Il Cardinal Cañizares propone un cambiamento culturale per evitare la spaccatura dell’Europa

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Data pubblicazione: 2007-05-30 

Il Cardinal Cañizares propone un cambiamento culturale per evitare la spaccatura dell’Europa 

ROMA, mercoledì, 30 maggio 2007 (ZENIT.org).- Il Cardinale Antonio Cañizares, Arcivescovo di Toledo, sostiene che l’Europa ha bisogno di un deciso cambiamento culturale per evitare la spaccatura al suo interno.

Il Primate di Spagna l’ha spiegato questo martedì partecipando al Congresso “Cristianesimo e Secolarizzazione. Sfide per la Chiesa e per l’Europa”, organizzato dall’Università Europea di Roma, della Congregazione dei Legionari di Cristo, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

All’atto ha partecipato anche il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano.

Nel suo intervento, il Cardinal Cañizares ha avvertito che, com’è accaduto con il socialismo reale, l’Europa potrebbe “spaccarsi” se pervertisse i valori che l’hanno fondata, se “subordinasse la morale alle necessità del sistema e alle sue promesse di futuro”, alla cui base ci sono “la svalutazione e la rottura del rapporto tra fede e ragione”.

Questo cammino, ha detto, potrebbe portare allo “spaccamento dell’umanità” e alla “vera rovina che è la desolazione degli spiriti, la distruzione della coscienza morale”.

Quanto alla pretesa di ridurre la fede e ciò che è cristiano solo all’interiorità o allo spazio del privato, Cañizares ha affermato che equivarrebbe a “incamminare l’Europa verso la disgregazione e condannarla ad abbandonare la sua storia”.

Per questo, ha segnalato, è decisivo per il futuro dell’Europa e degli Europei “ricordare ed esigere che la dignità umana preceda qualsiasi azione e decisione politica”.

Cañizares ha ricordato che l’Europa “è culla e dimora delle idee di persona, verità e libertà, della dignità umana”, e che garantire il futuro e la costruzione di un’Europa che sia “casa comune” “dipende dalla salvaguardia di quella dignità, e dell’esistenza conforme a essa”.

“Esiliare Dio vuol dire esiliare la ragione”, ha avvertito, perché anche se l’uomo può escludere Dio ciò non potrà avvenire “senza che ci siano gravi conseguenze per l’uomo” stesso. Al contrario, “affermare Dio è affermare l’uomo”.

La proposta dell’Arcivescovo Primate di Spagna è un “cambiamento culturale che ostacoli l’affondamento e la sconfitta di ciò che è umano, e l’intima frattura della società”, un cambiamento che garantisca la convivenza tra gli uomini, e la cui chiave del futuro è “superare la frattura tra ragione e fede”.

Richiamando in varie occasioni il pensiero di Benedetto XVI, al suo discorso di Ratisbona e all’Enciclica “Deus caritas est”, il Cardinale ha sottolineato che “la garanzia di ogni convivenza e accordo tra gli uomini consiste nell’agire secondo la ragione, il che accade nella misura in cui si agisce in conformità alla natura di Dio”.

Un mondo che riconosce Dio come centro della storia e dell’esistenza non è un abbassamento dell’uomo, ma “un atteggiamento che lo conduce al livello più alto della sua condizione umana e reclama la crescita della ragione”.

Un mondo secolarizzato, “più propenso a dimenticare Dio che a riconoscerlo”, “in cui Dio viene ridotto al silenzio”, è un mondo “propenso al pragmatismo più che alla speranza, all’egoismo più che all’amore, al calcolo più che alla generosità”.

 

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