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Data pubblicazione: 2007-05-21 

“Ideologica e calunniosa l’accusa di omofobia alla Chiesa”, sostiene il Presidente delle CEI 

ROMA, lunedì, 21 maggio 2007 (ZENIT.org).- Nel corso della prolusione con la quale ha aperto a Roma, il 21 maggio, la 57a Assemblea Generale dei Vescovi Italiani, monsignor Angelo Bagnasco ha respinto nettamente le accuse di omofobia rivolte alla Chiesa cattolica.

“Spiace rilevare – ha detto il Presidente della Conferenza Episcopale italiana (CEI) – che si levano a volte accuse di omofobia alla Chiesa e ai suoi esponenti. Diciamo serenamente che la critica è semplicemente ideologica e calunniosa, e contrasta con lo spirito e la prassi di totale e cordiale accoglienza verso tutte le persone”.

A proposito di un clima culturale ostile alla Chiesa cattolica, monsignor Bagnasco ha ricordato che il Segretario vaticano dei Rapporti con gli Stati, l’Arcivescovo Dominique Mamberti, di recente criticava “quell’intolleranza prevaricatrice che ha indotto il Parlamento europeo ad avanzare fino ad oggi ben 30 richiami censorii nei confronti della Chiesa cattolica”.

Circa le critiche e le offese lanciate contro il Pontefice, il Presidente della CEI ha detto: “Desidero esprimere a Papa Benedetto XVI la più sentita e partecipe vicinanza della Conferenza Episcopale Italiana per le sorprendenti esternazioni – tanto superficiali, quanto inopportune – con le quali si è inteso da taluni criticare il suo alto magistero”.

In merito alle minacciose scritte sui muri ed alle lettere minatorie ricevute, l’Arcivescovo di Genova, ha affermato: “Rivolgo inoltre al Santo Padre, con sentimenti filiali, uno speciale ringraziamento per le sue affettuose espressioni di vicinanza e di incoraggiamento a seguito dei noti episodi di cronaca che mi hanno direttamente coinvolto”.

“Episodi, peraltro, costruiti su interpretazioni distorte e su attribuzioni di pensieri mai pensati, e che neppure le immediate smentite e precisazioni sono servite a chiarire”, ha aggiunto.

Monsignor Bagnasco ha spiegato che rispetto al Paese ed al popolo italiano “i Vescovi rinnovano il gesto semplice e vero dell’amicizia. Non parliamo dall’alto, né vogliamo fare in alcunché da padroni. Ci preme Cristo e il suo Vangelo, null’altro. Lo annunciamo come misura piena dell’umanesimo, non per rilevare debolezze o segnare sconfitte, ma per un’obbedienza che è esigente prima di tutto verso di noi, e che è promozione di autentica libertà per tutti”.

“Quando ci appelliamo alle coscienze – ha continuato il Presidente della CEI –, non è per essere intrusivi, ma per richiamare quei contenuti pregnanti senza i quali cessa il presidio ultimo di ogni persona, anzitutto per i meno fortunati”.

“La distinzione ‘tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio’, come struttura fondamentale non solo del cristianesimo ma anche delle moderne democrazie, ci trova decisamente persuasi che dobbiamo insieme, ciascuno a proprio modo, cercare il progresso delle nostre comunità, risvegliando anche quelle forze spirituali e morali senza le quali un popolo non può svettare”, ha continuato.

“La nostra parola non ha mai doppiezze – ha sottolineato il presule –. Con trasparenza, siamo a servizio della gioia. Nel nostro orizzonte non c’è un popolo triste, svuotato dal nichilismo e tentato dalla decadenza”.

“C’è un popolo vivo, capace di rinnovarsi grazie alle proprie risorse e alla propria inevitabile disciplina, capace di non tradire i suoi giovani, capace di parole credibili nel consesso internazionale”, ha sottolineato.

Monsignor Bagnasco ha concluso affermando che “i Vescovi sono con il loro popolo, e per questo popolo come sui lavori di questa assemblea invocano − oranti − l’aiuto onnipotente del Signore, per intercessione della Vergine, in ogni nostra contrada amata e invocata”.

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