L’annuncio missionario è la prima priorità episcopale, spiega il Papa

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L’annuncio missionario è la prima priorità episcopale, spiega il Papa  Ricevendo i Vescovi del Mozambico in visita “ad limina apostolorum” 

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 28 maggio 2007 (ZENIT.org).- L’annuncio missionario è “la prima” delle priorità dei Vescovi, che devono far sapere “a quanti hanno la grazia di essere cristiani che devono concorrere alla sua realizzazione”, ha spiegato Benedetto XVI. Ricevendo questo sabato i Vescovi del Mozambico in occasione della loro visita “ad limina apostolorum”, il Pontefice si è concentrato sul ruolo episcopale, ricordando ai presuli che sono “responsabili dell’annuncio della Parola di Dio in tutta la regione che vi è stata affidata; responsabili della celebrazione della liturgia, della formazione nella preghiera e nella preparazione ai sacramenti di modo che questi siano degnamente amministrati al popolo cristiano; e responsabili anche dell’unità organica della diocesi, delle sue istituzioni di assistenza, formazione e apostolato”.

“Per questo siete stati rivestiti dell’autorità del pastore”, ha osservato, sottolineando che questa autorità “prende la forma del Servo che offre la propria vita, il proprio tempo, le proprie forze e il proprio cuore per le sue pecore”.

Il Papa ha riconosciuto che “gli ostacoli sono numerosi e complessi”, e che “l’accoglienza e il fiorire dipendono non da noi ma dalla libertà delle persone e dalla grazia”.

“Mezzo provvidenziale per un rinnovato impulso missionario sono i movimenti ecclesiali e le nuove comunità – ha aggiunto –: accoglieteli e promuoveteli nelle vostre diocesi, perché lo Spirito Santo si serve di loro per risvegliare e approfondire la fede nei cuori e proclamare la gioia di credere in Gesù Cristo”.

Il Vescovo di Roma ha quindi ricordato l’importanza di approfondire la fede con tutti i mezzi a disposizione: “catechesi di giovani e adulti, riunioni, liturgia, e con l’inculturazione che si richiede”.

Senza questa formazione profonda, “la fede e la pratica religiosa rimarrebbero superficiali e fragili, i costumi ancestrali non si potrebbero impregnare di spirito cristiano, gli animi sarebbero agitati da ogni sorta di dottrina, le sette attirerebbero i fedeli sviandoli dalla Chiesa, il dialogo rispettoso con le altre religioni si impantanerebbe”, “e soprattutto i battezzati non potrebbero resistere all’indifferenza religiosa, al materialismo e al neo-paganesimo, fenomeni che spiccano oggi nelle società consumistiche”.

Si tratta di “un’opera etica di primaria grandezza, che serve il bene della patria; come pastori, spetta a voi ispirarla e sostenerla, conservando sempre la vostra libertà che è quella della Chiesa nella sua missione profetica, mantenendo ben nitida la distinzione tra questa missione pastorale e quelle che hanno in vista i programmi e i poteri politici”, ha affermato.

Quest’opera, ha riconosciuto il Pontefice, dipende “dal numero e dalla qualità degli operatori apostolici” che collaborano con i Vescovi: “sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti e animatori di movimenti e comunità”.

Quanto ai sacerdoti, il Papa ha ricordato il loro I Incontro di Formazione Permanente nel luglio 2001, importante iniziativa che ha dato l’occasione “per esortarli a una revisione di vita a proposito della loro azione apostolica e del loro rinnovamento spirituale”.

“Altrettanto decisivo è preparare bene i futuri sacerdoti”, per cui Benedetto XVI ha esortato i Vescovi a “dedicare a questa formazione i vostri migliori presbiteri, e a vigilare perché i direttori spirituali dei seminari siano dovutamente preparati”.

“La grave carenza di sacerdoti mostra quanto sia necessario investire nella pastorale delle vocazioni sacerdotali e religiose, dando loro un nuovo impulso e coordinamento a livello diocesano e nazionale”.

Quanto ai catechisti, che in Mozambico come in molti Paesi africani “svolgono un ruolo determinante sia nella formazione dei catecumeni che nell’animazione di molte comunità sprovviste di un sacerdote permanente”, la loro “dedizione generosa e disinteressata” è “grande e meritevole”, “ma hanno bisogno di una formazione curata e di un sostegno particolare per affrontare la loro responsabilità di testimoni della fede di fronte all’evoluzione culturale dei loro fratelli e delle loro sorelle e di poterli guidare con l’esempio di una vita santa”.

Un elemento importante è la pastorale per i giovani, che costituiscono gran parte della popolazione del Mozambico. Il futuro dipenderà dal modo in cui questi “potranno acquisire convinzioni di fede, viverle in un ambiente che già non offre più loro gli orientamenti etici e il sostegno delle istituzioni come in passato, e integrarsi con fiducia nelle comunità ecclesiali”.

La crisi attuale, provocata tra gli altri fattori da “una società moderna piena di sensualità e individualismo”, non si attenuerà inoltre “se non con una pastorale familiare dinamica e ben radicata, che si basi su associazioni familiari coordinate a livello diocesano e nazionale”.

Tra gli altri settori nei quali è richiesta la sollecitudine pastorale dei Vescovi, il Papa ha citato “l’assistenza ai poveri, ai malati e agli emarginati, l’atteggiamento da adottare di fronte all’invasione delle sette, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione sociale”.

Benedetto XVI si è detto certo che tutte queste sfide possono essere superate grazie alla fede e alla determinazione che animano i presuli, e grazie allo Spirito Santo che non rifiuta mai il suo aiuto a quanti lo chiedono e cercano la volontà di Dio, che consiste in primo luogo nell’“unione affettiva ed effettiva” all’interno della Conferenza Episcopale.

“Questa unità tra voi pastori sarà la base della perfetta comunione ecclesiale, che abbraccia tutti in Cristo”, ha quindi concluso.

 

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