Archive pour juin, 2007

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Meditazione per la festa dell’Esaltazione della croce :« Seguimi »

Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d’Europa
Meditazione per la festa dell’Esaltazione della croce

« Seguimi »

Il Salvatore ci ha preceduti sul cammino della povertà. Tutti i beni del cielo e della terra gli appartenevano. Non rappresentavano per lui alcun pericolo; poteva farne uso pur tenendo il suo cuore perfettamente libero. Sapeva però che per un essere umano è quasi impossibile possedere dei beni senza subordinarvi se stesso e diventarne schiavo. Per questo ha lasciato tutto e ci ha mostrato, con il suo esempio più ancora che con le sue parole, che solo chi non possiede nulla possiede tutto. La sua nascita in una stalla e la sua fuga in Egitto mostravano già che occorreva che il Figlio dell’uomo non avesse dove posare il capo. Chi vuole seguirlo deve sapere che non abbiamo quaggiù dimora permanente. Quanto più vivamente ce ne accorgeremo, tanto più ardentemente tenderemo verso la nostra dimora futura ed esulteremo al pensiero di avere libero accesso al cielo.

oggi memoria facoltativa: SS Primi martiri della Chiesa Romana

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Publié dans:immagini |on 30 juin, 2007 |Pas de commentaires »

Clemente Romano, Lettera ai Corinzi, XIII, 1; XLIX,1 – L, 1.

dal sito Vaticano:

http://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20010627_clemente_it.html

L’ umiltà 

XIII, 1. « Coltiviamo, dunque, fratelli, sentimenti di umiltà mettendo da parte (Gc 1,21) ogni sorte di baldanza, boria, stoltezza ed ira e facciamo ciò che è scritto nella Bibbia. Dice infatti lo Spirito Santo: «Il saggio non si glori della sua saggezza, né il forte della sua forza, né il ricco della sua ricchezza, ma chi si gloria, si glori nel Signore, di ricercarlo e di praticare il diritto e la giustizia» (Cf. Ger. 9,23-24; 1Sam 2, 10; 1Cor. 1, 31; 2Cor. 10,17). Ricordiamo soprattutto le parole che il Signore Gesù disse quando insegnava la mitezza e la magnanimità. 2. Così infatti disse: «Siate misericordiosi per ottenere misericordia; perdonate per essere perdonati; come farete, così sarà fatto a voi; come date, così sarà dato a voi; come giudicate, così sarete giudicati; come praticate la benevolenza, così sarà praticata a voi; la misura con la quale misurate, con la stessa sarà misurato a voi» (Cf. Mt. 6,14-15; 7,1-2,12; Lc. 6,31,36-38). 3. Rafforziamoci in questo comandamento e in questi precetti, per procedere umili ed ubbidienti alle sue sante parole. Dice infatti la sua santa parola: 4. «A chi volgerò il mio sguardo, se non al mite, al pacifico e a chi teme le mie parole?» (Is. 66,2).«  

La carità 

XLIX, 1, « Chi ha la carità in Cristo pratichi i suoi comandamenti. 2. Chi può descrivere il vincolo della carità (Cf. Col. 3,14) di Dio? 3. Chi è capace di esprimere la maestà della sua bellezza? 4. L’altezza, cui conduce la carità, è ineffabile. 5. La carità ci unisce saldamente a Dio: «La carità copre una moltitudine di peccati» (Cf. 1Pt. 4,8; Giac. 5,20). La carità tutto soffre, tutto sopporta. Nulla di banale, nulla di superbo nella carità. La carità non separa, la carità non fomenta ribellioni, la carità compie tutto nell’armonia. Nella carità arrivarono alla perfezione tutti gli eletti di Dio. Senza la carità nulla è gradito a Dio. 6. Nella carità il Signore ci ha accolto. Per la carità, che ebbe verso di noi, Gesù Cristo nostro Signore, secondo la volontà di Dio, ha dato per noi il suo sangue, la sua carne per la nostra carne, la sua anima per la nostra anima.  

L, 1. Vedete, carissimi, che cosa grande e meravigliosa è la carità, e la sua perfezione supera ogni commento. 2. Chi merita di trovarsi in essa, se non colui che Dio ha reso degno? Preghiamo dunque e chiediamo alla sua misericordia di essere trovati nella carità, senza umane preferenze, irreprensibili. 3. Sono passate tutte le generazioni da Adamo sino ad oggi, ma quelli che con la grazia di Dio sono perfetti nella carità, raggiungono la schiera di coloro che saranno manifestati all’avvento del regno di Cristo. 4. Infatti è scritto: «Entrate nelle vostre stanze per pochissimo tempo, finché passi la mia ira e il mio sdegno; mi ricorderò del giorno buono e vi farò uscire dai vostri sepolcri». 5. Siamo beati, o carissimi, se continuiamo a osservare i comandamenti di Dio nella concordia della carità, affinché per la carità ci siano rimessi i peccati. 6. E’ scritto: «Beati coloro, le cui iniquità sono state rimesse e i cui peccati sono stati coperti; beato l’uomo, del cui peccato il Signore non tiene conto e nella cui bocca non c’è 1′inganno» (Cf. Sal. 32(31),1-2; Rom. 4,7-8). 7. Questa beatitudine (Rm 4,9) è per coloro che Dio ha eletto per mezzo dì Gesù Cristo nostro Signore. A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen!«   

Clemente Romano, Lettera ai Corinzi, XIII, 1; XLIX,1 – L, 1. 

  

Preghiera 

Ti preghiamo, o Signore,
d’essere nostro soccorso e nostro sostegno.
Salva quelli tra noi che sono nella tribolazione,
rialza i caduti,
mostrati ai bisognosi,
guarisci gli infermi,
riconduci i traviati del tuo popolo,
sazia gli affamati,
libera i nostri prigionieri,
solleva i deboli,
consola i pusillanimi;
conoscano tutte le genti che tu sei l’unico Dio
e che Gesù Cristo è il tuo servo,
e noi tuo popolo e pecore del tuo pascolo.  

Non contare ogni peccato dei tuoi servi e delle tue serve,
ma purificaci nella purificazione della verità
e dirigi i nostri passi
per camminare nella santità del cuore
e fare ciò che è buono e gradito al tuo cospetto
e al cospetto dei nostri capi.  

Sì, o Signore, fa’ splendere il tuo volto su di noi
per godere il bene nella pace,
per proteggerci con la tua mano potente
e scamparci da ogni peccato con il tuo braccio eccelso,
e salvarci da coloro che ci odiano ingiustamente.  

Tu solo puoi compiere questi beni
e altri più grandi per noi,
a Te noi diamo lode per mezzo del gran sacerdote
e patrono delle anime nostre, Gesù Cristo,
per il quale a Te sia la gloria e la magnificenza
e ora e di generazione in generazione e nei secoli dei secoli. 

Amen. 

Clemens I, Papa, sec. I. 

 

IL CULTO DEI MARTIRI NELLA LITURGIA ROMANA

dal sito Vaticano: 

http://www.vatican.va/jubilee_2000/magazine/documents/ju_mag_01031997_p-68_it.html 

IL CULTO DEI MARTIRI NELLA LITURGIA ROMANA 

Mario Lessi-Ariosto 

Prime testimonianze 

Quando
la Liturgia romana comincia a caratterizzarsi e assume alcune sue proprie linee di diversificazione dalle altre Liturgie l’era dei martiri non era compiuta. I cristiani seppellivano con il dovuto onore non solo i propri defunti, ma soprattutto coloro che avevano testimoniato, fino a subire la morte, la propria fede. Di un vero culto dei martiri non si trovano che scarse testimonianze fino al terzo secolo. Questo culto si sviluppa a partire dalle normali usanze funerarie locali, purificate alla luce della fede cristiana, e matura alla luce della riflessione relativa al ruolo ecclesiale del martirio e dei martiri. 

Due sono i principali filoni di ricerca, che si illuminano vicendevolmente e ci permettono di ottenere delle notizie circa le prime forme del culto dei martiri: quelle che, in senso molto ampio possono essere incluse nella determinazione di « archeologiche » e quelle più propriamente « letterarie ». Qui ci si riferirà soprattutto a queste ultime, pur riconoscendo che i due filoni hanno bisogno l’uno dell’altro per avere accesso ad una maggiore conoscenza. 

Le prime attestazioni a Roma, le troviamo nella Depositio Martyrum del 354, e in essa si risale, prescindendo dagli Apostoli, al tempo di Papa Callisto e al gruppo dei sette diaconi martiri con Papa Sisto II, durante la persecuzione del 258.Nel Calendario Filocaliano non si trova menzione dei martiri del secondo secolo e si riscontrano non poche lacune che hanno dato adito a più di una congettura, ma sostanzialmente riflette il culto dei martiri a Roma. Contemporaneamente a Cartagine, nell’area africana della Liturgia romana, il vescovo Cipriano entra a far parte della lista dei martiri della propria Chiesa, che conosce e di cui scrive. 

Le fonti letterarie ci testimoniano tuttavia di una riflessione intorno al martirio e ai martiri attraverso espressioni come quelle di Tertulliano: «Christus in martyre est» (De Pudicitia, 22) o l’altra di san Cipriano: «Evangelium Christi unde martyres fiume» (Epist. 38), che ci affermano essere, alla base della stima del martirio, la constatazione di una attuazione piena del Vangelo è quasi una nuova « ripresentazione » della beata Passione e Morte redentrice di Cristo. Per questo ogni Chiesa che, per divina degnazione, si sente illustrata, resa illustre e insieme illuminata, nel proprio cammino verso Cristo dal glorioso sangue dei martiri, che vengono designati come « incolae Christi », « beati », « beatissimi », « benedicti », può anch’essa gloriarsi del titolo di beata (Cf Cyprianus, Epist.10). 

Ogni Chiesa notava nei suoi fasti la data del martirio dei propri figli (Cf Cyprianus, Epist.12,2), il ricordo delle gesta, l’ubicazione della tomba. E nella tradizione romana arriverà un momento in cui si arrivano a considerare come cittadini del luogo del martirio anche coloro che fossero originari di un’altra Chiesa (Cf Damasus, Epigram. n.46, per San Saturnino: « Sanguine mutavit patriam »). Ogni anno nel « dies natalis », che per i cristiani e il giorno della morte, la comunità cristiana si riunisce presso la tomba del martire, o in un locale più ampio accanto a questa, per celebrare nella gioia il « refrigerium » o pasto funebre al quale vengono unite delle letture, la preghiera, L’Eucaristia con le forme della spontaneità caratteristiche dei primi tempi anche della Liturgia romana. In queste assemblee si forma quello spirito che successivamente Sant’Agostino indicherà con il dire: «Ideo quippe ad ipsam mensam (…) eos commemoramus (…) ut eorum vestigiis adhaereamus» (In Ioan. tract.84,1). 

La « rievocazione » delle gesta dei martiri era fatta, molto probabilmente con la lettura del racconto del martirio nel corso della celebrazione liturgica e il celebrare la « memoria » di un martire congloba allo stesso tempo un luogo e un anniversario. 

L’espandersi del culto dei martiri e le forme della sua conservazione 

Già per alcune affermazioni precedenti si è superato il periodo anteriore alla pace costantiniana. Non meraviglierà che dopo questa le tombe dei martiri vengano ornate con decorazioni che le distinguono da quelle di altri defunti, che il normale uso delle luci presso le tombe venga nel giorno anniversario ampliato e sulle tombe vengano sostituite le primitive iscrizioni con altre più elogiative. Tra le iscrizioni di questo genere sono celebri quelle di papa Damaso per il loro valore artistico e per la testimonianza della viva memoria storica che tramandano e orientano. Su alcune delle tombe vengono costruite delle basiliche, come luoghi di preghiera e di memoria, che permettono alle celebrazioni anniversarie di assumere caratteri di solennità. Le tombe dei martiri divengono meta di pellegrinaggio (Cf Paolinus Nolanus, Carmen 26, v.387-388; Prudentius, Peristephan. Hymn.XI, v.195-210). 

Uno sviluppo ulteriore del culto dei martiri nella Liturgia romana avverrà al momento in cui esso verrà esteso ai « cenotafi » o tombe votive senza il corpo del martire e alle « reliquie », sia che indichino oggetti tenuti a contatto con i corpi o le tombe dei martiri, sia vere e proprie parti dei resti mortali. La mentalità proveniente dal diritto romano ha costituito infatti una iniziale notevole resistenza allo smembramento e anche alla semplice traslazione delle spoglie dei martiri. Se scoperte e traslazioni delle reliquie dei santi si evidenziano alla fine del IV secolo a Roma, però, il fenomeno è più tardivo (Cf San Gregorio Magno nella risposta negativa data all’imperatrice Costantina). Ma presto a Roma, come altrove, dato che molti sepolcri dei martiri stavano fuori della città, per toglierli all’incuria del possibile saccheggio, nel VII secolo iniziarono le traslazioni dei corpi dei martiri in città. Ciò si accentuò con le prime invasioni dei Longobardi e dei Saraceni. 

Anche se fin dal IV secolo, non tutto nel diffondersi delle reliquie, nella costruzione delle « Memoriae », nel modo di celebrare gli anniversari è stato immune da falsificazioni e abusi che i vescovi rimproverano e correggono (Cf per le reliquie ed egualmente per la lotta alle agapi fraterne le opere di Sant’Agostino) il fervore di iniziative testimonia con certezza di un gran desiderio da parte dei cristiani di rendere culto ai martiri. Al tempo di Sant’Agostino accanto ai « Martyria » o « Memoryae » dei martiri locali dell’Africa cristiana si erigono dei « Martyria » per delle « reliquiae » provenienti da altre Chiese. Anche questi « martyria » divengono luoghi di venerazione riccamente adornati e grandemente frequentati. Ciò che si conosce per l’Africa dagli scritti di Agostino si è tuttavia verificato, anche se in forme diverse, per quasi tutte le Chiese dell’Italia, della Spagna, della Gallia. 

Alla fine del IV secolo, il calendario romano era già abbastanza completo. Più tardi, le diverse Chiese locali porteranno a conoscenza l’una dell’altra i propri calendari, e ciò porterà ad un loro mutuo ampiamento.Poco dopo questi vari calendari furono riuniti per costituire i « martirologi », liste di nomi e brevi notizie di un certo numero di martiri, appartenenti a diverse Chiese locali, il cui anniversario cade nello stesso giorno. Tra questi è di rilievo quello di San Girolamo, che è alla base di tutti quelli che lo hanno seguito e ampliato nell’ambito della Liturgia romana, e che sono stati usati nell’Ufficio divino, oltre che nella lettura privata. 

Paragonando il Calendario Filocaliano, il Martirologio Geronimiano e i calendari della Chiesa di Roma del secolo XI si nota che il primo recensisce solo martiri di Roma e indica il luogo dove si celebrava l’anniversario, ciò che il più delle volte continua a fare anche il Geronimiano. La documentazione circa il culto dei martiri a Roma, come appare dai calendari romani e da antichi Capitulari, dall’alto medioevo fino al secolo XIII, continua a testimoniare che a Roma non si ammisero che feste autenticamente romane, e che normalmente ogni chiesa celebrava le feste dei suoi martiri. Con papa Adriano I si cominciò a tralasciare di indicare i luoghi, anche perché la maggior parte delle celebrazioni si facevano nella basilica Vaticana. Ma dall’Ordo Romanus di Benedetto Canonico del secolo XII siamo informati che il Papa frequentava ancora regolarmente le « stationes » nei relativi « martyria », ed è per questo che il loro ricordo è pervenuto fino a noi. 

Nel quarto e ancora quinto-sesto secolo nelle celebrazioni anniversarie sulla tomba dei martiri si diffondono e si organizzano delle « vigiliae » dette anche « pannuchis » in quanto dedicavano la notte alla preghiera, si diffonde e in certi casi autorizza (cf Conc. Hippon. 393, c.5; Conc. Carth. 397,c.36 b) l’uso della lettura agiografica relativa al martire e al suo martirio. Da queste letture prenderà poi in seguito l’avvio una letteratura agiografica, quella delle « Passiones », che avrebbe dovuto servire a sfondo di celebrazione liturgica, ma entrando nel campo dell’immaginario, del leggendario ne hanno talvolta deviato il senso rivolgendo l’attenzione verso il meraviglioso e l’incredibile contro la verità storica. 

In queste celebrazioni, e fuori di esse, l’invocazione dei martiri si diffonde nelle Chiese. Sant’Ambrogio esorta i fedeli ad indirizzare le loro preghiere ai martiri, perché intercedano alfine di farci ottenere il perdono dei peccati. Sant’Agostino ci testimonia che se da una parte l’invocazione dei martiri era un fatto consolidato nelle comunità cristiane del IV secolo, l’espressione liturgica del loro culto, restava molto discreta. 

Nella Liturgia romana il ricordo e la preghiera dei martiri entra presto a far parte della grande Preghiera Eucaristica, e il Canone Romano è testimone di questa tradizione. Il legame del sangue dei martiri con l’Eucaristia è testimoniato ancora dalla tradizione relativa all’altare nel quale fin dall’antichità devono trovarsi incluse reliquie di martiri che vengono portate solennemente in processione al momento della consacrazione-dedicazione di una nuova chiesa. Anche se questa usanza si è poi nascosta in forme quasi sclerotizzate attraverso l’uso degli altari portatili e delle pietre sacre da includere negli altari, estesa anche alle reliquie di altri santi, paragonati ai martiri perché tali in spirito, anche se era loro mancata, come viene detto di San Martino, l’occasione del martirio. 

I primi testi eucologici usati nelle memorie dei martiri che ci sono pervenuti risalgono al Sacramentario veronese, che contiene i primi formulari di messa per la celebrazione del « dies natalis » di vari martiri. Nei primi Sacramentari ogni martire è festeggiato con un formulario proprio. Con i Sacramentari detti Gelasiani del secolo VIII si cominciano ad avere dei Comuni per i martiri, insieme ad altri Comuni per le altre categorie di santi. Questi comuni dei martiri si svilupparono ulteriormente fino alla fissazione che si riscontra nella riforma di san Pio V, e nella loro revisione posteriore. 

Il culto dei martiri nella riforma dei libri liturgici della Liturgia romana 

Quando venne presentato il nuovo Calendario Romano generale più di una voce si levò per dire che esso denotava un allontanamento dal culto dei santi e dei martiri solo per il fatto che era diminuito il loro numero e perché vari di essi erano stati lasciati alla possibile celebrazione nelle varie Chiese. Ma non si fece attenzione al fatto che, diminuendo il numero dei santi e dei martiri antichi, era stata aperta la porta alla celebrazione di martiri significativi dei vari continenti dove
la Chiesa è stata presente dopo il periodo medievale e dopo la riforma tridentina. 

Le celebrazioni dei martiri anche oggi continuano ad essere una corona di gemme accanto al Proprio del tempo, che tende a mostrare, per mezzo di «alcuni esempi ben scelti in mezzo all’immenso campo dell’agiografia, in qual modo la vita ed il mistero di Cristo possa essere rivissuto e realizzato dai credenti» (B. Ildefonso Schuster, Liber Sacramentorum, VI, c. II). I martiri fanno infatti sempre riferimento al Cristo, »Rex et caput martyrum » di cui imitano la passione, lottando, resi forti dall’Eucaristia, animati dallo Spirito Santo, per amore di Cristo e degli uomini, per testimoniare la fedeltà alla parola rivelata, per la verità e la giustizia, per la legge di Dio , e non potrebbero essere limitati ai soli antichi, o a quelli da tempo rinomati. 


La Liturgia romana ha voluto aprirsi nella riforma liturgica ad altri martiri e ad altre forme di martirio, e il nuovo Calendario lo mostra con le figure dei Martiri Canadesi, dei Martiri del Vietnam, con San Massimiliano Kolbe unite a quelle dei tempi antichi. Un equilibrio è stato cercato perché ogni tempo della Chiesa, sposa di uno sposo crocifisso, è nel suo spirito sempre una Chiesa che tende a produrre martiri. 

Nella attuale Liturgia delle Ore la riforma ha posto principi per una scelta delle letture agiografiche per i martiri che rappresenta la sintesi dei migliori elementi di una lunga tradizione su basi storicamente attendibili, in modo che il culto dei martiri sia liberato da quanto poteva avere assunto di leggendario, soprattutto al momento della diffusione di Passioni costruite con intenti di pietà e devozione, ma senza dati storicamente validi. 

Così anche la eucologia per i martiri nel Messale e nella Liturgia delle Ore, armonicamente proveniente e connessa con quella della tradizione, testimonia dell’arricchimento della sensibilità teologica dell’attuale momento ecclesiale e della coscienza della necessità per la vita della Chiesa della memoria dei propri martiri. 

Oltre ai testi propri di alcuni martiri già esistenti nella ricchezza eucologica contenuta negli antichi Sacramentari, il Comune dei martiri possiede ancora una grande varietà di testi: per un solo martire, per più martiri e, unico caso tra i Comuni dei santi, un Comune per più martiri nel tempo pasquale. Tutto ciò dimostra quanto ancora
la Liturgia romana tiene al concetto e al culto dei martiri per i quali il Comune non vuole significare un livellamento, ma una necessità di tenere alto il loro concetto nel cuore della Chiesa tutta, delle singole Chiese e soprattutto di quanti sono chiamati dal Battesimo a divenire loro imitatori nella vita quotidiana. 

 

Publié dans:storia della Chiesa |on 30 juin, 2007 |Pas de commentaires »

Lettera del Papa: per la verità e l’amore della Chiesa e della Cina

dal sito: 

http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=9694&size=A

 

Lettera del Papa: per la verità e l’amore della Chiesa e della Cina
di Bernardo Cervellera

 

Roma (AsiaNews) – Con
la Lettera ai cattolici cinesi pubblicata oggi, Benedetto XVI lancia nel Terzo millennio
la Chiesa e la società in Cina. Mettendo insieme “verità e amore” il papa traccia con precisione i problemi dei cristiani e dello Stato cinese e spinge verso una soluzione per garantire un futuro fruttuoso per
la Cina e il mondo. 

Solo un capo della Chiesa cattolica, avrebbe potuto scrivere una Lettera simile, con una apertura a tutto campo su ogni aspetto della vita della Chiesa e della società in Cina, una simpatia e comprensione perfino per le autorità politiche, insieme a una profonda nettezza su ciò che è necessario e indispensabile alla Chiesa, rivendicando un’indipendenza delle realtà spirituali nei confronti del potere e chiedendo a vescovi, preti e fedeli cinesi di conservare e tramandare il tesoro della fede cattolica alle nuove generazioni. 

Con attenta e cordiale partecipazione, Benedetto XVI abbraccia il “pianto” e lo “sconcerto” dei cristiani “per il silenzio di Dio di fronte alle persecuzioni”, esaltando la fedeltà di tanti “testimoni della fede”, considerati “la speranza della Chiesa per l’avvenire!”. Allo stesso tempo egli guarda con misericordia perfino i vescovi illegittimi e i sacerdoti in situazioni ambigue, rivolgendo a tutti l’invito a vivere l’unità esplicita con il pontefice, il perdono reciproco, la collaborazione pastorale per la missione e il bene della società cinese. 

Dentro questa apertura amorevole a tutto campo, in nome della fede cattolica, egli rivendica la libertà per
la Santa Sede di nominare i vescovi; consiglia ai vescovi “clandestini”, di tentare di farsi riconoscere dal governo; chiede a quelli ufficiali di vincere la paura, rendendo pubblico il loro legame col papa; spingendo alla riconciliazione dei vescovi fra loro, e con i fedeli. E soprattutto spinge tutta
la Chiesa cinese a non rimanere ripiegata e bloccata dalla persecuzione, ma a lanciarsi nell’evangelizzazione della società cinese, dell’Asia e del mondo intero, dotandosi di tutti gli strumenti necessari – conferenza episcopale, consigli pastorali, curie – quasi a dire che è finita l’epoca dell’emergenza e che è tempo per
la Chiesa di Cina di essere parte integrante e attiva nella comunione universale. 

Allo stesso modo Benedetto XVI parla con “particolare interesse”, “vivo apprezzamento” per il Popolo cinese e la sua cultura e i suoi traguardi economico-sociali. Con profondo “rispetto” verso le autorità politiche, egli le tranquillizza sulla missione della Chiesa che non è “cambiare la struttura o l’amministrazione dello Stato” (n. 4) e si mostra desideroso  e aperto per una normalizzazione dei rapporti diplomatici. Ma con altrettanta precisione e nettezza, egli rivendica uno spazio per
la Chiesa nella società cinese “per il bene dei cattolici” e “di tutti gli abitanti del Paese”, per “risvegliare le forze spirituali” e far prosperare la giustizia. Per questo il papa chiede che non vi siano interferenze indebite “in materia e disciplina della Chiesa” e che lo Stato garantisca “un’autentica libertà religiosa”. In fondo il papa chiede che
la Cina divenga un vero Stato moderno, sottomettendosi alle Convenzioni Onu che essa ha sottoscritto. 

Proprio per difendere questi “principi irrinunciabili” della distinzione fra Chiesa e Stato, e per salvaguardare la dottrina cattolica, Benedetto XVI dichiara inaccettabile l’Associazione Patriottica, che con i suoi tentativi di “indipendenza”, “autonomia, autogestione e amministrazione democratica della Chiesa” rischi di snaturare la vita stessa della comunione cattolica. 

Anche la nomina dei vescovi da parte del papa è considerato un elemento essenziale della dottrina cattolica e della libertà religiosa.  Con l’apertura che lo contraddistingue, Benedetto XVI ammette che si possa comunque trovare “un accordo” sulle modalità, dato che il riconoscimento dei vescovi ha anche “effetti civili” (n. 9). 

È dunque una rivendicazione spirituale e non di tipo politico quella che spinge Benedetto XVI a condannare l’operato dell’Ap e a esigere la libertà nelle nomine. Da questo punto di vista nella Lettera non si cita nemmeno la questione di Taiwan, spesso gridata come “importante” dai settori più stalinisti del Partito e dell’Ap. 

La lettera rimane un messaggio nettamente spirituale, ma proprio per questo scuoterà
la Cina molto di più di qualunque bega politica. 

Come prova di questo carattere spirituale, il papa lancia una Giornata di preghiera per
la Chiesa in Cina, il 24 maggio di ogni anno, festa di Maria Ausiliatrice e festa del santuario nazionale mariano di Sheshan (Shanghai). In essa si pregherà per i cattolici e la loro unità col papa, ma anche per i persecutori, nell’attesa di vedere “il mattino della Risurrezione” per
la Chiesa e per la società cinese. 

 

buona notte

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Diana del Malapensiero – mastino Napoletano

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Un pagano entra nell’eredità di Israele

San Serafino di Sarov (1759-1833), monaco russo
Colloqui con Motovilov

Un pagano entra nell’eredità di Israele

Lo Spirito di Dio si manisfestava, pur con una forza minore, nei pagani che non conoscevano il vero Dio, e anche tra loro trovava dei seguaci. Le vergini profetesse, per esempio, le Sibille, custodivano la loro verginità per un Dio sconosciuto – ma pur sempre per un Dio, – che ritenevano il Creatore dell’universo, l’Onnipotente che reggeva il mondo. I filosofi pagani, che erravano nelle tenebre dell’ingnoranza di Dio ma cercavano la verità, potevano, a motivo di questa ricerca gradita al Creatore, ricevere lo Spirito Santo in una certa misura. San Paolo scrive: « Quando i pagani, che non hanno la Legge, per natura agiscono secondo la Legge, sono Legge a se stessi » (Rm 2,14). La verità è tanto gradevole a Dio che lui stesso proclama mediante lo Spirito: « La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo » (Sal 84,12).

In questo modo la conoscenza di Dio si è conservata nel popolo eletto, amato da Dio, così come nei pagani che ignoravano Dio, dalla caduta di Adamo fino all’incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo. Senza questa conoscenza sempre chiaramente conservata nel genere umano, come gli uomini avrebbero potuto sapere con certezza che sarebbe venuto colui che, secondo la promessa fatta a Adamo ed Eva, doveva nascere da una Vergine destinata a schiacciare la testa del serpente (Gen 3,15)?

San Paolo fuori le Mura – Celebrazione dei primi vespri ieri sera

San Paolo fuori le Mura - Celebrazione dei primi vespri ieri sera dans immagini del Papa

A view of St. Paul Outside the Walls Basilica in Rome, with a statue of St. Paul with the sword, at right, Thursday June 28, 2007. Pope Benedict XVI led a Vespers ceremony on the eve of the feast day of Sts. Peter and Paul, two of Church figures who played key roles in assuring that Christianity put down firm roots. Pope Benedict XVI on Thursday said he will dedicate a year to honor St. Paul and to more progress in efforts aimed at unity among Christians. The Catholic Church will dedicate the period from June 28, 2008 to June 29 2009 to Paul in honor of 2,000 years since his birth, Benedict told the faithful. (AP Photo/Plinio Lepri)

29 GIUGNO – SANTI PIETRO E PAOLO, APOSTOLI (s) – SECONDI VESPRI

dal sito « Maranathà 

29 GIUGNO
SANTI PIETRO E PAOLO, APOSTOLI (s)

SECONDI VESPRI 


V. O Dio, vieni a salvarmi.
R. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.

Inno
Esulti di gioia il cielo,
risuoni sulla terra
la lode degli apostoli.

Voi giudici del mondo,
araldi del Vangelo,
udite la preghiera.

Voi che aprite e chiudete
le porte della vita,
spezzate i nostri vincoli.

A un cenno vi obbediscono
le potenze del male:
rinnovate i prodigi.

Quando verrà il Signore
alla fine dei tempi,
ci unisca nella gloria.

Sia lode al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen.

1^ Antifona
Ho pregato per te, Simon Pietro,
che non venga meno la tua fede;
e tu, superata la prova,
conferma i tuoi fratelli.

SALMO 115  
Ho creduto anche quando dicevo: *
«Sono troppo infelice». 
Ho detto con sgomento: *
«Ogni uomo è inganno». 

Che cosa renderò al Signore *
per quanto mi ha dato? 
Alzerò il calice della salvezza *
e invocherò il nome del Signore. 

Adempirò i miei voti al Signore, *
davanti a tutto il suo popolo. 
Preziosa agli occhi del Signore *
è la morte dei suoi fedeli. 

Sì, io sono il tuo servo, Signore, †
io sono tuo servo, figlio della tua ancella; *
hai spezzato le mie catene. 

A te offrirò sacrifici di lode *
e invocherò il nome del Signore. 

Adempirò i miei voti al Signore *
davanti a tutto il suo popolo, 
negli atri della casa del Signore, *
in mezzo a te, Gerusalemme.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

1^ Antifona
Ho pregato per te, Simon Pietro,
che non venga meno la tua fede;
e tu, superata la prova,
conferma i tuoi fratelli.

2^ Antifona
Mi glorio della mia debolezza,
perché abiti in me la potenza di Cristo.

SALMO 125  
Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, *
ci sembrava di sognare. 
Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, *
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.

Allora si diceva tra i popoli: *
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro». 
Grandi cose ha fatto il Signore per noi, *
ci ha colmati di gioia. 

Riconduci, Signore, i nostri prigionieri, *
come i torrenti del Negheb. 
Chi semina nelle lacrime *
mieterà con giubilo. 

Nell’andare, se ne va e piange, *
portando la semente da gettare, 
ma nel tornare, viene con giubilo, *
portando i suoi covoni.


Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

2^ Antifona
Mi glorio della mia debolezza,
perché abiti in me la potenza di Cristo.

3^ Antifona
Tu sei pastore del gregge di Cristo,
e primo degli apostoli:
a te sono affidate le chiavi del regno.

CANTICO Ef 1, 3-10 
Benedetto sia Dio, 
Padre del Signore nostro Gesù Cristo, *
che ci ha benedetti 
con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. 

In lui ci ha scelti *
prima della creazione del mondo,
per trovarci, al suo cospetto, *
santi e immacolati nell’amore. 

Ci ha predestinati *
a essere suoi figli adottivi 
per opera di Gesù Cristo, *
secondo il beneplacito del suo volere, 

a lode e gloria 
della sua grazia, *
che ci ha dato 
nel suo Figlio diletto.

In lui abbiamo la redenzione 
mediante il suo sangue, *  
la remissione dei peccati 
secondo la ricchezza della sua grazia. 

Dio l’ha abbondantemente riversata su di noi 
con ogni sapienza e intelligenza, *
poiché egli ci ha fatto conoscere 
il mistero del suo volere, 

il disegno di ricapitolare in Cristo 
tutte le cose, *
quelle del cielo 
come quelle della terra.

Nella sua benevolenza
lo aveva in lui prestabilito *
per realizzarlo
nella pienezza dei tempi.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

3^ Antifona
Tu sei pastore del gregge di Cristo,
e primo degli apostoli:
a te sono affidate le chiavi del regno.

Lettura breve 
1 Cor 15, 3-5. 8
Vi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. Ultimo fra tutti apparve anche a me.

Responsorio Breve
R. Con grande franchezza * annunziarono la parola di Dio.
Con grande franchezza annunziarono la parola di Dio.
V. Testimoni della risurrezione di Cristo,
annunziarono la parola di Dio.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Con grande franchezza annunziarono la parola di Dio.

Antifona al Magnificat
Pietro, il primo degli apostoli,
e Paolo, il maestro dei pagani,
ci insegnano, Signore, la tua legge.

CANTICO DELLA BEATA VERGINE (Lc 1, 46-55)

Esultanza dell’anima nel Signore

L’anima mia magnifica il Signore *
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva. *
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente *
e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia *
si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, *
ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri, *
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.

Antifona al Magnificat
Pietro, il primo degli apostoli,
e Paolo, il maestro dei pagani,
ci insegnano, Signore, la tua legge.

Intercessioni

Rivolgiamo la nostra preghiera umile e fiduciosa al Cristo Signore, che ha fondato la sua Chiesa sul fondamento degli apostoli e dei profeti:
Assisti il tuo popolo, Signore.

Hai chiamato Simone il pescatore, perché divenisse pescatore di uomini,
- non cessare di scegliere operai del Vangelo, perché siano salve tutte le genti.

Hai placato il lago in tempesta, perché i tuoi discepoli non fossero sommersi,
- difendi la tua Chiesa dagli errori e dalle inquietudini che sconvolgono la faccia della terra.

Dopo la risurrezione hai radunato i discepoli intorno a Pietro,
- proteggi il nostro papa Benedetto XVI e raccogli il tuo popolo nell’unità e nella pace.

Hai mandato l’apostolo Paolo ad annunziare il Vangelo ai pagani,
- fa’ che la parola di salvezza sia predicata ad ogni creatura.

Hai affidato all’apostolo Pietro le chiavi del tuo regno,
- apri le porte del cielo a coloro che in vita si sono affidati alla tua misericordia.

Padre nostro.
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
 
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.

Orazione
O Dio, che ci allieti con la solenne celebrazione dei santi Pietro e Paolo, fa’ che la tua Chiesa segua sempre l’insegnamento degli apostoli dai quali ha ricevuto il primo annunzio della fede. Per il nostro Signore.

Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.
R. Amen.
 

 

Publié dans:liturgia |on 29 juin, 2007 |Pas de commentaires »
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