Archive pour le 13 mai, 2007

La misericordia di Dio verso coloro che si pentono dei loro peccati

 dal sito:

http://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20010328_massimo-confessore_it.html

La misericordia di Dio verso coloro che si pentono dei loro peccati 

« Tutti i predicatori della verità, tutti i ministri della grazia divina e quanti dall’inizio fino a questi nostri garni hanno parlato a noi della volontà salvifica di Dio, dicono che nulla è tanto caro a Dio e tanto conforme al suo amore quanto la conversione degli uomini mediante un sincero pentimento dei peccati. 

E proprio per ricondurre a sé gli uomini Dio fece cose straordinarie, anzi diede la massima prova della sua infinita bontà. Per questo il Verbo del Padre, con un atto di inesprimibile umiliazione e con un atto di incredibile condiscendenza si fece carne e si degnò di abitare tra noi. Fece, patì e disse tutto quello che era necessario a riconciliare noi, nemici e avversari di Dio Padre. Richiamò di nuovo alla vita noi che ne eravamo stati esclusi. 

Il Verbo divino non solo guarì le nostre malattie con la potenza dei miracoli, ma prese anche su di sé l’infermità delle nostre passioni, pagò il nostro debito mediante il supplizio della croce, come se fosse colpevole, lui innocente. 

Ci liberò da molti e terribili peccati. Inoltre con molti esempi ci stimolò ad essere simili a lui nella comprensione, nella cortesia e nell’amore perfetto verso i fratelli. Per questo disse: « Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi » (Lc 5, 32). E ancora: « Non sono i sani che hanno bisogno del.:medico, ma i malati » (Mt 9, 12). Disse inoltre di essere venuto a cercare la pecorella smarrita e di essere stato mandato alle pecore perdute della casa di Israele. Parimenti, con la parabola della dramma perduta, alluse, sebbene velatamente, a un aspetto particolare della sua missione: egli venne per ricuperare l’immagine divina deturpata dal peccato. Ricordiamo poi quello che dice in un’altra sua parabola: « Così vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito … » (Lc 15, 7). Il buon samaritano del vangelo curò con olio e vino e fasciò le ferite di colui che era incappato nei ladri ed era stato spogliato di tutto e abbandonato sanguinante e mezzo morto sulla strada. Lo pose sulla sua cavalcatura, lo portò all’albergo, pagò quanto occorreva e promise di provvedere al resto. Cristo è il buon samaritano dell’umanità. 

Dio è quel padre affettuoso, che accoglie il figliol prodigo, si china su di lui, è sensibile al suo pentimento, lo abbraccia, lo riveste di nuovo con gli ornamenti della sua paterna gloria e non gli rimprovera nulla di quanto ha commesso. Richiama all’ovile la pecorella che si era allontanata dalle cento pecore di Dio. Dopo averla trovata che vagava sui colli e sui monti, non la riconduce all’ovile a forza di spintoni e urla minacciose, ma se la pone sulle spalle e la restituisce incolume al resto del gregge con tenerezza e amore. Dice: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, ed io vi darò riposo (cfr. Mt 11, 28). E ancora: « Prendete il mio giogo sopra di voi » (Mt 11, 29). Il giogo sono i comandamenti o la vita vissuta secondo i precetti evangelici. Riguardo al peso poi, forse pesante e molesto al penitente, soggiunge: « Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero » (Mt 11, 30). Insegnandoci la giustizia e la bontà di Dio, ci comanda: Siate santi, siate perfetti, siate misericordiosi come il Padre vostro celeste (cfr. Lc 6, 36); « Perdonate e vi sarà perdonato » (Lc 6, 37) e ancora: « Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro » (Mt 7, 12).«  

Dalle « Lettere » di san Massimo Confessore, abate (Lett. 11; PG 91, 454-455) 

  

 

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Il cilma di fervore che regna ad Aparecida …

 dal sito della Radio Vaticana

Il cilma di fervore che regna ad Aparecida e gli echi della visita del Papa alla « Fazenda da Esperanca » nel commento di padre Federico Lombardi 

A pochi minuti dall’inizio degli ultimi impegni ufficiali di Benedetto XVI in Brasile, sono dunque già molti gli avvenimenti che hanno permesso alla popolazione locale, ma anche di tutto il continente latinoamericano, di apprezzare più da vicino la persona di Benedetto XVI e la forza dei suoi insegnamenti. Al microfono di Alessandro De Carolis, la testimonianza del direttore della Sala Stampa vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

R. – Ad Aparecida, si respira un clima estremamente cordiale ed entusiasta. Bisogna rendersi conto che qui ci troviamo nella capitale religiosa cattolica del Brasile, perché il Santuario è un luogo non solo immenso come dimensioni, ma anche grandissimo come influsso e come devozione, poiché attira persone da tutte le parti di questo grandissimo Paese. E veramente, qui attorno, con il Papa che si muove per le vie di Aparecida in occasione degli eventi – per esempio, ieri sera, andando alla celebrazione del Rosario con i religiosi, con le famiglie – si nota un entusiasmo estremamente grande. Direi che ci stiamo probabilmente avvicinando al culmine spirituale ed emotivo di questa visita, dopo tutti gli eventi precedenti che sono stati bellissimi ma, in un certo senso, hanno caricato anche di intensità un popolo che ha imparato a conoscere il Santo Padre attraverso gli incontri, gli appuntamenti del viaggio e anche le trasmissioni radiotelevisive. Ecco: si avverte il crescere, ora dopo ora, di questo affetto e di questa intensità di preghiera e di festa.

D. – Uno dei momenti che certamente ha caricato di intensità il vertice del viaggio è stata la visita di Benedetto XVI alla Fazenda da Esperança, sia per le parole di sostegno e di amore che il Papa ha rivolto ai giovani, sia anche per quel forte monito indirizzato ai trafficanti di droga…

R. – Sì, certamente. Ma direi che il cuore del discorso, dell’atteggiamento del Papa è stato quello dell’annuncio dell’amore cristiano, quello contenuto nella Deus caritas est, Dio è amore, il tema dell’enciclica di Benedetto XVI. Un tema che poi si traduce nella pratica e si manifesta nell’esperienza cristiana, nella creatività della Chiesa che affronta i grandi problemi della società di oggi e in particolare i bisogni della gioventù quando si trova in difficoltà, attraverso una motivazione di amore gratuito che è immensamente più efficace di ogni organizzazione sociale o sanitaria che sia priva di questa carica interiore dell’amore. E il messaggio della Fazenda da Esperança è stato rivolto non solo ai giovani della Fazenda ma, come diceva il Papa stesso, a tutte le organizzazioni, a tutte le iniziative che – con uno spirito analogo – tentano di affrontare e di risolvere con fiducia, riaprendo un futuro, i gravi problemi della società di oggi. Certo, il monito c’è stato, però io direi che era assolutamente dominante lo spirito dell’amore e della fiducia nella possibilità di ricreare futuro che l’amore ha.


D. – Oltre ai giovani, altre priorità pastorali per il Brasile ma anche per l’America Latina sono state, per così dire, anticipate dal Papa nel discorso che due giorni fa ha tenuto con i vescovi brasiliani. Quali echi si sono avuti di quell’intervento?


R. – E’ stato un intervento molto ampio, quindi va riletto e rimeditato anche dai vescovi stessi nel loro insieme: ne parlavo con il nuovo presidente della Conferenza episcopale, dom Geraldo, che appunto desidera farne oggetto di riflessione e di discussione con i suoi confratelli. Uno dei temi messi in rilievo è quello di un rinnovato annuncio capace di arrivare alla gente e di attrarla, anche in alternativa alla diminuzione di adesioni alla Chiesa in favore delle sètte: è una cosa che qui si sente molto. In Brasile, si vedono i canali televisivi animati anche da tele-predicatori di diverse sètte evangeliste, e questo confonde certamente la fede del popolo. Credo dunque che questo sia uno dei punti importanti, oltre che, naturalmente, l’impegno cristiano per la soluzione di gravissimi problemi sociali di disuguaglianza e di povertà, sui quali
la Chiesa brasiliana ha però già una grande e bellissima tradizione ed impegno. Quindi, riassumendo, direi: sètte religiose, gioventù, progresso umano, sociale e spirituale e giustizia sono le grandi piste lungo le quali
la Chiesa brasiliana camminerà.
 

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La fede in Dio Amore, autentica ricchezza dell’America Latina, afferma il Papa

dal sito:

http://www.zenit.org/italian Data pubblicazione: 2007-05-13 

La fede in Dio Amore, autentica ricchezza dell’America Latina, afferma il Papa  Nella Messa di inaugurazione della V Conferenza dell’Episcopato nel Santuario di Aparecida 

APARECIDA, domenica, 13 maggio 2007 (ZENIT.org).- L’autentica ricchezza dell’America Latina consiste nella “fede in Dio Amore”, ha assicurato Benedetto XVI questa domenica nella Santa Messa di inaugurazione della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi. Di fronte ai circa 150.000 pellegrini che riempivano la spianata del Santuario di « Nossa Senhora da Conceição Aparecida », il Papa ha lanciato un appello al Continente ad impegnarsi in una nuova evangelizzazione.

“Ecco il tesoro inestimabile di cui è ricco il Continente latinoamericano, ecco il suo patrimonio più prezioso: la fede in Dio Amore, che in Cristo Gesù ha rivelato il suo volto”, ha constatato nell’omelia.

Durante
la Santa Messa, il Papa ha consegnato spiritualmente ai cattolici latinoamericani, che costituiscono quasi la metà dei fedeli della Chiesa cattolica nel mondo, la sua prima Enciclica “Deus Caritas est” (Dio è amore) “con la quale ho voluto indicare a tutti ciò che è essenziale nel messaggio cristiano”.


La Chiesa si sente discepola e missionaria di questo Amore: missionaria solo in quanto discepola, cioè capace di lasciarsi sempre attrarre con rinnovato stupore da Dio, che ci ha amati e ci ama per primo”, ha sottolineato.

Il tema scelto per
la Conferenza di Aparecida, “Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché i nostri popoli in Lui abbiano vita”, vuole aiutare a prendere coscienza della propria identità di cristiani e dei propri doveri nei riguardi della vita ecclesiale e del mondo.

Parlando in un Paese che negli ultimi anni ha assistito al rapido proliferarsi di alcune sette fondamentaliste, il Vescovo di Roma ha quindi voluto assicurare che: “
La Chiesa non fa proselitismo”.

“Essa si sviluppa piuttosto per ‘attrazione’: come Cristo ‘attira tutti a sé’ con la forza del suo amore, culminato nel sacrificio della Croce, così
la Chiesa compie la sua missione nella misura in cui, associata a Cristo, compie ogni sua opera in conformità spirituale e concreta alla carità del suo Signore”, ha aggiunto.

“Voi credete in Dio Amore: questa è la vostra forza, che vince il mondo, la gioia che nulla e nessuno potrà togliervi, la pace che Cristo vi ha conquistato con la sua Croce! E’ questa fede che ha fatto dell’America il ‘Continente della speranza’ », ha affermato, accennando a uno dei temi centrali di questa riunione di Vescovi.

“Non un’ideologia politica, non un movimento sociale, non un sistema economico; è la fede in Dio Amore, incarnato, morto e risorto in Gesù Cristo, l’autentico fondamento di questa speranza che tanti frutti magnifici ha portato, dall’epoca della prima evangelizzazione fino ad oggi”, ha proseguito.

Benedetto XVI ha infine ricordato che già Giovanni Paolo II aveva chiamato ad una nuova evangelizzazione nel Continente americano: “Io ve lo confermo e, con le parole di questa Quinta Conferenza, vi dico: siate fedeli discepoli, per essere coraggiosi ed efficaci missionari”.

Dalla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano, che si chiuderà il 31 maggio prossimo, si spera che venga uno slancio che aiuti a ripartire da Cristo per una ripresa religiosa, ma anche nel campo della giustizia, della verità, della solidarietà, del progresso e della pace.

In special modo, ci si attende che, per la prima volta nella storia, verrà lanciata una grande missione continentale.

 

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buona notte

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« Noi verremo e prenderemo dimora presso di lui »

San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Discorsi sul Cantico dei cantici 27, 8-10

« Noi verremo e prenderemo dimora presso di lui »

« Io e il Padre, dice il Figlio, verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui ». A lui, cioè all’uomo santo. Penso che anche il profeta non parlasse di altro quando disse: « Eppure tu abiti la santa dimora, tu, lode di Isarele » (Sal 21,4). Lo dichiara pure l’apostolo Paolo: « Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori » (Ef 3,17). Non è da meravigliarsi, se il Signore Gesù si compiace di abitare questo cielo, per il quale non solo disse: « Sia », come per le altre creature, ma lottò per conquistarlo e morì per redimerlo. Per questo, dopo aver sofferto, dice con più desiderio: « Questo è il mio riposo per sempre; qui abiterò, perché l’ho desiderato » (Sal 131,14)… « Perché dunque sei triste, o anima mia, e perché su di me gemi? » (Sal 41,6). Pensi forse che in te non troverai posto per il Signore? E quale posto in noi può essere capace della sua gloria e sufficiente per la sua maestà? Che io meriti almeno di adorarlo nel luogo che fa da sgabello ai suo piedi. Chi mi darà di aderire alle orme di qualche anima santa che il Signore si è scelta in eredità? (Sal 32,12).

Tuttavia, se si degnerà di infondere anche nella mia anima l’olio della sua misericordia, tanto che anch’io possa dire: « Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore » (Sal 118,32), allora potrò forse io pure offrire in me stesso, se non un grande cenacolo ove egli possa mettersi a tavola con i suoi discepoli (Mc 14,15), almeno un luogo dove posare il capo (Mt 8,20).

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