Archive pour le 19 mai, 2007

buona notte

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L’amore vi attiri alla sua sequela

San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Omelie sui vangeli, n° 29

L’amore vi attiri alla sua sequela

Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio » (Mc 16,19). Tornava verso il luogo da dove era venuto, tornava da un luogo dove continuava a dimorare. Infatti nel momento in cui saliva al cielo con la sua umanità, univa con la sua divinità il cielo e la terra. Dobbiamo notare nella solennità di oggi, fratelli amatissimi, che è stato sospeso il decreto che ci condannava e il giudizio che ci destinava alla corruzione. Infatti la natura umana alla quale erano state rivolte queste parole: « Polvere tu sei e in polvere tornerai » (Gen 3,19), è salita in cielo oggi con Cristo. Per questo, fratelli amatissimi, dobbiamo seguirlo con tutto cuore, là dove sappiamo dalla fede che egli è salito con il suo corpo. Sfuggiamo i desideri della terra: nessun legaccio di quaggiù ci ostacoli, noi che abbiamo un Padre in cielo.

Pensiamo anche al fatto che colui che è salito in cielo pieno di mitezza tornerà con esigenza… Questo, fratelli miei, deve guidare il vostro agire; pensate a questo continuamente. Anche se siete sballottati nei turbini degli affari di questo mondo, gettate fin d’ora l’àncora della speranza nella patria eterna (Eb 6,19). La vostra anima non ricerchi dunque nulla se non la vera luce. Abbiamo appena udito che il Signore è salito in cielo; pensiamo seriamente a ciò che crediamo. Nonostante la debolezza della natura umana che ci trattiene ancora quaggiù, l’amore ci attiri alla sua sequela, poiché siamo sicuri che colui che ci ha ispirato tale desiderio, Gesù Cristo, non deluderà la nostra speranza.

Gasu Maria e gli angeli

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dal sito:

http://www.cmv.it/it/Spiritualita/Icone/assunta/angeli.htm

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Infame calunnia via Internet ai danni della Chiesa e di Ratzinger

Dal sito on line del giornale “Avvenire”: 

Ai danni della Chiesa e di Ratzinger 

Infame calunnia via Internet 

Andrea Galli  

Ognuno, evidentemente, si consola come vuole. O, meglio, come può. Così stupisce solo in parte che dinanzi alla vitalità cattolica documentata sabato scorso in Piazza San Giovanni, ci sia chi trovi benefico sfogo a rovistare nel bidone della spazzatura alla ricerca di qualche lisca di pesce o di qualche uovo in decomposizione. Confidando magari che qualche organo di informazione, più o meno clandestino, non faccia troppo lo schizzinoso, e rilanci generosamente il tutto, offrendo al proprio pubblico come sicuro il cibo ampiamente avariato.
Ci riferiamo ad un documentario su preti cattolici e abusi sessuali che, mandato in onda dalla Bbc nel 2006, viene oggi sottotitolato in italiano da Bispensiero, sito di amici siciliani di Beppe Grillo, e caricato su Video Google, dove pare abbia un certo successo. A proposito di bocche buone. Si tratta di un pot-pourri di affermazioni e pseudo-testimonianze che furono apertamente sconfessate a suo tempo dalla Conferenza episcopale inglese, la quale invitò l’augusta Bbc a « vergognarsi per lo standard giornalistico usato nell’attaccare senza motivo Benedetto XVI ».
Il pezzo forte del servizio infatti consisteva (e ancora consiste) nell’accusa rivolta a Joseph Ratzinger di essere stato niente meno che il responsabile massimo della copertura di crimini pedofili commessi da sacerdoti in varie parti del globo, in quanto « garante » per 20 anni – da quando fu nominato prefetto vaticano – del testo Crimen sollicitationis, che è un’istruzione emanata in realtà dal Sant’Uffizio il 16 marzo 1962. Da notare la data: nel 1962 infatti Joseph Ratzinger non era certo prefetto della futura Congregazione per la dottrina della fede, essendo in quel tempo ancora teologo molto impegnato nella sua Germania.
C’è da dire che quel documento veniva presentato dalla Bbc come un marchingegno furbesco, escogitato dal Vaticano per coprire reati di pedofilia, quando invece si trattava di un’impor tante istruzione atta ad «istruire» i casi canonici e portare alla riduzione allo stato laicale i presbiteri coinvolti in nefandezze pedofile. In particolare, trattava delle violazioni del sacramento della confessione. Da notare che l’Istruzione richiedeva il segreto del procedimento canonico per permettere ad eventuali testimoni di farsi avanti liberamente, sapendo che le loro deposizioni sarebbero state confidenziali e non esposte a pubblicità. E di conseguenza anche la parte accusata non vedesse infamato il proprio nome prima della sentenza definitiva.
Insomma, un insieme di norme rigorose, che nulla aveva a che fare con la volontà di insabbiare potenziali scandali. E che il testo Crimen Sollicitationis non fosse pensato per tale fine lo dimostrava un paragrafo, il quindicesimo, che obbligava chiunque fosse a conoscenza di un uso del confessionale per abusi sessuali a denunciare il tutto, pena la scomunica. Misura che semmai dà l’idea della serietà del documento e di coloro che lo formularono, se si pensa che in base alla legge italiana il privato cittadino (tale è anche il vescovo e chi è investito di autorità ecclesiastica) è tenuto a denunciare solo i crimini contro l’autorità dello Stato, per i quali infatti è prevista la pena dell’ergastolo.
Senza contare che Joseph Ratzinger, più tardi diventato sì prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, avrebbe firmato – ma siamo nel maggio 2001 – una Lettera ai Vescovi e altri Ordinari e Gerarchi della Chiesa Cattolica, pubblicata anche negli Acta Apostolicae Sedis, dove si prevede espressamente che « il delitto contro il sesto precetto del Decalogo, commesso da un chierico contro un minore di diciotto anni », sia di competenza diretta della Congregazione stessa. Segno, per chi abbia un minimo di buon senso giuridico, della volontà romana non certo di occultare, ma di dare piuttosto il massimo rilievo a certi reati, riservandone il giudizio non a realtà « locali », potenzia lmente condizionabili, ma ad uno dei massimi organi della Santa Sede.
Questa, e non altra, è stata la posizione della Chiesa cattolica sui reati ad essa interni di pedofilia. Questa, e non altra, la limpida testimonianza del nostro Papa che in tempi non sospetti si scagliò contro la sporcizia nella Chiesa.
I calunniatori dovrebbero chinare il capo e chiedere scusa.

 

 

Benedetto XVI alla Fondazione “Centesimus Annus-Pro Pontifice”:

dal sito della Radio Vaticana: 

http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=134582

19/05/2007 12.46.08

Benedetto XVI alla Fondazione “Centesimus Annus-Pro Pontifice”: l’autentico sviluppo promuove l’uomo nella sua interezza e non privilegia solo gli aspetti economici

“Solo un processo di globalizzazione attento alle esigenze della solidarietà può assicurare all’umanità un futuro di autentico benessere e di stabile pace per tutti”. E’ la convinzione espressa questa mattina da Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno della Fondazione Centesimus Annus-Pro Pontifice”, un organismo creato nel 1993 da Giovanni Paolo II allo scopo di promuovere la Dottrina sociale della Chiesa nei settori professionale e imprenditoriale, favorendo l’azione solidale della Chiesa e del Papa nel mondo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Due Papi del Novecento, in particolare, hanno dato un’impronta netta al magistero sociale contemporaneo: Paolo VI e Giovanni Paolo II. I titoli delle loro Encicliche,
la Populorum Progressio che festeggia i 40 anni e
la Centesimus Annus del 1991, presentano a tutt’oggi vette insuperate nella riflessione sul rapporto tra progresso socioeconomico e valori cristiani. Benedetto XVI ha attinto ai concetti di entrambi i documenti per ribadire il proprio pensiero in materia e per ringraziare i circa 350 partecipanti al Convegno internazionale organizzato in questi giorni della Fondazione “Centesimus Annus-Pro Pontifice”, impegnati a realizzare nella quotidianità ciò che
la Dottrina sociale della Chiesa enuncia come principi: ovvero – per dirla con l’Enciclica che dà il nome alla Fondazione – che “lo sviluppo non deve essere inteso in un modo esclusivamente economico, ma in senso integralmente umano”. In particolare, Benedetto XVI si è soffermato sui temi affrontati durante il convegno: lo sviluppo economico dei Paesi asiatici – dove peraltro, ha osservato il Papa, le “forti dinamiche di crescita” non “sempre comportano un reale sviluppo sociale” – e i “molti ostacoli e sfide” che fanno stentare un’analoga evoluzione in Africa.

Viceversa, ha obiettato Benedetto XVIl “ ciò di cui questi popoli, come del resto quelli di ogni parte della terra, hanno bisogno è senza dubbio di un progresso sociale ed economico armonico e a dimensione realmente umana”:

“L’attenzione alle vere esigenze dell’essere umano, il rispetto della dignità di ogni persona, la ricerca sincera del bene comune sono i principi ispiratori che è bene tener presenti quando si progetta lo sviluppo di una nazione. Purtroppo, però, questo non sempre avviene. L’odierna società globalizzata registra spesso paradossali e drammatici squilibri. In effetti, quando si considera l’incremento sostenuto dei tassi di crescita economica, quando ci si sofferma ad analizzare le problematiche collegate al progresso moderno, non escluso l’elevato inquinamento e l’irresponsabile consumazione delle risorse naturali e ambientali, appare evidente che solo un processo di globalizzazione attento alle esigenze della solidarietà può assicurare all’umanità un futuro di autentico benessere e di stabile pace per tutti”.

Questi obiettivi sono la ragione stessa di esistenza della Fondazione “Centesimus Annus”. Nel ringraziarne i membri per aver presentato al Papa il “frutto” della loro “generosità”, Benedetto XVI li ha accompagnati con questa esortazione:

“Mentre vi incoraggio a proseguire in questo vostro impegno, vorrei ribadire che solo dall’intreccio ordinato dei tre profili irrinunciabili dello sviluppo – economico, sociale ed umano – può nascere una società libera e solidale. Faccio volentieri mio, in questa circostanza, quanto Papa Montini esprimeva con chiarezza appassionata nella sua già citata Enciclica Populorum progressio: ‘Se il perseguimento dello sviluppo richiede un numero sempre più grande di tecnici, esige ancor più uomini di pensiero capaci di riflessione profonda, votati alla ricerca di un umanesimo nuovo, che permetta all’uomo moderno di ritrovare se stesso, assumendo i valori superiori di amore, di amicizia, di preghiera e di contemplazione’”. 

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Dispiacere della Santa Sede per la mancata adozione della Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni

 dal sito Zenith:

Data pubblicazione: 2007-05-18 

Dispiacere della Santa Sede per la mancata adozione della Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni 

Intervento dell’Arcivescovo Celestino Migliore alle Nazioni Unite di New York 

NEW YORK, venerdì, 18 maggio 2007 (ZENIT.org).-
La Santa Sede ha espresso ufficialmente il suo dispiacere sul mancato accordo alle Nazioni Unite che ha rimandato l’approvazione del Progetto della Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni.

Lo ha detto l’Arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, intervenendo questo mercoledì a New York di fronte al Forum Permanente per le Questioni Indigene riunito per affrontare il tema “Territori, terre e risorse naturali”.

Il presule ha voluto richiamare l’attenzione sui “benefici” che questo documento può portare come strumento legale nella tutela dei diritti umani dei popoli indigeni, “soprattutto dei più poveri che vivono in aree rurali, spesso emarginate dal mondo moderno”.

Alcuni, ha ricordato Migliore, accusano
la Dichiarazione di contraddire le Costituzioni nazionali, affermando che l’esercizio dell’autodeterminazione può applicarsi solo a quanti vivono sotto regimi coloniali; altri l’accusano di non essere chiara al momento di definire quali siano i “popoli indigeni”.

“Rispettando le motivazioni che si trovano dietro a ogni posizione”, il rappresentante vaticano ha considerato che l’adozione del documento internazionale sarebbe “un gesto politico di cui non solo beneficerebbero i cittadini più poveri ed esclusi sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri del mondo, ma che promuoverebbe anche la pace tra i popoli”.

“Gli Stati hanno preoccupazioni legittime circa la sovranità, la cittadinanza, l’uguaglianza e l’adeguato sfruttamento delle risorse naturali, ma tali questioni non devono permettere che il progresso degli altrettanto legittimi diritti e preoccupazioni dei popoli indigeni venga indefinitamente rimandato”, ha concluso. 

 

buona notte

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Greater Flamingos

« Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena »

Clemente d’Alessandria (150-circa 215), teologo
Stròmata 7,7 ; PG 9, 450s

« Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena »

Ci è ordinato di adorare e onorare quello stesso Verbo che sappiamo essere nostro Salvatore e guida, e per mezzo di lui il Padre; non in alcuni giorni stabiliti ma continuamente per tutta la vita e in ogni modo. « Sette volte al giorno io ti lodo « (Sal 118, 162) esclama il popolo eletto… Perciò chi conosce Dio lo onora non in un luogo stabilito in un determinato tempo, né solo nei giorni di festa comandati, ma per tutta la vita, in ogni luogo, tanto se si trova solo, quanto se con lui ci sono altri che praticano la stessa fede. Onora Dio rendendogli grazie per la conoscenza della vita retta…

Se la presenza di una persona buona spinge al meglio e forma chi la frequenta col suo esempio e con la riverenza che ispira, quanto più colui che sta sempre in compagnia di Dio per mezzo della conoscenza, dello stile di vita e dell’azione di grazie, diventerà sempre migliore nel comportamento, nelle parole e nei sentimenti?… Vivendo per tutta la vita un giorno di festa continuo, persuasi che Dio è presente ovunque, lo lodiamo coltivando i campi, se siamo in mare gli cantiamo inni, e in ogni altra circostanza della vita ci comportiamo come « cittadini del cielo » (cfr. Fil 3,20).

La preghiera è un colloquio intimo con Dio e Dio presta continuamente l’orecchio a questa voce interiore… Sì, il vero uomo spirituale prega durante tutta la sua esistenza, perché pregare è per lui un sforzo di unione con Dio; perciò rifiuta tutto ciò che è inutile, in quanto è già arrivato a quello stato in cui ha già ricevuto, in certa misura, la perfezione, che consiste nell’agire per amore… Tutta la sua vita è una sacra liturgia

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