La Chiesa ortodossa russa ritrova l’unità

Dal sito on line del giornale “Avvenire”:


La Chiesa ortodossa russa ritrova l’unità 

Nella cattedrale moscovita di Cristo Salvatore, alla presenza del presidente Putin,
il patriarca Alessio II e il metropolita Lavr hanno firmato la riunificazione tra il Patriarcato e la comunità russa all’estero 

Di Giovanni Bensi  

La cattedrale di Cristo Salvatore, costruita in stile neobizantino nel 1889, distrutta da Stalin nel 1933, ricostruito da Boris Eltsin dopo la caduta del regime sovietico, è stata ieri teatro di un’eccezionale avvenimento: la riunificazione della Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca (Cor) con
la Chiesa ortodossa russa all’estero (Rocor), staccatasi e divenuta autonoma, sotto la guida del metropolita Antonij (Khrapovitskij) dopo la rivoluzione comunista del 1917.
La Rocor è diffusa in tutta il mondo, con centro a Jordanville, presso New York. Conta 400 parrocchie in 40 Paesi ed ha un numero di fedeli valutato intorno ai centomila
Alla presenza del presidente Vladimir Putin, i capi dei due rami della Chiesa russa, il patriarca di Mosca Alessio II ed il metropolita Lavr di New York e degli Usa Orientali, hanno recitato una preghiera di ringraziamento per la ritrovata unità. Quindi essi hanno firmato e dato solenne lettura dell’atto che sancisce la riunificazione delle due Chiese, mentre le campane della Cattedrale suonavano a festa.
La Rocor confluisce nella Cor e suoi rappresentanti prenderanno parte alle riunioni dei suoi organi dirigenti, ma manterrà la propria autonomia amministrativa, in particolare conserverà il proprio Sinodo dei vescovi. Nominerà di sua iniziativa vescovi e metropoliti, i quali però dovranno avere il via libera di Mosca.
Dopo la lettura del documento che ripristina la comunione canonica, nella Cattedrale, illuminata a festa come nel giorno di Pasqua, è incominciata la solenne liturgia, concelebrata da Alessio II e da Lavr, assistiti da 7 vescovi e 70 sacerdoti venuti dall’estero, più 14 vescovi e 56 sacerdoti residenti in Russia. Tutti indossavano paramenti bianchi (ieri era il giorno dell’Ascensione), e gli esponenti della gerarchia anche le scintillanti tiare bizantine. Con un’eccezione alle norme liturgiche, per tutta la celebrazione, durata più di tre ore e trasmes sa in diretta dai canali televisivi nazionali, è rimasta aperta la «porta regia» (tsarskie vratà), l’ingresso centrale dell’iconostasi, la parete di icone che separa l’altare dalla navata, dove erano raccolte migliaia di persone. In questo modo i fedeli hanno potuto essere testimoni della concelebrazione. I canti liturgici erano eseguiti dal coro della Laura della Trinità e San Sergio di Sergijev Posad, il monastero principale dell’ortodossia russa. Fra gli ospiti d’onore, in segno di riconciliazione nazionale, anche una rappresentante della casa ex-regnante dei Romanov, Olga Nikolajevna Kulikovskaja-Romanova, vedova di un nipote dello zar Nicola II, trucidato con la sua famiglia dai bolscevichi. Olga Nikolajevna attualmente vive a Toronto, in Canada.
Nell’omelia il patriarca Alessio II ha sottolineato come «superate le divisioni della Chiesa» sia «superata anche la contrapposizione nella società, ereditata dai tempi della rivoluzione e della guerra civile». Gli ha fatto eco il metropolita Lavr, auspicando che «legami fraterni possano favorevolmente influire sull’approfondimento della nostra unità nel comune servizio a Dio e al popolo russo in patria e nella diaspora».
Dopo i capi delle due gerarchie ha preso la parola anche Putin. Ringraziati Alessio II e Lavr, il presidente russo ha ricordato che «la separazione delle Chiese avvenne in seguito alla profondissima spaccatura politica della stessa società russa, in seguito all’accanita contrapposizione delle parti nella vita civile». Putin ha aggiunto che «il risultato di questo conflitto sono state gravi perdite per
la Chiesa e per i fedeli costretti per lungo tempo a vivere in un’atmosfera di alienazione e di reciproco sospetto». «L’attuale rinascita dell’unità della Chiesa – ha aggiunto Putin – è una condizione importantissima per la restaurazione dell’unità perduta di tutto il mondo russo, la base spirituale del quale è sempre stata la fede ortodossa». Alla fine Alessio II e Lavr hanno donato a Puti n uno skladen’, un insieme pieghevole di tre icone raffiguranti
la Trinità.

 

 

 

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