buona notte

dal sito EAQ:
Catechismo della Chiesa cattolica
§ 257-258, 260
« Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me »
« O luce, Trinità beata e originaria Unità! ». Dio è eterna beatitudine, vita immortale, luce senza tramonto. Dio è amore: Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio liberamente vuole comunicare la gloria della sua vita beata. Tale è il disegno della « sua benevolenza » (Ef 1,9), disegno che ha concepito prima della creazione del mondo nel suo Figlio diletto, « predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo » (Ef 1,5), cioè « ad essere conformi all’immagine del Figlio suo » (Rm 8,29), in forza dello « Spirito da figli adottivi » (Rm 8,15). Questo progetto è una « grazia che ci è stata data… fin dall’eternità » (2 Tm 1,9) e che ha come sorgente l’amore trinitario. Si dispiega nell’opera della creazione, in tutta la storia della salvezza dopo la caduta, nella missione del Figlio e in quella dello Spirito, che si prolunga nella missione della Chiesa.
Tutta l’Economia divina è l’opera comune delle tre Persone divine. Infatti, la Trinità, come ha una sola e medesima natura, così ha una sola e medesima operazione… Così la Chiesa rifacendosi al Nuovo Testamento professa: « Uno infatti è Dio Padre, dal quale sono tutte le cose; uno il Signore Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose; uno è lo Spirito Santo, nel quale sono tutte le cose ». Le missioni divine dell’incarnazione del Figlio e del dono dello Spirito Santo sono quelle che particolarmente manifestano le proprietà delle Persone divine…
Il fine ultimo dell’intera economia divina è che tutte le creature entrino nell’unità perfetta della Beatissima Trinità (Gv 17,21-23). Ma fin d’ora siamo chiamati ad essere abitati dalla Santissima Trinità. Dice infatti il Signore: « Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui » (Gv 14,23): « O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per stabilirmi in te, immobile e serena come se la mia anima fosse già nell’eternità; nulla possa turbare la mia pace né farmi uscire da te, o mio Immutabile, ma che ogni minuto mi porti più addentro nella profondità del tuo mistero! Pacifica la mia anima; fanne il tuo cielo, la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo. Che io non ti lasci mai sola, ma che sia lì, con tutta me stessa, tutta vigile nella mia fede, tutta adorante, tutta offerta alla tua azione creatrice » (Beata Elisabetta della Trinità).
Testo originale, dal sito francescano:
http://www.sanfrancescoassisi.org/index.php?dir=storia&subdir=fioretti&lang=ita&url=cap_viii.htm
CAPITOLO VIII
Come andando per cammino santo Francesco e
frate Leone, gli spuose quelle cose che sono perfetta letizia.
Venendo una volta santo Francesco da Perugia a Santa Maria degli Agnoli con frate Lione a tempo di verno, e ‘l freddo grandissimo fortemente il crucciava, chiamò frate Lione il quale andava innanzi, e disse cosi: «Frate Lione, avvegnadioché li frati Minori in ogni terra dieno grande esempio di santità e di buona edificazione; nientedimeno scrivi e nota diligentemente che non è quivi perfetta letizia». E andando più oltre santo Francesco, il chiamò la seconda volta: «O frate Lione, benché il frate Minore allumini li ciechi e distenda gli attratti; iscacci le dimonia, renda l’udire alli sordi e l’andare alli zoppi, il parlare alli mutoli e, ch’è maggiore cosa, risusciti li morti di quattro dì; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia». E andando un poco, santo Francesco grida forte: «O frate Lione, se ‘l frate Minore sapesse tutte le lingue e tutte le scienze e tutte le scritture, sì che sapesse profetare e rivelare, non solamente le cose future, ma eziandio li segreti delle coscienze e delli uomini; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia». Andando un poco più oltre, santo Francesco chiamava ancora forte: «O frate Lione, pecorella di Dio, benché il frate Minore parli con lingua d’Agnolo, e sappia i corsi delle istelle e le virtù delle erbe e fussongli rivelati tutti li tesori della terra, e conoscesse le virtù degli uccelli e de’ pesci e di tutti gli animali e delle pietre e delle acque; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia». E andando ancora un pezzo, santo Francesco chiamò forte: «O frate Lione, benché ‘l frate Minore sapesse sì bene predicare, che convertisse tutti gl’infedeli alla fede di Cristo; iscrivi che non è ivi perfetta letizia».
E durando questo modo di parlare bene di due miglia, frate Lione con grande ammirazione il domandò e disse; «Padre, io ti priego dalla parte di Dio che tu mi dica dove è perfetta letizia». E santo Francesco sì gli rispuose: «Quando noi saremo a Santa Maria degli Agnoli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto e afflitti di fame, e picchieremo la porta dello luogo, e ‘l portinaio verrà adirato e dirà: Chi siete voi? e noi diremo: Noi siamo due de’ vostri frati; e colui dirà: Voi non dite vero, anzi siete due ribaldi ch’andate ingannando il mondo e rubando le limosino de’ poveri; andate via; e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all’acqua, col freddo e colla fame infino alla notte; allora se noi tanta ingiuria e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo pazientemente sanza turbarcene e sanza mormorare di lui, e penseremo umilemente che quello portinaio veramente ci conosca, che Iddio il fa parlare contra a noi; o frate Lione, iscrivi che qui è perfetta letizia. E se anzi perseverassimo picchiando, ed egli uscirà fuori turbato, e come gaglioffi importuni ci caccerà con villanie e con gotate dicendo: Partitevi quinci, ladroncelli vilissimi, andate allo spedale, ché qui non mangerete voi, né albergherete; se noi questo sosterremo pazientemente e con allegrezza e con buono amore; o frate Lione iscrivi che quivi è perfetta letizia. E se noi pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l’amore di Dio con grande pianto che ci apra e mettaci pure dentro, e quelli più scandolezzato dirà: Costoro sono gaglioffi importuni, io li pagherò bene come son degni; e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto, e piglieracci per lo cappuccio e gitteracci in terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo a nodo con quello bastone: se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia. E però odi la conclusione, frate Lione. Sopra tutte le grazie e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere se medesimo e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie e obbrobri e disagi; imperò che in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, però che non sono nostri, ma di Dio, onde dice l’Apostolo: Che hai tu, che tu non abbi da Dio? e se tu l’hai avuto da lui, perché te ne glorii, come se tu l’avessi da te? Ma nella croce della tribolazione e dell’afflizione ci possiamo gloriare, però che dice l’Apostolo: Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo».
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.
Su Google search – non riuscendo a fare di più – ho cercato sotto questa frase: la gioia di essere vicini a Dio, e, tra le altre cose mi è capitato questo articolo di Asia News dell’anno scorso, spero vi piaccia
http://www.asianews.it/index.php?l=it&size=A&art=7637&geo=4&theme=1
» 01/11/2006 12:00
vaticano
Benedetto XVI: noi, santi seguendo Gesù nella via delle Beatitudini
Alla celebrazione di Tutti i Santi nella basilica di san Pietro, il papa ricorda che la santità è il destino di tutti gli uomini: »l’unica vera causa di tristezza e di infelicità per l’uomo è vivere lontano » da Dio.
Città del Vaticano (AsiaNews) I santi non sono « una esigua casta di eletti, ma una folla senza numero »; della gran parte di essi « non conosciamo i volti e nemmeno i nomi, ma con gli occhi della fede li vediamo risplendere, come astri pieni di gloria, nel firmamento di Dio ». Con note piene di poesia e profonda teologia, Benedetto XVI ha scandito la sua omelia nella celebrazione eucaristica di Tutti i Santi, quest’oggi nella basilica di san Pietro, ripiena di pellegrini da tutto il mondo.
Il papa ha anzitutto sottolineato che nella moltitudine dei santi « non vi sono soltanto i santi ufficialmente riconosciuti, ma i battezzati di ogni epoca e nazione, che hanno cercato di compiere con amore e fedeltà la volontà divina ». Commentando la lettura dell’Apocalisse della liturgia di oggi, egli ha elencato questa « moltitudine immensa »: « i santi dell’Antico Testamento, a partire dal giusto Abele e dal fedele Patriarca Abramo, quelli del Nuovo Testamento, i numerosi martiri dell’inizio del cristianesimo e i beati e i santi dei secoli successivi, sino ai testimoni di Cristo di questa nostra epoca ». Questi santi, egli ha detto, sono le persone in cui
la Chiesa si rispecchia più profondamente, anche se nel popolo di Dio non « mancano certo figli riottosi e addirittura ribelli ».
Per ben due volte il papa si è scostato leggermente dal discorso scritto per sottolineare alcune idee fondamentali.
La prima volta, citando san Bernardo, egli ha detto che lo sguardo ai santi serve per « risvegliare in noi il grande desiderio della santità ». E ha aggiunto a braccio: « risvegliare il desiderio di essere vicini a Dio, nella grande famiglia degli amici di Dio. Essere vicini a Dio, nella sua famiglia è la vocazione di tutti i cristiani ». C’è una doppia preoccupazione del papa: che la santità non sia considerata una cosa eccezionale, e che essa sia vista nel suo rapporto con Dio. « Per essere santi egli ha anche detto – non occorre compiere azioni e opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali ». Ma soprattutto egli vuole istillare l’idea che la vera dignità dell’uomo passa attraverso la santità e il rapporto con Dio. Con un occhio al mondo secolarizzato, che tende a fare a meno di Dio e ad escluderlo, egli ha detto: « L’esempio dei santi è per noi un incoraggiamento a seguire le stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio, perché l’unica vera causa di tristezza e di infelicità per l’uomo è vivere lontano da Lui ».
La seconda volta, parlando delle Beatitudini, il Vangelo della messa di oggi. Il Vangelo delle beatitudini è stato spesso utilizzato da alcuni teologi per presentare un cristianesimo « dei valori » (povertà, affamati, giustizia, operatori di pace, ecc ), staccati dalla persona di Gesù. Il papa ha precisato: « In verità, il Beato per eccellenza è solo Lui, Gesù. E’ Lui, infatti, il vero povero in spirito, l’afflitto, il mite, l’affamato e l’assetato di giustizia, il misericordioso, il puro di cuore, l’operatore di pace; è Lui il perseguitato a causa della giustizia » E a braccio ha aggiunto: « Le Beatitudini ci mostrano il mistero di morte e di resurrezione, che è il mistero di Gesù ». E ha continuato: « Con le Beatitudini Gesù ci addita come seguirlo ed imitarlo. Nella misura in cui accogliamo la sua proposta e ci poniamo alla sua sequela, anche noi possiamo partecipare della sua beatitudine ».
La sottolineatura di Benedetto XVI corregge quindi la sfasatura di rendere la santità una specie di « religione dei valori civili », senza testimoniare la radice cristiana. Nello stesso tempo, apre una porta al dialogo con il mondo protestante, spesso critico nei confronti dei santi e della devozione ad essi: la santità è sequela di Cristo, non divinizzazione operata dall’uomo. « La santità ha detto il papa – esige uno sforzo costante, ma è possibile a tutti perché, più che opera dell’uomo, è anzitutto dono di Dio, tre volte Santo ». « Con Lui [con Cristo] l’impossibile diventa possibile e persino un cammello passa per la cruna dell’ago (cfr Mc 10,25); con il suo aiuto, solo con il suo aiuto ci è dato di diventare perfetti come è perfetto il Padre celeste (cfr Mt 5,48) ».
Benedetto XVI ha ricordato che una costante nella vita dei santi è il passaggio attraverso la croce: « L’esperienza della Chiesa dimostra che ogni forma di santità, pur seguendo tracciati differenti, passa sempre per la via della croce. Ma la storia mostra che non esiste ostacolo e difficoltà che possa arrestare il cammino del cristiano impegnato sulle orme di Cristo. Le biografie dei santi descrivono uomini e donne che, docili ai disegni divini, hanno affrontato talvolta prove e sofferenze indescrivibili, persecuzioni e martirio ». Nell’Eucarestia, egli ha detto, si fa più stretta « la comunione della Chiesa pellegrinante nel mondo con
la Chiesa trionfante nella gloria ». Il papa ha concluso invitando ad invocare i santi « perché ci aiutino ad imitarli e impegniamoci a rispondere con generosità, come hanno fatto loro, alla divina chiamata. Invochiamo specialmente Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità. Lei,
la Tutta Santa, ci faccia fedeli discepoli del suo figlio Gesù Cristo! ».
o battuto il naso in modo forte, è uscito molto sangue ero vicono a Piazza Re di Roma dove c’è un giardinetto con delle fontanelle, in circa mezz’ora sono riuscita a fermare il sangue, ma ero tutta sporca, la giacchina, la camicetta, le mani, il viso, sono riuscita a pulirmi e poi sono andata al primo negozio di articoli per abbigliamento ed ho comperato una camicetta per cambiarmi perché tutto quel sangue faceva impressione a chi mi vedeva, (poi era necessario), poi con mia sorella siamo andate in un Bar a prendere qualcosa; mia sorella per il mio compleanno mi ha regato un gatto di legno nero e blu tutto punteggiato di molti colori, è molto bello e l’ho messo qui, vicino al computer, non so se riesco a postare qualcosa oggi,…non so