Archive pour le 9 juin, 2007

buona notte

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« Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli» (Sequenza della festa)

San Tommaso d’Aquino (1225-1274), teologo domenicano, dottore della Chiesa
Preghiere

« Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli» (Sequenza della festa)

Dio onnipotente ed eterno, ecco che mi avvicino al sacramento del tuo Figlio unigenito, il nostro Signore Gesù Cristo. Malato, vengo dal medico dal quale dipende la mia vita; macchiato, alla sorgente della misericordia; cieco, al focolare della luce eterna; povero e privo di tutto, dal maestro del cielo e della terra.

Imploro dunque la tua immensa, la tua inesauribile generosità, affinché ti degni di guarire le mie infermità, di lavare le mie macchie, di illuminare la mia cecità, di colmare la mia indigenza, di coprire la mia nudità; e così, io possa ricevere il pane degli angeli (Sal 77,25), il Re dei re, il Signore dei signori (1 Tm 6,15), con tutta la riverenza e l’umiltà, tutta la contrizione e la devozione, tutta la purezza e la fede, tutta la fermezza del proposito e la rettitudine dell’intenzione che la salvezza della mia anima richiede.

Dammi, ti prego, di non ricevere semplicemente il sacramento del Corpo e del Sangue del Signore, ma proprio tutta la fortezza e l’efficacia del sacramento. Dio pieno di mitezza, dammi di ricevere il Corpo del tuo Figlio unigenito, nostro Signore Gesù Cristo, questo corpo materiale che egli ha ricevuto dalla Vergine Maria, in modo tale da meritare di essere incorporato al suo corpo mistico e di figurare tra le sue membra.

Padre pieno di amore, concedi a me che sto per ricevere ora il tuo Figlio amatissimo sotto il velo che si addice al mio stato di pellegrino, che io possa un giorno contemplarlo a viso scoperto e per l’eternità, lui che, essendo Dio, vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

Andrea Mantegna – Presentazione al Tempio

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Bild: Andrea Mantegna: Die Darbietung Christi im Tempel. Mit Maria und Simeon
1465-1466, Tempera auf Leinwand, 67 × 86 cm. Berlin, Gemäldegalerie
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Gianfranco Ravasi: I piedistalli

da « Avvenire » on line

09 Giugno 2007 
i piedistalli

Se abbattete i monumenti, risparmiate i piedistalli. Potranno sempre servire.
Tutti ricordiamo le scene della demolizione delle statue alla fine dell’impero sovietico, col crollo a terra di figure prima venerate quasi come idoli, o l’eliminazione dei simulacri di Saddam Hussein in Irak. Bisogna, però, riconoscere che non è certo bastato questo rituale dissacratorio, non raro nella storia dell’umanità, per rendere migliori le condizioni di quei popoli. È, perciò, non del tutto sarcastica la frase sopra citata, che è uno dei Pensieri spettinati di Stanislaw J. Lec (1909-1966), scrittore satirico polacco, raccolta di aforismi vari, tradotti in italiano da Bompiani nel 1988. Cadono le statue, ma i piedistalli sono sempre pronti a ospitare nuovi miti di massa, nuove illusioni o rinate tirannie.
Al di là della considerazione storica, c’è qualcosa che tocca un po’ tutti. Certo, non si può vivere senza modelli; anche le mode fanno parte della convivenza sociale; tifosi, fans, patiti costituiscono una fascia ampia della popolazione che ha bisogno di ammirare e sognare. Ma in agguato c’è sempre il rischio del fanatismo, dell’esaltazione adorante, dell’idolatria feticistica che diventa irrazionale e che genera invasamento. Basti solo pensare a un certo tifo da stadio o le urla dei ragazzini davanti a un cantante o ad un attore. C’è anche qualcosa di più radicale e sottile ed è il malcelato impulso al servilismo. Terribile ma vera è la considerazione del grande Dostoevskij: «Da’ la libertà all’uomo debole ed egli stesso si legherà a te e te la riporterà», quasi come un cane che riporta il bastone al suo padrone. La libertà è tutt’altro che facile da vivere in modo autentico e responsabile.

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Commento di padre Cantalamessa nella solennità del Corpus Domini

du site: 

http://www.zenit.org/article-11053?l=italian

Predicatore del Papa: l’Eucaristia, allo stesso tempo memoria e presenza reale di Cristo 

Commento di padre Cantalamessa nella solennità del Corpus Domini 

ROMA, venerdì, 8 giugno 2007 (http://www.zenit.org/« >ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap. – predicatore della Casa Pontificia –, alla liturgia di domenica prossima, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Corpus Domini).   

 FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME 

Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Genesi 14, 18-20; I Corinzi 11, 23-26; Luca 9, 11b-17 


Nella seconda lettura di questa festa, san Paolo ci presenta il più antico resoconto della istituzione dell’Eucaristia, scritto non più di una ventina d’anni dopo il fatto. Cerchiamo di scoprire qualcosa di nuovo del mistero eucaristico, servendoci del concetto di memoriale: « Fate questo in memoria di me ».

La memoria è una delle facoltà più misteriose e più grandiose dello spirito umano. Tutte le cose viste, udite, pensate e fatte fin dalla prima infanzia, sono conservate in questo seno immenso, pronte a ridestarsi e a balzare alla luce, a un richiamo esterno o della stessa nostra volontà. Senza memoria, cesseremmo di essere noi stessi, perderemmo la nostra identità. Chi è colpito da amnesia totale, vaga smarrito per le strade, senza sapere né come si chiama, né dove abita.

Il ricordo, al suo affacciarsi alla mente, ha il potere di catalizzare tutto il nostro mondo interiore e convogliarlo verso il suo oggetto, specie se questo non è una cosa o un fatto, ma una persona viva. Quando una mamma si ricorda del suo bambino che ha dato alla luce da pochi giorni e che ha lasciato a casa, tutto dentro di lei vola verso la sua creatura, un impeto di tenerezza sale dalle viscere materne e vela forse gli occhi di pianto.

Non solo l’individuo, ma anche il gruppo umano -famiglia, clan, tribù, nazione- ha la sua memoria. La ricchezza di un popolo non si misura tanto dalle riserve auree che conserva nelle sue casseforti, quanto dalle memorie che conserva nella sua coscienza collettiva. È proprio il condividere gli stessi ricordi che cementa l’unità del gruppo. Per conservare vivi tali ricordi, essi vengono legati a un luogo, a una festa. Gli americani hanno il Memorial Day, giorno in cui ricordano i caduti di tutte le guerre; gli indiani, il Gandhi memorial, un parco verde in New Delhi che deve ricordare alla nazione quello che egli è stato e ha fatto per essa. Anche noi italiani abbiamo i nostri memoriali: le feste civili ricordano gli eventi più importanti della nostra storia recente e ai nostri uomini più illustri sono dedicate vie, piazze, aeroporti…

Questo ricchissimo retroterra umano circa la memoria ci dovrebbe aiutare a capire meglio cos’è l’Eucaristia per il popolo cristiano. Essa è un memoriale perché ricorda l’evento a cui ormai tutta l’umanità deve la sua esistenza, come umanità redenta: la morte del Signore. Ma l’Eucaristia ha qualcosa che la distingue da ogni altro memoriale. Essa è memoria e presenza insieme, e presenza reale, non solo intenzionale; rende la persona realmente presente, anche se nascosta sotto i segni del pane e del vino. Il Memorial Day non può far sì che i caduti tornino in vita, il Gandhi memorial non può far sì che Gandhi sia vivo. Questo invece fa, secondo la fede dei cristiani, il memoriale eucaristico nei riguardi di Cristo.

Ma insieme con tutte le cose belle che abbiamo detto della memoria, dobbiamo menzionare anche un pericolo insito in essa. La memoria si può trasformare facilmente in sterile e paralizzante nostalgia. Questo avviene quando la persona diviene prigioniera dei propri ricordi e finisce per vivere nel passato. Il memoriale eucaristico non appartiene davvero a questa specie di ricordi.

Al contrario essa ci proietta in avanti; dopo la consacrazione, il popolo acclama: « Annunciamo la tua morte, Signore. Proclamiamo la tua risurrezione. Nell’attesa della tua venuta ». Un’antifona attribuita a san Tommaso d’Aquino (O sacrum convivium) definisce l’Eucaristia il sacro convito in cui « si riceve Cristo, si celebra la memoria della sua passione, l’anima si riempie di grazia e a noi viene dato il pegno della gloria futura ». 

Bush:I colloqui in Vaticano

dal sito: 

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=642&sez=&npl=&desc_sez=

I colloqui in Vaticano 

ROMA (9 maggio) – Nei colloqui in Vaticano del presidente Bush, prima con il Papa e poi con il segretario di Stato, cardinal Tarcisio Bertone,
«sono stati passati in rassegna – spiega una nota del Vaticano – i principali temi di politica internazionale, soffermandosi in particolare, per
quanto riguarda il Medio Oriente, sulla questione israelo-palestinese, sul Libano, sulla preoccupante situazione in Iraq e sulle critiche condizioni in cui si trovano le comunità cristiane. Da parte della Santa Sede si è auspicata, ancora una volta, una soluzione « regionale » e
« negoziata » dei conflitti e delle crisi che travagliano la regione». Nelle conversazioni «si è dedicata attenzione all’Africa e al suo sviluppo, con riferimento anche al Darfur, non mancando uno scambio di opinioni sull’America Latina».
Il comunicato vaticano informa che «vi è stato, infine, un esame delle questioni morali e religiose odierne, tra cui quelle relative ai diritti umani e alla libertà religiosa, la difesa e la promozione della vita, il matrimonio e la famiglia, l’educazione delle nuove generazioni, lo sviluppo sostenibile».
«Putin? Ne parliamo in privato». Il Papa, prima del colloqio privato, ha chiesto a Bush come fosse andato il suo incontro con Putin. «Le risponderò tra qualche minuto», ha risposto il presidente statunitense, accennando alla presenza dei fotografi e delle telecamere. Poi il Papa e Bush si sono seduti sulle poltrone bianche, uno di fronte all’altro, al tavolo rettangolare di legno scuro, su cui erano posati, oltre a un orologio d’oro, a un crocifisso, anch’esso d’oro, e un portapenne, alcuni fogli e dossier dalla parte di Benedetto XVI. Bush è entrato senza alcun documento.
«Il G8? Un successo». Il Papa, accogliendo Bush nel suo studio privato, ha chiesto al suo ospite come fosse andato il G8 di Heilegendamm. Quando Bush ha risposto: «Un successo», Benedetto XVI ha solo replicato «Un successo?». Il pontefice ha inoltre chiesto: «Sono state prese delle decisioni per l’umanità?». «Come Lei sa – ha risposto Bush – ci sono tante differenti opinioni, ma è andato tutto bene. Tutto bene. Per l’Africa abbiamo varato delle forti iniziative contro l’Aids, raddoppiato la somma di aiuti. Ci lavoreremo con il Congresso». Bush ha anche ricordato che il G8 si è svolto in Germania: «Il suo vecchio Paese», ha detto al pontefice.
Le preoccupazioni per il Medio Oriente Benedetto XVI ha anche espresso le sue preoccupazioni per le «critiche condizioni in cui si trovano le comunità cristiane» in Iraq, Libano, Israele e territori palestinesi, e ha auspicato «una soluzione « regionale » e « negoziata » dei conflitti e delle crisi che travagliano la regione».
Lo scambio di doni. Al termine del colloquio, Benedetto XVI ha regalato a Bush un quadro con una stampa raffigurante la basilica di San Pietro nel diciassettesimo secolo.«E’ molto bella, grazie», ha detto Bush, che a sua volta ha portato in dono un lungo bastone bianco su cui sono incisi i dieci comandamenti in diversi colori. Si tratta dell’opera di un artigiano texano, un ex « homeless ». «Sono i dieci comandamenti?» ha chiesto il Papa osservando il bastone, e il presidente ha risposto «Yes, sir». Tra i doni presidenziali anche un grande volume rilegato. Ai componenti del seguito presidenziale il Papa ha regalato medaglie del pontificato e rosari per le signore. 

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Buona Notte

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Red Panda

« Tutti hanno dato dal loro superfluo, lei invece, dalla sua povertà »

Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
A Simple Path

« Tutti hanno dato dal loro superfluo, lei invece, dalla sua povertà »

Occorre dare ciò che vi costa qualcosa. Non basta dare soltanto ciò di cui potete fare a meno, ma anche ciò di cui non potete né volete fare a meno, le cose alle quali siete attaccati. Allora il vostro dono diviene un sacrificio che ha prezzo agli occhi di Dio… È quello che chiamiamo l’amore in atto. Ogni giorno vedo crescere questo amore in bambini, uomini e donne.

Una volta camminavo per la strada ; un mendicante mi venne incontro e mi disse : « Madre Teresa, tutti ti fanno dei regali, anch’io voglio darti qualcosa. Oggi ho ricevuto soltanto ventinove centesimi per tutta la giornata, e voglio darteli ». Riflettei un attimo. « Se prendo questi ventinove centesimi (che valgono quasi niente), lui rischia di non avere niente da mangiare questa sera ; e se non li prendo, gli causerò un dispiacere ». Allora ho steso le mani e ho preso il denaro. Mai, su nessun viso, ho visto tanta gioia, quanto ne ho visto su quello di quest’uomo, tanto felice di aver potuto fare un regalo a Madre Teresa ! Per lui, che aveva mendicato tutta la giornata al sole questa somma irrisoria, con la quale non si poteva fare nulla, era un sacrificio enorme. Ma era anche meraviglioso, perché questi spiccioli ai quali lui rinunciava, dati con tanto amore, diventavano una fortuna.

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