Archive pour le 31 mai, 2007

La visitazione della Vergine Maria alla cugina Elisabetta

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dal sito Maranathà:

La visitazione della Vergine Maria alla cugina Elisabetta

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Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile, sacerdote

Dal sito Maranathà

 Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile, sacerdote
(Lib. 1, 4; CCL 122, 25-26, 30)

«L’anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore» (Lc 1, 46). Con queste parole Maria per prima cosa proclama i doni speciali a lei concessi, poi enumera i benefici universali con i quali Dio non cessò di provvedere al genere umano per l’eternità.
Magnifica il Signore l’anima di colui che volge a lode e gloria del Signore tutto ciò che passa nel suo mondo interiore, di colui che, osservando i precetti di Dio, dimostra di pensare sempre alla potenza della sua maestà.
Esulta in Dio suo salvatore, lo spirito di colui che solo si diletta nel ricordo del suo creatore dal quale spera la salvezza eterna.
Queste parole, che stanno bene sulle labbra di tutte le anime perfette, erano adatte soprattutto alla beata Madre di Dio. Per un privilegio unico essa ardeva d’amore spirituale per colui della cui concezione corporale ella si rallegrava. A buon diritto ella poté esultare più di tutti gli altri santi di gioia straordinaria in Gesù suo salvatore. Sapeva infatti che l’autore eterno della salvezza, sarebbe nato dalla sua carne, con una nascita temporale e in quanto unica e medesima persona, sarebbe stato nello stesso tempo suo figlio e suo Signore.
«Cose grandi ha fatto a me l’onnipotente e santo è il suo nome».
Niente dunque viene dai suoi meriti, dal momento che ella riferisce tutta la sua grandezza al dono di lui, il quale essendo essenzialmente potente e grande, è solito rendere forti e grandi i suoi fedeli da piccoli e deboli quali sono. Bene poi aggiunse: «E Santo è il suo nome», per avvertire gli ascoltatori, anzi per insegnare a tutti coloro ai quali sarebbero arrivate le sue parole ad aver fiducia nel suo nome e a invocarlo. Così essi pure avrebbero potuto godere della santità eterna e della vera salvezza, secondo il detto profetico: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato» (Gl 3, 5).
Infatti è questo stesso il nome di cui sopra si dice: «Ed esultò il mio spirito in Dio, mio salvatore».
Perciò nella santa Chiesa è invalsa la consuetudine bellissima ed utilissima di cantare l’inno di Maria ogni giorno nella salmodia vespertina. Così la memoria abituale dell’incarnazione del Signore accende di amore i fedeli, e la meditazione frequente degli esempi di sua Madre, li conferma saldamente nella virtù. Ed è parso bene che ciò avvenisse di sera, perché la nostra mente stanca e distratta in tante cose, con il sopraggiungere del tempo del riposo si concentrasse tutta in se medesima.
 

Chiude ad Aparecida la V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi: i vescovi rilanciano la missione e la promozione umana

dal sito on line della Radio Vaticana:

http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=136742

31/05/2007 12.45.18

Chiude ad Aparecida
la V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi: i vescovi rilanciano la missione e la promozione umana 

Una solenne concelebrazione eucaristica chiuderà oggi nel Santuario di Aparecida
la Quinta Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi che era stata aperta da Benedetto XVI il 13 maggio scorso. Ieri i vescovi avevano pubblicato il Documento finale rilanciando la missionarietà di ogni battezzato. Oggi la diffusione del Messaggio al Popolo di Dio dei vescovi latinoamericani e caraibici. Il servizio di
Luis Badilla. 
 

 I vescovi, in comunione con Benedetto XVI, ribadiscono che il patrimonio più importante della cultura dei popoli latinoamericani è la « fede in Dio Amore ». Riconoscono con umiltà le luci e le ombre che ci sono nella vita cristiana e nell’opera pastorale. La prima Parte del documento finale, intitolata « La vita dei nostri popoli », prende in considerazione la realtà della regione e ringrazia Dio per i doni ricevuti, in particolare per la grazia della fede e per la gioia di poter partecipare alla missione ecclesiale. La seconda parte, intitolata « La vita di Gesù Cristo nei suoi discepoli missionari », riflette sulla bellezza della fede in Gesù, sorgente di vita. I vescovi approfondiscono le conseguenze per ogni cristiano della chiamata ad annunziare il Vangelo. Quindi si soffermano sulla santità dei cristiani chiamati a conformare la propria vita a quella di Cristo, vivificati dallo Spirito Santo. La terza parte del Documento finale, dal titolo « La vita di Gesù Cristo per i nostri popoli », riflette sulle principali azioni pastorali da intraprendere nell’odierna realtà storica ed ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi. Si trova in questa parte uno dei contenuti centrali della Conferenza di Aparecida: la missione dei discepoli al servizio della vita piena. La parola d’ordine è precisa: far diventare
la Chiesa una comunità più missionaria attraverso la conversione pastorale e il rinnovamento ecclesiale delle comunità e delle strutture. In questo contesto si parla a lungo della Missione continentale di cui si sottolineano le priorità: l’annuncio del Regno di Dio e la promozione umana. Si ribadiscono l’opzione preferenziale per i poveri e per gli esclusi, la promozione della giustizia internazionale, la difesa della vita, del matrimonio e della famiglia, la difesa dell’ambiente. L’ultima parte del Documento finale, intitolata « I nostri popoli e la cultura », conferma e aggiorna le scelte delle Conferenze di Puebla e Santo Domingo per quanto riguarda l’evangelizzazione inculturata. Si trattano temi come: l’educazione e la comunicazione; la pastorale nei grandi centri urbani; la presenza dei laici cristiani nella vita pubblica (con particolare riferimento all’impegno del laico in favore di una cittadinanza piena in una società autenticamente democratica); il tema dei popoli indigeni e afroamericani; la fratellanza e l’integrazione per costruire una comunità regionale di nazioni in America Latina e nei Caraibi. Infine, il Documento si conclude con significative riflessioni sull’amore dei popoli latinoamericani per
la Vergine Maria che indica
la Via,
la Verità e

la Vita.
 
I vescovi, ieri, hanno inviato un telegramma ai leader che prenderanno parte il 6 giugno, in Germania, all’annuale vertice del G8, per chiedere “un’economia mondiale in favore dello sviluppo umano,un’economia ecologica e sostenibile, basata sulla giustizia, la solidarietà e il bene comune globale”. Per i presuli, anche se i Paesi del G8 non hanno un mandato per un governo globale, le loro decisioni hanno delle conseguenze sulla vita di milioni e milioni di persone. Per questo li invitano con forza “ad assumere questa responsabilità con grande solidarietà. Insieme con Papa Benedetto XVI, e condividendo quanto ha scritto al Cancelliere tedesco Angela Merkel, presidente di turno del G8, siamo convinti – concludono i vescovi – che il compito più urgente oggi è mettere fine all’estrema povertà entro il 2015, mettendo a disposizione le risorse necessarie. E’ una cosa che riguarda la pace e la sicurezza del mondo”. 

Publié dans:Approfondimenti |on 31 mai, 2007 |Pas de commentaires »

La Cannabis non è una droga leggera e può anche uccidere

 dal sito:

http://www.zenit.org/italian/


La Cannabis non è una droga leggera e può anche uccidere 
“Abbandonare i miti per salvare una generazione”, propone una specialista in psichiatria 

ROMA, mercoledì, 30 maggio 2007 (ZENIT.org).- La notizia di uno studente quindicenne che è morto nel corridoio di una scuola del Milanese, dopo aver fumato uno spinello, ha suscitato enorme scalpore, anche per il dilagante fenomeno dell’uso delle “droghe leggere” nelle scuole.Per non parlare dei video presenti in Internet e che ritraggono molto spesso scene in cui uno studente passa lo spinello ad un compagno durante la lezione (www.scuolazoo.com), o nel peggiore dei casi – come in un filmato diffuso su “YouTube” – un professore che « rolla » uno spinello in classe. Intervistata da ZENIT sui pericoli connessi all’uso delle cosiddette droghe leggere, la dottoressa Maria Cristina Del Poggetto, Specialista in psichiatria e in psicoterapia sistemico-relazionale, ha affermato che “a prescindere dai singoli casi, su cui non è corretto fare valutazioni senza avere in mano tutti gli elementi, le recenti notizie di cronaca possono essere l’occasione per fornire messaggi quanto più corretti possibile”.

“Oggi sappiamo – ha spiegato la dottoressa Del Poggetto – che la cannabis funziona da ‘gateway drug’, cioè da apripista per il consumo di altre droghe. Lo ha chiarito uno studio elegantemente disegnato su gemelli olandesi, dove, essendo la cannabis legale, non vi è sovrapposizione fra il circuito di distribuzione della cannabis e quello delle altre droghe e quindi l’effetto di facilitazione del consumo di marijuana verso altre droghe non è solo il risultato della proposta dei pusher”.

“Sappiamo inoltre – ha continuato la psichiatra – che il consumo di cannabis si associa ad un incremento del rischio d’incorrere in un incidente automobilistico mortale. Sono state condotte varie indagini in diversi Paesi europei e nord-americani che hanno confermato questi risultati. È altresì acclarato che l’uso di cannabis, particolarmente quando assunta in età giovanile, facilita lo sviluppo di un disturbo schizofrenico”.

Circa il ruolo dell’uso di cannabis nell’insorgenza, nella persistenza e nell’aggravamento dei sintomi depressivi, la psichiatra ha rilevato che “desta allarme uno studio pubblicato nell’ottobre 2004 su Archives General Psychiatry condotto su gemelli discordanti per uso di cannabis; i risultati di questa ricerca hanno evidenziato che nei consumatori di tale sostanza il rischio di pensieri e di tentativi di suicidio era quasi triplo”.

A tal proposito proprio questo mese è stato pubblicato uno studio neo-zelandese che ha mostrato come gli adolescenti consumatori abituali di cannabis avessero ridotti livelli di attenzione e apprendimento.

Secondo
la Del Poggetto è evidente che “non esiste un solo rapporto scientifico che abbia dimostrato che la cannabis a scopo ricreazionale faccia bene”.

La specialista in psicoterapia ha voluto sottolineare come “i dati che, come specialisti abbiamo a disposizione, mostrano l’importanza del contesto, laddove la disgregazione familiare e le amicizie favorevoli all’uso di marijuana sono fattori favorenti il successivo avvio all’assunzione di questo genere di droga”.

“In tale prospettiva – ha continuato – sono rimasta davvero allibita dalle parole di un collega, ascoltate casualmente per radio, che non stigmatizzava l’uso di cannabis come frutto e germe di un comportamento problematico, ma asseriva piuttosto che ai giovani si dovesse insegnare il ‘dove, quando e perché‘ assumere la cannabis, come se ci fosse un dove e un quando in cui stordirsi faccia bene”.

La specialista in psichiatria ha poi affermato che “saremmo davvero al paradosso più avvilente, se proprio i medici preposti ad aiutare queste persone, spesso molto giovani, abdicassero dal cercare di comprendere le ragioni che hanno spinto un adolescente ad assumere sostanze nocive per aiutarli a superare le difficoltà, e proponessero invece anche dei perché a sostegno della bontà di una tale scelta”.

Per
la Del Poggetto, “siamo sempre più in presenza di un disease mongering applicato all’intera esistenza umana, che confeziona la sostanza chimica adatta ad ogni situazione della vita, un’anticipazione emulativa farmacologica del futuro matrix cibernetico”.

Per rispondere a quanti continuano a presentare l’uso della cannabis come innocuo, la dottoressa ha quindi precisato che “la classe medica sta incrementando progressivamente la consapevolezza dei danni arrecati dal consumo di cannabis; non è un caso che il Collegio Pediatrico Americano, consapevole di tali effetti nocivi, abbia pubblicato un articolo dal titolo oltremodo indicativo: Uso della marijuana: la legalizzazione non è una buona idea”.

Per quanto riguarda invece la condotta da seguire in famiglia, la dottoressa ha spiegato che “quello che purtroppo notiamo spesso in terapia familiare è il risultato di una condotta educativa adottata dai genitori, per lo più in maniera inconsapevole, caratterizzata dalla prospettiva amicale”.

“Tale impostazione – ha osservato –, pur racchiudendo anche alcuni elementi positivi, finisce molto spesso per chiedere livelli di assunzione di responsabilità e maturità a cui i figli non sono preparati”.

In conclusione
la Del Poggetto ha affermato: “È comune osservare giovani che non hanno ricevuto mappe etiche in grado di dare un orientamento, anzi, spesso subiscono in maniera martellante le coordinate morali offerte da un sistema mediatico che non aiuta la ragione a svilupparsi, ma la pone solamente in un’anarchica ed inconcludente fibrillazione”.

“Non si tratta di rivestire un ruolo autoritario, ma di recuperare una dimensione di autorevolezza. Se certi miti non saranno abbandonati, avremo la responsabilità d’intere generazioni bruciate”, ha poi avvertito.

**********
Bibliografia di approfondimento:
– Lynskey, M et al., Major depressive disorder, suicidal ideation, and suicide attempt in twins discordant for cannabis dependence and early-onset cannabis use. Archives of General Psychiatry, 61:1026–1032, 2004.


Harvey MA, Sellman JD, Porter RJ, Frampton CM. The relationship between non-acute adolescent cannabis use and cognition. Drug Alcohol Rev. 2007 May;26(3):309-19.

– Bedard M, Dubois S, Weaver B. The impact of cannabis on driving. Can J Public Health. 2007 Jan-Feb;98(1):6-11.

– Laumon B, Gadegbeku B, Martin JL,
Biecheler MB; SAM Group. Cannabis intoxication and fatal road crashes in
France: population based case-control study. BMJ. 2005 Dec 10;331(7529):1371.

– Mura P, Chatelain C, Dumestre V, Gaulier JM, Ghysel MH, Lacroix C, Kergueris MF, Lhermitte M, Moulsma M, Pepin G, Vincent F, Kintz P. Use of drugs of abuse in less than 30-year-old drivers killed in a road crash in France: a spectacular increase for cannabis, cocaine and amphetamines. Forensic Sci Int. 2006 Jul 13;160(2-3):168-72. 

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno pesco

« A che debbo che la madre del mio Signore venga a me ? »

Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Discorsi su san Lucca, 7 ; PG 13, 1817s 

« A che debbo che la madre del mio Signore venga a me ? » 

“Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo cha
la Madre del mio Signore venga a me?” Queste parole: “A che debbo?” non sono un segno di ignoranza, come se Elisabetta, piena dello Spirito Santo non sapesse che
la Madre del Signore fosse venuta per volontà di Dio. Il senso delle sue parole è questo: “Cosa ho fatto di bene? In cosa le mie opere hanno  tanto  valore da far sì che
la Madre del Signore venga a trovarmi? Sono forse una santa? Per quale perfezione, per quale fedeltà interiore ho meritato questo favore, una visita della Madre del Signore?” “Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo”. Aveva sentito che il Signore era venuto per santificare il suo servo anche prima la sua nascita.

Che io possa essere considerato pazzo da coloro che non hanno la fede, per aver creduto tali misteri!… Perché, ciò che è ritenuto follia da questa gente è per me occasione di salvezza. Infatti se la nascita del Salvatore non fosse stata celeste e beata, se essa non avesse avuto nulla di divino e di superiore alla natura umana, la sua dottrina non avrebbe mai raggiunto tutta la terra. Se nel seno di Maria, non vi fosse stato altro che un uomo, e non il Figlio di Dio, come sarebbe potuto succedere che, in quell’ epoca e ancora oggi, ogni sorta di malattia, non solo del corpo, ma anche dell’anima avesse potuto essere guarita?… Se raccogliamo quanto è stato riferito di Gesù, possiamo constatare che quanto è stato scritto a suo riguardo viene considerato divino e degno di ammirazione. Infatti la sua nascita, la sua educazione, la sua potenza, la sua Passione, la sua risurrezione, non sono soltanto dei fatti che sono successi in quell’ epoca: operano in noi, ancora oggi.

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