Monsignor Betori: Nichilismo e relativismo, i nuovi nemici della persona umana

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 Data pubblicazione: 2007-05-16 Monsignor Betori: Nichilismo e relativismo, i nuovi nemici della persona umana 

Durante l’omelia nella Cattedrale di Gubbio per la Festa di Sant’Ubaldo

ROMA, mercoledì, 16 maggio 2007 (ZENIT.org).- I nuovi nemici che attentano alla persona umana e alla sua dignità sono il nichilismo e il relativismo, ha detto monsignor Giuseppe Betori, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).Le parole del presule sono risuonate durante l’omelia da lui pronunciata questo mercoledì nella Cattedrale di Gubbio, in occasione della Festa di Sant’Ubaldo, patrono della città, che come ogni anno è stata festeggiata con solenni riti religiosi e con la notissima “corsa dei ceri” fino al monte Ingino, dove dal 1194 sono custoditi i resti del santo.Prendendo spunto dalla vita di Sant’Ubaldo, che difese Gubbio in diverse occasioni prima nel 1154 contro una coalizione di città umbre capeggiate da Perugia e poi nel 1155 contro l’esercito di Federico Barbarossa, monsignor Betori ha descritto i “nuovi nemici [che] tentano di espugnare le nostre città”

.“Questi nuovi nemici – ha detto il Vescovo – si chiamano il nichilismo e il relativismo, che in modo più o meno esplicito nutrono le tendenze egemoni nella nostra cultura”.Parlando dei loro effetti nell’ambito della vita umana, monsignor Betori ha sottolineato che essi “fanno dell’embrione, l’essere umano più indifeso, un materiale disponibile per sperimentazioni mediche; danno copertura legale al crimine dell’aborto e si apprestano a farlo per le pratiche eutanasiche, infrangendo la sacralità dell’inizio e della fine della vita umana; introducono il concetto apparentemente innocuo di qualità della vita, che innesca l’emarginazione e la condanna dei più deboli e svantaggiati”

.Successivamente, il Vescovo ha parlato dei diversi risvolti sociali: “Coltivano sentimenti di arroganza e di violenza che fomentano le guerre e il terrorismo; delimitano gli spazi del riconoscimento dell’altro chiudendo all’accoglienza di chi è diverso per etnia, cultura e religione; negano possibilità di crescita per tutti mantenendo situazioni e strutture di ingiustizia sociale”.E infine, da un punto di vista antropologico: “Oscurano la verità della dualità sessuale in nome di una improponibile libertà di autodeterminazione di sé; scardinano la natura stessa della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna”

.Monsignor Betori ha poi affermato che “occorre avere consapevolezza di questa battaglia in corso attorno alla persona umana e alla sua dignità e di quanto essa sia decisiva per il futuro della società, ma occorre anche riconoscere che può salvarci solo il riferimento al Dio creatore e alla sua legge scritta nei nostri cuori, e a noi rivelata in pienezza da Gesù che ci offre anche la grazia di adempierla”.“Oggi siamo chiamati a discernere e giudicare il presente con gli occhi di Dio e a chiedere a tutti, credenti e non credenti, di fare altrettanto se vogliamo salvare il nostro futuro, a vivere tutti – come ci ha invitato Benedetto XVI – ‘etsi Deus daretur’, ‘come se Dio esistesse’, ribaltando l’ipotesi che ha retto il pensiero e l’agire della modernità, l’ ‘etsi Deus non daretur’, il ‘come se dio non ci fosse’ che ha prodotto i forni di Auschwitz e i gulag della Siberia”

, ha aggiunto.“Se vogliamo difendere il vero volto dell’uomo abbiamo bisogno di riscoprire il volto di Dio – ha quindi sottolineato –. E il volto di Dio è l’amore, come ci ha ricordato il Santo Padre nella sua enciclica Deus caritas est.“Non però l’amore debole che nasconde la verità, che crea ambiguità sotto il velo della falsa tolleranza, bensì quello esigente che non rinuncia a ferire per curare, a distinguere per poter allacciare ponti veri e non a voler rendere tutto fittiziamente omologo, a richiamare alla responsabilità senza indulgere in un buonismo alla fine perdente”

, ha precisato. “Questa visione alta della carità, che non rinuncia alla verità, ma proprio per questo è capace di generare progetti di novità di vita nella sfera individuale e in quella sociale, è ciò che è chiesto oggi ai cattolici”, ha proseguito.“Da un siffatto progetto di rinnovamento spirituale, culturale e sociale può scaturire quel dominio sui dèmoni del nostro tempo”, ha infine concluso.

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