buona notte

DAL SITO:
http://www.rocciadisalvezza.it/preghiere_allo_spirito.htm
SANTA TERESA D’AVILA
O Spirito Santo,
sei tu che unisci la mia anima a Dio:
muovila con ardenti desideri
e accendila con il fuoco
del tuo amore.
Quanto sei buono con me,
o Spirito Santo di Dio:
sii per sempre lodato e Benedetto
per il grande amore che affondi su di me! Dio mio e mio Creatore
è mai possibile che vi sia
qualcuno che non ti ami?
Per tanto tempo non ti ho amato!
Perdonami, Signore.
O Spirito Santo,
concedi all’anima mia
di essere tutta di Dio e di servirlo
senza alcun interesse personale,
ma solo perchè è Padre mio e mi ama.
Mio Dio e mio tutto,
c’è forse qualche altra cosa
che io possa desiderare?
Tu solo mi basti. AMEN.
DAL SITO ON LINE DI « AVVENIRE » IN DATA 19.5.07:
Ai danni della Chiesa e di Ratzinger
Infame calunnia via Internet
Andrea Galli
Ognuno, evidentemente, si consola come vuole. O, meglio, come può. Così stupisce solo in parte che dinanzi alla vitalità cattolica documentata sabato scorso in Piazza San Giovanni, ci sia chi trovi benefico sfogo a rovistare nel bidone della spazzatura alla ricerca di qualche lisca di pesce o di qualche uovo in decomposizione. Confidando magari che qualche organo di informazione, più o meno clandestino, non faccia troppo lo schizzinoso, e rilanci generosamente il tutto, offrendo al proprio pubblico come sicuro il cibo ampiamente avariato.
Ci riferiamo ad un documentario su preti cattolici e abusi sessuali che, mandato in onda dalla Bbc nel 2006, viene oggi sottotitolato in italiano da Bispensiero, sito di amici siciliani di Beppe Grillo, e caricato su Video Google, dove pare abbia un certo successo. A proposito di bocche buone. Si tratta di un pot-pourri di affermazioni e pseudo-testimonianze che furono apertamente sconfessate a suo tempo dalla Conferenza episcopale inglese, la quale invitò l’augusta Bbc a « vergognarsi per lo standard giornalistico usato nell’attaccare senza motivo Benedetto XVI ».
Il pezzo forte del servizio infatti consisteva (e ancora consiste) nell’accusa rivolta a Joseph Ratzinger di essere stato niente meno che il responsabile massimo della copertura di crimini pedofili commessi da sacerdoti in varie parti del globo, in quanto « garante » per 20 anni – da quando fu nominato prefetto vaticano – del testo Crimen sollicitationis, che è un’istruzione emanata in realtà dal Sant’Uffizio il 16 marzo 1962. Da notare la data: nel 1962 infatti Joseph Ratzinger non era certo prefetto della futura Congregazione per la dottrina della fede, essendo in quel tempo ancora teologo molto impegnato nella sua Germania.
C’è da dire che quel documento veniva presentato dalla Bbc come un marchingegno furbesco, escogitato dal Vaticano per coprire reati di pedofilia, quando invece si trattava di un’impor tante istruzione atta ad «istruire» i casi canonici e portare alla riduzione allo stato laicale i presbiteri coinvolti in nefandezze pedofile. In particolare, trattava delle violazioni del sacramento della confessione. Da notare che l’Istruzione richiedeva il segreto del procedimento canonico per permettere ad eventuali testimoni di farsi avanti liberamente, sapendo che le loro deposizioni sarebbero state confidenziali e non esposte a pubblicità. E di conseguenza anche la parte accusata non vedesse infamato il proprio nome prima della sentenza definitiva.
Insomma, un insieme di norme rigorose, che nulla aveva a che fare con la volontà di insabbiare potenziali scandali. E che il testo Crimen Sollicitationis non fosse pensato per tale fine lo dimostrava un paragrafo, il quindicesimo, che obbligava chiunque fosse a conoscenza di un uso del confessionale per abusi sessuali a denunciare il tutto, pena la scomunica. Misura che semmai dà l’idea della serietà del documento e di coloro che lo formularono, se si pensa che in base alla legge italiana il privato cittadino (tale è anche il vescovo e chi è investito di autorità ecclesiastica) è tenuto a denunciare solo i crimini contro l’autorità dello Stato, per i quali infatti è prevista la pena dell’ergastolo.
Senza contare che Joseph Ratzinger, più tardi diventato sì prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, avrebbe firmato – ma siamo nel maggio 2001 – una Lettera ai Vescovi e altri Ordinari e Gerarchi della Chiesa Cattolica, pubblicata anche negli Acta Apostolicae Sedis, dove si prevede espressamente che « il delitto contro il sesto precetto del Decalogo, commesso da un chierico contro un minore di diciotto anni », sia di competenza diretta della Congregazione stessa. Segno, per chi abbia un minimo di buon senso giuridico, della volontà romana non certo di occultare, ma di dare piuttosto il massimo rilievo a certi reati, riservandone il giudizio non a realtà « locali », potenzia lmente condizionabili, ma ad uno dei massimi organi della Santa Sede.
Questa, e non altra, è stata la posizione della Chiesa cattolica sui reati ad essa interni di pedofilia. Questa, e non altra, la limpida testimonianza del nostro Papa che in tempi non sospetti si scagliò contro la sporcizia nella Chiesa.
I calunniatori dovrebbero chinare il capo e chiedere scusa.
dal sito:
http://www.fattisentire.net/index.php
Attacco gay alla Vergine Maria E’ successo giovedì 17 maggio 2007, durante la settimana in cui (tradizione che dura da secoli) la venerata immagine della Patrona di Bologna, la Beata Vergine di San Luca, scende dal Santuario sull’omonimo colle e viene posta nella centralissima Cattedrale, ove riceve l’omaggio di tutti i bolognesi, indipendentemente dalla loro fede o ideologia.
Un corteo aggressivo con bandiere organizzato da gay e lesbiche parte alle 19 dalla vicina Piazza Maggiore.
Non è un’iniziativa di qualche psicopatico, ci sono esponenti politici: dalle deputate di Ds e Prc Katia Zanotti e Titti De Simone, al consiglieri comunali Sergio Lo Giudice (Ds), Roberto Panzacchi (Verdi) e Valerio Monteventi (Prc).
Si portano davanti alla Cattedrale, tra la folla di fedeli che entrano ed escono in continuazione.
Alcuni si buttano a aterra, per impedire l’ingresso in Chiesa.
Altri innalzano cartelli: «Bagnasco vergogna». Tiziano Loreti, segretario PRC, ironizza: «Vergogna è quasi affettuoso, si fa appello alla parte migliore dell´altro perché controlli la peggiore. E´ una espressione religiosa. Bagnasco non deve offendersi».
Urlano poi insulti contro il coraggioso Vescovo ausiliare, Mons. Vecchi. Grida violente, schiamazzi, minacce, sempre contro la Chiesa.
Qualcuno dalla cattedrale si spazientisce, grida loro di andarsene: «Vergognatevi» urla una buona signora. E´ la molla che fa scattare la rabbia: «Fascisti, fascisti!» inveiscono dal corteo. Si alzano minacciosi: anche gli sciacalli diventano lupi davanti agli agnelli.
Si chiudono per precauzione le porte della Cattedrale.
Questa è la preparazione della manifestazione di giugno di Roma. Questo è il dialogo possibile con il laicismo. Giacobbe, Roccella, Pezzotta e altri « buonisti », sono avvertiti.
Lo scontro sarà peggiore che durante gli anni totalitarismo liberale unitario, quando, nel 1876, un migliaio di anticlericali assaltò il III Congresso Cattolico Italiano a Bologna, nella chiesa della SS.Trinità: allora, nemmeno il becero massone Carducci, avrebbe immaginato di offendere la Madonna.
Una città offesa
di Carlo Caffarra *
L’incivile gazzarra avvenuta davanti al portone della Cattedrale, spalancato per permettere ai fedeli l’accesso per pregare davanti alla venerata immagine della Madonna di San Luca, resterà come una macchia che non si cancella nella storia luminosa e commovente dell’amore di Bologna verso la sua Patrona.
La città è stata offesa.
E’ stata offesa nel suo sentimento religioso profondo; un sentimento che davanti all’immagine della Beata Vergine sempre sa accantonare divisioni politiche e disuguaglianze sociali, ricomponendo il consorzio umano nella più profonda unità dell’amore orante a Maria. E’ stata offesa anche nella sua tradizione civile che ha sempre visto nella Madonna di San Luca il suo più alto vessillo identitario; una tradizione mai interrotta in 531 anni di discese della Venerata Immagine dal Colle della Guardia. E’ stata offesa nella sua virtuosa e permanente pratica della tolleranza e dell’ordine civico. Ed è tanto più grave che tale incivile manifestazione, nella quale sono state esibite persino scritte al limite del blasfemo, abbia avuto per protagonisti anche due deputati al Parlamento nazionale e alcuni esponenti politici locali.
Come Vescovo di questa città, ritengo doveroso denunciare che simili episodi sono segno evidente di un degrado civico prima d’ora qui sconosciuto, e richiamare le autorità cui compete a far rispettare quelle regole di convivenza che la città e la Nazione si sono date per il bene comune. Invito i fedeli e tutti coloro che tengono tra gli affetti più preziosi quello per la Madonna di San Luca a pregare perché il Signore conforti chi – autorità ecclesiastiche e semplici fedeli – ieri è stato oggetto di dileggio e di offese, e perché Egli si lasci incontrare con il suo perdono, sulla via della conversione del cuore, da chi ha agito forse senza sapere quello che stava facendo.
* Arcivescovo Metropolita di Bologna
du site:
Data pubblicazione: 2007-05-21
“Ideologica e calunniosa l’accusa di omofobia alla Chiesa”, sostiene il Presidente delle CEI
ROMA, lunedì, 21 maggio 2007 (ZENIT.org).- Nel corso della prolusione con la quale ha aperto a Roma, il 21 maggio, la 57a Assemblea Generale dei Vescovi Italiani, monsignor Angelo Bagnasco ha respinto nettamente le accuse di omofobia rivolte alla Chiesa cattolica.
“Spiace rilevare – ha detto il Presidente della Conferenza Episcopale italiana (CEI) – che si levano a volte accuse di omofobia alla Chiesa e ai suoi esponenti. Diciamo serenamente che la critica è semplicemente ideologica e calunniosa, e contrasta con lo spirito e la prassi di totale e cordiale accoglienza verso tutte le persone”.
A proposito di un clima culturale ostile alla Chiesa cattolica, monsignor Bagnasco ha ricordato che il Segretario vaticano dei Rapporti con gli Stati, l’Arcivescovo Dominique Mamberti, di recente criticava “quell’intolleranza prevaricatrice che ha indotto il Parlamento europeo ad avanzare fino ad oggi ben 30 richiami censorii nei confronti della Chiesa cattolica”.
Circa le critiche e le offese lanciate contro il Pontefice, il Presidente della CEI ha detto: “Desidero esprimere a Papa Benedetto XVI la più sentita e partecipe vicinanza della Conferenza Episcopale Italiana per le sorprendenti esternazioni – tanto superficiali, quanto inopportune – con le quali si è inteso da taluni criticare il suo alto magistero”.
In merito alle minacciose scritte sui muri ed alle lettere minatorie ricevute, l’Arcivescovo di Genova, ha affermato: “Rivolgo inoltre al Santo Padre, con sentimenti filiali, uno speciale ringraziamento per le sue affettuose espressioni di vicinanza e di incoraggiamento a seguito dei noti episodi di cronaca che mi hanno direttamente coinvolto”.
“Episodi, peraltro, costruiti su interpretazioni distorte e su attribuzioni di pensieri mai pensati, e che neppure le immediate smentite e precisazioni sono servite a chiarire”, ha aggiunto.
Monsignor Bagnasco ha spiegato che rispetto al Paese ed al popolo italiano “i Vescovi rinnovano il gesto semplice e vero dell’amicizia. Non parliamo dall’alto, né vogliamo fare in alcunché da padroni. Ci preme Cristo e il suo Vangelo, null’altro. Lo annunciamo come misura piena dell’umanesimo, non per rilevare debolezze o segnare sconfitte, ma per un’obbedienza che è esigente prima di tutto verso di noi, e che è promozione di autentica libertà per tutti”.
“Quando ci appelliamo alle coscienze – ha continuato il Presidente della CEI –, non è per essere intrusivi, ma per richiamare quei contenuti pregnanti senza i quali cessa il presidio ultimo di ogni persona, anzitutto per i meno fortunati”.
“La distinzione ‘tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio’, come struttura fondamentale non solo del cristianesimo ma anche delle moderne democrazie, ci trova decisamente persuasi che dobbiamo insieme, ciascuno a proprio modo, cercare il progresso delle nostre comunità, risvegliando anche quelle forze spirituali e morali senza le quali un popolo non può svettare”, ha continuato.
“La nostra parola non ha mai doppiezze – ha sottolineato il presule –. Con trasparenza, siamo a servizio della gioia. Nel nostro orizzonte non c’è un popolo triste, svuotato dal nichilismo e tentato dalla decadenza”.
“C’è un popolo vivo, capace di rinnovarsi grazie alle proprie risorse e alla propria inevitabile disciplina, capace di non tradire i suoi giovani, capace di parole credibili nel consesso internazionale”, ha sottolineato.
Monsignor Bagnasco ha concluso affermando che “i Vescovi sono con il loro popolo, e per questo popolo come sui lavori di questa assemblea invocano − oranti − l’aiuto onnipotente del Signore, per intercessione della Vergine, in ogni nostra contrada amata e invocata”.
Cardinale Joseph Ratzinger [Papa Benedetto XVI]
Der Gott Jesu Christi
« Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini »
Cosa vuole dire, il Nome di Dio?… Nel libro dell’Apocalisse, l’avversario di Dio, la Bestia, non porta un nome ma un numero: 666 (Ap 13,18). La Bestia è numero e trasforma in numeri. Sappiamo ciò che questo significa, noi che abbiamo fatto l’esperienza del mondo dei campi di concentramento; l’orrore in essi viene proprio dal fatto che cancellano i volti… Dio, invece, ha dei nomi a chiama per nome. È persona e cerca la persona. Ha un volto e cerca il nostro volto. Ha un cuore e cerca il nostro cuore. Per lui, non siamo delle funzioni nella grande macchina del mondo, ma sono suoi appunto coloro che non hanno nessuna funzione. Il nome, è la possibilità di venire chiamati, è la comunione.
Per questo motivo Cristo è il vero Mosè, il compimento cioè della rivelazione del nome. Non viene a portare, come nome, una parola nuova; fa di più: è in persona, il volto di Dio. È in persona il nome di Dio; è in persona la possibilità per Dio di venire chiamato « tu », di venire chiamato come persona, come cuore. Il suo stesso nome, « Gesù » porta al suo compimento il nome misterioso del roveto ardente (Es 3,14); ora appare chiaramente che Dio non aveva finito di parlare, che aveva solo per un tempo interrotto il suo discorso. Infatti il nome di Gesù contiene la parola « Jahve » nella sua forma ebraica e le aggiunge qualcosa: « Dio salva ». Jahve, cioè, « Io sono colui che sono » vuole dire ora, inteso a partire da Gesù: « Io sono colui che salva ». Il suo essere è la salvezza