Oltre il portone di bronzo – Strana sede che mette serenità

dal sito on line del giornale Avvenire

Oltre il portone di bronzo 

Strana sede che mette serenità 

Luigi Geninazzi  

Che cosa può succedere quando l’uomo più potente del mondo, ma in caduta di credibilità politica, incontra chi ha fatto dell’autorità morale senza potere la propria forza? Può accadere, e l’abbiamo visto ieri, che se ne esca, fuori da ogni protocollo, con un saluto tanto semplice quanto irrituale. «È bello essere qui», sono state le prime parole pronunciate da George W. Bush appena varcato il portone di bronzo per essere ricevuto da Papa Ratzinger. Dev’essere bello venir accolti da «una persona intelligente, amorevole e affettuosa», come l’ha definito il presidente Usa. Soprattutto dopo le fatiche del G-8, le trattative estenuanti con gli altri leader e il durissimo braccio di ferro con Putin.
È forse uno dei carismi più significativi di Benedetto XVI quello di trasmettere una grande serenità ai suoi interlocutori. A questo livello dev’essere scattata una straordinaria sintonia tra «il cristiano rinato» che siede alla Casa Bianca ed il fine teologo divenuto capo della Chiesa cattolica. «Vedrò Benedetto XVI per la prima volta e la mia intenzione è soprattutto d’ascoltarlo», aveva detto il presidente americano alla vigilia del suo tour europeo. Proprio come l’avevano esortato sette persone su dieci negli Stati Uniti, secondo un sondaggio svolto dal quotidiano «Usa Today»: dedichi attenzione ai suggerimenti del Papa.
Dunque molte cose sono cambiate da quando, nel 2003, un mese prima dell’attacco militare contro l’Iraq, il portavoce della Casa Bianca disse sprezzantemente che Bush «non si sarebbe fatto condizionare dalla Santa Sede», cioè da Giovanni Paolo II contrario all’intervento bellico. Oggi l’Iraq ed il Medio Oriente sprofondano nella guerra civile e restano in cima alle preoccupazioni del Vaticano, con particolare riguardo alle «critiche condizio ni in cui si trovano le comunità cristiane», ha ricordato il Papa nel suo colloquio con Bush.
Secondo le stime della Caritas internazionale, in Iraq rimangono 25mila cristiani a fronte del mezzo milione che vi abitava prima della guerra. «Non c’è nulla di positivo che viene dall’Iraq insanguinato», aveva detto Benedetto XVI a Pasqua di quest’anno. In Medio Oriente la democrazia non cala dall’alto con le bombe, si costruisce «con una soluzione negoziata dei conflitti e delle crisi che travagliano la regione», ha detto il Pontefice al presidente americano. Una chiara presa di distanza dalla dottrina Bush, fondata sull’interventismo unilaterale e finita in un tragico solipsismo.
Certo, il leader della Casa Bianca può vantare molti punti di convergenza importante con il capo della Chiesa cattolica sul terreno cruciale della difesa della vita e della famiglia (pochi giorni fa aveva annunciato il veto alla legge che intende liberalizzare l’utilizzo delle cellule staminali dell’embrione per la ricerca scientifica). Questo tuttavia non elimina le riserve vaticane nei confronti della sua strategia internazionale. Il presidente americano vuole esportare la democrazia in tutto il mondo (con esiti gravi, per il momento) ma dal Papa gli è giunto un richiamo alla sobrietà. Se gli Stati Uniti vogliono avere un ruolo guida, allora si mettano a capo di una grande campagna «contro la sofferenza nel mondo», impegnandosi a combattere la fame, le malattie e la povertà che assediano tre quarti del pianeta.
«Il Papa ce lo ha chiesto e noi lo faremo», ha promesso Bush nel corso della tavola rotonda con gli esponenti della comunità di Sant’Egidio. Non sarà una guerra-lampo ma forse farà avanzare un po’ più la democrazia nel mondo. 

 

Publié dans : Approfondimenti |le 11 juin, 2007 |Pas de Commentaires »

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