juin, 2007 |Pas de commentaires »

Maschi, niente ipocrisie

dal sito on line del giornale « Avvenire »:

Maschi, niente ipocrisie 

La prostituta, una schiava Viene dal Sud del Mondo 

Giuseppe Anzani  

Secondo un rapporto del Censis (Legalità e immigrazione, 2005), in Italia le “lucciole” reclutate nel mondo della prostituzione sono 25mila, e fra esse l’85-90 per cento sono straniere. Di fronte a questi dati torna alla mente ogni volta l’immagine che collega il racket del mercato del sesso alla tratta di esseri umani. Torna la turpe catena che allaccia prostituzione, migrazione e schiavitù, come illustrato dal rapporto Onu del 2002 (nel mondo, 4 milioni di donne “trafficate” ogni anno); resta sullo sfondo il dato giuridico incontestabile che lo sfruttamento sessuale è definito dalle Convenzioni come modulo di schiavitù. Sulla prostituzione sarebbe giusto farla finita con le menzogne e con le ipocrisie, anche a costo di dire bestia a ciò che è bestia. La prima menzogna è quella dell’uomo che scende di sera con l’auto dentro il fiume di auto lungo i viali della città seminati di lucciole, a comprare un corpo in libera vendita, con l’aria di chi dice “io pago”; e non capisce che al collo di quella merce umana c’è un laccio, e il suo crollo umiliato sarà l’ultimo atto di uno stupro già fatto, preconfezionato ad uso dell’utente finale.
Io non ho in mente soltanto le storie giudiziarie sulle inaudite crudeltà del reclutamento, del trasporto clandestino, del miraggio di lavoro, dei passaporti sottratti, delle percosse e sevizie, delle “rivendite” fra bande: ho in mente l’esperienza di strada di un uomo come don Benzi che dice di aver trovato “tutte” le centinaia di donne soccorse, tutte, a guisa di schiave, forzate. Ho in mente le molte risoluzioni del Parlamento europeo che dicono che «la prostituzione viene in un modo o nell’altro imposta alle persone che la praticano». È questa pre-violenza che fa della prostituzione uno stupro di massa. Una seconda ipocrisia riguarda la riduzione del problema al condiviso schifo per lo spettacolo, per modo che “spostarlo un po’ più in là” (confinarlo in ghetti, in eros-center, levarlo dagli occhi) o sloggiarlo con multe alla circo lazione sarebbe equivalente a levarlo dalla realtà. Una semplice indecenza pubblica da traslocare in pattumiera. No, non basta, è l’insulto farisaico di una espulsione dei poveri in camere di mattanza destinate, invece del loro salvataggio. La terza ipocrisia contiene il più sporco dei finti candori: «La prostituzione è un problema femminile. Vediamo il perché e il percome una donna si vende. Eccetera». E invece la prostituzione è esattamente un problema maschile; il motore della prostituzione è il maschio, il consumatore-predatore-pagatore. Il racket che serve e che domina la bisogna mette radice qui. Qui sta la criminogenesi remota, lo sprezzo, la violenza prenotata. Con qualche sorpresa annoto che lo scossone etico giunge oggi con sapienziale forza da un uomo di fede, il vescovo Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio per i migranti, dentro il silenzio scandaloso dei nostri governanti e legislatori. Ma davvero non c’è rampogna, non c’è risorsa, non c’è risveglio o soprassalto nel laico diritto?
La Svezia ha messo da anni mano alla vergogna,
la Svezia non mistica e non bigotta ha deciso che non la donna, ma l’uomo che prostituisce una donna deve andare in galera. Li ha fatti andare in galera. E là la prostituzione è crollata. Può crollare anche qui e salvare vite, se è verità che vogliamo salvare vite. 

 

Publié dans:Approfondimenti |on 20 juin, 2007 |Pas de commentaires »

Saluto di Benedetto XVI alle suore Clarisse Cappuccine Tedesche ad Assisi

Dal sito:

http://www.zenit.org/article-11162?l=italian

Saluto di Benedetto XVI alle suore Clarisse Cappuccine Tedesche ad Assisi 

ASSISI, lunedì, 18 giugno 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il saluto rivolto questa domenica da Benedetto XVI alle suore Clarisse Cappuccine Tedesche del Monastero della Santa Croce in Assisi, incontrate in occasione della visita pastorale nella città di San Francesco. 

Care Sorelle,

quando insieme, il Vescovo Sorrentino ed io, abbiamo concordato questa visita, ho detto subito: «Devo incontrare le Cappuccine bavaresi, le Cappuccine tedesche». Per me esse fanno profondamente parte di Assisi ed io serbo così tanti bei ricordi degli incontri avuti nella loro Casa, prima e dopo il terremoto, che per me una visita ad Assisi senza un incontro con le Cappuccine, quelle tedesche, sarebbe stata un’esperienza di Assisi solo a metà. Dunque mi rallegro: stiamo qui insieme, quasi come se fossimo nel vostro Convento. Sono molto grato e lieto per il fatto che, secoli fa,
la Provvidenza abbia avviato questo convento, che esso continui a vivere, che dalla terra tedesca, in particolare dalla terra bavarese, giovani ragazze giungano sempre di nuovo qui e percorrano, in comunione con san Francesco, la via del Signore: la via della povertà, della castità, dell’obbedienza, soprattutto la via dell’amore per Cristo e per la sua Chiesa.

So che pregate molto per me e per tutta
la Chiesa. Sapere che dietro di me ci sono tante persone oranti, tante care suore che pregano e sostengono la mia opera dall’interno, costituisce per me un costante rafforzamento. Quindi per me è anche un bisogno dire una parola di ringraziamento per questo. Quest’anno celebriamo la conversione di san Francesco. Sappiamo di avere sempre bisogno di conversione; sappiamo che per tutta la vita ci troviamo nell’ascesa, spesso faticosa ma sempre anche bella, di successive conversioni; sappiamo che, in questo modo, giorno dopo giorno ci avviciniamo di più al Signore. San Francesco ci mostra anche come nella sua vita, a partire da questo primo profondo incontro con il Crocifisso di «San Damiano», abbia maturato sempre di più la comunione con Cristo, fino a diventare una cosa sola con Lui nell’evento delle stigmate. Per questo cerchiamo, per questo lottiamo: per ascoltare sempre meglio la sua voce, perché essa penetri sempre di più nel nostro cuore, plasmi sempre di più la nostra vita, cosicché noi diventiamo dall’interno simili a Lui e in noi
la Chiesa sia viva. Come Maria nella sua persona era Chiesa vivente, così attraverso il vostro pregare, credere, sperare ed amare diventate Chiesa viva e, in questo modo, una cosa sola con l’unico Signore. Grazie per tutto. Sono veramente grato al Signore che ci siamo potuti qui vedere.

Abbiamo anche un piccolo dono. (Dico naturalmente grazie per i fiori!) Abbiamo portato un’immagine della Madonna, che ricorderà la visita, durante la quale ci siamo incontrati.

Credo di poter ascoltare ancora un canto… Grazie! È un canto che spesso abbiamo intonato nel seminario di Traunstein e che mi riporta alla mia prima giovinezza, facendomi così percepire tutta la gioia per il Signore e per
la Madre di Dio che, come allora ancora adesso, portiamo nel nostro cuore. Ora posso impartirvi la mia benedizione.

La Chiesa chiede l’accompagnamento e il rispetto della dignità dei “clochard”

dal sito:

http://www.zenit.org/article-11191?l=italian


La Chiesa chiede l’accompagnamento e il rispetto della dignità dei “clochard” 

Ribadisce il Pontificio Consiglio per
la Pastorale dei Migranti e gli Itineranti
 

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 20 giugno 2007 (ZENIT.org).- I “clochard” – una moltitudine “senza nome e senza voce” – meritano come ogni persona rispetto per la loro dignità, qualunque sia la situazione morale o personale in cui si trovano, ha segnalato il Pontificio Consiglio per
la Pastorale dei Migranti e gli Itineranti.

Il Dicastero ha presentato questo martedì – attraverso il suo Presidente, il Cardinale Renato Martino, e il suo Segretario, l’Arcivescovo Agostino Marchetto –, gli “Orientamenti per
la Pastorale della Strada”, documento che intende rispondere alla rivitalizzazione di questa pastorale nel contesto generale della mobilità umana e di quanti vivono in strada.

“Vivere per strada – è importante saperlo –, contrariamente a quanto spesso si ritiene, non è sempre una scelta”; si tratta di una vita “dura e pericolosa, è una lotta quotidiana per la sopravvivenza”; “chi è senza casa vive infatti una condizione di grande vulnerabilità perché è costretto a dipendere dagli altri, anche solo per i bisogni primari, ed è esposto alle aggressioni, al freddo, all’umiliazione di esser cacciato come indesiderato”, sostengono gli Orientamenti.

Come ha ricordato l’Arcivescovo Marchetto presentando il documento, i “clochard” “rappresentano uno dei tanti volti della povertà nel mondo di oggi”.

“Possono essere persone costrette a vivere in strada perché non hanno un tetto sotto il quale ripararsi, stranieri immigrati che talvolta, pur avendo un lavoro, non hanno un luogo in cui vivere, oppure anziani senza domicilio, o ancora persone giovani che hanno scelto di vivere così”, ha affermato.

“Generalmente chi abita per strada è guardato con diffidenza e sospetto, e il fatto di non avere una casa è l’inizio di una perdita progressiva di diritti”.

In questo modo diventano “una moltitudine di persone senza nome e senza voce, incapaci di difendersi e di trovare le risorse per migliorare il proprio futuro”, ma “sono comunque persone con la propria dignità, da rispettare”, ha ricordato.

Gli Orientamenti dedicano una delle loro quattro parti alla “Pastorale per i senza fissa dimora”; “
la Chiesa, con la sua opzione preferenziale, né esclusiva, né escludente, per i poveri e i bisognosi, incoraggia i cristiani ad accompagnare e servire queste persone, qualunque sia la situazione morale o personale nella quale esse si trovino”, ha sintetizzato l’Arcivescovo Marchetto.

Consapevole del fatto che sono state già avviate risposte pastorali – di parrocchie, organizzazioni cattoliche, movimenti ecclesiali e nuove comunità – nei confronti di queste persone, il presule ha, tuttavia, sottolineato che in questo campo c’è ancora molto da fare.

Negli Orientamenti si loda quanti vanno incontro a questi fratelli e a queste sorelle bisognosi, un incontro che “crea una rete di amicizia e di sostegno, dando luogo a generose iniziative di solidarietà”.

“Si sono creati anche centri di accoglienza” che offrono risposte molteplici ai “senza tetto”: “informazione e consulenza, distribuzione di generi alimentari e di vestiario, con possibilità di pulizia personale e di ambulatorio medico”, ricorda il documento.

Il testo chiede di prestare anche attenzione alla situazione delle persone “senza tetto” che spesso “perdono la possibilità di usufruire dei servizi pubblici perché, a causa della loro situazione, non hanno più una residenza anagrafica e non possiedono più documenti di identità”.

“Questa condizione di ‘morte anagrafica’ va combattuta cercando”, con le autorità competenti, “di stabilire la residenza” di queste persone, ad esempio “presso una comunità di assistenza o il centro di accoglienza”, suggeriscono gli Orientamenti.

Monsignor Marchetto ha spiegato che “l’attenzione alla dignità e alla persona dell’altro si esprime nel modo di accoglierlo, di servirlo, nella cura dell’ambiente dove si offre da mangiare, nell’atteggiamento gentile dei volontari e degli operatori pastorali”.

Il Pontificio Consiglio per
la Pastorale dei Migranti e gli Itineranti ha programmato, per il novembre prossimo, il I Incontro Internazionale di Pastorale per i senza tetto, per riflettere sulle condizioni di povertà, abbandono e pericolo in cui si trovano le persone che vivono in strada, soprattutto nelle grandi città.

Con gli Orientamenti, il Dicastero si sforza soprattutto perché si intraprenda, dove non esiste, e si rafforzi dove è già operante una pastorale specifica di presenza, accoglienza e accompagnamento che dia risposta a necessità specifiche sensibilizzando Vescovi e diocesi, associazioni cattoliche, movimenti ecclesiali e nuove comunità, e tutti quanti vogliono accogliere questo messaggio, ha concluso l’Arcivescovo Marchetto. 

 

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