Archive pour le 11 mai, 2007

buona notte

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dal sito Maranathà

Publié dans:Non classé |on 11 mai, 2007 |Pas de commentaires »

« Come io vi ho amati »

San Silvano (1886-1938), monaco ortodosso
Scritti (Sofronio)

« Come io vi ho amati »

Perché mai l’uomo soffre sulla terra? Perché sopporta delle fatiche e subisce dei mali? Soffriamo perché non abbiamo umiltà. In un’anima umile vive lo Spirito Santo, ed egli dà la libertà, la pace, l’amore e la felicità.

Soffriamo perché non amiamo il nostro fratello. Il Signore ha detto: « Amatevi gli uni gli altri e sarete miei discepoli » (cfr Gv 13,35). Quando amiamo il nostro fratello, l’amore di Dio viene a noi. L’amore di Dio è pieno di una grande mitezza; è un dono dello Spirito Santo e non si può conoscere in pienezza se non grazie allo Spirito Santo. Esiste anche un amore moderato, quello che l’uomo ottiene quando si sforza di compiere i comandamenti di Cristo e teme di offendere Dio; e anche questo è bene. Occorre sforzarci ogni giorno di fare il bene, e con tutte le forze, di imparare l’umiltà di Cristo.

Commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap., al Vangelo domenicale

dal sito:

http://wwwZenit.org./italian/ 

Non c’è pace del cuore senza Dio, riconosce il predicatore del Papa  Commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap., al Vangelo domenicale  ROMA, venerdì, 11 maggio 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap. – predicatore della Casa Pontificia – alla liturgia di questa domenica, VI di Pasqua.

* * *  VI DO
LA MIA PACE 
VI Domenica di Pasqua
Atti 15, 1-2.22-29; Apocalisse 21, 10-14.22-23; Giovanni 14, 23-29 

« Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dá il mondo, io la do a voi ». Di quale pace parla Gesù in questo brano evangelico? Non della pace esterna consistente nell’assenza di guerre e conflitti tra persone o nazioni diverse. In altre occasioni egli parla anche di questa pace; per esempio quando dice: « Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio ». Qui parla di un’altra pace, quella interiore, del cuore, della persona con se stessa e con Dio. Lo si capisce da quello che aggiunge subito appresso: « Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore ». Questa è la pace fondamentale, senza la quale non esiste nessun’altra pace. Miliardi di gocce di acqua sporca non fanno un mare pulito e miliardi di cuori inquieti non fanno un’umanità in pace. La parola usata da Gesù è shalom. Con essa gli ebrei si salutavano, e tuttora si salutano, tra loro; con essa salutò lui stesso i discepoli la sera di Pasqua e con essa ordina di salutare la gente: « In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa » (Lc 10, 5-6). Dobbiamo partire dalla Bibbia per capire il senso della pace che dona Cristo. Nella Bibbia shalom dice più che la semplice assenza di guerre e di disordini. Indica positivamente benessere, riposo, sicurezza, successo, gloria.
La Scrittura parla addirittura della « pace di Dio » (Fil 4,7) e del « Dio della pace » (Rom 15,32). Pace non indica dunque solo ciò che Dio dà, ma anche ciò che Dio è. In un suo inno,
la Chiesa chiama
la Trinità « oceano di pace ».

Questo ci dice che quella pace del cuore che tutti desideriamo non si può ottenere mai totalmente e stabilmente senza Dio, fuori di lui. Dante Alighieri ha sintetizzato tutto ciò in quel verso che alcuni considerano il più bello di tutta
la Divina Commedia: « E ‘n la sua volontate è nostra pace ».

Gesù fa capire che cosa si oppone a questa pace: il turbamento, l’ansia, la paura: « Non sia turbato il vostro cuore ». Facile a dirsi!, obbietterà qualcuno. Come placare l’ansia, l’inquietudine, il nervosismo che ci divora tutti e ci impedisce di godere un po’ di pace? Alcuni sono per temperamento più esposti di altri a queste cose. Se c’è un pericolo lo ingigantiscono, se c’è una difficoltà la moltiplicano per cento. Tutto diventa motivo di ansia.

Il Vangelo non promette un toccasana per questi mali; in certa misura essi fanno parte della nostra condizione umana, esposti come siamo a forze e minacce tanto più grandi di noi. Però un rimedio lo indica. Il capitolo da cui è tratto il brano evangelico di oggi comincia così: « Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me » (Gv 14, 1). Il rimedio è la fiducia in Dio.

Dopo l’ultima guerra, fu pubblicato un libro intitolato Ultime lettere da Stalingrado. Erano lettere di soldati tedeschi prigionieri nella sacca di Stalingrado, partite con l’ultimo convoglio prima dell’attacco finale dell’esercito russo in cui tutti perirono. In una di queste lettere, ritrovate a guerra finita, un giovane soldato scriveva ai genitori: « Non ho paura della morte. La mia fede mi dà questa bella sicurezza! »

Adesso sappiamo cosa ci auguriamo a vicenda, quando stringendoci la mano, ci scambiamo, nella Messa, l’augurio della pace. Ci auguriamo l’un l’altro benessere, salute, buoni rapporti con Dio, con se stessi e con il prossimo. Insomma di avere il cuore ricolmo della « pace di Cristo che sorpassa ogni intelligenza ». 

Omelia di Benedetto XVI per la canonizzazione di fra Antônio de Sant’Ana Galvão

dal sito:

http://www.zenit.org/italian/

Data pubblicazione: 2007-05-11  Omelia di Benedetto XVI per la canonizzazione di fra Antônio de Sant’Ana Galvão  SAN PAOLO, venerdì, 11 maggio 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata questo venerdì mattina da Benedetto XVI nel presiedere al « Campo de Marte », a San Paulo,
la Santa Messa e il Rito di Canonizzazione del Beato fra Antônio de Sant’Ana Galvão, O.F.M., presbitero, fondatore del Monastero delle Concezioniste « Recolhimento da Luz » (1739-1822), primo Santo nativo del Brasile. 
* * * 

Signori Cardinali,
Signor Arcivescovo di San Paolo
e Vescovi del Brasile e dell’America Latina,
Distinte Autorità,
Sorelle e Fratelli in Cristo!
« Benedirò il Signore in ogni tempo, / sulla mia bocca sempre la sua lode » (Sal 32,2).
1. Rallegriamoci nel Signore, in questo giorno in cui contempliamo un’altra meraviglia di Dio che, per la sua ammirevole provvidenza, ci permette di gustare un vestigio della sua presenza in questo atto di donazione d’Amore costituito dal Santo Sacrificio dell’Altare. Sì, non possiamo non lodare il nostro Dio. Lodiamolo tutti quanti, popoli del Brasile e dell’America, cantiamo al Signore le sue meraviglie, perché grandi cose ha fatto per noi. Oggi,
la Divina Sapienza ci consente di incontrarci intorno al suo altare, in atteggiamento di lode e di ringraziamento per averci concesso la grazia della Canonizzazione di Fra Antonio di Sant’Anna Galvão.

Voglio ringraziare per le affettuose parole dell’Arcivescovo di San Paolo, Mons. Odilo Scherer, che s’è fatto voce di voi tutti e del suo predecessore, Mons. Claudio Hummes, che in modo tanto meticoloso si è impegnato nella Causa di Fra Galvão. Ringrazio per la presenza di ognuno e di ognuna di voi, sia degli abitanti di questa grande città sia di coloro che sono venuti da altre città e nazioni. Mi rallegro perché, attraverso i mezzi di comunicazione, le mie parole e le espressioni del mio affetto possono entrare in ogni casa e in ogni cuore. Siatene certi: il Papa vi ama, e vi ama perché Gesù Cristo vi ama.

In questa solenne Celebrazione eucaristica è stato proclamato il Vangelo nel quale Gesù, in atteggiamento di interiore trasporto, proclama: « Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli » (Mt 11,25). Mi sento perciò felice perché l’elevazione di Fra Galvão agli altari rimarrà per sempre incorniciata nella liturgia che quest’oggi
la Chiesa ci offre. Saluto con affetto tutta la comunità francescana e, in modo speciale, le monache concezioniste che, dal Monastero della Luce, dalla Capitale dello Stato di San Paolo, irradiano la spiritualità ed il carisma del primo brasiliano elevato alla gloria degli altari.

2. Rendiamo grazie a Dio per i continui benefici ottenuti mediante il forte influsso evangelizzatore che lo Spirito Santo ha impresso in tante anime attraverso Fra Galvão. Il carisma francescano, evangelicamente vissuto, ha dato frutti significativi attraverso la sua testimonianza di ardente adoratore dell’Eucaristia, di prudente e sapiente guida delle anime che lo cercavano e di grande devoto dell’Immacolata Concezione di Maria, della quale si considerava « figlio e schiavo perpetuo ». Dio ci viene incontro, « cerca di conquistarci – fino all’Ultima Cena, fino al Cuore trafitto sulla croce, fino alle apparizioni del Risorto e alle grandi opere mediante le quali Egli, attraverso l’azione degli Apostoli, ha guidato il cammino della Chiesa nascente » (Lettera Enc. Deus caritas est, 17). Egli si rivela attraverso la sua Parola, nei Sacramenti, specialmente nell’Eucaristia. La vita della Chiesa, perciò, è essenzialmente eucaristica. Il Signore, nella sua amorevole provvidenza, ci ha lasciato un segno visibile della sua presenza.

Quando contempliamo nella Santa Messa il Signore, innalzato dal sacerdote, dopo
la Consacrazione del pane e del vino, oppure quando lo adoriamo con devozione esposto nell’Ostensorio, rinnoviamo la nostra fede con profonda umiltà, come faceva Fra Galvão in « laus perennis« , in costante atteggiamento di adorazione. Nella Sacra Eucaristia è contenuto tutto il bene spirituale della Chiesa, ossia, lo stesso Cristo nostra Pasqua, il Pane vivo che è disceso dal Cielo vivificato dallo Spirito Santo e vivificante perché dà
la Vita agli uomini. Questa misteriosa e ineffabile manifestazione dell’amore di Dio per l’umanità occupa un luogo privilegiato nel cuore dei cristiani. Essi devono poter conoscere la fede della Chiesa, attraverso i suoi ministri ordinati, per l’esemplarità con cui compiono i riti prescritti, che indicano sempre nella liturgia eucaristica il centro di tutta l’opera di evangelizzazione. I fedeli, a loro volta, devono cercare di ricevere e venerare il Santissimo Sacramento con pietà e devozione, desiderando accogliere il Signore Gesù con fede, e sapendo ricorrere, ogni volta che sarà necessario, al Sacramento della riconciliazione per purificare l’anima da ogni peccato grave.

3. Significativo è l’esempio di Fra Galvão per la sua disponibilità al servizio del popolo, ogni qualvolta veniva interpellato. Consigliere di fama, pacificatore delle anime e delle famiglie, dispensatore della carità specialmente verso i poveri e gli infermi. Era molto ricercato per le confessioni, perché zelante, saggio e prudente. Una caratteristica di colui che ama veramente è il non voler che l’Amato venga offeso; la conversione dei peccatori era, perciò, la grande passione del nostro Santo. Suor Helena Maria, che è stata la prima « religiosa » destinata a dar inizio al « Recolhimento de Nossa Senhora da Conceição« , ha testimoniato quello che Fra Galvão aveva detto: « Pregate perché Dio nostro Signore sollevi i peccatori con il suo braccio forte dal miserabile abisso delle colpe in cui si trovano« . Possa questo delicato ammonimento servirci di stimolo per riconoscere nella Divina Misericordia il cammino verso la riconciliazione con Dio e con il prossimo e per la pace delle nostre coscienze.

4. Uniti con il Signore nella suprema comunione dell’Eucaristia e riconciliati con Lui e con il nostro prossimo, saremo così portatori di quella pace che il mondo non riesce a dare. Potranno gli uomini e le donne di questo mondo trovare la pace, se non saranno coscienti della necessità di riconciliarsi con Dio, con il prossimo e con sé stessi? Di alto significato è stato, in questo senso, quello che l’Assemblea del Senato di San Paolo scrisse al Ministro Provinciale dei Francescani alla fine del secolo XVIII, definendo Fra Galvão un « uomo di pace e di carità ». Che cosa ci chiede il Signore? « Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati« . Ma subito dopo aggiunge: « Portate frutto, e che il vostro frutto rimanga » (cfr Gv 15,12.16). E quale frutto ci chiede, se non quello di sapere amare, ispirandoci all’esempio del Santo di Guaratinguetá?

La fama della sua immensa carità non conosceva limiti. Persone di tutta la geografia nazionale andavano da Fra Galvão, che tutti accoglieva paternamente. Vi erano poveri, infermi nel corpo e nello spirito, che imploravano il suo aiuto. Gesù apre il suo cuore e ci rivela il centro di tutto il suo messaggio redentore: « Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici » (Ibid., v. 13). Lui stesso amò fino a dare la propria vita per noi sulla Croce. Anche l’azione della Chiesa e dei cristiani nella società deve possedere questa stessa ispirazione. Le iniziative di pastorale sociale, se sono orientate verso il bene dei poveri e degli infermi, portano in sé stesse questo sigillo divino. Il Signore conta su di noi e ci chiama amici, perché soltanto a coloro che amiamo in questo modo siamo capaci di dare la vita offerta da Gesù mediante la sua grazia. Come sappiamo,
la V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano avrà come tema fondamentale: « Discepoli e missionari di Gesù Cristo, perché in Lui i nostri popoli abbiano la vita« . Come non vedere, allora, la necessità di ascoltare con fervore rinnovato la chiamata, per poter rispondere generosamente alle sfide che
la Chiesa in Brasile e nell’America Latina è chiamata ad affrontare?

5. « Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò« , dice il Signore nel Vangelo (Mt 11, 28). Questa è la raccomandazione finale che Egli ci rivolge. Come non vedere qui il sentimento paterno e insieme materno di Dio per tutti i suoi figli? Maria,
la Madre di Dio e Madre nostra, si trova particolarmente legata a noi in questo momento. Fra Galvão affermò con voce profetica la verità dell’Immacolata Concezione. Ella,
la Tota Pulchra,
la Vergine Purissima, che ha concepito nel suo seno il Redentore degli uomini ed è stata preservata da ogni macchia originale, vuole essere il sigillo definitivo del nostro incontro con Dio, nostro Salvatore. Non c’è frutto della grazia nella storia della salvezza che non abbia come strumento necessario la mediazione di Nostra Signora.

Di fatto, questo nostro Santo si è donato in modo irrevocabile alla Madre di Gesù fin dalla sua giovinezza, desiderando appartenerle per sempre e scegliendo
la Vergine Maria come Madre e Protettrice delle sue figlie spirituali. Carissimi amici e amiche, che bell’esempio da seguire ci ha lasciato Fra Galvão! Come suonano attuali per noi, che viviamo in un’epoca così piena di edonismo, le parole scritte nella formula della sua consacrazione: « Toglimi piuttosto la vita, prima che io offenda il tuo benedetto Figliuolo, mio Signore!« . Sono parole forti, di un’anima appassionata, parole che dovrebbero far parte della normale vita di ogni cristiano, sia esso consacrato o meno, e risvegliano desideri di fedeltà a Dio sia dentro che fuori del matrimonio. Il mondo ha bisogno di vite limpide, di anime chiare, di intelligenze semplici, che rifiutino di essere considerate creature oggetto di piacere. È necessario dire no a quei mezzi di comunicazione sociale che mettono in ridicolo la santità del matrimonio e la verginità prima del matrimonio.

È proprio ora che ci è data nella Madonna la miglior difesa contro i mali che affliggono la vita moderna; la devozione mariana è la sicura garanzia di protezione materna e di tutela nell’ora della tentazione. E quale non sarà questa misteriosa presenza della Vergine Purissima, quando invocheremo la protezione e l’aiuto della Senhora Aparecida? Deponiamo nelle sue mani santissime la vita dei sacerdoti e dei laici consacrati, dei seminaristi e di tutti coloro che sono chiamati alla vita religiosa.

6. Cari amici, consentitemi di finire ripensando alla Veglia di Preghiera di Marienfeld, in Germania: dinanzi ad una moltitudine di giovani, ho voluto qualificare i santi della nostra epoca come veri riformatori. E ho aggiunto: « Soltanto dai Santi, soltanto da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo » (Omelia, 25/08/2005). Questo è l’invito che rivolgo oggi a tutti voi, dal primo all’ultimo, in questa Eucaristia senza confini. Dio disse: « Siate santi, come io sono santo » (Lv 11,44). Rendiamo grazie a Dio Padre, a Dio Figlio, a Dio Spirito Santo, dai quali ci vengono, per intercessione della Vergine Maria, tutte le benedizioni del cielo; dai quali ci viene questo dono che, insieme alla fede, è la più grande grazia che possa essere concessa ad una creatura: il fermo desiderio di raggiungere la pienezza della carità, nella convinzione che la santità non solo è possibile ma anche necessaria ad ognuno nel proprio stato di vita, per svelare al mondo il vero volto di Cristo, nostro amico! Amen! 

Il Papa ai giovani brasiliani: siate amici di Gesù, non sperperate la vostra vita ma vivetela intensamente per gli altri nella gioia della fede

dal sito della Radio Vaticana:

http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=133087

Il Papa ai giovani brasiliani: siate amici di Gesù, non sperperate la vostra vita ma vivetela intensamente per gli altri nella gioia della fede

Straordinario incontro ieri sera quello del Papa con i giovani allo stadio Pacaembu, a San Paolo. Benedetto XVI li ha invitati a non spendere la loro vita invano ma a diventare testimoni gioiosi di Cristo presso i loro coetanei. Il servizio del nostro inviato Alessandro Gisotti:

 
(Canti)

 
Siate amici di Gesù e, forti di questa amicizia, testimoniate la bellezza del Vangelo ai ragazzi che si sono persi e vivono senza speranza. E’ questa la grande missione che Benedetto XVI ha affidato ai giovani dell’America Latina, nella straordinaria serata del Pacaembu. Un incontro dalle mille emozioni, vissute intensamente dai giovani e dal Santo Padre, fin dall’arrivo allo stadio, preceduto dalla benedizione del Memoriale dell’America Latina. La cerimonia ha offerto momenti toccanti come le testimonianze dei giovani sulle proprie speranze e difficoltà. E momenti di grande impatto scenografico quali la proiezione di immagini di paesaggi della natura brasiliana, durante l’esecuzione del Cantico delle Creature. Spettacolare anche il palco del Papa: un’immensa colomba, simbolo di pace e dello Spirito Santo, adagiata su una curva dello stadio. Nel suo indirizzo d’omaggio, l’arcivescovo di San Paolo, mons. Odilo Pedro Scherer, ha ringraziato il Papa per aver scelto i giovani per il suo primo incontro in terra brasiliana. Dal canto suo, mons. Eduardo Pinheiro da Silva, responsabile della pastorale giovanile dell’episcopato brasiliano ha espresso l’auspicio che proprio il Brasile sia la sede della prossima GMG.

 
(Cori dei ragazzi)

 
“Si vede e si sente, il Papa è presente”, hanno intonato i ragazzi in uno spontaneo inno di gioia. Cori che hanno preceduto l’attesissimo discorso di Papa Benedetto, interrotto decine di volte dall’applauso dei giovani. Il Pontefice ha subito incoraggiato i ragazzi brasiliani e di tutta l’America Latina con parole affettuose, ma li ha anche esortati ad essere loro stessi apostoli dei giovani. Grande la voglia del Santo Padre di incontrarli, tanto che all’inizio del suo discorso, ha affermato che sorvolando il territorio brasiliano all’arrivo già pensava all’incontro allo stadio di Pacaembu. Quando poi, ha citato il suo amato predecessore, Karol Wojtyla, lo stadio è esploso in un grido commovente: “Santo! Santo!”

 
(Grido giovani)

 
Il Signore, ha detto il Papa, ci sprona a dilatare i nostri cuori, “affinché in essi ci sia sempre più amore, bontà, comprensione per i nostri simili e per i problemi che coinvolgono non solo la convivenza umana, ma anche l’effettiva preservazione e la custodia dell’ambiente naturale, di cui tutti facciamo parte”.

 
“Nossos bosques têm mais vida”…
“I nostri boschi hanno più vita”, ha avvertito Papa Benedetto, “non lasciate che si spenga questa fiamma di speranza”. Ed ha sottolineato che “la devastazione ambientale dell’Amazzonia e le minacce alla dignità umana delle sue popolazioni esigono un maggior impegno nei più diversi ambiti di azione”. Dopo questo appello, il Papa ha offerto ai giovani una lunga e appassionata riflessione sul passo del Vangelo di Matteo, che narra dell’incontro tra un giovane e Gesù. “In questo giovane – ha detto – vedo tutti voi, giovani del Brasile e dell’America Latina”. Il Pontefice si è soffermato sulla domanda fondamentale per ogni cristiano: “Cosa fare per raggiungere la vita eterna?”. Una domanda, ha detto, alla quale solo Gesù può dare una risposta, perché “è l’unico che riesce a mostrare il senso della vita presente e a conferirle un contenuto di pienezza”.

 
Jesus nos garante que só Deus é bom…
“Gesù ci assicura che solo Dio è buono”, ha sottolineato il Papa aggiungendo che “essere aperto alla bontà significa accogliere Dio”. Proprio Gesù, ha spiegato, “ci invita a vedere Dio in tutte le cose e in tutti gli avvenimenti, anche laddove la maggioranza vede soltanto assenza di Dio”. “Se riuscissimo a vedere tutto il bene che esiste nel mondo e, ancor più, a sperimentare il bene che proviene da Dio stesso – ha rilevato – non cesseremmo mai di avvicinarci a Lui, di lodarlo e ringraziarlo”. Quindi, ha ribadito che per essere sulla strada di Dio non basta conoscere i comandamenti, ma bisogna testimoniarli:

 
Os anos que vós estais vivendo são os anos…
“Gli anni che state vivendo – ha affermato – sono gli anni che preparano il vostro futuro. Il «domani» dipende molto dal come state vivendo l’«oggi» della giovinezza”. Quindi, li ha esortati a non permettere che la vita “passi invano”, a non sperperarla, ma a vivere “con entusiasmo, con gioia”, e “soprattutto con senso di responsabilità”. Ha, così, indicato le grandi problematiche che affligono la gioventù di oggi dalla “paura di fallire per non aver scoperto il senso della vita” alla “minaccia della violenza”. E ancora, “la deplorevole proliferazione delle droghe”. Di qui, la grande responsabilità dei giovani che hanno incontrato Cristo, che “hanno trovato la via vera”:

 
Sois jovens da Igreja. Por isso Eu vos envio…
“Voi siete i giovani della Chiesa”, ha affermato il Papa. “Vi invio perciò verso la grande missione di evangelizzare i ragazzi e le ragazze che vanno errando in questo mondo”, “Siate gli apostoli dei giovani”. Il Santo Padre li ha invitati a camminare con loro, a fare la “stessa esperienza di fede, di speranza e di amore”, perché si realizzino pienamente nell’incontro con Cristo. Parole corredate da una viva esortazione:

 
Podeis ser protagonistas de uma sociedade nova…
“Potete essere protagonisti di una società nuova”, ha detto Benedetto XVI, rispettando i valori morali universali, ma anche attraverso “un impegno personale di formazione umana e spirituale di importanza vitale”. Ed ha aggiunto: “Un uomo o una donna non preparati alle sfide reali poste da un’interpretazione corretta della vita cristiana del proprio ambiente saranno facile preda di tutti gli assalti del materialismo e del laicismo, sempre più attivi a tutti i livelli”. Il Papa ha messo l’accento sulla famiglia “centro irradiante di pace e gioia”, e sulla difesa della vita, dal suo inizio fino al declino naturale. Ancora, li ha invitati a santificare il lavoro, a promuovere una “società più giusta e più fraterna adempiendo i doveri nei confronti dello Stato”, non lasciandosi “trasportare dall’odio e dalla violenza”. E li ha messi in guardia dalla “smisurata ambizione di ricchezza e di potere” che “porta alla corruzione personale e altrui”. “La frode e l’inganno”, è stato il suo richiamo, non possono mai essere giustificate:

 
Definitivamente, existe um imenso panorama de ação…
“Esiste, in ultima analisi – ha detto – un immenso panorama di azione nel quale le questioni di ordine sociale, economico e politico acquisiscono un rilievo particolare”, nell’ispirazione al Vangelo e alla Dottrina Sociale della Chiesa. Il Papa ha enumerato alcune grandi sfide per i giovani di oggi: “La costruzione di una società più giusta e solidale, riconciliata e pacifica, l’impegno a frenare la violenza”. E poi, “le iniziative di promozione della vita piena, dell’ordine democratico e del bene comune”. Benedetto XVI ha chiesto un impegno particolare dei giovani per “eliminare certe discriminazioni esistenti nelle società latinoamericane”. Ha, poi, dedicato una parte del suo discorso al Sacramento del Matrimonio ed ha invitato i giovani a rispettarsi reciprocamente, “anche nell’innamoramento e nel fidanzamento” sottolineando che la castità può essere un “baluardo” delle speranze future.

Procurai resistir com fortaleza às insídias …
“Cercate – è stata l’esortazione del Papa – di resistere con fortezza alle insidie del male esistente in molti ambienti, che vi spinge ad una vita dissoluta, paradossalmente vuota, facendovi smarrire il dono prezioso della vostra libertà e della vostra vera felicità”. Il Papa ha anche sottolineato l’importanza della vita di fede e di preghiera ed ha espresso parole di particolare apprezzamento per i consacrati “che si donano totalmente Dio”. Di qui, l’auspicio che lo Spirito Santo “risvegli nel cuori di tanti giovani” l’amore per seguire Gesù. Poi, ritornando sul passo del Vangelo di Matteo, il Papa ha rammentato che quel giovane invitato da Cristo a partecipare alla sua missione di salvezza, se ne andò triste e abbattuto. Il giovane, dunque, nell’ora della grande opzione, “non ebbe il coraggio di scommettere tutto su Gesù Cristo”. Di qui, il caloroso e sentito appello del Papa a “non sperperare” la propria gioventù. “Non cercate di fuggire da essa”, ha detto il Papa ai ragazzi del Pacaembu, “vivetela intensamente, consacratela agli alti ideali della fede e della solidarietà umana”.

 
Vós, jovens, não sois apenas o futuro da Igreja…
“Voi, giovani – ha detto – non siete soltanto il futuro della Chiesa e dell’umanità”. Al contrario, ha aggiunto, “voi siete il presente giovane della Chiesa e dell’umanità. Siete il suo volto giovane”. “
La Chiesa – ha detto ancora – ha bisogno di voi” “per manifestare al mondo il volto di Gesù Cristo, che si delinea nella comunità cristiana. Senza questo volto giovane,
la Chiesa si presenterebbe sfigurata”. Infine, l’invito del Papa a seguire con attenzione
la Conferenza di Aparecida e a “collaborare per edificare un mondo di giustizia e di pace”.

 
(Canti finali)

 
Una serata davvero indimenticabile, dunque, a conclusione di una giornata ricca di incontri particolarmente significativi. Nella mattinata, il Papa aveva incontrato il presidente Lula da Silva. Il colloquio, nel Palazzo dos Bandeirantes, si è svolto in un clima di grande cordialità. Al termine dell’incontro, avvenuto in forma strettamente privata, si è svolta la cerimonia dei timbri. Il presidente ha annullato un francobollo realizzato in occasione della visita del Papa, che raffigura Benedetto XVI e il Santuario di Aparecida. Il primo di due milioni di esemplari è stato donato dal presidente al Santo Padre. Prima di lasciare il Palazzo dos Bandeirantes, il Papa ha avuto anche un breve colloquio con il governatore dello Stato di San Paolo, José Serra.

 
Sempre ieri, Benedetto XVI ha pranzato con i vertici della Conferenza episcopale brasiliana. Al termine del pranzo, il Papa ha ringraziato i presuli per l’accoglienza ricevuta dal popolo brasiliano. Il Santo Padre ha affermato che fin dall’inizio del suo Pontificato, era sua intenzione visitare l’America Latina e in particolare il Brasile e il Messico. Si è, dunque, detto felice che il primo viaggio in terra brasiliana sia motivato dalla canonizzazione di Frei Galvão e dall’apertura della Conferenza di Aparecida. Alla fine dell’incontro conviviale, il Pontefice ha donato ai vescovi 200 mila dollari per il progetto a favore dell’Amazzonia, iniziativa che sta particolarmente a cuore all’Episcopato brasiliano.

 
Il secondo giorno del Papa in Brasile si è, infine, caratterizzato per un incontro di carattere ecumenico ed interreligioso, al Monastero São Bento. All’evento, hanno preso parte i rappresentanti delle altre confessioni cristiane, tra cui il pastore Carlos Moeller, presidente del CONIC, il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile ed i leader della comunità ebraica e musulmana brasiliana. A sorpresa, poi, il Papa si è affacciato, ieri, ben quattro volte dal Monastero São Bento per benedire la folla di fedeli. Uno di questi saluti lo ha rivolto in italiano:

 
“Grazie per la vostra presenza, per il vostro entusiasmo. Un grande abbraccio a voi tutti!”

 
Da San Paolo, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana

Riguardo al dono del Papa per l’Amazzonia, ricordiamo che, a conclusione della loro 45.ma Assemblea, i vescovi brasiliani, lo scorso 8 maggio, in linea con la pastorale che promuovono dal 1972, sono tornati a rilevare l’importanza dell’Amazzonia non solo come un fattore ecologico di vitale importanza per la vita sul pianeta, ma anche per l’urgenza di difendere le popolazioni amazzoniche. In questo spirito, l’Episcopato, spiega in una dichiarazione speciale, il progetto « Vita e missione » (Solidarietà con l’Amazzonia).
La Commissione episcopale per l’Amazzonia, creata nel 2002, avrà il compito di coordinare le molteplici attività e le prossime iniziative in questo campo. 

 

la diretta dal Brasile dell’incontro del Papa con i giovani è finita adesso

la diretta dal Brasile dell’incontro del Papa con i giovani è finita adesso, sono le 2, vi do la buona notte, non ce la faccio a fare di più, a domani, ciao,

Gabriella

Publié dans:con voi |on 11 mai, 2007 |Pas de commentaires »

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